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Gangi, consegnati i premi dell’Accademia industriosi agli studenti che si sono distinti negli studi

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Consegnati a Gangi, nell’aula Polifunzionale, i premi dell’Accademia degli Industriosi. A beneficiare della borsa di studio gli studenti gangitani che si sono distinti, durante lo scorso anno scolastico e accademico, per particolari meriti curriculari.

Il premio “Accademia degli Industriosi”, diviso in sezioni: scuola secondaria di primo e secondo grado, corsi di alta formazione artistica-musicale e università, ha assegnato borse di studio in denaro e pergamene di riconoscimento.

Il prestigioso premio, voluto dall’amministrazione comunale sin dal 2008, prende nome dall’antica Accademia nata a Gangi nel Settecento e fondata dai fratelli Bongiorno, baroni di Cacchiamo. Il bando di concorso è finanziato dal Comune di Gangi.

Il sindaco Giuseppe Ferrarello ha detto: “Ogni giovane premiato ha dimostrato qualità straordinarie che vanno oltre il semplice rendimento scolastico o accademico, è stata una bella occasione per sottolineare come impegno e sacrificio alla fine portano a risultati anche importanti e l’idea di questo premio nato nel 2008 è appunto questo, ringrazio il nostro ufficio servizi sociali, scolastici e culturali “.

A premiare le “eccellenze”, sono stati il Sindaco Giuseppe Ferrarello e la Presidente del consiglio comunale Concetta Quattrocchi.

Questi gli studenti premiati. Per la scuola secondaria di primo grado: Elena Virga, Andrea Giunta, Gaia Salvo, Cataldo Scavuzzo e Francesco Franco.

Per la scuola secondaria di secondo grado: Federica Seminara, Matteo Sottile, Santino Vaccaro, Riccardo Salvo, Daniela Salvo, Salvatore Murè, Martina Barberi, Irene Maria Scavuzzo, Aldo Virga, Samuele Virga, Macaluso Mariangela.

Per l’Università: Vincenzo Pio Barreca, Erica Dinolfo, Francesco Li Pira, Gabriele Zaffora, Piero Dinolfo, Gaia Castrogiovanni, Martina Virga, Giuseppe Virga, Matteo Spitale, Elisabetta Bevacqua, Francesca Centineo, Marta Pupillo, Sara Dinolfo, Lindy Picone, Loredana Sauro, Annalisa Scavuzzo, Vincenzo Barreca, Gandolfo Zaffora, Carmelo Gallina, Francesca Domina.

Per i corsi di alta formazione musicale ed artistica: Giuseppe Alaimo e Chiara Salvo.

Per i Laureati: Gabriele Blando, Francesco Barberi, Salvatore Scavuzzo, Riccardo Rigatuso, Greta Nasello, Giuseppina Sabatino, Carmelo Scavuzzo, Elena Notararigo, Chiara Salmeri, Nadia Blando, Maria Murè, Alessia Farina, Veronica Zito, Stefania Denisa Gaciu, Chiara Blando, Nicolò Marguglio, Maria Ludovica Salerno, Federico Salerno.

Saldi, in Sicilia si parte il 4 gennaio e si chiude il 15 marzo

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I saldi invernali in Sicilia partiranno sabato 4 gennaio 2025 e si concluderanno il 15 marzo prossimo. Lo stabilisce un decreto a firma dell’assessore regionale delle Attività produttive in linea con le direttive nazionali, garantendo così uniformità con la maggior parte delle regioni italiane.

«I saldi – dice l’assessore Edy Tamajo – rappresentano un’opportunità importante sia per i consumatori che per i commercianti, per i quali costituiscono uno strumento di rilancio del settore. La scelta di mantenere una data di partenza allineata con il resto del Paese garantisce competitività e attrattività per il nostro mercato. Invitiamo tutti i cittadini siciliani a vivere questo periodo con responsabilità e a prestare attenzione alla qualità dei prodotti».

L’assessorato delle Attività produttive continuerà a monitorare l’andamento delle vendite e a promuovere iniziative per sostenere il commercio locale.

Monreale, Epifania di voci e suoni: concerto gratuito promosso da BCsicilia

Nell’ambito delle manifestazioni “Natale a Monreale” con il patrocinio del Comune di Monreale e della Regione Siciliana, promosso dalla Sede BCsicilia di Monreale, si terrà lunedì 6 gennaio 2025, alle ore 17,30 presso il Cine Teatro Imperia a Monreale: “Epifania di voci e suoni”, concerto della Corale Settima Polifonia diretta dal maestro Manrico Signorini. L’ingresso gratuito.

Il programma prevede l’Ave Maria di Piazzolla, Canone in Re, Deo Dicamus Gratias, Lacrimosa, O fortuna, C’era una volta il west, La Vergine degli Angeli, La Calunnia, Tace il labbro, Nessun dorma, Omaggio a Bizet (Habanera / Quadriglia / Toreador),The Prayer, Il canto della Terra, Fantasia d’amore (Diamante / Una lunga storia d’amore / Io che amo solo te) Libertango, Carosello Napoletano, La Czardas, White Christmas, Christmas mash up, I will follow him, Oh happy Day. Special Guest: soprano Roberta Bitti.

Servi dell’Amore Misericordioso sono vera luce per quanti brancolano nel buio: Cavaliere di Malta scrive al Cardinale Montenegro Vescovo di Piana

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Cavaliere di Grazia Magistrale del SMOM (Sovrano Militare Ordine di Malta) della Delegazione della Sicilia Occidentale, Angelo Torre, dopo la notizia di un possibile scioglimento da parte del Vaticano della Comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso, che conosce a fondo, ha scritto una lettera all’Amministratore apostolico della Diocesi di Piana degli Albanesi, Cardinale Francesco Montenegro, per chiedere il suo autorevole intervento affinchè “trionfi la verità ed il corretto giudizio nei confronti di persone che hanno rinunciato a loro stesse per aiutare ogni figlio di Dio a trovare il proprio vero Padre… vera luce per quanti brancolano nel buio e nell’insicurezza e che sono artefici del decadimento inesorabile del valore della vita umana”.

Di seguito la lettera integrale.

Eminenza Reverendissima,

innanzitutto desidero ringraziarla per l’attenzione che vorrà prestare all’argomento di cui esporrò di seguito il contenuto, riconoscendole il grande impegno per l’evangelizzazione dei popoli e l’assistenza ai migranti che poveri e sofferenti giungono sul nostro territorio, nella speranza di un futuro migliore e di un’aspettativa della qualità di vita più confacente ai loro bisogni primari.

Ho appreso con grande stupore la notizia, pubblicata sul giornale “Silere non possum”, che il Papa ha inviato un commissario nella Comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso di Santa Cristina Gela, il cui fondatore è Padre Emilio Cassaro.

Conosco la Comunità fin dalla sua costituzione perché amico di Serva Mariella, di cui sono stato collega di lavoro prima che la stessa decidesse di donare totalmente la sua vita a nostro Signore Gesù Cristo, dedicando il suo impegno quotidiano alla preghiera e al servizio della Chiesa; assistendo instancabilmente i poveri, i sofferenti e quanti cercano un’ancora di salvezza che soltanto il messaggio cristiano può assicurare. Ma questa caratteristica fa parte dell’humus più profondo di ogni componente della Comunità, principalmente del suo fondatore Padre Emilio. Mi colpisce la giovane età di buona parte dei componenti la Comunità; con alcuni di loro ho frequentato la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e tre dei quali, come lei certamente saprà, sono stati ordinati Diaconi. Ricordo, con affetto, il sacerdote Servo Michele, da cui ricevo consigli spirituali che mi aiutano a corroborare la mia formazione cristiana e che, con tanta simpatia, ma con fermezza traccia il solco entro cui percorrere il mio cammino di salvezza.

