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Deputato nazionale Davide Faraone visita l’Ospedale di Petralia Sottana

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Dopo un anno esatto dalla precedente visita presso l’Ospedale di Petralia Sottana, quando il deputato nazionale Davide Faraone aveva incontrato anche i comitati civici che si battevano per il nosocomio madonita e che aveva sortito una sua interrogazione parlamentare al Ministro della Salute, l’onorevole, che è anche coordinatore regionale di Italia Viva, è tornato sabato scorso all’ospedale Madonna dell’alto per verificare lo stato dell’arte del centro più importante della sanità madonita.

Accompagnato dal consigliere comunale di Gangi Giandomenico Lo Pizzo, Faraone ha incontrato i vertici del presidio ospedaliero e ha visitato, assieme alla dirigente sanitaria dott.ssa Francesca Caracci, l’ospedale di comunità nell’ala rinnovata della struttura.

Durante l’incontro con la dott.ssa Caracci è stato fatto il punto sulla situazione attuale dell’Ospedale e sulle prospettive future di crescita sia in termini di posti letto che di qualità dei servizi offerti.

La dottoressa Caracci ha, inoltre, fugato le preoccupazioni espresse su un paventato indebolimento del Pipp (punto primo intervento pediatrico) e del pronto soccorso e ne ha assicurato il futuro.

“Sento di ringraziare la dott.ssa Caracci per l’accoglienza ricevuta e per l’entusiasmo che ha manifestato nel raccontarci i progetti futuri per l’Ospedale. Abbiamo lasciato questa struttura un anno fa in una situazione di grande preoccupazione per i cittadini madoniti, oggi, seppure ci siano cose ancora da migliorare e rafforzare, la situazione sembra certamente in una condizione di maggiore serenità per i madoniti rispetto ai mesi scorsi. – così dichiara Faraone – Continueremo, chiaramente, a lavorare avanzando nostre proposte per migliorare le condizioni degli ospedali siciliani in piena sinergia con i territori, le comunità, le loro amministrazioni e il personale sanitario”.

Cefalù, al via i lavori di riqualificazione dell’ultimo tratto del lungomare

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Sono iniziati i lavori di completamento della riqualificazione del lungomare di Cefalù.

Gli interventi interessano le pavimentazioni dei marciapiedi, il restauro delle balaustre e la sostituzione delle ringhiere in ferro.

La gara di appalto, per un importo dei lavori di 1,3 milioni di euro,  si è conclusa con l’aggiudicazione all’impresa Costruzioni Maria SS. dei Miracoli di Mussomeli.

Le somme sono state stanziate dall’amministrazione comunale, così come quelle per la prima tranche dei lavori già eseguiti.

“Continuiamo ad investire le risorse comunali – ha affermato il sindaco Daniele Tumminello – per il miglioramento della città, portando avanti i lavori di manutenzione straordinaria programmati. Le opere sul lungomare, una volta ultimati, miglioreranno la fruibilità di una delle passeggiate più belle di Cefalù”.

Palermo, si parla dell’Architettura nella Sicilia orientale al Corso di Storia dell’Arte sul Cinquecento

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Si terrà giovedì 31 ottobre 2024 alle ore 16,30 la lezione del Corso di Storia dell’Arte sul Cinquecento in Sicilia promosso da BCsicilia, in collaborazione con la Chiesa Anglicana e l’Università Popolare. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia, si terrà la conferenza dal titolo “L’Architettura nella Sicilia orientale”. La relazione sarà tenuta Armando Antista, Ricercatore di Storia dell’Architettura presso l’Università di Palermo. E’ possibile seguire la lezione in presenza presso la Chiesa anglicana in via Roma, 469 a Palermo, oppure in Live streaming. Domenica 3 novembre è prevista la visita guidata a Mirto e Frazzanò.

Tema:  L’architettura nella Sicilia Orientale è stata più volte soggetta a terremoti che hanno alterato la nostra percezione del patrimonio antecedente il XVIII secolo, cancellando anche buona parte di quanto costruito durante il Cinquecento. Tuttavia, a partire dalle tracce superstiti – talvolta assai significative – e dalle testimonianze documentarie e letterarie, e procedendo attraverso confronti con il resto dell’Isola, è possibile ristabilire un quadro sorprendente, per quanto spesso lacunoso.

Relatore: Armando Antista è ricercatore di Storia dell’Architettura presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo, dove ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia dell’Architettura nel 2017 con una tesi sull’architettura di età moderna a Malta. I suoi interessi scientifici spaziano dalla committenza dell’Ordine Gerosolimitano all’evoluzione delle tecnologie costruttive e dei linguaggi architettonici tra XVI e XVIII secolo. E’ autore della monografia “Costruire la frontiera. L’architettura a Malta tra XVI e XVII secolo”, pubblicata a Palermo, Edizioni Caracol, 2022.

