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Controlli dei Carabinieri: sanzionati tutti i ristoranti del Borgo Parrini a Partinico

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I Carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro di Palermo, insieme ai militari della Stazione di Partinico, hanno effettuato controlli simultanei a tutti i ristoranti siti nel noto Borgo Parrini. All’atto dell’accesso ispettivo i Carabinieri hanno potuto verificare la posizione di 30 lavoratori, constatando che oltre la metà erano “in nero”. Inoltre, i militari hanno contestato, a vario titolo, ai datori di lavoro l’omessa formazione del personale dipendente, la mancata sorveglianza sanitaria ed anche, in un caso, l’utilizzo di un sistema di videosorveglianza senza le prescritte autorizzazioni.

Proprio per aver trovato ben 16 lavoratori in nero su 30 controllati, per tutti i ristoranti è stato adottato un provvedimento di sospensione dall’attività imprenditoriale.

Giova precisare che le ditte, dopo aver ottemperato al pagamento della sanzione e aver formalmente assunto i lavoratori privi di contratto, possono ora continuare ad esercitare le proprie attività di ristorazione. Nel complesso sono state contestate sanzioni amministrative per 75mila euro circa.

A Petralia Soprana Comune e Istituto Comprensivo partecipano all’appuntamento “Puliamo il Mondo”

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Ieri mattina si è tenuto l’appuntamento “Puliamo il Mondo” a Petralia Soprana. Da anni oramai il Comune, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo del paese, aderisce alla storica campagna di volontariato ambientale organizzata in Italia da Legambiente, giunta alla XXXII edizione.

L’iniziativa, con l’obiettivo di ripulire dai rifiuti i parchi, i giardini, le strade, le piazze, i fiumi e spiagge, quest’anno ha anche il motto “Per un clima di pace”. Un momento, oltre che di puro volontariato a favore dell’ambiente, anche di riflessione per i tanti ragazzi che ieri si sono adoperati per la pulizia, come da tradizione, dell’area attorno alla scuola e altri spazi urbani, aree verdi e giardini.

Hanno partecipato un gruppo di alunni della scuola secondaria di primo grado e le due classi quinta della primaria.

All’appuntamento erano anche presenti il minisindaco Elia Ruvutuso, il professore Calogero Sabatino referente per l’organizzazione con le docenti Forestiere, Pupillo e Profita, l’assessore Antonio Cerami e il dirigente scolastico Alberto Celestri. A tutti sono arrivati i complimenti del sindaco Pietro Macaluso che assieme all’assessore Cerami ringraziano l’Istituzione Scolastica per la consueta e proficua collaborazione.

Cura del corpo e dello spirito: la Medicina tradizionale tibetana

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Il Tibet si estende per quasi un milione e mezzo di chilometri quadrati, anche se è abitato da solo un milione e ottocentomila persone. Paese mitico e fiabesco, occupa una delle zone più inospitali del mondo, il paese delle nevi e dei ghiacci eterni, delle montagne che sfiorano quasi misticamente il cielo.

Sino al 1950 il suo sistema politico, religioso e culturale era rappresentato dalla religione fondamentale, il buddismo, e dalla religione che aveva preceduto i precetti di Siddharta, il Gotama Budda, l’antica religione Bon, praticata soprattutto in alcuni monasteri.

I monasteri costituivano la principale struttura culturale, religiosa, scientifica e filosofica del paese (chiese, università, biblioteche e ospedali), ai quali si recavano anche i laici, per qualunque tipo di problema, anche di tipo medico. Poi, con l’invasione cinese, il quadro di riferimento è mutato, anche se la trama concettuale e filosofica di questo paese, in bilico sul “tetto del mondo” continua a restare pressoché immodificata.

A questa trama appartiene anche la medicina, tradizionalmente legata a precetti religiosi, appunto a quel “Budda della medicina” che ne è stato il codificatore.

Anatomia, fisiologia, patologia

La medicina tibetana non possiede conoscenze in senso occidentale, cioè basate sull’osservazione e sull’esperimento. Come avviene spesso per tutte le medicine tradizionali, essa sostituisce alle conoscenze per così dire “obiettive” una propria visione del corpo umano, che trae le sue origini da precetti filosofici o da una specifica visione del mondo.

Per l’anatomo-fisiologia della medicina tibetana, il corpo umano è costituito da sette elementi: le ossa, la carne, i grassi, il sangue, le midolla, il “chilo” (l’essenza, cioè, dei processi nutritivi) e il seme, il fluido o la sostanza indispensabili per la procreazione.

Tali elementi sono chiamati zung, e rappresentano la costruzione teorica della conoscenza tibetana del corpo umano.