Gli effetti di questo sapiente e fruttuoso impegno della Comunità sono evidenti durante le funzioni religiose domenicali e delle feste di precetto, alle quali partecipano puntualmente più di cinquecento persone, completando la capienza del Santuario sito a Santa Cristina.

Ricordo l’annuale appuntamento della Comunità di fedeli che, nel mese di giugno, accoglie il reliquario delle lacrime della Madonna di Siracusa; lacrime che San Giovanni Paolo II affermò essere di Preghiera, di Perdono e di Supplica. Questo evento richiama fedeli provenienti da tutta la Diocesi di Palermo, i quali riconoscono alla Comunità religiosa la capacità di rendere tangibili, anche lì, i segni che la Madonna dona alla Chiesa ed al popolo siciliano. Popolo siciliano che si distinse nell’ottavo secolo nel controbattere l’avanzata saracena nei Balcani, bloccando così la contaminazione musulmana per molti secoli successivi.

Maria è la prima protettrice della Sicilia, è la Madonna Odighitria, cioè che indica la strada che conduce a suo Figlio Gesù Cristo, e di questo particolare e speciale privilegio spero tanto che molti siciliani prendano atto e con forza conducano la buona battaglia e conservino la fede, come ci dice San Paolo; nella consapevolezza che il laico cattolico deve ordinare le cose del mondo secondo Dio, proprio per il battesimo ricevuto e, per ciò che mi riguarda, per l’impegno assunto come cavaliere di Malta per la “tuitio fidei et obsequium pauperum”.

Nella società odierna si è smarrito, in modo preoccupante, il senso della cristianità, con conseguenze disastrose nell’ambito della fede, della morale, nei rapporti sociali ed anche familiari. La vita non è più un valore sacro ed inviolabile, ma può essere annientata anche per futili motivi. Pertanto c’è la necessità di ricostruire i rapporti personali alla luce dell’insegnamento del Vangelo e gli attori che possono invertire la tendenza sono anche le Comunità come i Servi e le Serve dell’Amore Misericordiosa, alle quali bisogna riconoscere il ruolo fondamentale ed insostituibile di promotori della rinascita e della speranza di una nuova evangelizzazione.

Nel ricordare San Giovanni che afferma: “la fede se non ha le opere, è morta in sé stessa.”, segnalo anche l’attività che le Serve svolgono a Piana degli Albanesi in assistenza ai poveri, mediante la gestione della mensa della Caritas, attraverso il coordinamento di Serva Paola, che si avvale anche di donazioni di beni di prima necessità da parte di benefattori, tra i quali anche il sottoscritto.

Una società giusta non solo deve garantire il necessario sostentamento alle fasce sociali più deboli con l’intervento delle Istituzioni pubbliche, ma deve anche far tesoro dell’azione di sussidiarietà che anche le comunità religiose possono organizzare senza alcuno scopo di lucro. Questa esperienza l’ho vissuta durante il mio impegno come presidente della Commissione Consiliare “attività sociali e servizi alla persona” del Comune di Palermo.

Ma è pur vero che, come dice San Paolo: non le nostre opere, ma la fede ci rende “giusti”, quindi la Caritas non può avere il primato sulla Veritas; ma la fede, se è vera, se è reale, diventa amore, diventa carità, si esprime nella carità.

Oggi non possiamo scendere a compromessi con lo spirito del tempo, non possiamo essere acquiescenti rispetto al travisamento delle verità di fede, distorte in nome di un modernismo che intende piegare il valore assoluto della Verità di Cristo verso un sincretismo religioso ed un relativismo etico, che in maniera subdola, cercano di giustificare le deviazioni e le perversioni umane come nuove verità, che soggiacciono ai desideri ed alle voglie di un’umanità che vuole essere unica artefice del proprio futuro.

Ecco allora la necessità di scoprire e valorizzare le pietre miliari, i riferimenti certi, dai quali possiamo individuare i percorsi che non rendono vana la nostra azione di amare il nostro fratello, perché innanzitutto amiamo il nostro Dio. I Servi dell’Amore Misericordioso si distinguono proprio per questa caratteristica, perché, conservando l’ordine dell’Amore; essi sono vera luce per quanti brancolano nel buio e nell’insicurezza e che sono artefici del decadimento inesorabile del valore della vita umana.

“Un albero buono non dà frutti cattivi e un albero cattivo non dà frutti buoni. “La qualità di un albero la si conosce dai suoi frutti” (Lc 6,43). Tutti noi, amici della Comunità dei Servi, riteniamo di essere quei frutti buoni prodotti da un grande albero, da quella quercia di Mamre che dava nuova forza e nuova vitalità a coloro che vi si accostavano.

Padre Emilio, in questi anni, ha saputo costruire un grande giardino con tante querce, che hanno dato forza alla Comunità da lui fondata, svolgendo la loro missione evangelizzatrice all’insegna della profonda preghiera, del rispetto di quanti chiedono un sostegno nel duro cammino della propria conversione, manifestando la gioia e la serenità che il Signore assicura a chi confida in Lui e nella sua infinita misericordia.

Questa missiva non vuole assumere un tono di difesa di una posizione contestata, ma è un atto dovuto di rispetto e stima verso una Comunità, che mette in risalto la correttezza della missione, l’abnegazione e l’autentico amore a Gesù ed a sua, e nostra, Madre Maria – Ad Jesum per Mariam.

Eminenza reverendissima, concludendo, desidero sperare che, mediante il suo autorevole intervento, trionfi la verità ed il corretto giudizio nei confronti di persone che hanno rinunciato a loro stesse per aiutare ogni figlio di Dio a trovare il proprio vero Padre.

Voglia gradire il mio riverente saluto ed invoco la sua paterna benedizione, auspicandomi che dopo la tempesta torni la grande calma, che assicuri così a ciascuno di noi, rispetto al proprio ruolo, la necessaria serenità per potere svolgere, fino in fondo, la missione che ci è stata assegnata, cioè di far conoscere il più possibile l’Unico Vero Salvatore degli uomini – JHS- ed il Suo Infinito Amore per ogni sua creatura.

Laudetur Jesus Christus

Angelo Torre

Sovrano Militare Ordine di Malta

Cavaliere di Grazia Magistrale

Le 15 donne del Comprensorio Termini Cefalù Madonie da ricordare nel 2024 secondo Esperonews

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Come ormai consuetudine, anche per il 2024, dedichiamo l’ultimo articolo dell’anno a 15 donne del nostro Comprensorio Termini Imerese, Cefalù e Madonie che si sono distinte per il loro impegno, le loro attività e la loro professionalità, diventando, in qualche modo, esempi positivi per la comunità. Queste donne, coprono un ampio ventaglio di età e storie personali, e rappresentano differenti realtà culturali, sociali, professionali e sportive.

La più giovane ha solo dodici anni, mentre la più anziana ne ha novanta. Nonostante le diversità, ciò che le accomuna è la passione e la dedizione con cui affrontano le sfide quotidiane. Giovani che, con impegno e determinazione, inseguono i loro sogni: alcune nel campo giornalistico, altre nel settore cinematografico o musicale. Ci sono anche donne che si dedicano all’arte, come la poesia e la scultura, e altre che, attraverso un legame profondo con la terra, cercano di modificare la realtà, intervenendo in modo significativo sul piano formativo e sociale.

