Franz Anton Mesmer nacque il 23 maggio del 1734 ad Iznang, un paesino appartenente alla parrocchia di Weiler, nell’alta Svevia. Il padre era una guardia forestale del principe‑vescovo di Costanza. Dopo essersi diplomato in diritto e in teologia, si iscrisse alla facoltà medica di Vienna, laureandosi in filosofia e medicina, il 27 maggio 1766.
Era un periodo di grandi fermenti culturali: in tutta Europa, dall’avvento dell’Illuminismo, la corrente di pensiero filosofica che enfatizzava il ruolo e l’importanza della ragione, della scienza e dell’intelletto nell’agire umano. Nel 1751 Diderot e D’alembert, insieme ad un nutrito stuolo di collaboratori, avevano pubblicato il primo volume dell’Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, che nel 1772, completatosi col suo ventottesimo volume, corredati da 11 tavole e 60 000 voci, avrebbe costituto una monumentale opera che avrebbe poi diffuso, mediante varie traduzioni, il pensiero illuminista non solo in Francia, ma nell’Europa tutta. Intorno al 1760, quindi, la filosofia della ragione e il primato della scienza che ne conseguiva, dominavano la cultura europea.
Eppure Mesmer scelse una tesi di laurea insolita dal titolo De planetarum influxu; in essa egli sosteneva che esiste in natura un fluido sottile (peraltro all’origine dell’attrazione universale) che caratterizza ed influenza tutti i corpi, riempiendo l’intero universo ed agendo anche sull’organismo e particolarmente sul sistema nervoso. Questo fluido non era dimostrabile scientificamente, ma era nondimeno ubiquitariamente diffuso: esso emanava anche dai pianeti e queste emanazioni condizionavano lo stato di salute e di malattia degli esseri viventi. La sua importanza per la medicina era quindi fondamentale. Se ne poteva infatti dedurre che ogni malattia fosse causata dalla alterazione di questo fluido che, con tecniche appropriate era possibile riequilibrare. In quel momento storico suscitava molta attenzione e curiosità la scoperta del magnetismo. Mesmer, in base all’ipotesi che aveva formulato, era ovviamente particolarmente sensibile alla possibile applicazione terapeutica delle calamite, che sembravano possedere copiosamente quel fluido universale che ogni terapia doveva mirare a riequilibrare. Sin dall’antichità, d’altra parte, scienziati e pensatori avevano ipotizzato l’esistenza di un ‘fluido magnetico’ e le sue possibile applicazioni “cliniche”. Aezio d’Amida, nel VI secolo d.C. sostenne che l’applicazione della calamita faceva cessare i dolori della podagra; Paracelso utilizzava anch’egli la calamita in terapia. Nel 1608 venne addirittura pubblicato una specie di trattato di ‘magnetoterapia’, il De la cure magnetique des plaies, di Rudolf Gockel, le cui teorie vennero poi sostenute da Van Helmont, autore a sua volta di un altro trattato sulla cura magnetica delle malattie. Un medico di Gottinga, Friedrich Wilhelm Klaerich, utilizzava la calamita per curare le odontalgie e Hollman e Abraham Gott Helf Kastner descrissero addirittura degli “effetti collaterali” della terapia, consistenti nell’insorgenza di dolore, formicolio e sudorazione nella zona di applicazione della calamita. Nel 1774 Mesmer ebbe notizia da un astronomo viennese, l’abate Massimiliano Hell, gesuita, che questi era riuscito a curare mediante l’applicazione di una calamita una donna che soffriva di un disturbo cardiaco; come se non bastasse, Hell pretendeva di aver guarito se stesso; egli soffriva da anni di un reuma, ed era riuscito a guarire solo con questo mezzo. Mesmer sembra che sia rimasto interessatissimo da questo nuovo sistema “terapeutico” e che abbia cominciato ad