Le successioni lezioni del Corso riguarderanno: Tessuti e ricami; La scultura nella Sicilia occidentale e centrale; La scultura nella Sicilia orientale. Previste visite guidate a Mirto, Frazzanò, Nicosia, Calascibetta, Napoli. Alla fine del Corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Per informazioni ed iscrizioni: BCsicilia, Via Giovanni Raffaele, 7 – Palermo. Tel. 346.8241076 – Email: [email protected]. Facebook: BCsicilia.

Nella foto: Comiso, Cappella Naselli nella chiesa di San Francesco all’Immacolata.

Termini Imerese, eletto il nuovo Direttivo del Circolo Stesicoro

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Eletto il nuovo Direttivo del Circolo Stesicoro di Termini Imerese. Presidente dello storico sodalizio di Corso Umberto e Margherita sarà Silvana Cipolla. La nuova Deputazione sarà composta da Ignazio Pusateri, Vice presidente, Maria Concetta D’Asaro, Segretaria, Giuseppe Grimaldi, Tesoriere, Marcello Cavarretta, Deputato per l’interno e per i giochi, Vincenzo Di Stefano, Deputato per le feste ed intrattenimenti, Adriana Maria Cangiamila, Deputato per la cultura ed iniziative esterne.

 

Caràcoli: le pittoresche gole del Monte S. Calogero di Termini Imerese

La contrada Caràcoli è nota soprattutto per la stazione di servizio dell’autostrada Palermo-Catania (A19), tra gli svincoli di Termini Imerese e Buonfornello.

Si tratta di un toponimo storico, relativo ad una contrada campestre che designa un pianoro, elevato tra una sessantina ed un centinaio di metri sul livello del mare, ubicato nel settore centro-orientale del territorio di Termini, a ridosso delle pendici settentrionali del Monte San Calogero (1326 m s.l.m., la più alta vetta dei Monti di Termini Imerese) e prospiciente sul mar Tirreno. Il pianoro, dal punto di vista geomorfologico non è altro che un lembo di un’ampia superficie terrazzata di origine marina, come attestano i relativi depositi conglomeratici e sabbioso-conglomeratici, prodotta dagli effetti combinati dell’interazione fra le oscillazioni glacio-eustatiche del livello del mare durante il Pleistocene medio, ed il sollevamento tettonico regionale a lungo termine (cfr. M. Agate, L. Basilone, C. Di Maggio, A. Contino, S. Pierini, R. Catalano, Quaternary marine and continental unconformity bounded stratigraphic units of the NW Sicily coastal belt, Journal of Maps, vol. 13 (2), pp. 425-437).

Il toponimo Caràcoli è ben documentato sin dal Quattrocento, nelle fonti archivistiche e, nello specifico, nei rogiti notarili, redatti essenzialmente in lingua latina, dove appare menzionato soprattutto in relazione ai vigneti presenti nella contrada, particolarmente ricercati. Attestazioni si riscontrano soprattutto nei rogiti degli anni 80’ del Quattrocento di notar Antonio De Michele di Termini (cfr. Archivio di Stato di Palermo, Sezione di Termini Imerese, fondo notai defunti, notai di Termini Imerese, atti di notar Antonio De Michele, registro, anno indizionale 1484-1485, vol. 12848). In tali rogiti, nonché in quelli successivi, la forma storica del toponimo è attestata generalmente nel caso genitivo plurale: «Contrata Caraculorum», che quindi va opportunamente tradotta in «Contrada dei Caràcoli». Ciò trova puntuale riscontro, innanzitutto nella versione siciliana orale del toponimo: «I Caràculi» o «Li Caràculi», nonché «Vaḍḍuni ri Caràculi». Tale grafia è attestata ancora nel primo Ottocento in un’opera del poligrafo termitano Baldassare Romano Palmisano (1794 – 1857), studioso particolarmente attento anche agli aspetti toponomastici. Infatti, il Romano nel suo saggio sull’acquedotto Cornelio di Termini Imerese, edito nel 1827, menziona «la contrada de’ Caracoli» (cfr. B. Romano, Saggio sopra alcuni antichi avanzi recentemente scoperti e sulle rovine dell’acquidotto Cornelio in Termini, presso Filippo Solli, Palermo 1827, 74 pp., in particolare, p. 41). Ancora nel Dicembre dell’anno 1866, il naturalista termitano Saverio Ciofalo Geraci (1848-1925), in suo pionieristico studio sulla topografia del Termitano, rammenta la contrada «dei Caracoli» (cfr. S. Ciofalo, Topografia di Termini-Imerese e suoi dintorni, Stamperia di Rosario Perino, 1868, 60 pp., in particolare, p. 16).