Alcune di queste donne si sono distinte per l’impegno in battaglie per i diritti civili, altre hanno trovato nella rete un potente strumento per promuovere le tradizioni del territorio madonita. Ci sono anche coloro che, con esperienze internazionali straordinarie, hanno saputo portare il valore e il prestigio dei nostri luoghi. Infine, non mancano quelle che, con grande serietà e responsabilità, ricoprono ruoli fondamentali in ambito sociale e culturale.

In un periodo storico caratterizzato da sfide, incertezze e difficoltà, vogliamo, attraverso questo articolo, offrire un messaggio di speranza. In un contesto che spesso si concentra sulle difficoltà, queste donne rappresentano la forza, la bellezza e la solidarietà che animano le nostre comunità locali. Sono la testimonianza di come la parte migliore della nostra società, quella spesso silenziosa ma straordinaria, continui a lavorare instancabilmente per costruire un futuro migliore.

Ogni anno, come in un ideale cerchio, raccogliamo segnalazioni da chi ci circonda per ricordare coloro che, con il loro impegno, rendono orgogliosi tutti noi di abitare in questo angolo di Sicilia. Donne che portano avanti le proprie scelte con passione, dedizione e rigore, e che, con la loro azione quotidiana, contribuiscono a fare la differenza nella nostra realtà.

Vogliamo esprimere un sentito ringraziamento per quanto hanno dato alle nostre comunità e, al tempo stesso, estendere questo riconoscimento a tutte le donne che, giorno dopo giorno, si impegnano con determinazione per il bene del territorio, credendo nel cambiamento e in un domani migliore.

Questo articolo non solo chiude l’anno, ma apre anche le porte al nuovo, un anno che auspichiamo essere di rinascita, di speranza e, soprattutto, di pace. In un contesto mondiale segnato da conflitti e tragedie, desideriamo che il futuro porti con sé un rinnovato spirito di solidarietà, di comprensione reciproca e di costruzione di ponti tra i popoli.

A tutti i nostri lettori, i migliori auguri per un felice e sereno 2025.

Alfonso Lo Cascio

 

Lucia Biondolillo

Cerdese, nata nel 1983, è la campionessa italiana in carica di stecca 5 birilli. Il titolo italiano singolo assoluto è stato conquistato a giugno del 2024 a Saint Vincent, dopo essere stata convocata agli Europei di Calangius, la cittadina sarda in provincia di Nuoro. Questa vittoria segna un ulteriore successo nella carriera di Lucia, che durante la stagione sportiva ha anche partecipato al primo Campionato del mondo femminile e al secondo Campionato europeo dedicato alle ladies, portando a casa due medaglie di bronzo. Lucia Biondolillo ha iniziato a giocare all’età di 18 anni per un periodo di circa un anno. Poi si è dedicata completamente allo studio conseguendo la laurea in lingue. Oggi è anche un’insegnante di inglese. A 25 anni ha ripreso con l’attività sportiva ed ha aperto a Cerda la scuola di biliardo che ha voluto chiamare “Dietro le quinte”. Nel 2017 ha vinto il titolo italiano a squadre con il suo team Black Jack a Rhocomune della città metropolitana di Milano. Nel giugno del 2023 aveva già raggiunto la finale del campionato italiano di stecca 5 birilli a Saint Vincent, il celebre comune in Valle d’Aosta. Con i suoi risultati sportivi, la Biondolillo ha riempito di orgoglio e gioia l’intera comunità di Cerda. E le sue vittorie sono il frutto di tanti anni di lavoro, sacrificio e passione.

Cristina Cirri

Giornalista praticante, classe 1997 è di Cefalù. Dopo la laurea triennale a Palermo e la magistrale a Torino, a luglio del 2023 è entrata alla scuola di giornalismo di Urbino per realizzare il suo più grande sogno. E’ l’unica siciliana a frequentare lo storico Istituto di formazione. A marzo del 2025 completerà i due anni di praticantato che le consentirà, ad ottobre, di sostenere l’esame per diventare professionista. Lo scorso aprile ha svolto uno stage di tre mesi presso la redazione del TG5 a Roma, toccando con mano quello che vuol dire fare, come è stato definito, il più antico mestiere del mondo, stando a contatto con professionisti, e comprendere cosa c’è dietro la realizzazione di un telegiornale. All’Istituto per la formazione di Urbino la classe è composta da 11 persone. Trascorrono circa 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana insieme a giornalisti professionisti che tengono lezioni frontali. Due giorni seguono lezioni teoriche di diritto, storia del giornalismo, diritto penale; i restanti sono dedicati alla tv, alla radio o al web. La scuola ha un sito internet “Il Ducato”, nome utilizzato anche per il giornale, che esce mensilmente, sul quale scrivono articoli e raccontano le storie di Urbino e dintorni. L’ambito del giornalismo che Cristina preferisce è lo sport, e infatti ad Urbino scrive anche di pallavolo, basket e calcio. Nel futuro spera di seguire gli eventi sportivi più importanti dalla “zona stampa”.

Antonella Cirrito

Cerdese, nata nel 1977. È una scultrice e restauratrice, impegnata nella rigenerazione di spazi verdi. Ha studiato scultura all’Accademia di belle arti di Palermo. La sua arte è incentrata sull’idea di sostenibilità: negli ultimi due anni ha utilizzato materiali di scarto, soprattutto plastica, per dare vita ad opere che vogliono sensibilizzare sul tema dell’inquinamento. L’attività artistica di Antonella inizia 15 anni fa con il progetto “Giardini dell’attesa”, un’iniziativa che mira a riqualificare spazi urbani trascurati. Il progetto ha interessato anche uno spazio dei Cantieri Culturali della Zisa a Palermo, mentre a Cerda “Giardini dell’Attesa” ha permesso un’integrazione con il tessuto urbano del comune siciliano, dove ogni pianta appartenuta alla sua famiglia continua il suo processo di crescita insieme alle altre piante del medesimo nucleo. Un secondo progetto dal titolo “Immersioni” è un’iniziativa artistica che combina scultura e sensibilizzazione ambientale, utilizzando plastica riciclata come materiale principale. L’obiettivo del progetto è fare riflettere sulle potenzialità del riuso della plastica, trasformando un materiale di scarto in arte e veicolo di messaggi sociali. Le opere, tra cui la scultura simbolo “Balena” (una struttura di 7 metri) sono create intrecciando strisce di plastica recuperate da bottiglie. La “Balena” attualmente ha percorso più di 1800 km in giro per la Sicilia.

Caterina Crucchi

Nata a Udine nel novembre 1988, da padre friulano e madre siciliana all’età di 6 anni si trasferisce con la sua famiglia in Sicilia nel piccolo borgo di Marcatobianco, non lontano da Alia, anche se giuridicamente parte del territorio di Castronovo di Sicilia. Dopo gli studi decide di intraprendere la carriera militare e viene destinata al genio guastatori a Cremona. Sette anni dopo decide di tornare in Sicilia e dare continuità all’azienda agricola di famiglia. Oltre al lavoro nella piccola impresa si dedica anche all’atletica leggera. Vivendo in un borgo di trenta famiglie inizialmente le persone rimanevano stupiti della caparbietà e la tenacia con cui affrontava gli allenamenti in qualsiasi condizione meteorologica. E la semplice attività nata quasi per scherzo si era trasformata nel frattempo in una vera e propria passione. Dopo un lungo periodo di convalescenza e di difficoltà nel 2024 è riuscita a concludere ben 22 gare su strada, dai 10 km alle mezze maratone, arrivando sempre tra le prime tre del settore femminile di categoria. E ad ottobre ha preso parte alla prestigiosa maratona di Chicago di 42 chilometri, appartenente al circuito World Marathon Majors. Tra 54.000 iscritti si è classificata tra le prime donne italiane. Nel 2025 parteciperà agli stage formativi per diventare tecnico della Federazione Italiana Atletica Leggera e poter così  trasmettere, soprattutto ai giovani, la passione e l’amore per lo sport.

