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Sciara, tutto pronto per l’edizione 2024 della “Via Crucis” vivente

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Anche per questo 2024 torna il consueto appuntamento con la storica “Via Crucis Vivente”. Si tratta, di un evento fortemente sentito dalla cittadinanza del paese della Valle del Torto, e per questa edizione ci saranno delle novità importanti per quanto riguarda l’aspetto tecnico.

«Questo appuntamento – dichiara Padre Nunzio Pomara, Arciprete di Sciara – rappresenta per tutta la comunità un momento di grande gioia. Allo stesso tempo, ci offre un momento di riflessione, e riesce a coinvolgere anche chi talvolta è lontano da un cammino di fede. Lo spettatore, riuscirà ad entrare dentro questo “mistero”, portandoci a contemplare la fine di quella sofferenza che è nella gloria della Resurrezione»

Rispetto agli scorsi anni, per questa edizione ci saranno oltre 90 figuranti, parlanti e non, ognuno con un compito ben preciso così da rendere più realistica l’intera rappresentazione. È un momento che vede coinvolta buona parte della cittadinanza sciarese, impegnata anche nella realizzazione delle varie scenografie che verranno installate durante tutto il percorso che attraverserà buona parte del paese, partendo dalla Parrocchia dove verrà inscenata l’Ultima Cena, fino ad arrivare nell’area adiacente l’acquedotto comunale dove avverrà la Crocifissione. Quest’anno, ci sarà una novità, oltre al percorso nuovo infatti, sono stati realizzati i nuovi costumi dei soldati, e con essi anche tutta l’armeria in maniera del tutto artigianale.

«Le tradizioni sono, – dichiara il regista Erasmo Muscarella – le nostre radici. Siamo noi, il nostro sangue, la nostra cultura, la nostra identità, il nostro mondo. Un popolo senza tradizioni è un popolo privo di anima. Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questo importante evento, Comune, Parrocchia, Regione Siciliana, e quindi ai tanti che hanno lavorato dietro le quinte, dalle sarte agli artigiani».

La “Via Crucis Vivente” avrà luogo mercoledì 27 marzo 2024 alle ore 19:30 con inizio davanti il sagrato della Parrocchia “Sant’Anna” (parte bassa del paese).

Al via “30 libri in 30 giorni”, iniziativa di BCsicilia per riscoprire la bellezza della lettura: 8 gli appuntamenti previsti nel nostro Comprensorio

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Al via “30 libri in 30 giorni” la manifestazione promossa da BCsicilia, Associazione per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, per contribuire a riscoprire la bellezza della lettura.

L’iniziativa prevede la presentazione, per trenta giorni, di altrettanti volumi. La rassegna si svolgerà dal 23 di marzo al 22 di aprile 2024. I 30 libri presentati sintetizzano varie esperienze editoriali con particolare attenzione al nostro patrimonio culturale e ambientale.
L’iniziativa si tiene in collaborazione con la Casa Editrice Don Lorenzo Milani.

Ben 8 gli appuntamenti previsti nel nostro Comprensorio Termini, Cefalù, Madonie. 2 si svolgeranno a Termini Imerese. Si inizia sabato 23 marzo con la presentazione del primo libro su “I Siculi. Indoeuropei della penisola italica” di Claudio D’Angelo, dove è anche prevista la visita guidata al Dolmen e al muro megalitico, l’altro invece sarà venerdì 12 aprile con il volume di Giuseppe Muscato “Il fondamento sacro della politica”. Altri due appuntamenti sono previsti a Cefalù: sabato 13 aprile si parlerà della pubblicazione di Giada Brocato “Ultraleggere”, mentre giovedì 18 sarà presentato il libro “La strada” di Rosa Maria Lucchese. Altro incontro è previsto a Campofelice di Roccella, domenica 24 marzo, con Nadia Nicolosi e il suo lavoro “Per dire addio ho dovuto scriverlo”. Gli ultimi tre appuntamenti, che si terranno tutti nel mese di aprile, sono previsti venerdì 5 aprile a Castelbuono con la presentazione del libro “Iceberg” di Liliana D’Angelo, a Cerda, sabato 6 Aprile con il volume “Respiri di ginestra” di Santa Franco, ed infine a Trabia mercoledì 10 con l’ultimo libro di Cesare Capitti “La città disumanizzata”.