occuparsene, consigliando nel contempo ad alcuni colleghi di fare lo stesso. Ben presto i risultati cominciarono ad evidenziarsi: un matematico viennese, Bauer, gli comunicò di aver guarito una donna da un fastidioso disturbo agli occhi, e un politico ‑ il consigliere Osterwald ‑ da una paralisi; altri risultati positivi gli furono comunicati da altri medici. Mesmer si convinse che era possibile produrre delle guarigioni per mezzo del magnetismo. Non necessariamente, si doveva trattare del magnetismo specifico della calamita. Nel corso della sua pratica clinica, Mesmer si era infatti accorto che le calamite potevano essere anche inefficaci se utilizzate da alcune persone, e altamente terapeutiche se utilizzate da altri. Il che implicava che la forza magnetica terapeutica non risiedeva tanto nell’oggetto (la calamita) quanto nella persona. Evidentemente esistevano persone dotate di un ‘magnetismo animale’, ed era questo ad essere terapeutico. Da questa intuizione, Mesmer derivò un metodo di cura particolarmente pittoresco. Una delle più belle ed esaustive descrizioni della prassi terapeutica utilizzata da Mesmer si ritrova in una scritto del 1848, pubblicato cioè quando il medico tedesco era morto da soli trentatré anni:
“Avea Mesmer adottato il sistema dei poli a tenore di quelli della calamita; ei collocava gli ammalati nella direzione dei poli nord e sud, prima di toccarli; in seguito si valse di una verga d’acciaio, di ferro o di vetro per aumentar la sua azione magnetica. Più tardi stabilì un serbatoio o tinozza magnetica, entro a cui metteva acqua, ferro, vetro e piante amare: tutte cose che Mesmer magnetizzava le une dopo le altre. In seguito ei stabiliva la tinozza in mezzo ad un’ampia sala, era essa chiusa da un coperchio munito d’un certo numero di fori, dai quali uscivano altrettante barre di ferro mobili e fornite di gomiti o piegature. gli ammalati venivano disposti intorno alla tinozza, ed aveva ciascuno la sua barra, la quale, per mezzo del gomito che presentava, poteva venir direttamente applicata sulla parte inferma. Una fune avvoltolata intorno al loro corpo, li univa gli uni cogli altri; talvolta formarvisi una seconda catena facendo comunicar fra essi gli ammalati per mezzo delle mani. Era collocato un pianoforte in un canto della sala, e vi si eseguivano parecchie sonate di svariato movimento, aggiungendosi anche qualche volta della musica vocale. Tutti coloro che magnetizzavano tenevano in mano una verga di ferro lunga circa un piede, che consideratasi il conduttore del fluido magnetico; aveva essa pure la proprietà di concentrare questo fluido nella sua punta, e render con ciò più possenti le sue emanazioni. Il suono, nel sistema mesmeriano, era pur esso conduttore del magnetismo, e per comunicarlo al pianoforte bastava avvicinarvi la verga. La corda onde erano cinti gli infermi, del pari che la catena delle mani, era destinata ad aumentare l’intensità della magnetizzazione. L’azione del fluido magnetico, in siffatto modo diretta, produsse, siccome vuolsi, effetti sorprendenti: alcuni ammalati risentirono crisi di nervi; altri grande sollievo nei loro mali. Mesmer credeva che le crisi fossero necessarie per produrre la guarigione, ma dopo che il magnetismo fu più conosciuto, cercò di evitarle o scemarle, e si semplificò pure la maniera di applicarlo”. (La descrizione delle sedute “mesmeriche” che riportiamo è tratta da una Enciclopedia Italiana della prima metà dell’Ottocento: “Magnetismo animale”, voce della Enciclopedia Italiana, vol. VIII, parte II, pagg. 8-86, Venezia, 1848, Stabilimento Tipografico di Girolamo Tasso tipografo editore).