La versione del toponimo attualmente codificata nelle fonti cartografiche ufficiali, risale alla nascita della cartografia unitaria tardo-ottocentesca, edita dall’Istituto Geografico Militare di Firenze (cfr. Carta topografica d’Italia alla scala 1:25000, Tavoletta Monte S. Calogero 259 I NO, varie edizioni, dove la contrada è designata Caràcoli). In tal modo il toponimo si è definitivamente ed irrimediabilmente cristallizzato in «Caràcoli» con la perdita delle altre forme attestate dalle fonti documentarie più antiche che, invece, almeno sino da oggi, sopravvivono ancora nella toponimia “parlata” e, che auspichiamo non vadano perdute, ma siano trasmesse alle generazioni future. Urge, infatti, salvaguardare e custodire questi preziosi beni culturali immateriali che sono i toponimi (e soprattutto i microtoponimi, dei quali non vi è generalmente traccia cartografica) dal concreto pericolo della loro rapida e inesorabile scomparsa dalla trasmissione orale, interrompendo l’avvicendarsi da una generazione all’altra, depauperando di questo incalcolabile patrimonio le comunità locali, venendo meno tale cospicuo patrimonio identitario.

Curiosamente, Giampiero Finocchiaro ha collegato l’origine del toponimo Caràcoli allo spagnolo Caracòl ‘lumaca’, ‘chiocciola’. Secondo Finocchiaro, «sarebbe rimasta «una traccia di elegante [?] memoria spagnola nel nome di una contrada nota ormai per una stazione di servizio: Caracoli. E caracoles, appunto, son dette le lumache nella lingua dei vecchi padroni» (cfr. G. Finocchiaro, Tornare ad Isnello, “Nuova Antologia”, vol. 604, 2001, pp. 341-347, in particolare, p. 341). La diversa accentazione tra il toponimo termitano ed il lemma spagnolo, invocato come origine della denominazione, induce a ritenere non plausibile tale chiave di lettura etimologica. Del resto non vi sono attestazioni di una particolare abbondanza di lumache nella nostra contrada termitana che possano giustificare il presunto etimo.

L’etimologia di questo toponimo, a nostro giudizio, invece, deriva dal greco bizantino charakion (χαρακιον) diminutivo (ma anche utilizzato come sinonimo) di charax (χάραξ, genitivo χάρακος) nella forma maschile con il significato di «sulcum», nel senso sia di ‘solco’, sia di ‘fossato’; «vallum» nel senso sia di ‘palo’, sia di ‘trincea’ (cfr. E. Maltby, A New and Complete Greek Gradus, Or, Poetical Lexicon of the Greek Language: With a Latin and English Translation, an English-Greek Vocabulary, and a Treatise on Some of the Principal Rules for Ascertaining the Quantity of Syllables and on the Most Popular Greek Metres, Longman, Brown, London 1850, 830 pp., in particolare, p. 716; J. Donnegan, A New Greek and English Lexicon: Principally on the Plan of the Greek and German Lexicon of Schneider, Carey, Lea & Blanchard, Philadelphia 1834, ad vocem; H. G. Liddell, R. Scott, A Greek–English Lexicon, Clarendon Press, Oxford 1940, ad vocem).

I due lemmi precedenti, a loro volta, derivano dal verbo greco charasso (χαράσσω) che significa generalmente ‘incido’, ‘taglio’ in solchi (cfr. R. S. P. Beekes, χαράσσω, in Etymological Dictionary of Greek, Leiden Indo-European Etymological Dictionary Series, 10, with the assistance of L. van Beek, Brill, Leiden-Boston 2010, pp. 1614-1615). Secondo alcuni filologi, charasso (χαράσσω) deriverebbe dalla radice proto-indoeuropea “ger-”, ‘raschiare’ o ‘graffiare’. Inoltre, questo verbo greco ha il medesimo significato di quello ebraico harash (חרש), ‘incidere’. Da charasso (χαράσσω), inoltre, deriva anche il sostantivo charádra (χᾰρᾰ́δρα) «torrente, torrente di montagna, gola, burrone, torrente che si taglia (χαράσσει) una via giù per il fianco di una montagna» (cfr. H. G. Liddell, R. Scott, A Greek–English Lexicon, cit., ad vocem).