La manifestazione si tiene nei 30 giorni antecedenti il 23 aprile, data che l’Unesco ha dedicato alla Giornata mondiale del Libro e del diritto d’Autore, scelto perché è il giorno in cui sono morti nell’anno 1616 tre grandi scrittori di fama mondiale: Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Garciloso de la Vega.

“Come ogni anno ripetiamo questa straordinaria esperienza – afferma Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia – perché il libro continua ancora oggi a favorire il progresso culturale e sociale di ogni comunità e, contemporaneamente, permette di viaggiare con la fantasia e l’immaginazione, di condividere le esperienze di uomini e donne del passato. Come affermava Umberto Eco: Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.

Per informazioni: Email: [email protected] – Tel. 346.8241076 – Fb: BCsicilia .

Di seguito il programma con i luoghi, le date, i titoli e gli autori dei 30 libri che verranno presentati.

30 Libri in 30 Giorni

Per riscoprire la bellezza della lettura

23 marzo – 22 aprile 2024

Termini Imerese – Sabato 23 marzo

I Siculi. Indoeuropei della penisola italica

di Claudio D’Angelo

Campofelice di Roccella – Domenica 24 marzo

Per dire addio ho dovuto scriverlo

di Nadia Nicolosi

Bagheria – Lunedì 25 marzo

Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali

di Mario Liberto

Palermo – Martedì 26 Marzo

La Rana e lo scorpione

di Pietro Massimo Busetta

Palermo – Mercoledì 27 Marzo

Se accadde qualcosa di strano

di Giovanni Iannuzzo

Riesi – Giovedì 4 aprile

Trenta giorni e 100 lire

di Ester Rizzo

Castelbuono – Venerdì 5 aprile

Iceberg

di Liliana D’Angelo

Cerda – Sabato 6 Aprile

Respiri di ginestra

di Santa Franco

Palermo – Sabato 6 Aprile

Trame tradite

di Bia Cusumano

Modica – Lunedì 8 Aprile

Schliemann alla ricerca di Troia

di Massimo Cultraro

Bagheria – Mercoledì 10 Aprile

Il grande amore perduto

di Nicola Lo Bianco

Trabia – Mercoledì 10 Aprile

La città disumanizzata

di Cesare Capitti

Montelepre – Giovedì 11 Aprile

Ad Faciendum Massariam. La Sicilia del grano, luoghi e strutture tra medioevo ed età moderna

Autori Vari

Agira – Venerdì 12 Aprile

Trattato di Scienze Cognitive e Intelligenza Artificiale

di A. Giovanni Vitale

Catania – Venerdì 12 Aprile

Dal verde al viola

di Giusi Liuzzo

Palazzolo Acreide  – Venerdì 12 aprile

Storie di Siracusa tra Ottocento e Novecento

di Salvatore Adorno

Termini Imerese – Venerdì 12 aprile

Il fondamento sacro della politica

di Giuseppe Muscato

Cefalù – Sabato 13 aprile

Ultraleggere

di Giada Brocato

Brolo – Domenica 14 aprile

Il caso Martoglio. Un misfatto di Stato alla vigilia del fascismo

di Luciano Mirone

Trapani – Lunedì 15 aprile

Battaglia di Drepana – Battaglia delle Egadi

di Francesco Torre e Marco Bonino

Riesi – Martedì 16 Aprile

Alla ricerca della perduta città di Engyon: Riesi corrispondenze e ipotesi

di Santina Rosa Sanfilippo

Palermo – Mercoledì 17 Aprile

Nella Tana del Riccio

di Sandra Guddo

Cefalù – Giovedì 18 aprile

La strada

di Rosa Maria Lucchese

Messina – Venerdì 19 Aprile

Giuseppe Alongi il poliziotto sociologo

di Gero Difrancesco

Palazzolo Acreide  – Venerdì 19 aprile

Morsi di Sicilia. Un viaggio tra storie e ricette

di Giuseppe Mazzarella e Maria Mazzarella

Partinico – Venerdì 19 Aprile

Il Fondo Antico della Biblioteca Comunale

Autori Vari

Comitini – Sabato 20 Aprile

La vera storia di “Vitti ‘na crozza”. Autori, Misteri, Morte, Miniere

di Sara Favarò

Ficarra – Domenica 21 Aprile

La laguna taceva

di Graziella Lo Vano

Monreale – Domenica 21 Aprile

Oreto blues

di Corrado Pedone

Agrigento –  Lunedì 22 Aprile

Raccontami Agrigento

di Elio Di Bella

Giornale di Cefalù. “A Cirimonia” alla rassegna del Teatro Cicero “Cosa porta il vento”