Le crisi di cui si parla nella descrizione precedente erano in realtà delle vere e proprie crisi isteriche, commiste a stati di sonno ipnotico e di letargia. Erano, ovviamente, un prodotto della suggestione, incrementata, non sappiamo quanto volontariamente, dallo stesso Mesmer che, dopo avere magnetizzato le sue tinozze, toccava i pazienti con una bacchetta metallica, li sfiorava con le dita, parlava con loro. E questo bastava a scatenare le “crisi mesmeriche”. Le cure di Mesmer trovarono entusiastici sostenitori, ma anche dei formidabili detrattori. Man mano che le sue teorie e le sue tecniche si diffondevano per l’Europa, aumentavano le proteste dei medici e le critiche degli scienziati. Mesmer non sembra che avesse comunque un buon carattere. Ebbe una questione con padre Hell sulla priorità della scoperta del magnetismo. Poi prese in cura una ragazza, Paradis, isterica ed affetta anche da una forma di cecità di presumibile natura nevrotica. Mesmer riuscì, almeno in parte a guarirla. Paradis era una brillante musicista, che godeva dell’amicizia personale dell’Imperatrice. Il medico di corte Stoerk e l’oftalmologo Wenzel – autorità indiscusse nel proprio campo – non credettero alle affermazioni di Mesmer. Ne nacque una polemica dai toni particolarmente accesi, e poiché la polemica coinvolgeva personaggi di tutto rispetto, Mesmer fu praticamente costretto, nel 1778, ad abbandonare Vienna. Si recò allora a Parigi, città assai più liberale, aperta, disponibile alle novità. Ambizioso, sino alla presunzione, e assolutamente deciso ad ottenere il successo a qualunque costo, Mesmer trovò a Parigi un ambiente ideale. E a Parigi divenne in pochi anni celeberrimo, considerato da folle di pazienti un guaritore dagli eccezionali poteri. In realtà Mesmer cercava non solo il successo professionale, ma anche il riconoscimento scientifico. Anzi, è presumibile che, subito dopo essere arrivato a Parigi, il suo prioritario obiettivo fosse stato quello di ingraziarsi il prestigioso ambiente scientifico parigino. Lo dimostra il fatto che, già nel 1779, l’anno successivo il suo arrivo, pubblicò una Memoria sulla scoperta del magnetismo animale palesemente indirizzata al mondo della scienza. Fu un ‘fiasco’ clamoroso. Nessuno dei membri dell’accademia delle scienze (tranne Deslon, che divenne un suo seguace) volle prestar fede alle sue affermazioni.
Deslon fu condannato da una Commissione della Facoltà di Medicina. Mesmer ne fu profondamente deluso e si dedicò interamente alle sue pratiche terapeutiche, disdegnando il consenso dell’ortodossia scientifica. Di certo, le pratiche di Mesmer destarono un notevole scalpore, tanto da indurre persino il re di Francia a nominare, il 12 marzo nel 1784 un’altra Commissione scientifica col compito d’indagare sulle pretese terapeutiche di Mesmer: era composta da quattro medici e da cinque membri dell’accademia delle scienze. Si trattava del fior fiore degli scienziati francesi dell’epoca. Furono infatti designati a far parte della commissione i medici Guillotin, Majault, Sallin e Darcet; l’astronomo Bailly, i fisici Lavoisier, Franklin, Bory e Leroi, membri dell’Accademia delle Scienze. La commissione doveva studiare direttamente le pratiche del magnetismo. Mesmer rifiutò di farsi ‘studiare’ dagli scienziati francesi. Egli voleva una accettazione incondizionata, senza alcun controllo scientifici. Accettò invece il suo allievo Deslon. Bailly fu l’estensore della relazione finale, quella resa pubblica, che esprimeva un giudizio categoricamente negativo: il magnetismo animale era un semplice espediente suggestivo, e non produceva nessuna effettiva guarigione, a parte le convinzioni dei pazienti sull’efficacia della terapia da loro stessi intrapresa.