Sofia Fullone

17 anni di Collesano. Studentessa brillante e versatile con una profonda passione per la cultura, l’arte e l’impegno sociale. Dotata di un’eccellente padronanza della lingua inglese, a marzo 2024, si è recata a New York, dopo aver superato una rigida selezione, per partecipare in qualità di delegata, al prestigioso progetto “Ambasciatore del Futuro”. La simulazione diplomatica fa parte del progetto Nhsmun, gestito direttamente dal Dipartimento di Cultura Generale delle Nazioni Unite. Prima della partenza per gli Stati Uniti ha frequentato un corso di diritto internazionale, di negoziazione e di etichetta. Il tutto, rigorosamente in inglese. Ad ogni singolo partecipante al progetto formativo è stata affidata la responsabilità di rappresentare in sede diplomatica un determinato Paese della Comunità Internazionale, differente da quello di provenienza. Ogni studente, indicato come “Delegate”, viene inserito in una commissione specifica, all’interno della quale venivano affrontate questioni previste dall’Agenda politica internazionale. A Sofia è stata assegnata la DISEC (Disarmament and International Security). Sofia è anche appassionata di musica e suona chitarra acustica ed elettrica, esprimendo la sua creatività attraverso canzoni e poesie. Ha vinto il concorso letterario “Stenio” e partecipa a un progetto musicale con la banda di Collesano. Nonostante i numerosi impegni, continua a ottenere eccellenti risultati scolastici.

Giuseppina Gianforti

Di anni 90 di Petralia Sottana, dove vive ma con una vitalità ancora di giovane diciottenne, è attualmente Presidente della locale sezione dell’Auser, associazione di volontariato e di promozione sociale, impegnata nel favorire l’invecchiamento attivo degli anziani e valorizzare il loro ruolo nella società, con tanti progetti realizzati e altrettanti in itinere. Solo nell’ultimo periodo ha promosso la Festa dell’Albero a Petralia Sottana, in sinergia con la scuola, il comune e il Cesvop. È stata protagonista insieme alla Fidapa, la Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, di cui è socia, e alla sezione dei Lions, l’associazione filantropica mondiale di service club fondata nel 1917, di una importante iniziativa di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Ha poi realizzato, con le socie dell’associazione, un albero di Natale e un presepe su temi di attualità e con messaggi sociali estremamente significativi per tutta la comunità. È una donna invidiabile anche per la sua intraprendenza: ancora alla sua età continua  a girare il mondo (da sola) alla scoperta di  nuove città: i suoi ultimi viaggi, in Brasile e in Cina, quasi a voler far concorrenza al figlio, Diego Cannizzaro, famoso maestro organista madonita che gira il mondo con i suoi concerti.

Pina Granata

E’ nata a Palermo il 5 Marzo 1959, ma vive a Campofelice di Roccella, il paese alle porte delle Madonie. Compie studi umanistici e teologici. Inizia a scrivere per caso: sono solo appunti di “pensieri in libertà”. Ben presto scopre che scrivere aiuta… Si definisce “poeta per caso” divenuta “poeta per necessità”. La poetica di Pina Granata è immediata, semplice, lineare. I suoi versi si leggono facilmente, sono privi di orpelli ricercati che “ingabbiano”, come lei stessa dice, la vera poesia, quella dettata dall’anima. La sua è una poetica raffinata ed elegante. Pina Granata annovera numerosi premi letterari per la partecipazione a prestigiosi concorsi regionali e nazionali. I suoi versi sono contenuti in diverse antologie poetiche e riviste del settore. Ha pubblicato tre sillogi poetiche: “I miei voli”, nel 2013, edizione Youcanprint; “In cammino verso le stelle”, nel 2015, sempre edita da Youcanprint e “La libertà degli aquiloni”, nel 2017, per la medesima casa editrice. Recentemente, il 13 novembre scorso, ha vinto la sezione Poesia dialettale nel Premio Letterario “Porta d’Oriente” a Bari, organizzato dalla prof. Cettina Fazio Bonina  che si è tenuto nella splendida “Sala delle Muse” del Circolo Unione del Teatro Petruzzelli: la poetessa siciliana ha presentato un componimento in dialetto siciliano, affrontando il tema della salvaguardia ambientale e del cambiamento climatico.

Valentina Dara Guccione

Donna dalle mille sfaccettature: laureata in filosofia, mamma di due figlie e imprenditrice agricola. La sua carriera e la sua vita sono un esempio di coraggio, passione e resilienza. Dopo anni vissuti tra Svizzera, Brasile e Bahamas, ha fatto la scelta di tornare in Sicilia, portando con sé un bagaglio di esperienze internazionali che l’hanno spinta a dare vita a un’impresa agricola innovativa e sostenibile. Ex presidente della Coldiretti di Palermo, Valentina ha trasformato una piccola azienda in un modello di successo che fonde tradizione e innovazione, una delle prime in Sicilia a intraprendere la strada del biologico già nel 1994. Nel corso degli anni, Valentina ha puntato sulla diversificazione, passando dalla sola produzione agricola alla creazione di un frantoio e alla riconversione delle vecchie strutture aziendali in accoglienti appartamenti per ospiti. L’azienda è così diventata un esempio concreto di come un modello multifunzionale possa garantire la sopravvivenza delle piccole realtà agricole. Valentina ha saputo vedere nell’agricoltura non solo una forma di reddito, ma anche una missione: quella di trasmettere i valori legati alla terra, alla sostenibilità e all’educazione. La sua storia è una testimonianza di come l’agricoltura, quando è gestita con intelligenza e amore per la terra, può diventare il motore di un cambiamento positivo, capace di migliorare non solo l’economia, ma anche la comunità e l’ambiente.

Giulia Inguaggiato

Petralese, Project Manager dell’Associazione Mani Tese ONG. Da diversi anni si occupa di tutela dei diritti dei migranti e dei rifugiati. La passione per questo settore, complesso ed affascinante, nasce durante gli anni universitari, seguendo il corso “Diritto dell’asilo e status costituzionale dello straniero”. Con una tesi su tematiche legate alle politiche europee di controllo delle frontiere, si è laureata alla Facoltà di Giurisprudenza e ha iniziato la pratica forense, collaborando con studi legali che si occupavano di protezione internazionale. La contestuale attività di volontariato svolta presso la Clinica Legale per i Diritti Umani dell’Università degli Studi di Palermo le ha dato l’opportunità di confrontarsi con altre problematiche, come quelle legate ai permessi di soggiorno e ai visti di ingresso, ai ricongiungimenti familiari e alle espulsioni. Il Dottorato iniziato nel 2015 ha avuto un ruolo determinante nella su vita personale e professionale. Tre anni di ricerca sul rapporto tra migrazioni, cambiamenti climatici e tutela dei diritti umani hanno riacceso un desiderio che sentiva da tempo: partire e lavorare nei Paesi da cui hanno origine i flussi migratori. Ha frequentato il Master in Cooperazione Internazionale tenuto dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionali. Quindi è partita prima per la Cambogia, dove si è occupata di migranti vittime della tratta; poi per la Guinea Bissau e successivamente in Marocco