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Un rischio ed un atto d’amore. Per la rassegna teatrale “Cosa porta il vento”, curata al Teatro Cicero di Cefalù da Tiziana Giordano, in scena domenica 24 marzo “A cirimonia” (nella foto), produzione Teatrino Controverso e Circo dell’Avvenire. Premio della critica 2020 e vincitore del Festival di Lugano. Il Giornale di Cefalù intervista i protagonisti – “u masculu” e “a fimmina” – Rosario Palazzolo e Anton Giulio Pandolfo. Il dialetto lingua del cuore e dei sentimenti che va preservata e studiata a scuola. “Rattalusciu”, esercizio della memoria di Maria Andreana Sapienza. Sofferenza reale, psicologica, emotiva dei ragazzi che non escono più da casa, rinunciando a confrontarsi con un mondo che è per loro stretto: il fenomeno “Hikikomoro”. Interventi di Marcella Greco, coordinatrice associazione Hikikomori Sicilia e Giovanni Corsello, direttore dipartimento pediatria Università Palermo. Infine gli appuntamenti della Settimana Santa.
Il Giornale di Cefalù – anno 41 n. 1787 – videonotiziario – web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; da giovedì 21 marzo 2024 può essere seguito  e rivisto su facebook adrianocammarata e sul canale you tube Carlo Antonio Biondo. Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.

Procura di Termini Imerese sequestra depuratore comunale di Petralia Soprana

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I Carabinieri Forestali del Centro Anticrimine Natura di Palermo, Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (NIPAAF) hanno eseguito, nei giorni scorsi, il provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese, ponendo sotto sequestro il depuratore comunale di Petralia Soprana, unitamente ai terreni limitrofi allo stesso, sito in località Pianello.

L’indagine ha riguardato la commissione di possibili reati ambientali derivanti dalla mancata depurazione dei reflui urbani provenienti dalle frazioni Pianello, Scarcini, Gioitti, Stritti e SS. Trinità del Comune di Petralia Soprana.

Gli accertamenti fino a questo momento effettuati sembrerebbero evidenziare che il depuratore non sia mai entrato in funzione e che pertanto i reflui non depurati sarebbero stati sversati, tal quali, nei terreni adiacenti l’impianto.

Al vaglio degli inquirenti anche le possibili ripercussioni che i reflui urbani non depurati, scaricati direttamente sul suolo e sottosuolo, potrebbero avere apportato all’assetto idrogeologico dell’area circostante l’impianto, tra l’altro sottoposta al vincolo paesaggistico.

Le indagini sono in corso per accertare le eventuali responsabilità penali a carico dei soggetti, all’attualità non ancora identificati che, a vario titolo, potranno risultare coinvolti nella vicenda, sia in ordine al mancato funzionamento del depuratore, sia alle possibili ripercussioni di natura ambientale che il reiterato scarico dei reflui non depurati potrebbe avere causato al territorio.

L’attività della quale trattasi si colloca all’interno dell’impegno quotidiano che l’Arma dei Carabinieri rivolge al contrasto dei reati ambientali ed in particolare a quei reati che interessano le aree di particolare interesse naturalistico e paesaggistico.

Montemaggiore Belsito, presentato il libro dell’esule istriano Romano Bosich “Non capivo: parole reali che la storia nasconde”