Ma la medicina tibetana non cura, come sempre nel caso delle medicine tradizionali, solo il corpo. Essa è infatti indirizzata al corpo come complesso sistema composto da materia, ma anche da spirito. E infatti il sistema medico del buddismo tibetano pone al centro della sua teoria il rapporto tra l’uomo e le forze metafisiche che gravano sull’uomo.

La migliore prevenzione delle malattie è, infatti, per la medicina tibetana, la conoscenza delle cose metafisiche. Chi non la possiede, chi non ha ancora sperimentato l’illuminazione, sarà inevitabilmente soggetto alle malattie. Anzi, la malattia è proprio espressione dell’imperfezione comune a tutti gli esseri umani.

Di ogni malattia, infatti, la medicina tibetana riconosceva delle cause primarie e delle cause secondarie. Tra le cause primarie, ne esisteva una generale e altre più specifiche.

La causa generale era la legge del karma, la catena delle esistenze. La dottrina del karma, strettamente legata a quella delle reincarnazioni, è di origine indiana e venne poi per così dire “importata” nel buddismo, religione alla quale la medicina tibetana è strettamente interconnessa. Secondo la dottrina del karma, ogni azione che l’individuo commette, buona o cattiva, ha un effetto che si ripercuoterà su quella stessa persona in questa esistenza o in una esistenza successiva.

Noi siamo quello che siamo, a causa delle nostre azioni in questa vita o in una vita passata. Le buone azioni commesse in una vita possono quindi rappresentare delle buone occasioni in quella successiva. Ogni atto non è in sé tanto buono da far meritare la beatitudine, o tanto cattivo da non implicare speranza di redenzione e culminare in un castigo. La catena delle esistenze, per la quale esiste un numero indefinito di reincarnazioni, dà invece a tutti la possibilità di raggiungere la perfezione attraverso una serie di esistenze, il cui scopo è quello di fare pervenire alla perfezione, alla illuminazione.

È chiaro che anche la malattia è legata al karma: le circostanze della nascita, l’aspetto fisico, le virtù, i pregi o i difetti fisici o psicologici, persino le malattie da cui si potrà essere affetto sono un riverbero delle esistenze e delle proprie azioni passate, non meno che la condizione sociale, le ricchezze o la povertà, i sentimenti e le realizzazioni.

Accanto a questo principio generale esistono delle cause primarie di malattia: esse sono l’odio, l’avidità e l’illusione. Esse non provocano direttamente la malattia, ma rendono attive le cause secondarie delle malattie: producono cioè un disequilibrio nel flegma, della bile e del vento, le tre “pecche”, (nyes.pa) il cui disequilibrio causa ogni forma di patologia.

La medicina tibetana classificava sia il flegma che la bile che il vento in cinque specie, ognuna delle quali aveva una funzione specifica. Ogni principio ha inoltre una sua specifica natura. La bile ha una natura fredda, associata all’acqua e, simbolicamente, alla luna.

Esiste anzitutto un tipo di flegma fondamentale che sta alla base degli altri quattro tipi e che produce tutti i fluidi del corpo, la saliva e i succhi gastrici. Il secondo tipo di flegma ha invece una funzione “digestiva”, presiedendo infatti alla scomposizione dei cibi e alla sua assimilazione. Il terzo tipo presiede al gusto, il quarto favorisce la soddisfazione dei sensi. Il quinto tipo di flegma, infine, produce i liquidi che lubrificano le articolazioni.

La bile è un principio “caldo”, che è quindi simbolicamente associato al sole, al fuoco. La prima delle cinque specie di bile teorizzate dalla medicina tibetana, è quella che provoca la digestione e trae dai cibi la loro essenza, che viene trattenuta all’interno del corpo. Nel contempo questo tipo di bile produce il calore del corpo. Esiste poi una bile che regola l’attività dinamica del sangue e degli altri liquidi dell’organismo.

Una terza specie di bile ha invece la funzione di aiutare nel raggiungimento della perfezione. Dei due restanti tipi di bile, uno fornisce la facoltà di vedere, e l’altro, l’ultimo, ha effetti favorevoli sulla complessione.

Il vento è dinamico e leggero e provvede alla mobilità interna dell’organismo. Anch’esso viene distinto in cinque specie. La prima sostenta la vita, la seconda si muove all’interno del corpo dal basso verso l’alto, producendo la voce e rendendo lucida la mente. La funzione del terzo tipo di vento, quello penetrante, è di provocare l’apertura e la chiusura degli occhi e degli orifizi del corpo e di dirigere il movimento degli arti. La quarta specie di vento accompagna i processi della digestione. Infine, una quinta specie di vento si muove verso il basso e provoca la fuoriuscita del sangue e dello sperma.