Chiara Licata

Food blogger con decine di migliaia di follower sui social (kiaralic96). Chiara nasce e cresce a Petralia Sottana, dopo aver frequentato le scuole ed essersi diplomata al Liceo Classico Giuseppe Salerno di Gangi si è trasferita a Milano, dove per i primi cinque anni ha vissuto in collegio universitario femminile Marianum. Qui ha studiato Scienze Politiche e Sociali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel 2020 è arrivato il Covid, che ha costituito un punto di svolta nella sua vita, e dopo aver lasciato il collegio ha deciso di rimanere a Milano. Il periodo dell’isolamento a causa della pandemia è stato sicuramente un momento di mettersi in gioco. Ha infatti iniziato a cucinare non soltanto per “sopravvivenza”, ma perché sentiva il bisogno di qualcosa che la tenesse impegnata durante i mesi di chiusura totale. Ha così rispolverato vecchie ricette di famiglia, ha seguito corsi di cucina online e ogni giorno sperimentava una ricetta nuova, dai primi ai dolci, passando per i lievitati. Poi la svolta social. Ha permesso a tanti utenti dei social di scoprire le ricette della tradizione ma ha fatto diverse incursioni nella cucina nazionale e internazionale. Oggi è una portabandiera per il territorio e ha collaborato con la festa dei sapori madoniti d’autunno di Petralia Sottana alla creazione di un contest sulla piazza madonita a Km 0 proponendo una sua versione con Passata di pomodoro, Caciocavallo, Olive verdi, Origano secco e Olio evo (tutti rigorosamente madoniti).

Raffaella Maggiore

Nasce a Palermo nel 1972. Si diploma al liceo classico “Mandralisca” di Cefalù e prosegue gli studi presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli dove nel 1997 consegue la Laurea in Lingue e Civiltà Orientali, indirizzo archeologico con una tesi sulla gioielleria persiana. Insegnante d’inglese, collabora con il British Institute di Monza curando la preparazione linguistica dei militari impegnati nelle attività di peacekeeping all’estero. Diversi gli enti di formazione professionale in Sicilia per cui lavora nella gestione di corsi post-diploma. Negli ultimi dieci anni ha svolto servizio come docente anche nelle scuole di istruzione secondaria di primo e secondo grado della provincia di Palermo. Due i mandati come Presidente dell’associazione Pro Loco Cefalù nella quale ha svolto attività di promozione del territorio con numerose iniziative culturali e ricreative. Da luglio dell’anno scorso è Presidente della Soc. Coop “Il Segno” la cooperativa sociale nata in seno alla Diocesi di Cefalù sotto la spinta di mons. Giuseppe Marciante Vescovo di Cefalù per contrastare la “fuga” dei giovani dal proprio territorio. La cooperativa guidata da Raffaella Maggiore, con i suoi 40 dipendenti, gestisce i percorsi di visita all’interno della Cattedrale di Cefalù ma si occupa anche di giardinaggio e cura del verde e di pulizie in ambito pubblico e privato e collabora con la Caritas Diocesana nel realizzare progetti per favorire l’inserimento di soggetti svantaggiati.

Viviana Mocciaro

Ha oggi 12 anni e vive Gangi. Nell’ottobre del 2019, a 5 anni quasi 6, sarebbe dovuta rimanere dalla nonna mentre la mamma accompagnava i fratelli ad un provino cinematografico. Lei insiste per andare, partecipa  e viene scelta dal regista e scrittore, Niccolò Ammaniti, per interpretare il ruolo della protagonista da piccola in una serie TV tratta dal suo omonimo romanzo “Anna”. Il film, in sei puntate, è andata in onda dal 2021 in più di 26 paesi nel mondo, tra cui gli USA e in Italia è stata trasmessa su Sky e Now tv. Già dai suoi primi passi davanti alla cinepresa, Viviana sbalordisce tutti per la sua naturalezza  e per la sua tenacia nell’affrontare, così piccola (appena 6 anni), le intense ed impegnative giornate di ripresa in giro per l’Italia. Nel 2022 sostiene un altro casting  per “L’arte della gioia” film prodotto da Sky ed Ht film, tratto  dall’omonimo romanzo di Goliarda Sapienza.  Stavolta è la grande attrice Valeria Golino, regista del film, a sceglierla per il ruolo della protagonista “Modesta” da piccola. L’opera è stata presentata in anteprima mondiale al 77° Festival Internazionale del Cinema di Cannes. Prodotto con il contributo dell’assessorato Turismo della Regione Siciliana ha tra le attrici Valeria Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca e Tecla Insolia. Il film è uscito in due parti,  a giugno  di quest’anno, nelle sale cinematografiche di tutta Italia,  e da marzo 2025 andrà in onda la serie tv in 6 puntate su Sky.

Maria Enza Puccia

“La cultura è la linfa che si alimenta in una comunità sana, attiva e inclusiva come quella castelbuonese”. In questa espressione di Maria Enza Puccia, Presidente del Museo Civico di Castelbuono, si racchiude l’essenza che caratterizza la figura, le capacità ed il trasporto della docente scolastica “catapultata” nell’agone politico-amministrativo dal 2017, quando il sindaco Cicero la designa come assessore, attività che ha svolto fino all’ottobre dell’anno successivo quando ha deciso di rinunciare all’incarico. Indicata dal sindaco come componente del CdA del Museo Civico è stata eletta Presidente, incarico rinnovato nel 2022, e che tutt’ora ricopre. Ha svolto e continua a svolgere con grande abnegazione la sua attività istituzionale a favore dell’ente comunale che rappresenta. Una figura professionale qualificata, che si è distinta negli anni per competenza e impegno profuso nel mondo della scuola e nelle attività di internazionalizzazione. In seno al Consiglio di Amministrazione sa mantenere alto il valore di garante che la figura del Presidente riveste al suo interno, rappresentando al meglio anche gli aspetti legati alla diplomazia ed ai perfetti equilibri tra innovazione e mantenimento delle tradizioni. Con questi valori, portati avanti con le indicazioni della direzione e del Consiglio da lei rappresentato, il Museo Civico è stato artefice degli importanti risultati raggiunti.

Fabiana Rinella

Vive a Termini Imerese. Quest’anno a soli 17 anni  si è laureata campionessa d’Italia di lotta olimpica. La giovane atleta, dopo vari successi a livello juniores, ha conquistato il primo posto dominando contro tutte le avversarie. Il primo coronamento di un percorso che premia i tanti sacrifici della giovanissima che, sin dall’età di 5 anni, calpesta il ring ed è adesso riconosciuta tra le migliori atlete giovanili della lotta internazionale al femminile. E da pochi mesi è diventata anche una poliziotta appartenente alle fiamme oro, traguardo raggiunto avendo vinto il concorso per titoli nei gruppi sportivi della Polizia di Stato, cui si può accedere, attraverso una procedura concorsuale molto selettiva, anche dall’età di 17 anni. Nel frattempo frequenta l’ultimo anno di ragioneria all’Istituto Stenio di Termini Imerese. Figlia d’arte, il papà Salvatore ha fatto parte della nazionale di lotta alle Olimpiadi e oggi è il suo allenatore. Lungo e prestigioso il palmares della giovane atleta termitana che conferma le sue grandi qualità sportive nonostante i già brillanti risultati conseguiti in altre competizioni: argento ai campionati europei under 17 nel 2022, bronzo mondiale under 17 nel 2022, Campionessa Europea under 17 nel 2023 e bronzo mondiale under 17 nel 2023. L’obiettivo per la giovane promessa della lotta termitana è la costruzione di un percorso che la porti alle Olimpiadi di Los Angeles 2028.