“… accertato che il fluido magnetico non può essere avvertito da alcuno dei nostri sensi, che non ebbe alcun effetto sui membri della commissione, e nemmeno sui pazienti che vi si sottoposero, avendo constatato che il tocco e la pressione provocano cambiamenti di rado favorevoli all’economica del corpo umano e disturbi sempre nocivi all’immaginazione, avendo finalmente dimostrato con esperienze decisive che l’immaginazione senza il magnetismo produce convulsioni e che il magnetismo senza l’immaginazione non produce alcunché, hanno concluso all’unanimità, riguardo alla questione dell’esistenza e utilità del fluido magnetico animale, che un fluido del genere non esiste e perciò non può essere utile, che gli effetti violenti riscontrati nei trattamenti pubblici sono provocati dalla sensibilità, dall’immaginazione e dall’opera dello stimolo che, dobbiamo ammetterlo contro la nostra stessa volontà, è il solo fattore che ci abbia impressionati . Nello stesso tempo si sentono di aggiungere la seguente osservazione, che ritengono importante: il fatto di toccare i pazienti e l’eccitamento ripetuto dell’immaginazione allo scopo di provocare la crisi può essere dannoso; lo spettacolo della crisi è ugualmente pericoloso, a causa dell’imitazione, di cui la natura, così parrebbe, ha fatto una legge. Perciò, qualsiasi trattamento pubblico a base di magnetismo può solo avere alla lunga risultati molto dannosi”.
La relazione finale di Bailly fu pubblicata in ventimila copie (una cifra assolutamente esorbitante per quell’epoca) e fu diffusa in tutta l’Europa. Assai meno pubblicità fu invece fatta ad una relazione ‘minoritaria’ (per così dire) di un membro della commissione, Jussieu, che si era dichiarato favorevole all’efficacia del magnetismo animale. Le obiezioni mosse al trattamento mesmerico appaiono più che ragionevoli, oltre che, ovviamente, corrette. Si può obiettare che andavano forse meglio valutate le implicazioni mediche e psicologiche del mesmerismo, ma allora i dati a disposizione non consentivano altre conclusioni se non quelle esposte dalla commissione francese. Oltretutto, gli scienziati che ne facevano parte erano di grandissimo prestigio: Lavoisier era già un chimico notissimo, i cui contributi avrebbero modificato l’assetto teorico della chimica. Bailly era uno scienziato che godeva di grande credito, non solo per le sue conoscenze, ma anche per il suo grande impegno sociale e politico. Guillotin era famoso, e lo sarebbe diventato ancora di più per avere inventato lo strumento per la decapitazione che divenne un po’ il drammatico simbolo della rivoluzione francese. Benjamin Franklin era uno studioso di grande prestigio, e anche lui sarebbe passato alla storia e per le sue invenzioni, e per la sua passione politica. Insomma, non si trattava proprio degli ultimi arrivati, e dobbiamo ammettere che le loro considerazioni sul trattamento mesmerico era perfettamente aderenti alla realtà scientifica dell’epoca.
Non tenevano certamente in considerazione le complesse elaborazioni teoriche di Mesmer, ma in questo avevano perfettamente ragione: ciò che è passato alla storia della scienza non sono state le elucubrazioni del medico austriaco, destituite già allora d’ogni fondamento, bensì i fenomeni empirici che la sua tecnica produceva. Inoltre, Mesmer era, sembra, un gran saccente, ben poco disposto a collaborare con chiunque non fosse già convinto che lui era assolutamente nel vero. Ancora, il fatto di tenere ‘dimostrazioni pubbliche’ di magnetismo animale, non giovava sicuramente al prestigio delle tecniche inventate da Mesmer. Insomma, gli attacchi contro il magnetismo animale si moltiplicavano. Qualcuno in qualche modo difese le sue ragioni (per esempio lo stesso Francklin), ma era chiaro che il soggiorno a Parigi si era fatto particolarmente difficile. Mesmer decise pertanto di abbandonare la Francia, (dove già peraltro si preparava la Rivoluzione). (Fra le vittime della Rivoluzione vi furono Lavoisier e l’astronomo Bailly, Sindaco di Parigi, entrambi membri della Commissione che aveva condannato i metodi terapeutici di Mesmer. Un aneddoto vuole che Mesmer tornasse a Parigi proprio il giorno dell’esecuzione di Bailly e che, vedendolo passare sulla carretta dei condannati alla ghigliottina, si scoprisse riverenzialmente il capo).
