Archeoastronomia. Una mappa del cielo in un Riparo preistorico di Centuripe? Una scoperta sensazionale e non solo per la Sicilia

0
511

Per mie ricerche sul capitolo dimenticato di Storia dell’architettura megalitica in Sicilia, ancora tutto da scrivere, mi imbattei tempo fa anche nel cosiddetto “Riparo Cassataro” di Centuripe, in provincia di Enna.

Ne feci una cartella con i testi di riferimento pubblicati da ricercatori del luogo ed archeologi. Non ebbi più il tempo di occuparmene con l’attenzione dovuta che merita; tempo che adesso è arrivato.
Giovanni Cirasa, dal formidabile fiuto “sensitivo” per la preistoria, ricercatore indipendente appassionato di megaliti ed infaticabile indagatore di “archeologia fatta a piedi”, ha segnalato nei giorni scorsi anche alla mia modesta attenzione alcune sue recenti “scoperte”, fra le quali la incredibile quantità di “coincidenze” che ha potuto notare a conclusione di sue perlustrazioni almeno triennali sul sito del “Riparo Cassataro”.
Siccome si tratta di argomentazioni preliminari di grandissima importanza, che se confermate aprono una pagina totalmente nuova in Sicilia, di rilievo mediterraneo per il megalitismo, la pittura, le incisioni e l’archeoastronomia del Neolitico, è necessario ed urgente cominciare a parlarne a livello divulgativo.
In primo luogo per attivare la tutela adeguata a salvaguardia del sito e poi anche per la sua conoscenza e valorizzazione. Sarà cura successivamente dell’autore provvedere ad uno scritto di carattere scientifico da sottoporre al vaglio degli addetti ai lavori specialisti.
Entrando nel merito si tratta di una rilettura che Giovanni Cirasa propone sul significato del ciclo di “Coppelle” incise in associazione con pittogrammi ed ideogrammi antropomorfi “rossa e scura”, già noti agli studi. Quello che a data odierna nei circoli specialistici se ne sa è grosso modo questo: contrada Picone di Centuripe, nei pressi del fiume Simeto. Sito noto dal 1976. Rocce quarzarenitiche antichissime e precedenti all’attività vulcanica dell’Etna. Megaliti simili a dolmen adattati da mano umana per scopo “importante”.
La definizione di “Riparo” mantenuta per ricordarne lo scopritore è largamente insoddisfacente dal punto di vista tecnico-costruttivo; non “ripara” fisicamente da niente di meteorico a naturale, come spiega benissimo Cirasa nel seguito.
La spazialità definita, per raffronti con strutture simili, porta a pensare ad un luogo di culto, anche per dare un senso alle “coppette circolari” incise accuratamente a terra. Si deve all’archeologo G. Biondi lo studio più accurato del contesto, dal 1993. E’ difatti stato messo in rilievo l’importante ciclo di pitture rupestri, con alcune scure e visibili con fotografia all’infrarosso, e altre forse più recenti di colore ocra. Le pitture sembrano essere di epoche diverse. Varie le interpretazioni: dalla danza magica al rito sciamanico, con stile di sintesi e geometria “astratta”. Datazione e frequentazione assegnata: fra il Neolitico per alcune ed il Bronzo per altre.
Lasciamo adesso la parole a Giovanni Cirasa:
“Dopo essermi documentato su tutte le pubblicazioni e articoli, nel 2017 mi sono recato sul sito per un primo giro ricognitivo e la verifica dei dati. Sin da subito è apparso evidente che non eravamo in presenza di un riparo perché non aveva le minime condizioni per esserlo. Si tratta infatti di grossi massi accostati tra di loro a formare una struttura trifora a tre dimensioni. Questa struttura nella parte superiore ha un foro abbastanza ampio da permettere l’osservazione del cielo e la caduta della pioggia. L’esposizione ai venti avviene da tre lati e anche se protetta da nord, non consente il riparo. Proprio nelle vicinanze invece troviamo diverse grotte e anfratti che lo permettono.
La natura geologica dei massi è di tipo sedimentario con alto contenuto di ferro che  condizionano anche il magnetismo. Questo è subito evidente dall’ago della bussola, ci troviamo anche su una grossa falda vulcanica che condiziona ulteriormente le misurazioni, anche quelle elettroniche.
Per questo ho preferito rilevare il sito con attrezzi analogici per ricavare i punti cardinali. Il rilievo è stato eseguito con un teodolite ed una stadia di legno. Per triangolazione ho ricavato le direttrici principali e posizionato il sito sulle mappe catastali. Con un software
l’ing. Liborio Petralia ha provveduto a segnare invece le direttrici solstiziali ed equinoziali e la successiva sovrapposizione nella mappa satellitare.
La raccolta dei dati e le osservazioni sono durate tre anni. Il tempo lungo è dato dalle osservazioni in situ per verificare le coincidenze astronomiche.
Dai  rilievi topografici emergono subito all’occhio delle coincidenze con i fenomeni archeoastronomici di alba e tramonto, in particolare le pitture rupestri vengono completamente illuminate il giorno del solstizio estivo da un fascio di luce proveniente dalla rupe. Il fascio colpisce anche le coppelle che si trovano a terra illuminandole a ruota.
Queste coppelle ci stupiscono per diversi fattori, alcune sono levigate e altre no.
Abbiamo subito proceduto a verificare con programmi di grafica la similitudine con altre immagini e da qui la “scoperta”: le “coppelle incise” hanno una coincidenza pari al 97% con la Costellazione d’Orione e la sua cintura. Altra coincidenza si ha con le Pleiadi,
addirittura con similitudine superiore.
Ulteriori studi stiamo portando avanti per verificare la visuale sull’apertura a soffitto e osservare se ci sia stata nel corso degli anni una coincidenza con il passaggio delle suddette Costellazioni. Altro fenomeno interessante è quello equinoziale che permette la vista sia all’alba che al tramonto. La nostra ipotesi è che si tratta di un luogo di culto, una “Ierofania di Luce” manifestata dalle quattro  finestre compresa quella in alto. Lo studio è in corso per gli aspetti di dettaglio. Mi riservo di darne notizia in sede scientifica con riferimenti certi e di dettaglio”.
Questa è l’essenza delle prime indicazioni di Giovanni Cirasa.
In sintesi: probabilità elevata di rapporto antichissimo fra le Pleiadi ed Orione nella visione e rappresentazione della “mappa dei cieli” siciliani nel sito di “Riparo Cassataro” che, come tante altre cose della Sicilia persa nell’abbandono pensavamo di conoscere … ed è invece ancora tutta da “scoprire”.
Carmelo Montagna