Elisa Zimbardo

Ha ventotto anni. E’ cresciuta e ha studiato a Valledolmo. Appassionata di musica sin dall’infanzia, a nove anni è entrata nella locale banda musicale come sassofonista. Ben presto però è arrivata la folgorazione per un altro strumento musicale: la chitarra elettrica. Ha frequentato il Conservatorio “A. Scarlatti” dove nel 2022 si è diplomata in Chitarra Jazz e il Modern Music Institute di Verona. Insieme alla Brass Youth Jazz Orchestra si è ripetutamente esibita al Real Teatro S. Cecilia di Palermo, mentre come chitarrista dell’Orchestra Jazz Siciliana The Brass Group ha accompagnato al Teatro di Verdura artisti del calibro di Gregory Porter, Tom Seals, Ivan Lins e Sarah Jane Morris. Da alcuni anni collabora anche con la Women Orchestra di Alessandra Pipitone e con il compositore polistrumentista Ruggiero Mascellino. Con alcuni giovani musicisti del dipartimento Jazz del Conservatorio di Palermo condivide il progetto Naäm che unisce la musica etnica con i ritmi funky. Vanta numerose collaborazioni con artisti emergenti come Ariele e Delaido. Dallo scorso maggio è entrata a far parte del cast artistico de La Rappresentante di Lista, con la quale ha partecipato a Selinunte al concerto in memoria delle vittime della mafia. Recentemente ha preso parte al tour autunnale “Giorni felici” de LRDL che ha visto la band esibirsi in molte importanti città italiane. Sempre con LRDL il 31 dicembre suonerà a Genova per il concerto di fine anno.

Gangi, migliaia i visitatori per il presepe vivente: anche il Presidente della Regione Schifani

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E’ andato oltre le aspettative il presepe vivente di Gangi che si è concluso, ieri sera, tra gli applausi del pubblico. Migliaia i visitatori da tutta l’isola per assistere alla magia del viaggio “da Nazareth a Betlemme”.

Particolarmente commovente ed emozionante il secondo quadro teatrale scritto e pensato dai due registi Carmelo Domina e Peppuccio Ballistreri. In una delle scene principali, che ricordava la strage degli innocenti, episodio raccontato nel Vangelo, in cui Erode ordinò il massacro di bambini allo scopo di uccidere il “re dei giudei”, i registi hanno voluto lanciare un messaggio di pace ai potenti del mondo. Nella sua semplicità hanno offerto agli spettatori un messaggio esortando a riscoprire la bellezza della fraternità e della condivisione in un mondo fratturato e dove l’amore possa prevalere sull’odio e sull’indifferenza. La guerra fa sempre vittime innocenti. La scena ha voluto rappresentare lo strazio, il dolore e la violenza causata per volontà degli uomini, ma anche la speranza nella rappresentazione impersonata da una farfalla che appare all’improvviso e si presenta come una madre misericordiosa pronta ad abbracciare una bimba orfana di guerra.

“Si è conclusa nel migliore dei modi questa edizione del nostro presepe Vivente – ha detto il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello – ha fatto registrare migliaia di visitatori provenienti da ogni angolo della Sicilia ed anche il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani ha voluto assistere alla rappresentazione, quest’anno veramente superlativa, ringrazio i registi, gli oltre 200 figuranti, le maestranze e le decine di persone che ogni anno si spendono per questo evento di fama nazionale”.

Al via i lavori di scavo del Teatro ellenistico-romano nel sito archeologico di Alesa a Tusa

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Con decreto dirigenziale del 20 dicembre 2024, l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ha approvato il contratto di affidamento dei lavori alla ditta Cavarra Vincenzo S.r.l. per lo scavo archeologico del Teatro ellenistico-romano nel sito dell’antica città di Alesa Arconidea, all’interno del territorio comunale di Tusa in provincia di Messina. Al Parco Archeologico di Tindari spetterà adesso il compito di avviare i lavori, in stretta collaborazione e in sinergia con la Soprintendenza dei Beni culturali e Ambientali di Messina (che ha espletato la gara di affidamento nella qualità di stazione appaltante) e con la missione archeologica dell’Università de Picardie Jules Verne di Amiens, a cui si deve la scoperta dell’eccezionale monumento archeologico.

«Lo scavo archeologico del teatro di Alesa Arconidea e la sua restituzione alla pubblica fruizione si inseriscono – ha dichiarato l’arch. Giuseppe Natoli, direttore del Parco Archeologico di Tindari – in un più ampio progetto di rilancio del sito,con l’obiettivo di fargli compiere un salto di qualità, valorizzando appieno la ricchezza del patrimonio culturale e attivando processi di sviluppo economico e sociale dell’intero territorio, in linea con quelli che sono i progetti di riqualificazione e potenziamento dell’offerta turistico-culturale del Parco Archeologico di Tindari, della Soprintendenza di Messina e del Comune di Tusa. La realizzazione di un progetto di scavo archeologico di così ampio rilievo e significato scientifico rappresenta – ha aggiunto il direttore Natoli – un evento straordinario nella storia delle scoperte archeologiche in Sicilia e offre la possibilità di conoscere e studiare un edificio pubblico monumentale di età greco-romana di prim’ordine per le sue dimensioni eccezionali e lo stato di conservazione degli elementi architettonici che lo costituiscono».

L’affidamento dei lavori di scavo arriva a coronamento dell’impegno e degli sforzi profusi sin dal suo insediamento alla guida del Parco archeologico di Tindari dall’ex direttore Domenico Targia, che ha partecipato alla progettazione e che manterrà il ruolo Rup nel segno della continuità. Il risultato odierno è frutto anche dell’azione sinergica con il nuovo direttore Giuseppe Natoli e con l’amministrazione comunale di Tusa, senza tralasciare il ruolo rilevante dell’università francese di Amiens, le cui ricerche scientifiche hanno aperto la strada all’assunzione di un importante impegno finanziario da parte dell’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana. «Siamo di fronte al trionfo della collaborazione interistituzionale, reso possibile grazie all’impegno e al lavoro di coloro che rappresentano le istituzioni stesse. Dopo la straordinaria scoperta delle Terme romane nell’estate scorsa, questo  intervento – ha dichiarato l’arch. Targia – ritengo possa dare nuovo impulso e visibilità culturale al sito di Halaesa Arconidea, che assieme alla Fiumara d’Arte Contemporanea costituisce uno dei più importanti attrattori del Tirreno settentrionale. Auspichiamo che entro la fine di questo nuovo esercizio finanziario il teatro di Halaesa venga riportato alla luce nella sua interezza».

Terminati anche i programmi di restauro conservativo e integrativo, il monumento potrà rappresentare «una opportunità di crescita per il turismo culturale, non solo di Tusa ma dell’intera Valle dell’Alesa». Queste le parole del sindaco Angelo Tudisca, secondo cui l’affidamento dei lavori di scavo del teatro rappresenta un traguardo «di grande importanza» sia per la comunità di Tusa che per il sito archeologico. «Il Comune, in collaborazione con la missione diretta dalla prof. Michela Costanzi dell’università francese di Amiens, ha messo in campo risorse – ha dichiarato Tudisca – per il ritrovamento del Teatro di Alesa. Esprimo gratitudine all’assessore Scarpinato per il finanziamento e al Parco archeologico di Tindari, egregiamente guidato prima dall’arch. Domenico Targia e ora dall’arch. Pippo Natoli, per aver creato le condizioni affinché i lavori di scavo fossero appaltati in tempi rapidi. Dal canto nostro continueremo a lavorare affinché vengano create le condizioni per l’avvio di nuove campagne di scavo e per nuove azioni di tutela e valorizzazione di un sito che, anche alla luce delle recenti scoperte archeologiche, rappresenta un unicum mondiale».