I tre principi della medicina tibetana regolano tutte le attività dell’organismo, in un gioco di delicati equilibri. Se per esempio prendiamo in considerazione i processi digestivi, secondo la medicina tibetana è il vento a trasportare nel corpo gli alimenti, che poi saranno disgregati nei loro vari elementi del flegma, e infine metabolizzati dalla bile, in virtù della sua natura ignea. Naturalmente si tratta di processi che non vanno intesi in senso rigidamente deterministico, come nella tradizione scientifica occidentale, bensì quasi come metafore del funzionamento dell’organismo.

Gli eccessi e gli squilibri nei tre princìpi dell’organismo sono tutti provocati, come abbiamo accennato, da cause primarie, tutte di natura “spirituale”. La collera e l’odio causano un aumento della bile, l’ignoranza un aumento di flegma, l’avidità provoca un aumento di vento. L’origine della malattia è quindi sostanzialmente emotiva e psicologica, e qualunque opera di prevenzione deve quindi partire dalla cura di questa sfera dell’esistenza.

Diagnosi e terapia

La medicina tibetana è simboleggiata da un albero con tre radici, dalle quali si dipartono nove tronchi. La prima radice è quella del “corpo”. Da essa si dipartono due tronchi: il primo rappresenta il corpo sano, il secondo il corpo malato. Vi è poi la radice della diagnosi, dalla quale si dipartono tre tronchi: osservazione, palpazione e colloquio col paziente. È infatti in base a queste tre tecniche che viene fatta la diagnosi.

La visita medica nella medicina tradizionale tibetana comprende una serie di passi che sono profondamente differenti da quelli occidentali. Uno dei momenti fondamentali è la “palpazione” che comprende la diagnosi effettuata mediante la valutazione del “polso”. Essa consiste in una accurata visita condotta mediante la tastazione del polso in vari punti e a differenti profondità.

Le caratteristiche delle pulsazioni che vengono prese in considerazione sono molteplici: la frequenza, l’ampiezza, la durata, la tensione, il ritmo. È in base all’analisi del polso che il medico tradizionale tibetano può fare diagnosi. Dalle caratteristiche di un certo polso, egli quindi dedurrà quale sia lo stato interno di quel dato organo.

Un’altra tecnica che viene utilizzata, e che fa parte dell’osservazione, è l’analisi dell’urina, condotta naturalmente non in base alle precise metodiche occidentali, ma sull’osservazione delle caratteristiche empiricamente rilevabili del liquido, secondo nove diversi tipi di prassi.

Altrettanta importanza assume anche il colloquio col paziente, col quale il rapporto non è solo professionale, distaccato e obiettivo ma molto coinvolto e attento alla globalità del paziente anziché solo al disturbo per il quale egli si è rivolto al medico.

Vi è poi la terza radice, quella che rappresenta la terapia, dalla quale si originano quattro tronchi: la dieta, il comportamento, i farmaci e infine la terapia “esterna”.

Una strategia terapeutica riguarda le norme di comportamento salutare, che con la loro presenza nella medicina tibetana dimostrano quanta importanza venga da essa attribuita alla dimensione psicosomatica. Esiste anche una farmaco-terapia, basata su una farmacopea molto ricca. La medicina tibetana utilizza infatti rimedi vegetali, minerali e animali.

Si tratta di circa duemila rimedi preparati naturalmente seguendo regole ancestrali, di cui fanno parte anche rituali specifici. Molto utilizzate sono le pillole, preparate artigianalmente, e spesso ricchissime di componenti diversi, dall’aspetto di palline. Fanno parte della farmacopea, comunque, anche metalli preziosi, pietre pregiate, parti di animali (come il corno di rinoceronte), oltre naturalmente alle erbe.

La quarta strategia terapeutica della medicina tibetana è rappresentata dalla terapia esterna, una definizione che sta a indicare un insieme di pratiche terapeutiche comprendenti i massaggi, i clisteri, i salassi e la moxa, una tecnica che almeno in origine consisteva nel dare fuoco a un ramoscello di artemisia, tenendolo vicino alla pelle, in un punto specifico corrispondente all’ingresso, per così dire, di un canale energetico che passi per la zona dolente del corpo. In qualche modo, in questa definizione dei canali energetici, c’è una corrispondenza con ciò che sono i meridiani per la medicina cinese.

E, a proposito di medicina cinese, una ulteriore strategia è proprio l’agopuntura, praticata generalmente dalla medicina tibetana con aghi d’oro e d’argento.

Molta importanza viene riservata a altri trattamenti fisici esterni: si tratta di bagni di acqua trattata con erbe aromatiche medicinali, vaporizzazioni o applicazioni di acqua fredda. Vengono anche prescritte energiche docce.

Sebbene la medicina tibetana sia sostanzialmente una medicina “olistica” che quindi non tende a separare il corpo dalla mente, esistono anche delle prescrizioni specificatamente psichiatriche, fondate sulle pratiche meditative o sull’analisi dei sogni. Naturalmente va sempre tenuto presente, nella medicina tibetana, che la malattia mentale può essere anche dovuta a un influsso demoniaco, oltre che a fattori fisici, e in questo caso si chiede al paziente stesso di indicare di quale demone si tratti.