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Si è svolto nella sala di lettura della Biblioteca comunale “Il Ponte” di Montemaggiore Belsito, annessa al Centro Polifunzionale “Papa Giovanni Paolo II”, un nuovo incontro della Rassegna letteraria promossa dall’Associazione “Fables”. Presentato il libro “Non capivo: parole reali che la storia nasconde” di Romano Bosich, Luglio Editore di Trieste (2022).
Hanno partecipato: lo stesso autore Bosich, il vice sindaco di Montemaggiore Belsito, Riccardo Siragusa, Francesca Luzio in veste di relatrice, con un suo contributo critico e di ampia analisi letteraria assai pregnante; il presidente di Fables Luciano Runfola, sempre dell’associazione Fables, Enza Pedone, in veste di conduttrice e moderatrice, assieme a Salvina Cimino che ha letto i brani scelti.
Romano Bosich è nato a Pola nel 1950. Per sei anni la città dell’arena è stata tutto il suo mondo: la casa, gli amici, l’ammirazione per il fratello maggiore Renato, l’amore per nonna Agata. Un mondo che si capovolge nel 1956 quando i suoi genitori, seguendo l’esempio di altre decine di migliaia di “polesani”, abbandonano per sempre la propria città e vanno in Italia o più lontano ancora.
Per lavoro sog­giorna in vari paesi esteri. Attualmente vive in Sicilia. Ex Project Manager, ri­torna al primo amore di regie teatrali.
Romano Sauro – nipote dell’eroe nazionale Nazario Sauro – scrive nella prefazione del volume dell’esule da Pola Romano Bosich: “Un libro scritto a più mani ma che, con le storie dei due fratelli diverse solo per cronologia, ma che ben si integrano nel racconto, confluiscono verso un comune fattore che è quello della ricostruzione di una storia famigliare iniziando dai ricordi giovanili, dai racconti dei genitori, dall’indagare diligente nelle carte e nella storia del passato, dal rovistare in soffitta alla ricerca di qualche lettera, di qualche vecchia e sbiadita fotografia. Per ricostruire la storia della loro famiglia e, indirettamente, dell’Istria e di Pola. Romano ripercorre così il lungo cammino della sua storia personale, di quella di suo fratello Renato, più grande di lui, della sua famiglia e del popolo istriano, al quale sente di appartenere intimamente”.
Se mai la storia o gli storici hanno nascosto qualcosa, basta soltanto scriverne e parlarne per divenire essi stessi “storici” – se pur non accademici – che fanno la Storia; allora, qui, l’autore si inserisce nel filone noto come “letteratura dell’esodo” aperto da Fulvio Tomizza e trattato da Nelida Milani Kruljac, Ester Barlessi e Anna Maria Mori. La storia, anche quella che correntemente è detta “minore”, minore non è, ma completa quella “principale”.
Racconta l’autore del libro, di essere tornato a Pola, dopo averla lasciata con la sua famiglia, all’età di sei anni, decenni dopo, riuscendo cosi a riscoprire le sue radici, e grazie alla consistenza documentazione raccolta da suo fratello, purtroppo morto anni dopo aver lasciato la stessa Pola. Di aver voluto “Raccontare la sua vita, la sua esperienza con fatica, arrivano sino in fondo, alla pubblicazione del libro; lui esule come circa 150.000 altri esuli”.
La moglie dell’autore, Nina Bosich, ha concluso l’incontro raccontando, ricordi e riflessioni familiari, dicendo che Romano ha trovato la forza di dire: “Sono istriano di Pola”, come ha raccontato nel libro: “Non capivo: parole reali che la storia nasconde”, lo stesso ha spiegato che il titolo contiene nel sottotitolo l’esplicazione, del contenuto e dell’intento della scrittura; non una racconto che vada contro o voglia svelare qualcosa che gli storici ignorano, ma per storia intende il livello personale del suo racconto, la voce di una persona di uno che ha vissuto personalmente i fatti accaduti allora che lo hanno costretto ad essere esule. Lo stesso Riccardo Siracusa, a proposito, rileva che il libro è un racconto doloroso, un dolore personale e drammatico, cogliendo l’essenza e l’intento di lenire tale dolore.
Un individuo, costretto nell’infanzia a lasciare il suo Paese è come esprime la frase “deracine, senza radici”, coniata da un gruppo di scrittori e poeti del XIX secolo, principalmente francesi, in questo contesto esclusivamente, il sentirsi senza radici per aver dovuto abbandonare i luoghi dell’infanzia, per approdare si in un paese democratico, ma dove si trova l’incognita di quello da dover ricostruire, per iniziare una nuova vita, avendo comunque perso prematuramente il contato con le proprie radici, istriane.
Lo scrittore Filippo Licata, scrive del libro: “Mancanza. Così chiamerei il saggio in forma di diario di Romano Bosich, nato in quell’Istria italiana che non c’è più. È un sentimento amaro quello che emerge dalle pagine, a volte intimo, che seppur collocato in un periodo ben preciso del tempo e dello spazio, sembra perderne tutti i connotati storici. Sul pelo dell’acqua come ninfea galleggia una  assenza che accomuna tutti coloro che hanno vissuto nell’infanzia  in un luogo che adesso è custodito nei ricordi idealizzati, mitizzati, esaltati a volte oltre il reale di un adulto che ha visto quel mondo con occhi di ragazzo. La distanza, in apparenza solo cronologica, sembra aver proseguito ad alimentare quei volti, quelle sensazioni,  quei legami quotidiani ma così non è stato.  In realtà ì ricordi non trovano più i necessari riscontri nel reale, e tra le mura ora diventate estranee soffia un vento freddo. Neanche il sentirsi a casa camminando tra la gente e per quelle strade è sopravvissuto. Nulla lo è più lo stesso, nulla può essere più visto col medesimo sguardo giovanile ma si è costretti a capire, a svegliarsi dal sogno che ostinatamente si voleva proseguire a fare. Nonostante tutto rimangono indelebili quelle immagini oniriche e dolcemente adolescenziali che certamente non possono e non vogliono fare ricorso alla storia per trovarne origini, cause e colpevoli. Tratti forti, esperienze vivide, sguardi presenti alimentano tuttavia un velo di nostalgia, un intimo vuoto che sopravanza  il ricordo luminoso e vitale di quei tempi passati. Ora, tirate le somme, anche il cuore deve arrendersi all’assenza provata dall’umanità, di popoli lontani e diversi ma tutti accomunati dal medesimo destino dell’abbandono. Cacciati sono stati gli arabi di Sicilia e gli Italiani d’Istria e che in quest’Isola hanno un luogo forse dell’anima, un crocevia. Qui qualcuno ha trovato forse una nuova appartenenza, chi nuovi equilibri, chi li sta ancora cercando: certamente tutti hanno tentato o tentano ancora di capire cosa è vivere”.
Santi Licata