A dirigere la missione francese di Halaesa è Michela Costanzi, professore ordinario di storia e archeologia classiche all’università di Amiens: “Il teatro di Halaesa è stato costruito nel momento in cui la città, forte dell’amicizia con Roma e ricca grazie al suo statuto di civitas libera atqueimmunis, decide di dotarsi di grandi monumenti nella parte nord della collina, visibile dal mare. Il teatro, di 77 metri di diametro e 37,5 metri di profondità, poteva contenere circa diecimila spettatori. Serviva sia come spazio pubblico per spettacoli e riunioni, che come elemento urbanistico fondamentale per il collegamento tra la parte sud e la parte nord della città, ma anche per impressionare coloro che arrivavano ad Halaesa o la vedevano da lontano. Lo scavo di questo teatro – ha riferito la prof. Costanzi – è una grande opportunità scientifica perché, grazie alla collaborazione di molti specialisti diversi, produrrà una documentazione dettagliata che permetterà la comprensione di questo monumento, delle fasi della sua esistenza, ma anche delle fasi di vita della città».

Cefalù, morto turista intossicato da monossido di carbonio: gravi altri 3 sopravvissuti

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Quattro turisti sono stati trovati intossicati da monossido di carbonio in una villa a Cefalù. Uno di loro è deceduto, aveva 36 anni. Gli altri tre sono stati trasportati in ospedale per essere sottoposti a trattamenti in camere iperbariche. Sono gravi. I quattro turisti sono di nazionalità tedesca. I vigili del fuoco intervenuti hanno trovato il camino della villetta ancora pieno di fumo. Molto probabilmente sono state le esalazioni provenienti dalla brace a causare l’intossicazione. Le tre persone soccorse sono state portate in codice rosso negli ospedali di Partinico. Il turista tedesco morto si chiamava Jonathan Feierabend, di 36 anni. I tre feriti, che si trovano in camera iperbarica, anche loro tedeschi, sono la sorella 34enne Katharina Feierabend, in gravi condizioni, e i genitori Elmo Pargman, di 63 anni e Patrizia Pargamann di 60. A lanciare l’allarme sarebbe stato il 63enne che ha contattato il 118. Poi in attesa dei soccorsi è svenuto. Sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno constatato la presenza del gas nelle stanze. Nella villetta c’era anche una caldaia che però era funzionante e lontano dalle camere in cui sono state trovate la vittima e i feriti.

La residenza di Cefalù dove sono rimasti intossicati i 4 turisti si chiama villa Deodata e si trova in via Saponara. Dopo i rilievi della polizia del commissariato di Cefalù e dei vigili del fuoco l’immobile è stato posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese.

Diagnosi e primi soccorsi sono stati assicurati dalla Fondazione Giglio di Cefalù a tre turisti tedeschi giunti, la scorsa notte, in ospedale con il 118 per sospetta intossicazione da determinare.
I sanitari del Giglio di Cefalù, in stretta collaborazione con il Centro Antiveleni di Pavia, hanno escluso l’intossicazione di tipo alimentare e trattato tempestivamente il caso come avvelenamento da monossido di carbonio, come rilevato dall’esecuzione dell’esame Emogasanalisi da cui è emersa una elevata percentuale di carbossiemoglobina. I pazienti sono stati stabilizzati dai sanitari del Pronto soccorso, diretto da Emanuele Sesti, in collaborazione con l’Unità di Rianimazione del Giglio e trasferiti presso il presidio ospedaliero di Partinico per il trattamento in camera iperbarica come concordato con il CAV di Pavia. Il trasferimento è stato gestito dall’Unita di Rianimazione del Giglio, in particolare dall’anestesista Antonino Tutone e dai medici del pronto soccorso Carmela Maria Buglino e Silvia Maltese, e Gaetano Vitello dell’equipe di neurologia del Giglio, che  hanno trattato i pazienti sin dal loro arrivo in ospedale.

Ex colonia montana di Ficuzza nel degrado: segnalazione del Gruppo Arkeotrekking di BCsicilia

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Segnalazione del Gruppo Arkeotrekking di BCsicilia a seguito di una escursione all’interno del programma di conoscenza dei boschi siciliani. Tra le strutture in desolante e spettrale stato di abbandono, rientra l’ex colonia montana di Ficuzza risalente ai primi anni ’50 del secolo scorso e rimasta aperta fino ai primi anni ’90. Il complesso si trova all’interno del bosco di Ficuzza e dista dalla frazione omonima  circa un chilometro, nel territorio del Comune di Corleone. L’Ente proprietario è l’Azienda delle Ferrovie dello Stato mentre la gestione venne affidata all’OPAFS (Opera di previdenza ed assistenza per i ferrovieri dello Stato). La colonia, situata in un’area montuosa immersa nel verde, era composta da diversi edifici, oggi in stato di degrado e costantemente vittime di atti di vandalismo. “È davvero sconfortante – osservano i componenti del Gruppo Arkeotrekking di BCsicilia – le condizioni di totale abbandono in cui si trova questa ex colonia, che un tempo accoglieva i figli dei lavoratori della vicina stazione ferroviaria. La struttura avrebbe bisogno di interventi urgenti per garantirne la messa in sicurezza e, soprattutto, il recupero”.

 

 

 

 

Il Koro: una esotica patologia  sessuale

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Il Koro è un disturbo etnopsichiatrico, noto sin dall’antichità. I primi a parlarne sono stati i medici tradizionali cinesi, in particolare gli estensori del Nei Ching, il ‘Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo’, un celebre testo medico popolare cinese che la tradizione vuole sia stato scritto circa tremila anni fa da Huang-Ti, un mitico imperatore e legislatore cinese. Il Nei Ching asserisce che una delle malattie più gravi è quella dovuta alla retrazione del pene all’interno del corpo.

In realtà il ‘Koro’ deve la sua denominazione alla lingua malese, e il termine, di origine incerta, significa più o meno ‘testa di tartaruga’, evidentemente riferendosi al sintomo fondamentale che caratterizza questa sindrome. La sua importanza è ovviamente relativa in campo psichiatrico. È vero che la sensazione che il pene si ritiri all’interno del corpo è stata riportata in diverse sindromi neuropsichiatriche (nell’intossicazione da anfetamina, per esempio, o in certi tumori cerebrali), ma la malattia vera e propria, il ‘Koro’ propriamente detto, è una sindrome di stretta pertinenza etnopsichiatrica. Si tratta, cioè, di un disturbo presente solo in certe culture, particolarmente tra gli abitanti delle coste meridionali della Cina, e tra i Malesi. Questo non implica che sia sconosciuto in altre culture: una sindrome equiparabile al Koro è stata osservata negli ebrei, nei nigeriani e nei greci, oltre che in soggetti europei o nordamericani di cultura europea. Si tratta comunque, in genere, di una sindrome incompleta e quindi non uguale a quella registrata in Cina o Malesia. Al contempo la paura di una retrazione dei genitali maschili all’interno dell’addome può complicare come sintomo secondario stati di psicosi o gravi disturbi affettivi.

Vari autori hanno evidenziato delle vere e proprie epidemie di Koro, che coinvolgono decine di soggetti affetti dalla medesima sindrome psichiatrica, non in maniera differente da come è avvenuto in diversi periodi storici (si pensi alle ‘epidemie’ isteriche durante la caccia alle streghe sia in Europa sia nell’America puritana).