La medicina tibetana è circondata da un alone quasi mitico. Oltre all’indiscutibile fascino esotico che la caratterizza, le si attribuiscono dei veri prodigi terapeutici.

Non sappiamo quanto di questo sia vero, visto che, dal punto di vista della medicina occidentale, molte delle sue pratiche sono decisamente eterodosse. Per capire, comunque la teoria e la prassi della medicina tibetana occorre comprendere esattamente il suo substrato culturale, cioè la sua stretta connessione non solo con la religione, ma anche con la filosofia buddista.

Fare il medico è per i buddisti un titolo di merito. Curare il corpo e la mente dei propri simili concede al medico credito spirituale e perfezioni il suo karma, assicurandogli quindi dei vantaggi nella successiva reincarnazione. La medicina è anche preghiera: prega il medico, prega il paziente.

La medicina, infatti, nella visione buddista tibetana non significa solo curare e guarire il corpo. Poiché all’origine della malattia vi sono cause psicologiche e spirituali, la medicina deve rimuoverle con la stessa attenzione che dedicherà alla terapia. Le cause della malattia vanno allora “curate” sul piano spirituale, alla ricerca di una consapevolezza superiore. Perché, tutto sommato, l’esistenza è mutamento, passaggio da una reincarnazione all’altra, inseguimento della perfezione.

Più ci si avvicina a questa condizione, maggiormente si sarà liberi dalla malattia. Perché è la consapevolezza di questa finalità ultima degli uomini a liberarli dal desiderio, dal turbine dei sentimenti, dalle bufere delle passioni e quindi dalle cause prime del loro ammalarsi. È tale consapevolezza che lo libera dall’imperfezione e da quell’ignoranza metafisica che lo vincola, reincarnazione dopo reincarnazione, alla catena delle esistenze.

Giovanni Iannuzzo

Termini Imerese, inizia il 5 ottobre il Corso di Archeologia

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Inizia il 5 ottobre 2024 alle ore 16,30 a Termini Imerese il Corso di Archeologia “Topografia e Viabilità nelle Terre antiche di Sicilia” promosso da BCsicilia.

L’articolato seminario sarà coordinato da Aurelio Burgio, Docente di Topografia antica presso l’Università di Palermo e può essere seguito in presenza o in live streaming.

Il Corso tenuto da docenti universitari e archeologi prevede 10 lezioni e 4 visite guidate a Halaesa, Sophiana, Delia e Pompei ed Ercolano. Per informazioni e iscrizioni: Tel. 346.8241076 Email: [email protected].

Vino e Cultura greca: incontro all’azienda bio Casa Grazia sulla Piana di Gela

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“La grecità in chiave contemporanea, dall’antica Ghela alla Gela di oggi tra radici e prospettive”, leit motiv di “Un mare di storie, agricoltura, manifattura e anfore nella Gela greca”. Il talk, il primo di un ciclo d’incontri, promosso dalla famiglia Brunetti di Casa Grazia, azienda bio vitivinicola ed olearia sulla Piana di Gela, sulle sponde della Riserva Naturale Orientata del Lago Biviere, si svolgerà venerdì 27 settembre 2024 alle ore 10,30 nel suggestivo complesso storico-monumentale dell’800 in cui è stata realizzata l’azienda (Strada Vicinale Spina Santa Contrada Passo di Piazza).

Patrocinato dal Comune di Gela, Assessorato alla Cultura, l’incontro metterà a confronto gli esperti  che in ambiti diversi, declineranno le tante sfaccettature di una delle colonie più importanti della Magna Grecia nell’Isola. Un excursus storico che, partendo dagli aspetti paesaggistici ed agro-colturali,  “racconterà” dell’importanza strategica di Ghela, baricentrica nel Mar Mediterraneo ma anche dell’unicum di peculiarità orografiche di un territorio, ricco di fiumi e di saline, particolarmente vocato all’agricoltura da una parte e, dall’altra, della possibilità di produrre le anfore da trasporto grazie alle cave di argilla. Genius loci per eccellenza dai Greci che la scelsero per espandersi.

Il talk schiude soprattutto ai giovani, in particolare alle scuole del territorio coinvolte, la possibilità di avere uno sguardo universale  in grado di leggere l’oggi sotto una luce nuova, attraverso un viaggio affascinante nel tempo lungo circa 2700 anni  in un continuo gioco di rimandi tra ieri e oggi: dalla nave greca di Gela al recupero ed alla musealizzazione con la mostra “Ulisse in Sicilia. I luoghi del Mito” alla scoperta delle radici culturali del vino ed alla sua centralità nella vita sociale degli antichi greci.