Erano accusati di aver picchiato un sorvegliato, assolti carabinieri

I giudici della corte d’appello di Palermo presieduti da Mario Conte, (a latere Luisa Anna Cattina e Riccardo Trombetta) hanno assolto, perché il fatto non sussiste, due carabinieri, Cristian Filardo e Antonino Morinello, accusati, durante il proprio turno di servizio radiomobile nella notte del 25 gennaio 2016, di avere picchiato un sorvegliato speciale, Aldo Salvatore Ciancimino. I due militari erano stati condannati in primo grado dal Tribunale di Termini Imerese, in composizione monocratica (giudice dott.ssa Erina Cirincione) a 3 anni e un mese di reclusione, oltre ai risarcimento dovuti alla parte civile costituita. I due imputati in servizio alla compagnia di Misilmeri, nell’effettuare erano chiamati a rispondere di lesione aggravate nei confronti di un uomo che avrebbero colpito con svariati pugni, di avergli perforato il timpano e di averlo minacciato di portarlo in carcere criminale di Barcellona Pozzo di Gotto e di ammazzarlo a bastonate. I due carabinieri avrebbero nascosto nelle proprie relazioni di servizio di riferire quanto realmente accaduto durante il controllo eseguito e accusato con calunnia lo stesso indagato di aver pronunciato minacce di morte nei confronti di uno dei due militari. Le difese degli imputati,  l’avv. Salvatore Sansone (nella foto) difensore di fiducia di Antonio Mariniello e gli avv.ti Fabio Ferrara e Nicola Salzano per Cristian Filardo, hanno sostenuto l assoluta inattendibilità dell’accusa della pretesa parte offesa all’epoca dei fatti sottoposta alla  misura della vigilanza speciale per condotte connesse ad un suo grave deficit psichiatrico consistente in paranoia delirante, manie di persecuzione con forte avversione ai carabinieri nonché all’Autorità costituita. “Siamo soddisfatti dell’esito del nostro lavoro – dicono gli avvocati – diretto a ristabilire la verità su una vicenda che ha gravemente provato due carabinieri che hanno operato sempre con diligenza e rispetto della legge. Attendiamo la motivazione della sentenza per comprendere quanto la nostra difesa abbia  trovato riscontro nel ragionamento assolutorio  della Corte di Appello”.

Palermo, disarticolato il vertice della famiglia mafiosa di corso Calatafimi

I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, alle prime luci dell’alba di oggi, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 3 persone (2 delle quali ristrette in carcere e 1 sottoposta agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso ed estorsioni aggravate, consumate e tentate, commesse avvalendosi del metodo mafioso e al fine di agevolare l’attività mafiosa.