In accordo con il linguista e filologo austriaco Leo Spitzer (Vienna, 7 Febbraio 1887 – Marina di Pietrasanta, 16 Settembre 1960), riteniamo che il lemma greco charàkion, sarebbe poi passato come prestito, non attestato da fonti documentarie, al latino *caracŭlum/characŭlum (cfr. L. Spitzer, Lexikalisches aus dem katalanischen und den übrigen iberomanischen Sprachen, Biblioteca dell’«Archivum Romanicum», serie II, Linguistica, vol. I, L. S. Olschki, Firenze 1921, 162 pp., in particolare, p. 36; Idem, A New Spanish Etymological Dictionary (Cont’d), “Modern Language Notes, John Hopkins Press, vol. LXXI, n. 4, Avril  1956, pp. 271-283, in particolare, p. 280; W. Meyer-Lübke, Romanisches etymologisches Wörterbuch, C. Winter Heidelberg 1911, ad vocem).

In definitiva, la contrada prendeva nome dal duplice Vallone dei Caràcoli, che trae origine dalla coppia di pittoresche e strette gole che ritagliano il versante settentrionale calcareo-dolomitico del Monte San Calogero. Un terzo impluvio torrentizio, ubicato più ad occidente che, come i precedenti, doveva originariamente solcare il ripiano terrazzato, invece, appare deviato (catturato), in conseguenza di processi erosivi, dal contiguo vallone Calcasacco (nella cartografia ufficiale erroneamente designato Valcasacco). Il solco vallivo del torrente decapitato è diventato un’effimera “valle morta”, sopraelevata rispetto al nuovo percorso, testimoniata anche dalla presenza di depositi torrentizi, disposti a ventaglio, ubicati allo sbocco nel pianoro.

L’assetto morfologico della dorsale di Monte San Calogero è caratterizzato da valli torrentizie ad andamento generalmente lineare che frequentemente appaiono incassate in gole. Ognuno di esse esibisce generalmente un unico canale di magra, intagliato direttamente nel substrato roccioso. Si tratta, pertanto, di alvei torrentizi in roccia, nella quale sono marcatamente incisi ed in grazia di ciò tendono ad essere molto persistenti nel tempo, con una bassa rapidità evolutiva ed un’elevata capacità conservativa delle caratteristiche forme vallive a “V”. Questi corsi d’acqua, in termini di portata sono di modesta entità, dal regime marcatamente torrentizio e, quindi, stagionale, ma che in occasione di eventi meteo-climatici di una certa entità, possono ingrossarsi sino a divenire anche minacciosi nei confronti delle attività e delle strutture di origine antropica. Il regime idrologico, infatti, è francamente legato alla stagione piovosa, ma anche alla nascita di nevai temporanei, la cui fusione fornisce un’ulteriore aliquota alle acque di ruscellamento, originando portate soprattutto primaverili. Nella stagione estiva, invece, le portate tendono decisamente ad azzerarsi. Occorre però puntualizzare che in tale stagione possono verificarsi improvvisi e talvolta violenti fenomeni temporaleschi in quota, di tipo convettivo-orografico, che possono fungere da innesco a delle colate detritiche molto repentine e pericolose per il loro possibile impatto su eventuali infrastrutture poste a valle.

Il rilievo geomorfologico da noi effettuato, soprattutto attraverso l’analisi di foto aeree e satellitari, permette di distinguere nel decorso di questi due torrenti tre tratti caratterizzati da gradienti topografici marcatamente differenti. Nel primo tratto, francamente montano e ad elevata acclività, si osservano due canaloni ad andamento circa N-S, intagliati nel versante settentrionale del Monte San Calogero, profondamente incisi nella roccia lapidea, rappresentata da carbonati mesozoici che costituiscono l’ossatura del rilievo, superando un dislivello topografico dell’ordine di un migliaio di metri. Il loro andamento planimetrico appare chiaramente legato a dei lineamenti tettonici (faglie estensionali e/o trastensive) che hanno dato origine a zone di fratturazione nella roccia carbonatica, più erodibili, esercitando in tal modo un marcato controllo strutturale sul decorso dei valloni. Essi si dipartono dalla cima del rilievo sino a sboccare nel pianoro, dove hanno depositato il materiale che avevano in carico, in conseguenza del rallentamento e dell’espansione improvvisa della corrente, a causa della brusca diminuzione della pendenza topografica e per il venir meno del confinamento laterale, formando un caratteristico ed ampio ventaglio. Allo sbocco del canalone occidentale, infatti, è presente un vasto conoide composito di origine mista. Utilizziamo la dicitura “misto” perché i materiali detritici accumulati, sono legati non solo al trasporto solido da veloci apporti torrentizi, ma anche all’azione di eventi parossistici di trasporto in massa a carattere impulsivo (debris flows) nonché, in alcune circostanze, di correnti a comportamento “ibrido”, i cosiddetti deflussi iper-concentrati (hyperconcentrated flows). Invece, allo sbocco del canalone orientale si osserva appena un blando conoide.

Nel secondo tratto, di attraversamento del pianoro, in un contesto di acclività molto bassa, il decorso dei due torrenti appare francamente molto sfumato e poco visibile, anche a causa dell’attività antropica plurimillenaria.