“Un mare di storie, Agricoltura, manifattura e anfore nella Gela greca” si apre con i saluti  di Maria Grazia Brunetti, founder e CEO di Casa Grazia e di Viviana Altamore, Vicesindaco ed Assessore alla Cultura del Comune di Gela. Sono previsti gli interventi dell’arch. Daniela Vullo, Soprintendente ai Beni Culturali di Caltanissetta con “La nave greca di Gela, il recupero e la musealizzazione”, della prof.ssa Grazia Spagnolo, docente di archeologia classica presso l’Università di Messina con “Paesaggio, attività agricola e circolazione di derrate a Gela in età greca”, la prof.ssa Silvana Grasso, scrittrice e grecista di fama internazionale con “Simposio greco (VII-VI sec. a.C) Introspicere per vinum”, l’arch. Ennio Turco, Dirigente responsabile della Sezione beni archeologici, bibliografici archivistici della Soprintendenza di Caltanissetta con “Come rane in uno stagno”. Modererà l’incontro l’arch. Vincenzo Castellana, docente di Design Strategico e direzione creativa di Casa Grazia.

A19, riaperto lo svincolo di Termini Imerese. Schifani: «Lavori conclusi con un mese di anticipo»

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È stato riaperto questa mattina, in anticipo di 25 giorni rispetto al cronoprogramma stabilito, lo svincolo di Termini Imerese sull’autostrada “Palermo-Catania”. Alla cerimonia di conclusione dei lavori erano presenti il presidente della Regione e commissario straordinario per il coordinamento degli interventi sulla A19, Renato Schifani, il sindaco Maria Terranova, il sub commissario Sergio Tumminello, il direttore dei lavori, l’ingegnere Giovanni Bonincontro, i rappresentanti dell’impresa esecutrice e i vertici locali delle forze dell’ordine.

Gli interventi erano partiti lo scorso 19 febbraio e rientravano nell’accordo quadro per l’esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria. Nello specifico, lungo la rampa di accesso in direzione Catania è stato ripristinato un muro fortemente degradato, mentre lungo la corsia in direzione di Termini Imerese sono stati messi in sicurezza i muri del ponte sul fiume Barratina, che avevano subito degli spostamenti a causa di movimenti del terreno. Il costo degli interventi è stato di 2,3 milioni di euro. Le opere previste dal progetto risultano complete a eccezione di lavorazioni residuali in corrispondenza della rampa di immissione in autostrada in direzione Catania e di attività marginali di gestione del drenaggio delle acque che saranno ultimate nei tempi contrattuali previsti per il prossimo 15 ottobre.

«La riapertura dello svincolo di Termini Imerese – ha detto Schifani – rappresenta un traguardo doppiamente importante per l’area ma anche per tutta la Sicilia. Infatti, non solo restituiamo ai cittadini il raccordo con l’autostrada Palermo-Catania eliminando i disagi che hanno dovuto affrontare in questi mesi, ma lo facciamo in anticipo sui tempi previsti, dimostrando di operare nell’interesse dei siciliani con efficacia ed efficienza. Da commissario ho voluto imprimere un’accelerazione ai lavori sulla A19, un’autostrada fondamentale che collega la parte occidentale con quella orientale della nostra regione».

«Sin dal mio incarico come commissario – ha aggiunto Schifani – ho dato priorità all’accelerazione dei cantieri, superando i ritardi che da troppo tempo penalizzavano i cittadini e le imprese. Grazie a un efficace coordinamento tra istituzioni e imprese, siamo riusciti a dare una svolta, ottenendo risultati in tempi più rapidi del previsto. Questo dimostra che una governance efficiente, unita alla collaborazione tra pubblico e privato, può portare a risultati tangibili e migliorare la qualità della vita di migliaia di persone che ogni giorno utilizzano questa arteria fondamentale. Ringrazio l’Anas, la ditta esecutrice e i due sub commissari Tumminello e Russo per il loro impegno e la competenza con cui hanno affrontato le difficoltà tecniche e logistiche, permettendoci di raggiungere questo traguardo in anticipo. Continueremo a vigilare attentamente sugli altri cantieri affinché tutte le opere vengano completate con la stessa rapidità ed efficienza. Il mio impegno come commissario rimane costante: monitorare i lavori per restituire alla Sicilia infrastrutture moderne, sicure e funzionali».

La riapertura dello svincolo è servita, inoltre, per fare il punto sul piano che prevede 64 interventi di riqualificazione dell’autostrada finalizzati all’innalzamento degli standard di sicurezza per un totale di 913 milioni di euro. Tra gennaio (data di commissariamento con la nomina del presidente Schifani) e settembre 2024, l’autostrada è stata interessata da 37 cantieri (pari al 58% degli interventi previsti, per 421 milioni di euro). Di questi, 16 (pari al 25%, per 57 milioni) sono stati già ultimati. Allo stato risultano attivi 21 cantieri (pari al 33%, per 364 milioni di euro). Altri 15 (23%) sono da avviare e 12 (19%) in programmazione, per un totale di 492 milioni di euro.