Il provvedimento restrittivo scaturisce dalle indagini condotte, nel periodo 2021/2023, su delega della D.D.A. di Palermo guidata dal Procuratore dott. Maurizio De Lucia, i cui esiti hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario, sostanzialmente accolto nella suindicata ordinanza cautelare, in ordine all’appartenenza a cosa nostra dei membri della famiglia mafiosa di Corso Calatafimi, inserita nel mandamento di “Pagliarelli”, nonché di documentarne la piena operatività sotto il profilo del controllo mafioso del territorio, esercitato principalmente mediante una costante pressione estorsiva nei confronti dei commercianti della zona di Corso Calatafimi.

Secondo gli investigatori le risultanze delle indagini, che nel gennaio 2023 hanno già portato all’arresto di 7 persone per i medesimi titoli di reato (Operazione convenzionalmente denominata “Roccaforte”, condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo), consentirebbero di individuare il nuovo reggente della famiglia mafiosa di Corso Calatafimi a seguito del vuoto di potere lasciato dal precedente, tratto in arresto nel luglio 2020, nonché di documentare le presunte responsabilità dei singoli associati di cui lo stesso si avvaleva per perseguire gli scopi dell’associazione.

Dalle investigazioni è emerso il ricorso sistematico, da parte del sodalizio, all’attività estorsiva – sotto forma di “pizzo”, che si intensificava con l’approssimarsi delle festività natalizie e pasquali – nei confronti dei commercianti della zona di Corso Calatafimi, finalizzata all’alimentazione delle casse dell’associazione e al mantenimento degli uomini d’onore detenuti e delle loro famiglie, quale espressione del più ampio obbligo di mutua assistenza fra i consociati.

La famiglia mafiosa ha dimostrato di saper esercitare un costante controllo del territorio, monitorando capillarmente gli esercizi commerciali ivi insistenti, individuando per tempo quelli di nuova apertura ed avvicinando i relativi proprietari ancor prima dell’avvio dell’attività, costringendoli sin da subito a “mettersi a posto” e ricorrendo ad esplicite minacce nei casi in cui gli stessi mostrassero di non voler sottostare prontamente alle richieste estorsive.

L’operazione di oggi restituisce un quadro in linea con le più recenti acquisizioni investigative, ovvero quello di una cosa nostra affatto rassegnata a soccombere, che mantiene invece una piena operatività e che, anzi, è capace non solo di incutere generico timore nelle vittime ma anche di avvalersi della forza fisica quale forma estrema di controllo del territorio, come nel caso di un giovane picchiato selvaggiamente in pieno giorno con una mazza di legno poiché ritenuto colpevole di infedeltà nei confronti della moglie.