Si recò prima in Inghilterra e poi in Svizzera, paese nel quale ebbe una buona accoglienza, trovò allievi come l’abate Lavater (il cui principale soggetto sembrava essere la moglie isterica). Nel 1799 pubblicò un’altra opera nella quale esponeva la sua teoria sul “magnetismo animale”. Anche questa volta il suo lavoro fu accolto dagli uomini di scienza con una indifferenza assoluta: Mesmer era ormai considerato un ciarlatano. Morì il 5 marzo del 1815, quasi dimenticato, a Meersburg.
E’ difficile stabilire quanto vi fosse di obiettivo nei severi giudizi scientifici espressi sulle teorie di Mesmer dagli scienziati a lui contemporanei, a parte ovviamente le commissioni che si limitarono alla semplice valutazione dei fatti. Bisogna tener conto che, almeno in parte, molti giudizi sul mesmerismo poterono essere dettati da invidia, da pressioni politiche e forse anche dall’esigenza di limitare gli effetti “’pubblici” di una terapia che entusiasmava gli animi, e riempiva di pazienti i gabinetti dei mesmerizzatori. Inoltre, la medicina di quell’epoca era sicuramente conservatrice, e aderiva assai più ai pregiudizi che ai fatti.
D’altra parte, Mesmer ebbe anche molti seguaci entusiasti. Uno dei più celebri fu il marchese di Puysègur che raccolse gli insegnamenti di Mesmer, applicandoli in maniera piuttosto disinvolta. Egli ‘operava’ nel suo castello di Buzancy curando un gran numero di ammalati; tanti che, a quanto pare, a un certo momento decise che non poteva sottoporsi ad un superlavoro, ne tantomeno prendere degli assistenti. Escogitò allora una trovata di stampo sicuramente manageriale. Magnetizzò un gigantesco olmo della sua proprietà, assicurando ai suoi sbalorditi contadini che stringendosi all’albero avrebbero ottenuto gli stessi effetti ottenibili con una magnetizzazione diretta. E sembra che la trovata abbia sortito un certo effetto, visto che intorno all’albero‑calamita si arrivavano a raggruppare sino a 130 persone! Puysegur apparteneva, d’altronde, ad una famiglia che aveva un vero ‘talento magnetico’: un suo fratello, ufficiale di marina, Chastenet de Puysegur, aveva ‘magnetizzato’ la sua nave, sulla quale ogni cosa, dalle sartie, alle vele, agli alberi, fungeva da magnetizzatore; e l’altro fratello del marchese, il conte Maxime de Puysegur, ufficiale del reggimento di Linguadoca, aveva guarito colleghi e subalterni, tanto da divenire una celebrità.