In questi primi 9 mesi, il commissario ha approvato 11 progetti, per complessivi 171 milioni di euro, con la riduzione dei tempi delle procedure del 50%. Sono, inoltre, in fase di imminente approvazione altri 4 progetti, relativi al viadotto Cannatello in direzione Catania, per un totale di 182 milioni di euro. L’attività del commissario ha consentito, inoltre, un’accelerazione nell’esecuzione dei lavori, anche attraverso l’attivazione, laddove possibile, dei doppi e dei tripli turni nelle lavorazioni.

I lavori in corso stanno interessando: le gallerie Tremonzelli (km 1,8), Fortolese (km 1,87) San Nicola (km 1,75) e i viadotti Morello, Alfio e Lo Monaco, in direzione Catania; il viadotto Cannatello, in direzione Palermo; nonché le rampe dello svincolo di Enna e tratti saltuari di adeguamento delle barriere di sicurezza. Le limitazioni al traffico presenti a gennaio lungo l’autostrada erano imposte da ragioni di sicurezza, oggi su una parte di esse sono dovute alla presenza di cantieri. Nello specifico, a gennaio, erano presenti lungo l’autostrada interdizioni al traffico per circa 50 chilometri, attualmente le limitazioni sono state ridotte a 40 chilometri, grazie all’ultimazione di alcuni cantieri. Con l’avvio dei nuovi interventi, le interdizioni al traffico saranno dovute alla presenza di cantieri attivi.

 

Truffata una anziana signora di Petralia Soprana da due sedicenti Carabinieri  

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Si spacciano per carabinieri e truffano una anziana signora. È successo nei giorni scorsi a Petralia Soprana. A darne notizia è il sindaco Pietro Macaluso che ha voluto rendere noto l’accaduto per mettere tutti in guardia.

L’operazione condotta dai truffatori è stata da manuale. La solita doppia telefonata: una al familiare per verificare che non sia in casa e per tenerlo impegnato al telefono con richieste di informazioni da parte di pseudo carabinieri, l’altra che comunica all’ignara signora l’incidente e l’arresto del figlio e la necessità di avere dei soldi, da consegnare ad un carabiniere inviato al domicilio, per l’avvocato che lo deve difendere. Così è stato anche in questo caso con l’aggiunta che la signora avendo a disposizione poche centinaia di euro ha consegnato al truffatore anche altri oggetti di valore.

Naturalmente l’accaduto è stato denunciato ai Carabinieri di Petralia Soprana che si stanno occupando del caso. Una vicenda che ha fatto scalpore nel piccolo paese madonita che ha indotto il sindaco Pietro Macaluso a rendere la notizia ancor di più pubblica al fine di avvisare tutti i cittadini ed in particolare gli anziani a non credere a telefonate del genere e meno che mai a dare credito a persone, che qualificandosi come funzionari di qualsiasi istituzione o corpo militare, chiedono soldi.

Frontiere della Scienza e Metafisica di Tradizione: strumenti di analisi sulla Via della Thòlos

