Erano accusati di aver picchiato un sorvegliato, assolti carabinieri

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I giudici della corte d’appello di Palermo presieduti da Mario Conte, (a latere Luisa Anna Cattina e Riccardo Trombetta) hanno assolto, perché il fatto non sussiste, due carabinieri, Cristian Filardo e Antonino Morinello, accusati, durante il proprio turno di servizio radiomobile nella notte del 25 gennaio 2016, di avere picchiato un sorvegliato speciale, Aldo Salvatore Ciancimino. I due militari erano stati condannati in primo grado dal Tribunale di Termini Imerese, in composizione monocratica (giudice dott.ssa Erina Cirincione) a 3 anni e un mese di reclusione, oltre ai risarcimento dovuti alla parte civile costituita. I due imputati in servizio alla compagnia di Misilmeri, nell’effettuare erano chiamati a rispondere di lesione aggravate nei confronti di un uomo che avrebbero colpito con svariati pugni, di avergli perforato il timpano e di averlo minacciato di portarlo in carcere criminale di Barcellona Pozzo di Gotto e di ammazzarlo a bastonate. I due carabinieri avrebbero nascosto nelle proprie relazioni di servizio di riferire quanto realmente accaduto durante il controllo eseguito e accusato con calunnia lo stesso indagato di aver pronunciato minacce di morte nei confronti di uno dei due militari. Le difese degli imputati,  l’avv. Salvatore Sansone (nella foto) difensore di fiducia di Antonio Mariniello e gli avv.ti Fabio Ferrara e Nicola Salzano per Cristian Filardo, hanno sostenuto l assoluta inattendibilità dell’accusa della pretesa parte offesa all’epoca dei fatti sottoposta alla  misura della vigilanza speciale per condotte connesse ad un suo grave deficit psichiatrico consistente in paranoia delirante, manie di persecuzione con forte avversione ai carabinieri nonché all’Autorità costituita. “Siamo soddisfatti dell’esito del nostro lavoro – dicono gli avvocati – diretto a ristabilire la verità su una vicenda che ha gravemente provato due carabinieri che hanno operato sempre con diligenza e rispetto della legge. Attendiamo la motivazione della sentenza per comprendere quanto la nostra difesa abbia  trovato riscontro nel ragionamento assolutorio  della Corte di Appello”.