Nel terzo tratto, invece, i due torrenti sono nuovamente ben riconoscibili, anche per la presenza di una fitta vegetazione ripariale. Essi decorrono affiancati e dovendo superare un dislivello di una cinquantina di metri, esibiscono un profilo francamente a “V”, fortemente inciso non solo nei depositi marini del pianoro terrazzato, ma anche nei sottostanti livelli argillosi. Il loro andamento, pur essendo blandamente tortuoso, si dispone sempre lungo una direzione media N-S, cosa che induce, anche in questo caso, a sospettare l’esistenza di un controllo tettonico. I due torrenti si ricongiungono poco prima del sottopasso ferroviario della strada vicinale delle Chianche, oltre il quale sfociavano un tempo in mare. La realizzazione della litoranea (Viale Targa Florio) ha purtroppo profondamente alterato il tratto terminale del torrente, incrementando i fattori di pericolosità idraulica a causa di scelte di pianificazione territoriale poco oculate.

Soprattutto nei secoli XV e XVI, il progressivo sviluppo della coltivazione della canna da zucchero, specialmente nella piana di Buonfornello, determinò un incremento notevole dell’impatto antropico, affiancandosi alle preesistenti attività agro-silvo-pastorali. La produzione della canna da zucchero richiedeva enormi quantità di legna e ne fecero le spese proprio i Monti di Termini Imerese e, in particolare, la vasta area boscata della dorsale di Monte San Calogero che si spingeva sino agli immediati dintorni di Caccamo [cfr. A. Contino, Aqua Himerae. Idrografia antica ed attuale dell’area urbana e del territorio di Termini Imerese (Sicilia centro-settentrionale), Giambra editori, Terme Vigliatore, Messina, 2019, 300 pp.].

I maggiori rilievi, pertanto, rimasero in gran parte privi del loro manto boschivo e gli effetti nefasti di ciò non tardarono a farsi sentire nei secoli successivi.

Già a partire dalla metà dell’Ottocento, l’area d’indagine venne funestata da eventi alluvionali e dall’attivazione di intensi e vistosi processi di erosione lineare, con conseguente approfondimento degli alvei torrentizi, in special modo nei tratti impostati su substrati argillosi, particolarmente soggetti agli effetti dei processi erosionali. Il restringimento delle sezioni di deflusso, prodotto dall’incisione, inoltre fu responsabile dell’attivazione di processi di erosione verticale e laterale delle sponde torrentizie. A ciò si aggiungeva il progressivo depauperamento della copertura erbacea ed arbustiva. Emblematica, a tal proposito, appare una deliberazione, emanata dalla giunta municipale del comune di Termini Imerese, in data 22 Luglio 1872, da noi rintracciata e qui segnalata per la prima volta. In tale provvedimento, la giunta municipale, poneva giustamente l’accento sulla mancanza di un’adeguata copertura arborea alla base del versante settentrionali del Monte San Calogero e sui danni prodotti in passato da eventi piovosi estremi: nelle aree topograficamente soggiacenti «considerando i danni che la parte ubertosa dell’agro termitano risente dei frequenti alluvioni che si formano nelle dette terre a pendio, in modo che alcuni fertili tenimenti, i quali vi si mostrano, sono ridotti in condizioni di perfetta nudità, solcati da profondi burroni ove per il passato non esistevano che umili rigagnoli – mentre a uguali pericoli trovansi esposti il tronco ferroviario da Termini alla contrada Tonnarella, nonché lo stradale provinciale [attuale strada statale “Settentrionale Sicula” n. 113] che di sovente è stato colmato con rottura di argini e di ponti». La giunta, in maniera unanime, deliberò «di chiedersi al Governo un sussidio e mandar copia al Ministero d’Agricoltura Industrie e Commercio» della detta deliberazione che, in definitiva, chiedeva la realizzazione di urgenti opere di rimboschimento (cfr. Rinsaldamento delle terre a pendio della Montagna di S. Calogero, in Deliberazioni della Giunta Municipale di Termini Imerese, vol. 3, 1872-1876, ms. Biblioteca comunale Liciniana di Termini Imerese, ai segni DGM 3, pp. 45-46).

Negli anni 70’ del XX secolo, la realizzazione di un ampio tratto in trincea dell’autostrada Palermo-Catania e della stazione di servizio “Caràcoli”, ha comportato sbancamenti e conseguenti cospicui accumuli di materiali di risulta, ha stravolto del tutto l’assetto idrografico dell’area, determinando una cesura tra i tratti torrentizi a monte e quelli a valle dell’opera.