I sintomi del Koro sono caratteristici: si tratta di una forma di panico devastante, dovuta alla paura della retrazione dei genitali all’interno dell’addome. La paura è incoercibile, con le caratteristiche sostanziali del panico psicotico. Non sembra essere in alcun modo legato necessariamente a episodi di tipo sessuale (come uno o più episodi di impotenza, rapporti sessuali con partners femminili durante le mestruazioni, o rapporti mercenari).

Una caratteristica evidenziata durante le ‘epidemie’ verificatisi in estremo Oriente è che la maggior parte dei pazienti (circa il 76%) aveva visto altre persone preda del Koro.

In genere gli episodi di Koro cominciano durante la notte ( nel 73% dei casi). Tra i sintomi più frequenti vanno annoverati una estrema ansietà, palpitazioni e tremori, convinzione di morte imminente. In realtà, dal punto di vista fisico, un buon numero di questi soggetti presenta un liete rattrappimento del pene, ma del tutto fisiologico, mentre è ovviamente del tutto assente una qualunque forma di ritrazione nell’addome.

La sindrome si può manifestare, più raramente, anche nelle donne: in tali casi il panico si manifesta come paura che i capezzoli si siano ritratti, o che gli organi sessuali si siano ristretti. In una terza forma, relativa ai preadolescenti in genere, il panico è accompagnato dalla paura di una ritrazione della lingua, del naso o, più raramente, delle orecchie.

Generalmente l’attacco di panico è breve – la sua durata non supera l’ora, ma può durare anche soltanto 20 minuti. È abbastanza frequente un attacco singolo, ma talvolta esso si può ripetere, o presentarsi addirittura più di tre volte (in una minoranza di soggetti). Normalmente la sindrome si risolve spontaneamente al termine dell’attacco di panico, ma altre volte possono residuare sintomi ansiosi intermittenti. L’età media dei soggetti oscilla (almeno negli studi disponibili) tra 10 e 25 anni, per l’uomo e 15-20 anni per la donna. Il livello culturale più frequentemente rilevato è medio-basso, così come il livello sociale, ma talvolta i pazienti sono di livello culturale più alto, hanno compiuto studi superiori o sono professionisti in qualche area. Pescatori e contadini sono comunque i gruppi più rappresentati.

Etnopsichiatria del Koro

Trattandosi di un disturbo psichiatrico etnico, è ovvio che le motivazioni dell’insorgere del Koro vanno cercate nel particolare substrato sociale e culturale.

La fondamentale credenza culturale correlata al Koro sembra essere la concezione filosofico-medica cinese del Yin-Yang, il principio secondo il quale la realtà in tutti i suoi aspetti è correlata ad un aspetto ‘positivo’ (Yang) e ad uno ‘negativo’ (Yin). In realtà le definizioni di positivo e negativo non vanno intese come attribuzioni di qualità (buona-cattiva), bensì come attribuzioni in sé. Nella tradizione cinese originaria Yin rappresentava l’aspetto in ombra, per esempio, di un colle, e Yang quello soleggiato, il freddo e il caldo, il dinamico attivo e il passivo. Nella realtà tutto si svolge secondo i principi di questa elementare dialettica tra due ‘poli’.

La medicina tradizionale cinese è strettamente correlata a questa filosofia della duplicità. Uno dei suoi aspetti più particolari riguarda la sessualità.

Secondo l’antica medicina cinese, lo sperma è la quintessenza dell’energia e della vitalità, e quindi va attivamente tesaurizzato. È da questa concezione (divenuta popolare in occidente come ‘Tao sessuale’) che nascono persino tecniche amatorie specifiche (il coitus reservatus occidentale) tendenti al raggiungimento dell’orgasmo senza eiaculazione. Una eccessiva frequenza di eiaculazioni è infatti ritenuta decisamente dannosa alla salute e all’equilibrio mentale. Lo sperma, infatti, è un prodotto Yang, quindi strettamente correlato alla vitalità, e la sua dissipazione danneggia la salute psicofisica, sino a provocare la morte.

Da questa concezione filosofica nascono anche delle superstizioni popolari. Una delle più diffuse sostiene che gli spiriti dei defunti soggiornino nel mondo dello Yin e siano privi di pene che è un elemento Yang. Gli spiriti che vogliono allora tornare nel mondo dei vivi, assumendo forma umana, hanno la necessità di procurarsi un pene per ripristinare il loro equilibrio tra Yin e Yang. Per farlo essi, spesso sotto forma di una donna avvenente, o di una hu-li-jing, una volpe femmina, vengono tra i viventi per procurarsi i peni che loro necessitano. Per fare ciò provocano nei viventi il Koro.

Ovviamente queste donne spettro non sono riconoscibili dalle donne normali, e qualunque uomo, quindi, può essere loro vittima. L’unico mezzo di protezione è magico e consiste nell’appendere in casa l’immagine di Zhong-Qi, un celebre cacciatore di spiriti della Cina antica.

Non esiste invece una specifica spiegazione magica del Koro nelle donne o nei preadolescenti, che peraltro rappresentano una sostanziale minoranza dei casi.

La terapia tradizionale è in parte puramente fisica, razionale e in parte magica e medica. Ad aiutare il malato di Koro possono essere membri della famiglia, amici, persone comunque della comunità. Dal punto di vista fisico, si utilizzano mezzi tendenti a evitare che il pene penetri all’interno dell’addome: mollette, lacci o qualunque altro mezzo simile viene quindi fissato sul pene a questo scopo. Dal punto di vista medico-magico, viene utilizzata qualunque sostanza ‘Yang’ che sia in grado quindi di compensare la carenza di Yang che porta alla ritrazione del pene. Tra queste sostanze, alcuni sono comuni alimenti, come il peperoncino, o qualunque tipo di liquore.

Se si ha il dubbio che la malattia sia dovuta all’azione di una donna-spettro, si utilizzano invece pratiche atte a scacciarla. Suono di gong, rumori frastornanti, etc. vengono allora usati allo scopo di far fuggire la donna-fantasma. Se è una donna ad essere posseduta da uno spirito-donna, se ne copre la testa con una rete da pesca, la si percuote con dei rami, e le si battono le dita con dei bastoncini per esorcizzarla.

Del Koro è stato anche tentato un inquadramento nosografico secondo le modalità della psichiatria occidentale, sin dall’epoca di Emil Kraepelin, considerato il fondatore, negli anni ‘20 del secolo scorso, della moderna psichiatria occidentale, ma i risultati sono discordanti l’un l’altro.

Proprio per risolvere accettabilmente questo problema, è stata proposta una ulteriore classificazione del Koro che distingue tra casi primari e secondari, e casi di ‘innesto’ su preesistenti malattie psichiatriche, oltre a considerare tra i casi di Koro, alcuni sicuramente secondari, e su base presumibilmente organica, ma solo in soggetti anziani.

Dal punto di vista psicodinamico, possono essere valutati fattori come l’angoscia di castrazione, e le angosce correlate alla propria sessualità, come, per esempio, difficoltà di identificazione nel ruolo maschile, o, talora, una distorta visione della sessualità, condizionata da fattori. Una completa interpretazione psicodinamica non è stata esplicitamente elaborata, anche per le difficoltà connesse all’identità etnica del disturbo, che pure, come già detto, non appare esclusivo della Cina o della Malesia. Il tipico andamento epidemico del Koro in queste regioni, comunque, sembrerebbe dimostrare la rilevanza di fattori etnici nel determinare questa specifica sindrome psichiatrica, che in genere riguarda solo una specifica comunità, caratterizzata da una forte coerenza culturale e da un sistema di credenze che rende il Koro un disturbo non solo realistico, ma anche perfettamente plausibile.

Giovanni Iannuzzo