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‘Stanze’ fascinose di una vasta genealogia abbiamo trovato lungo questa Via della Thòlos, nel mettere in atto percorsi adeguati, per realizzare le grandi speranze che ci vengono dal deposito di Futuro-Antico che rappresenta la nostra Gurfa/Urfa ad Alia. Lineamenti essenziali dell’itinerario sono stati : studiare la ‘fenomenologia’ delle evidenze, esercitare con criterio i confronti tipologici e strutturali con riferimento particolare al livello simbolico, lavorare quindi sulle ‘genealogie’ di riferimento alla scala adeguata dei fenomeni in osservazione, indagarne con attenzione i margini esterni di contorno, delinearne le dinamiche storiche con schede di dati noti, tentare di costruire un ‘catasto’ dei saperi emersi, attribuirne i significati anche per successive approssimazioni e definire un itinerario rispetto all’evidenza monumentale di ciò che si manifesta come suo Centro. Cercare infine di inquadrarne la Tradizione radicata nel Simbolismo architettonico del Centro sulla base delle linee guida di Autori e Scuole di autorevolezza scientifica accreditata. Il lavoro di attribuzione ne è emerso come dato empirico di metodologia scientifica sul doppio fronte della informazione, del sapere le cose, e della loro reale conoscenza, avendo chiaro che la semplice informazione non basta, perché spesso o è parziale o non è vera conoscenza. A maggior ragione questo vale nel caso dei reperti da scavo archeologico, da interpretare anche, forse primariamente, come sopravvivenza di stratificazione psichica di materiali ed idee lontane nel tempo. Su questo linea d’indagine una sicura fonte di alta scienza, che si sta occupando della nuova e complessa frontiera della Fisica Quantistica è Federico Faggin, che ha messo in luce le straordinarie coincidenze del pensiero scientifico attualmente più avanzato con l’antichissima Sapienza della Tradizione: “Nella lingua italiana c’è una differenza di significato notevole tra sapere e conoscere, anche se nell’uso comune le due parole sono spesso usate come sinonimi. Sapere si riferisce all’informazione, mentre conoscere si riferisce al significato dell’informazione, che può venire soltanto da un’esperienza cosciente. Il computer può sapere, ma non può conoscere. … L’ontologia è presente non nell’informazione senza significato, ma nella conoscenza che vive sé stessa. …In questa nuova visione, lo scopo e il significato dell’universo, che erano stati negati dalla fisica classica, diventano centrali. Tale visione è anche allineata profondamente con il pensiero della filosofia perenne, che ha sempre riconosciuto il valore inestimabile della coscienza e della conoscenza. Questa nuova interpretazione, che coinvolge fin dall’inizio la coscienza, che è molto più vasta della mente razionale, fa intravedere un mondo ancora tutto da esplorare e da scoprire scientificamente” (1) Molto opportunamente Faggin si rifà alla Linea di Tradizione che unifica il pensiero di Pitagora quello di Meister Ekhart e la Sapienza tibetana, citandoli: “Anche ciò che sembra inerte come una pietra possiede una certa frequenza di vibrazioni” (Pitagora),

“La conoscenza è una luce dell’anima” (Meister Ekhart), “Il vaso si può rompere, ma il suo modello continuerà a esistere nella mente” (Proverbio tibetano). Riecheggia in questa inattesa posizione di uno scienziato che si occupa di Fisica il pensiero di Ananda Coomaraswamy, così abilmente riassunto da Elèmire Zolla: “Egli procurò di spiegare agli Occidentali come nelle civiltà tradizionali non esista decorazione, poiché ogni ornamento ha un valore magico e metafisico …propose l’idea d’un museo come griglia simbologica… Così una porta del sole egizia, il Pantocratore di un’abside bizantina, il buco nel tetto della capanna sciamanica, l’apertura del tempio di Giove Termine sono tutti la medesima porta per la quale si evade dal mondo”(2). Sembra proprio che si stia parlando di quel ‘foro’, Oculus e Opaion, alla sommità zenitale della thòlos della Gurfa o degli altri numerosi ambienti funerari tholoidi con la ‘decorazione’ terminale a ‘scodellino memoriale del foro’, ubicati negli itinerari della Via della Thòlos. Per la nostra indagine, ci pare essere questa la posizione primaria da tenere presente nelle riflessioni sul movimento delle idee dei più attenti nostri contemporanei, con la soddisfazione personale e l’onore di averne potuto parlare brevemente con lo stesso Federico Faggin il 7 maggio 2023, a Valledolmo, per merito del Centro Studi Platon, del prof. Giuseppe Muscato e di Mariella Di Baudo dell’Associazione Paideia, in occasione della presentazione del suo importante libro Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, di cui conservo la dedica a ricordo fra le cose più importanti “per il dopo”.

Note al testo:

(1) F. Faggin, Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura. Ed. Mondadori, 2022, pp. 177 e 221 in particolare.

(2) E. Zolla, voce Simbologia, in Enciclopedia del Novecento-Treccani, 1982.

Gurfa. Oculus zenitale (Foto cortesia A. Lo Bello).

Dedica a Carmelo Montagna del prof. Federico Faggin (Valledolmo, 7.5.2023)

Carmelo Montagna

Madonie, Commissario Ente Parco incontra dirigenza scolastica dell’Istituto comprensivo Castellana, Polizzi, Alimena

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Proficuo incontro presso l’Istituto comprensivo Castellana Sicula, Polizzi Generosa, Alimena, tra la dirigente Maria Grazia Di Gangi, il primo collaboratore della dirigente, Giusy Abate, la docente Lucia Macaluso ed il Commissario dell’Ente Parco delle Madonie, Salvatore Caltagirone.
Si è discusso dell’avvio di un sistema di collaborazione con programmi didattici specifici con l’istituzione scolastica per la promozione del valore naturalistico del Parco ma anche del Geopark Unesco.
“Le scuole del territorio rappresentano la culla del futuro – ha spiegato il Commissario Caltagirone -e in questa direzione prosegue l’impegno dell’Ente Parco per il rafforzamento dell’identità, della appartenenza e della consapevolezza dell’essere cittadini  madoniti”.
Si è discusso, tra l’altro, della stipula di una convenzione ad ampio raggio che porti all’avvio di un piano  didattico specifico interdisciplinare tra natura, scienza, geologia, architettura ed educazione all’ambiente ed al territorio, che possa stimolare le giovani coscienze ad amare sempre più i propri luoghi.
“Stimolare e coltivare i giovani  – ha affermato la dirigente Di Gangi – significa anche, nel territorio delle Madonie, luogo di straordinarie bellezze, ricongiungere futuri cittadini e ambiente, e sviluppare  temi come la necessità della  tutela della natura partendo dalla sua fragilità. Il nostro istituto è già capofila del progetto  Coloriamo il nostro Futuro, sviluppato anche grazie al supporto dell’Ente Parco. Proseguiremo insieme su questo impegno con specifici programmi formativi che prevedono l’adozione di kit e protocolli scientificamente collaudati per portare nelle nostre classi una nuova didattica ambientale”.