Montemaggiore Belsito, le Tavolate di San Giuseppe del 19 marzo

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La tradizione di celebrare San Giuseppe sposo di Maria (19 marzo) e lavoratore (1° maggio) risale probabilmente a secoli fa a Montemaggiore Belsito. Numerose famiglie per un voto fatto al Patriarca San Giuseppe, preparavano pranzi con le prelibatezze della cucina tradizionale, invitando i bambini e i ragazzi (da cui la denominazione: ‘i virginiedddi) e poi gli adulti in seconda battuta. Oggi questa tradizione è continuata, nella giornata del 19 marzo, organizzata e curata dalla Pro Loco, e, poi, in forma più larga e ampia in Piazza Roma, con lunghe tavole imbandite a cui possono sedere tutti, grazie all’impegno del “Comitato di San Giuseppe”.
Quindi, la tradizione prosegue anche quest’anno nella ricorrenza di marzo, in Via Felice Giovannangelo, nei pressi della sede della Pro Loco di Montemaggiore Belsito.
Le feste di San Giuseppe non sono le stesse in tutta la Sicilia. La sola cosa che hanno in comune è la presenza del pane benedetto che in certi paesi si distribuisce al popolo senza la presenza dei santi, virgineddi. Lo stesso nome del banchetto cambia da realtà a realtà (tavulata, mensa, tavula). Ma qualunque sia il suo nome, il banchetto è generalmente preparato per iniziativa di privati che hanno fatto un voto. Ogni altare è decorato con spighe di grano, mirto, alloro, agrumi e piccoli pani dalle più svariate forme.
Le mense di San Giuseppe sono state assimilate all’agape cristiana, «cioè al pasto comunitario che i primi cristiani compivano per ricordare l’Ultima Cena». La tesi è almeno discutibile: «Nell’agape il cibo si sostanzia nel corpo di Dio e i fedeli nel consumarlo entrano con esso in comunione. Nelle mense di San Giuseppe, di contro, emerge una concezione del rapporto uomo-dio più arcaico, poiché i personaggi raffiguranti la Sacra Famiglia che sono invitati a mangiare consumano i cibi proprio perché essi sono la divinità e mostrano il loro gradimento rispetto all’offerta fatta in cambio di una grazia. In Sicilia, dunque, l’uso d’imbandire mense alla Sacra Famiglia sottende ancora oggi una rappresentazione molto antropomorfica della divinità e richiama non l’idea de sacrificio del dio, piuttosto quella del sacrificio al dio». Si è, insomma, in presenza di un rito d’origine pre-misterica con chiare connotazioni agrario-ctonie.
A Montemaggiore Belsito già molti mesi prima delle date, in cui si festeggia, si cominciano a confezionare alcuni cibi da disporre nella lunga tavola: per ogni voto bisogna eseguire tre grandi ciambelle di pasta, dette cucciddati, di circa sette o otto chili ciascuna, destinate ai tre poveri che rappresentano Gesù, Giuseppe e Maria.
Le sfincie e la “ghiotta” sono pietanze che affondano le loro radici nella tradizione culinaria montemaggiorese e nello specifico delle tavolate dei “virgineddi” allestite in occasione dei festeggiamenti di san Giuseppe e che ricordano, come detto, le mense per i poveri che devoti del patriarca allestivano per i meno abbienti due volte l’anno: il 19 marzo e il 1° maggio.
Le sfincie a base di uova e farina, o a base di farina e patate quelli meno raffinati, sono preparati riferendosi a ricette antiche e tradizionali.
La “ghiotta” per intenderci è una pietanza che somiglia alla “caponata siciliana”, ma la “ghiotta” è preparata con una procedura più elaborata e contiene tipicamente molti più ingredienti. Dietro la preparazione c’è una maestria in cucina e di procedure manuali molto specifiche perché la produzione richiede tempi lunghi e anticipati perché si possa sfornare la squisita pietanza.
Santi Licata

Sicilia, Campagna antincendio anticipata al 15 maggio. Si concluderà il 31 ottobre

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La campagna antincendio in Sicilia partirà il 15 maggio e si concluderà il 31 ottobre. Lo stabilisce un decreto dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Elena Pagana, che ne anticipa per la prima a volta a maggio l’avvio, estendendo a cinque mesi e mezzo il periodo in cui è operativa la macchina di contrasto ai roghi boschivi.

La decisione di iniziare il 15 maggio è stata presa in considerazione degli eventi incendiari di straordinaria violenza che si sono verificati nel 2023 e dell’andamento climatico che vede la Sicilia alle prese con una gravissima condizione di siccità.

«È un ulteriore tassello – ha sottolineato il presidente della Regione, Renato Schifani – di una programmazione che ci possa consentire di avere uomini e mezzi disponibili in un periodo più ampio. Una necessità legata ai cambiamenti climatici a causa dei quali, purtroppo, la stagione degli incendi boschivi si allunga di anno in anno. Non vogliamo farci trovare impreparati, per cui stiamo mettendo in campo misure che servono ad avere una capacità di intervento più efficiente e coordinata di tutte le forze disponibili. Abbiamo, infatti, il dovere di dare sicurezza ai cittadini e alle attività agricole e produttive. In quest’ottica, abbiamo già aggiudicato la gara per il noleggio di 10 elicotteri leggeri e a breve dovrebbe concludersi anche quella per i mezzi pesanti. Nel frattempo, va avanti anche il progetto di una “control room” regionale unica per le emergenze, che metta insieme Protezione civile e Corpo forestale, anche con l’utilizzo di sistemi all’avanguardia per il monitoraggio del territorio nella logica della prevenzione».