Tornando alle due pittoresche gole che anno dato origine alla denominazione Contrada dei Caràcoli, esse rappresentano non solo delle forme del paesaggio geologico, che caratterizzano il territorio di Termini Imerese, ma anche degli esempi spettacolari di geopatrimoni e di geotoponimi, quanto mai dimenticati, che contribuiscono a connotare nettamente il paesaggio termitano.

Questa nostra ricerca rappresenta un ulteriore esempio emblematico dei poliedrici aspetti geoturistici del Termitano. Quest’ultimo, infatti, mostra una cospicua varietà di potenziali geositi, elementi di elevato pregio scientifico, paesaggistico ed ambientale, che attendono ancora di ricevere una giusta valorizzazione, essendo una risorsa in grado di dare nutrimento a nuove forme di crescita socio-economica e socio-culturale, specialmente dal punto di vista geoconservativo e geoturistico. Pertanto, riteniamo che i canaloni del Monte San Calogero andrebbero opportunamente valorizzati essendo una risorsa non solo geologica in senso stretto, ma anche linguistica, attraverso il geotoponimo Caràcoli. Dal punto di vista geologico-geomorfologico sono dei veri e propri “monumenti naturali” nell’ambito del geoturismo, una forma di turismo “sostenibile”, orientato verso gli aspetti culturali e di conoscenza/coscienza del territorio.

Anche questa nostra indagine vuole fare opera di informazione e sensibilizzazione nei confronti dei nostri cittadini, delle autorità competenti e, non ultimi, degli amatori delle “bellezze” naturali, molte delle quali sinora pressoché dimenticate o misconosciute. Si tratta di valori estetici e scientifici che abbiamo il dovere inderogabile di curare, monitorare, valorizzare, anche allo scopo di trasmetterle alle prossime generazioni. Appositi percorsi geologico-paesaggistici, potrebbero essere opportunamente individuati al fine di poter permettere una fruizione di questi esempi di geodiversità, cioè della varietà e della diversità delle rocce, delle loro forme e dei processi in ambito geologico-geomorfologico, che le hanno generate e plasmate alla scala dei tempi geologici. Tali itinerari geologici potrebbero essere di supporto anche all’attività didattica e seminariale rivolta ai discenti di scuole d’ogni ordine e grado, in modo da fornire loro gli strumenti di base, indispensabili per acquisire ed affinare nel tempo la capacità di lettura in chiave geologica del paesaggio e della sua decodificazione secondo gli approcci ed i metodi propri delle Scienze della Terra. L’elevata variabilità morfologica, infatti, è legata in maniera stringente alla lunga ed affascinante storia geologica che ha plasmato i Monti di Termini Imerese-Trabia, originando un’ampia varietà di peculiarità geologiche, alcune delle quali ignote anche agli stessi addetti ai lavori. Del resto, manca ancora una sia pur minima impostazione culturale geologica “di massa”, nonostante l’attività di diversi valenti divulgatori scientifici che operano nell’ambito dei mass-media. Purtroppo, stenta a diffondersi una cultura veramente consapevole della grande valenza del territorio, nello specifico Termitano e, in particolare, dei suoi beni storici e naturali.

Il caso di studio rappresentato dai Caracoli, appare emblematico di come il territorio di Termini Imerese, esibisca una notevole e peculiare ricchezza geotoponomastica, che si coniuga con la sua notevole e peculiare geodiversità; aspetti questi, già messi in luce dagli scriventi in contributi precedenti (cfr. P. Bova, A. Contino, I “Pilèri”: sculture naturali rupestri nel territorio di Termini Imerese, “Esperonews”, 30 Gennaio 2023, on-line in questa testata giornalistica). Tale ricchezza geotoponomastica e geodiversità (che indubbiamente è peculiare dell’intero comprensorio Termini Imerese-Cefalù-Madonie), esibisce elevate valenze scientifiche, turistiche, naturali ed estetiche. Tutto ciò testimonia le cospicue ed ancora sottostimate potenzialità geoturistiche di tale ambito territoriale siciliano, che potrebbero richiamare frotte di geoturisti, attirati da tale cospicuo patrimonio sia geotoponomastico, sia geologico e, nella fattispecie, geomorfologico.

Questa nostra ricerca geotoponomastica e geologico-geomorfologica è stata realizzata applicando proficuamente il nostro ormai ben collaudato approccio intradisciplinare, interdisciplinare e multidisciplinare. Si è operato, infatti, attraverso un complesso lavoro di screening critico del corpus delle fonti archivistiche, cartografiche e orali disponibili, coniugato con peculiari osservazioni geologico-geomorfologiche da fotointerpretazione e da sopralluoghi sul campo.