Medjugorje, facciamo chiarezza: riconosciuti gli abbondanti frutti, il documento non si pronuncia sulla soprannaturalità

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Medjugorje, il nulla osta del Papa: si, ma facciamo chiarezza!

Nelle ultime ore la notizia del “nulla osta” di Papa Francesco in merito a Medjugorje ha fatto il giro del mondo in lungo e in largo, come è giusto che sia, tuttavia bisogna comprendere bene cosa riporta il documento partendo dalla frase: “si sono verificati molti frutti positivi e non si sono diffusi nel popolo di Dio effetti negativi o rischiosi”.

Frutti positivi

Si parla dunque di “frutti positivi”, che non hanno a che vedere con le “apparizioni”, su questo punto infatti il documento non si pronuncia sulla soprannaturalità dei fenomeni. Cosa si intende per frutti positivi dunque? La risposta arriva proprio dalle prime righe del documento che recità così: “si rivelano soprattutto come la promozione di una sana pratica di vita di fede, d’accordo con quanto presente nella tradizione della Chiesa. Questo, nel contesto di Medjugorje, riguarda sia coloro che erano lontani dalla fede sia coloro che fino a quel momento avevano praticato la fede in modo superficiale. La specificità del luogo consiste in un gran numero di tali frutti: le abbondanti conversioni, il frequente ritorno alla pratica sacramentale (Eucarestia e riconciliazione), le numerose vocazioni alla vita presbiterale, religiosa e matrimoniale, l’approfondimento della vita di fede, una più intensa pratica della preghiera, molte riconciliazioni tra coniugi e il rinnovamento della vita matrimoniale e familiare. Occorre menzionare che tali esperienze avvengono soprattutto nel contesto del pellegrinaggio ai luoghi degli eventi originari piuttosto che durante gli incontri con i “veggenti” per presenziare alle presunte apparizioni”.

In effetti, sono diverse le opere sorte, le persone, i fedeli, si recano soprattutto per rinnovare la propria fede piuttosto che in ragione di precise richieste concrete. Sono sorte – riporta Vatican News – anche opere di carità che si occupano di orfani, tossicodipendenti, disabili e si registra anche la presenza di gruppi di cristiani ortodossi e di musulmani. E quindi “veggenti” e “messaggi” che ruolo hanno?

Dio al centro di tutto

“Non accogliamo questi messaggi come rivelazioni private perché non abbiamo la certezza che siano messaggi della Madonna ma li accogliamo come testi edificanti che possono stimolare una bella esperienza spirituale”. Non si ha quindi la certezza dei messaggi, su questo punto infatti, ci sono diversi dubbi, lo stesso Papa Francesco aveva sollevato alcune domande sulla «Madonna postina» in quanto i messaggi sembrano essere troppi. Nei Vangeli infatti, la Madonna parla pochissime volte, questo ha spinto la commissione ad andare con i piedi di piombo.

Pertanto, in futuro, qualora vi fossero altri messaggi: “dovranno essere valutati ed approvati per la loro eventuale pubblicazione, e fino a quando non saranno analizzati, si sconsiglia ai fedeli di considerarli come testi edificanti”. Necessaria al momento la prudenza.

Per quanto riguarda i presunti “veggenti”, per il cardinale Hernandez: “non è proibito ma neanche consigliabile avere un rapporto con essi. Lo spirito di Medjugorje non è andare dietro ai veggenti ma pregare la Regina della Pace”.

Al di là di questi frutti concreti, il luogo è percepito come uno spazio di grande pace, di raccoglimento e di pietà sincera e profonda che contagia. In conclusione, si può riportare un quadro riassuntivo di frutti positivi legati a questa esperienza spirituale che, nel frattempo, si sono separati dall’esperienza dei presunti veggenti, i quali non sono più da percepire come mediatori centrali del “fenomeno Medjugorje”, in mezzo al quale lo Spirito Santo opera tante cose belle e positive.

In sintesi: prudenza!

Giovanni Azzara