Il marchese de Puysegur, comunque, sembra sia stato davvero un innovatore in questo campo. Se infatti è vero che Mesmer scoprì il magnetismo animale, de Puysegur scoprì un particolare aspetto di questa tecnica, che avrebbe tramandato ai posteri il mesmerismo: la trance ipnotica. Mesmer, infatti, non sappiamo se avesse davvero scoperto che, nel corso dei suoi esperimenti magnetici, alcuni pazienti entrassero in uno stato catalettico. Se lo scoprì, non lo rese mai noto. Puysegur, invece, ne fece notizia di pubblico dominio. Il primo caso documentato di sonnambulismo magnetico avvenne infatti nelle sue tenute. Il marchese stava curando un suo giovane contadino, il ventitreenne Victor Rass, che era affetto da un’imprecisata malattia polmonare. Normalmente i pazienti o restavano così com’erano prima del trattamento, o presentavano una “crisi” che, secondo i magnetizzatori, era segno sicuro di un benefico effetto del fluido. Quella volta avvenne tutto il contrario, e il giovane Victor letteralmente si addormentò tra le sue braccia, assolutamente inconsapevole che il suo nome sarebbe stato ricordato dai posteri come quello del primo soggetto che era entrato in epoca moderna in una trance ipnotica. Puysegur fu, comunque, autore di pregevoli contributi sul mesmerismo, in particolare per ciò che riguardava l’aspetto clinico di questa tecnica.
Agli inizi dell’Ottocento non tutti gli uomini di scienza erano convinti che Mesmer fosse un ciarlatano, e questo prima ancora che gli storici moderni della scienza gli attribuissero legittimamente il merito di avere scoperto i fenomeni di suggestione ipnotica. Certo, per lungo tempo l’opera di Mesmer fu del tutto ignorata, e le sue pratiche considerate semplici espedienti da ciarlatani. Questo non dipendeva tanto da quello che Mesmer e i suoi seguaci facevano o non facevano, dicevano o non dicevano, quanto dal pregiudizio medico dell’epoca: la medicina si occupava solo di cose tangibili, visibili, rilevabili attraverso i sensi. Tutto ciò che prescindeva da questa sfera ( e quindi tutto ciò che afferiva alla sfera dello psicologico) non esisteva. ora, era chiaro che nel mesmerismo non vi fosse l’intervento di qualche misteriosa forma di energia, bensì un fenomeno di suggestione psicologica. Ma proprio perché questo afferiva a sfere della reale che la medicina non prendeva nemmeno in considerazione, esse non esistevano.
Nel monumentale Dictionnaire des Sciences Medicales, (sessanta volumi redatti tra il 1812 e il 1820 da un gruppo di autorevoli medici e chirurghi francesi) si parla di mesmerismo sotto la voce libertinage; e i primi medici che decisero di accostarsi con obiettività ai fenomeni ‘mesmerici’, osservandoli direttamente e valutando l’opportunità di una loro utilizzazione pratica in medicina, furono apertamente contestati e derisi.
Bisognò aspettare che, intorno al 1840, un chirurgo inglese, James Braid, desse un crisma di attendibilità scientifica ai fenomeni scoperti da Mesmer e dai suoi seguaci. Braid introdusse il nuovo termine di ‘ipnosi’ per definire quei fenomeni, e ne studiò attentamente le caratteristiche. Una sua opera del 1843 può essere considerata l’atto ufficiale di ingresso dell’ipnosi nella storia della medicina moderna.
Nel 1860, ad occuparsi di ipnotismo fu un medico di campagna francese, A. Liebeault, che fondò a Nancy una clinica nella quale curava le malattie mentali con il sonno ipnotico. Nel 1882 lo andò a trovare Hyppolith Bernheim. Qualche anno prima, nel 1878, un neurologo francese, Charcot, aveva, cominciato ad utilizzare, (del tutto indipendentemente da Liebeault) nell’ospedale della Salpetriere, a Parigi, l’ipnosi come metodo di cura per le malattie mentali. L’ipnosi era entrata ormai di diritto nella teoria e nella pratica psichiatrica. Il nuovo metodo di cura delle malattie mentali avrebbe suscitato l’interesse di Sigmund Freud, allora giovane ed anonimo neurologo viennese, che attraverso l’ipnosi ‑ prima studiata con Berhneim, poi con Charcot ‑ avrebbe iniziato osservazioni cliniche che lo avrebbero poi portato alla fondazione della psicoanalisi. Non a caso Mesmer fa parte, di diritto, della storia della psichiatria.
Giovanni Iannuzzo