«L’anno scorso – sottolinea l’assessore Pagana – abbiamo avviato la campagna antincendio i primi giorni di giugno, in anticipo rispetto alle altre regioni. Quest’anno, insieme con il presidente Schifani, abbiamo programmato di partire ancora prima. Con i cambiamenti climatici in atto, sempre più evidenti, il concetto di stagionalità è largamente superato ed è necessario che la complessa macchina dell’antincendio boschivo regionale sia pronta il prima possibile».

“Occhi” e “Fori passanti” negli ipogei della Grande Architettura

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Chi spaccerebbe per bigotteria la propria eredità di preziosa gioielleria familiare? Questa riflessione, che potrebbe apparire scontata o banale, va fatta ad alta voce per ripensare e mettere nel “cassetto giusto” i nostri ipogei di Grande Architettura Clandestina (G.A.C.), sulla “Via della Thòlos”.

E’ necessario-urgente scoprir-si “nuovi occhi” per ri-guardare l’Antico che c’è attorno a noi. Altra scelta non abbiamo per aprirci il varco d’uscita dalla triste minorità culturale, che percepiamo dalle nostre parti confusamente come destino che ci è capitato in sorte, senza saperne spiegare il perché; che è anche di fatto radice del sottosviluppo socio-economico.

Senza tante altre parole proviamo perciò a ri-guardare il nostro Paesaggio Culturale proprio a partire dal “punto di vista” di questi ultramillenari e silenti “strani occhi o fori passanti”; che pure qualcosa avranno da dirci in “prospettiva estetica”, cioè della percezione conoscitiva profonda e sottile che avviene attraverso i nostri sensi.

Per il semplice fatto che qualcuno ci ha dedicato testa tempo e materiale per farli, in contesti di ridotto o nullo “scopo pratico”, affidandoli alla semplice apparente o marginale “decorazione”, essi ci pongono “domande silenti” a cui abbiamo il dovere di dare qualche brandello di risposta dotata di un minimo di senso compiuto. Magari dalle “risposte” che sapremo darne nel “labirinto dei significati” ne verrà fuori il “filo di Arianna” del Mito/Realtà che portò in salvo quell’Eroe Culturale/Teseo. Nell’ipotesi peggiore, del nulla di fatto con risposta a somma zero, ci ritroveremo magari “più colti”; in quella migliore avremo dato il nostro contributo per l’avanzamento di saperi ed occasioni utile “anche” allo sviluppo.

Ri-guardiamoci con questa prospettiva quindi alcune “immagini che ci guardano”.

Fig. 1 – “Occhi/rope holes/fori passanti” alla Gurfa di Alia, dalla terza stanza del livello superiore ma il sito, come tutti gli altri coevi in Sicilia, è pieno di queste strutture ad incasso. E’ uno dei tanti “Occhi” con foro passante e cristallizzazioni di bruciatura catramosa, definito da Silvana Braida “rope holes” e messo in relazione diretta con analoghi “fori passanti” presenti negli ipogei di Hal Saflieni a Malta, che sono più antichi della Piramide di Cheope.

Figg. 2 e 3 – “Occhi/testa taurina” (Età del Rame) e “Occhi” da protome taurina ad altorilievo da un vaso  di stile Sant’Angelo Muxaro-Polizzello (Età del Ferro). Reperti in mostra al Museo Archeologico Regionale “F. e L. Landolina” di Marianopoli.

Questi altri “Occhi” antichissimi, che presentiamo alla riflessione, servono  per approdi al “linguaggio sottile dell’altrove”: sono dunque più che “decorazioni” o “reperti architettonici”, ma veri e propri “frammenti di insegnamenti sconosciuti” di importanza simbolica ed archeologica, da non trascurare, che possono orientare per l’attribuzione.

Fig. 4 – Betilo/menhir alla Gurfa, incassato in roccia con “Occhi”. E’ alto circa m.1,80 ed è posto a sinistra, parete esterna, dell’ingresso piano terra alla “stanza a tenda”/Cripta funeraria dinastica”, usata fino a tempi recentissimi come ricovero per animali e stalla.

Fig. 5 – “Occhi” sulla linea di accesso agli Ipogei della Gurfa, di fronte alla vasca triangolare a destra, con immediatamente sopra la tomba a thòlos censita da F. Tomasello in “Tombe a thòlos della Sicilia Centro-Meridionale”. Si notano chiaramente in sommità i sesti di una antica ed originaria scala di accesso esterna ai livelli superiori degli Ipogei.

Carmelo Montagna