Concludendo, ci preme sottolineare che il 6 ottobre 2024 è stata la Giornata internazionale della Geodiversità, centrata sul tema “Conservare il passato, sostenere il futuro”. La giornata, infatti è stata l’occasione per focalizzare, non solo sul geopatrimonio, che se non è opportunamente protetto e valorizzato rischia di essere distrutto, ma anche sul ruolo che la geodiversità dovrà assumere nel quadro di una corretta futura pianificazione ambientale. In tale giornata, la Direttrice generale dell’United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO), Audrey Azoulay, ha invitato tutti noi a “vedere paesaggi familiari con occhi nuovi”. In questo nostro studio, iniziato nel 2020, già allora avevamo cominciato a “guardare” il paesaggio termitano in una nuova “luce” e ciò ci ha consentito di arrivare alla “scoperta” dei Caràcoli, gole quotidianamente ben visibili sotto i nostri occhi, ma la cui storia era rimasta sinora invisibile, assieme alla  loro importanza geologico-geomorfologica e geolinguistica.

Patrizia Bova e Antonio Contino

Ringraziamenti: vogliamo palesare la nostra più sincera gratitudine, per l’essenziale supporto logistico nelle nostre ricerche e per la consueta disponibilità, al direttore ed al personale dell’Archivio di Stato di Palermo – sezione di Termini Imerese e della biblioteca comunale Liciniana di Termini Imerese.

Incidente sul lavoro a Termini Imerese, morto operaio di 44 anni

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Ennesimo incidente sul lavoro.

La cronaca

Un 44enne, Nicasio Moncada, di Sciara, è morto in contrada Canne Masche in territorio di Termini Imerese.

Stava eseguendo dei lavori di bonifica in un terreno, pare di sua proprietà, quando un traliccio è caduto finendo su un escavatore che stava utilizzando.

Il traliccio è finito sulla cabina e per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Sono intervenuti i sanitari del 118 che lo hanno soccorso e tentato di rianimare ed i vigili del fuoco che lo hanno estratto dal mezzo. I carabinieri indagano per ricostruire cosa sia successo.

Il cordoglio

“In questa giornata, – si legge in una nota del Comune a firma del Sindaco Di Liberto e dell’Amministrazione Comunale – giunge a noi la triste notizia della scomparsa del nostro caro concittadino Nicasio Moncada. Ancora una volta non ci sono parole per manifestare il dolore di un’intera comunità come la nostra per l’ennesimo incidente sul lavoro a danno di un padre di famiglia, di un grande lavoratore. L’Amministrazione Comunale tutta esprime il proprio cordoglio alla famiglia”.

Un ragazzo buono, un gran lavoratore, lascia la moglie e un figlio.

Alle famiglie va il cordoglio della redazione di Esperonews.

Roccapalumba ricorda il beato Pino Puglisi ucciso dalla mafia

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L’Associazione di Promozione sociale “Ohana” di Roccapalumba in collaborazione con la parrocchia SS Pietro e Paolo domenica 27 ottobre commemora la figura del beato Giuseppe Puglisi. La sua vita, il suo impegno, il suo coraggio e il suo martirio rimangono un esempio per tutti, per i laici come per i consacrati, per i credenti come  per gli atei, per i giovani e per i meno giovani.

Il programma prevede alle ore 18,00 la celebrazione eucaristica in memoria del beato martire nella chiesa Madonna della Luce, alle ore 19,00 fiaccolata preceduta dalla bandiera della pace, condotta in corteo dai ragazzi, e la sosta davanti al grande murale in memoria del beato Giuseppe Puglisi, commissionato dall’associazione Ohana e realizzato  lo scorso anno dal pittore calatino Salvatore Ligama, grazie anche alla disponibilità dei coniugi Cirrincione-D’Amico. “Il dipinto – afferma il neo presidente dell’Associazione Rosa Maria Lo Faso – vuole essere il nostro piccolo contributo alla memoria di questo grande sacerdote vittima di mafia, che ha senza dubbio incarnato il messaggio evangelico. Abbiamo voluto fortemente che venisse ritratto da giovane, quando appena ordinato presbitero venne mandato nei primi anni ’60 a Roccapalumba per coadiuvare il compianto arciprete Filippo Riili”.

Padre Giuseppe Puglisi ha speso tutta la vita dedicandosi ad educare i giovani alla legalità e al diritto, contro la diabolica  cultura mafiosa e la povertà. Presbitero, insegnante ma soprattutto educatore, cercò di portare il cambiamento ed il seme della legalità in un luogo profondamente segnato dalla criminalità organizzata: Brancaccio, uno dei più degradati quartieri periferici di Palermo dove la mafia aveva conquistato il proprio potere con il sangue, l’arroganza, la crudeltà e la  violenza approfittando della miseria e dell’ignoranza. Ricordiamo che il beato Giuseppe Puglisi viene trucidato davanti la propria abitazione la sera del 15 settembre del 1993, nel giorno del suo 56° compleanno perché “toglieva i giovani alla mafia”.

Anche quest’anno dopo aver fatto memoria delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, con l’evento “In memoria di Paolo e Giovanni”, l’Associazione Ohana vuole ricordare il barbaro assassinio del beato Giuseppe Puglisi, vittima della crudeltà mafiosa, sacerdote e martire della fede. Un impegno che rientra tra le finalità statutarie, volto alla promozione  della cultura della legalità per la crescita civile del territorio. Anche quest’anno l’associazione ha voluto celebrarne la memoria, perché il suo esempio di uomo coraggioso e di sacerdote autentico possa rinnovare in tutti l’amore per la giustizia, la libertà, la fede; possa far sbocciare lo spirito di sacrificio, la carità verso il fratello, verso il prossimo; che questa sua preziosa eredità  possa essere accolta e condivisa per produrre veramente buoni frutti.

Cerda: Giunta comunale destina 36mila euro al potenziamento dei servizi sociali

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La Giunta comunale di Cerda ha deliberato un investimento di 36.822,91 euro, provenienti dal Fondo di solidarietà comunale, per il potenziamento dei servizi sociali del territorio. Lo comunica l’amministrazione guidata dal sindaco Salvo Geraci, specificando come tali risorse saranno distribuite per rispondere alle esigenze della comunità.

Nel dettaglio, 14.000 euro saranno destinati al servizio di assistenza all’autonomia e alla comunicazione per gli alunni con disabilità della scuola dell’obbligo, con l’obiettivo di garantire supporto agli studenti nelle attività quotidiane e didattiche. Inoltre, 12.000 euro verranno impiegati per rimborsare le spese di trasporto verso centri riabilitativi convenzionati per persone con disabilità, venendo così incontro a numerose famiglie. A queste iniziative si aggiungono 1.800 euro destinati all’assistenza economica per le famiglie bisognose e 9.022,91 euro per percorsi di integrazione e di educazione all’invecchiamento attivo, attraverso gite, escursioni e partecipazione a eventi culturali.

“Abbiamo voluto così – spiega l’assessore ai Servizi Sociali, Giuseppe Amodeo – implementare diversi servizi sociali ai quali teniamo particolarmente. I fondi vengono direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze”.

L’amministrazione di Cerda ribadisce così il suo impegno per il territorio, sostenendo attivamente le fasce più fragili della popolazione e promuovendo servizi inclusivi per una migliore qualità della vita.

Salvina Cimino

Termini Imerese, solidarietà per Giuseppe: appello della Caffetteria 28 dopo il furto del motorino

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Termini Imerese. La comunità si mobilita per aiutare Giuseppe, collaboratore della Caffetteria 28, dopo che il motorino che gli era stato donato è stato rubato.

La storia, resa nota tramite il profilo social della titolare della caffetteria, ha commosso i cittadini

Giuseppe, da due anni parte integrante del team della Caffetteria 28, aveva ricevuto il motorino in regalo dai colleghi e dalla titolare Paola Parisi per semplificare il suo tragitto quotidiano.

Saliva ogni mattina a piedi dalla zona di Termini bassa per raggiungere il suo posto di lavoro, e quel piccolo veicolo rappresentava per lui non solo un mezzo di trasporto, ma anche un simbolo di affetto e di stima da parte di chi ogni giorno condivide con lui l’impegno lavorativo. Ma non è tutto: Giuseppe utilizza il motorino anche per sbrigare commissioni fondamentali per sé e per la sua compagna in dolce attesa, e quel mezzo era l’unico strumento che gli permettesse di fare fronte alle esigenze quotidiane della sua vita familiare.

“Chi lavora in Caffetteria 28 lavora in una grande famiglia – scrive la titolare – e se il motorino l’avete rubato a lui, sappiate che l’avete rubato a tutti. Era il frutto del nostro affetto e della nostra stima per Giuseppe.” Le parole, condivise con un forte appello per il ritorno del mezzo, chiedono a chiunque sia responsabile di “capire che avete rubato il motorino più sbagliato che potevate rubare per pochi euro. Vi preghiamo di restituirlo.”

La Caffetteria 28, conosciuta per l’atmosfera accogliente e per i rapporti solidali tra titolare e dipendenti, si è trasformata in un punto di riferimento non solo per chi cerca un buon caffè, ma anche per chi apprezza il senso di comunità e di famiglia. La speranza è che l’appello lanciato possa toccare il cuore del responsabile, e che il motorino di Giuseppe possa presto fare ritorno a chi ne ha più bisogno.

In tanti stanno condividendo il messaggio sui social, unendosi alla richiesta della Caffetteria 28.

Salvina Cimino