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Mons. Alfonso Raimo nominato vescovo titolare di Termini Imerese, succede a Marco Salvi

Papa Francesco ha nominato in data 30 aprile 2024 Mons. Alfonso Raimo, Vescovo titolare di Termini Imerese con incarico di vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi Metropolitana di Salerno-Campagna-Acerno.

La carriera di Raimo

Mons. Alfonso Raimo è nato il 2 luglio 1959 a Calabritto, in provincia di Avellino, nell’attuale Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. Ha conseguito il Baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – Sez. S. Luigi e successivamente la Licenza in Teologia della Missione presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. È stato ordinato sacerdote il 18 marzo 1990 ed ha ricoperto diversi incarichi anche al servizio della Conferenza Episcopale Italiana e quindi a livello diocesano.

La diocesi “soppressa” di Termini Imerese

Per quanto riguarda la Diocesi di Termini Imerese, non vi sono assolute certezze storiche ma vi è comunque una cronostassi di vescovi titolari della diocesi in questione. Tra questi si ricordano Elpidio che sottoscrisse il Concilio di Calcedonia, Pasquale presente al Concilio Lateranense, Giovanni il quale al VI Concilio Costantinopolitano si qualificò come “exiguus Sanctae Ecclesiae Termensis Provinciae Siciliae” e infine Giorgio, l’ultimo del quale si hanno notizie il quale partecipò al celebre Concilio di Nicea.

Da lì in poi non si hanno notizie in merito fino al 1968 quando venne istituita come sede vescovile titolare (una sorta di titolo onorifico) con il primo vescovo del XX secolo Mons. Antonio Maria Travia. Dopo di lui si annoverano Mons. Jean-Yves André Michel Nahmias vescovo di Meaux, Mons. Paolo Giulietti nonchè Arcivescovo di Lucca, Mons. Marco Salvi e infine l’attuale Vescovo Mons. Alfonso Raimo, fresco di nomina.

Giovanni Azzara

 

Gangi, assegnato al giornalista Giuseppe Sottile il Premio nazionale Omnia  2024

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Assegnato al giornalista e scrittore Giuseppe Sottile il premio Nazionale Omnia Città di Gangi 2024. Il premio è stato promosso dal Comune di Gangi a dieci anni dall’elezione di Borgo più bello d’Italia. Tema di questa prima edizione: “Il teatro delle Radici”. Un omaggio all’anno dedicato al Turismo delle Radici, il progetto di richiamo internazionale, voluto dai ministeri degli Esteri e della Cultura, che propone offerte turistiche e culturali indirizzate agli italo-discendenti e oriundi italiani nel mondo.

Ieri sera, nella sala Polifunzionale, sotto piazzetta Vitale, ad anticipare la consegna del premio Omnia Gangi 2024 (realizzato dall’artista madonita Enzo Rinaldi) la professoressa Valentina Bruschi ha intervistato il giornalista e scrittore Giuseppe Sottile, il poliedrico, psichiatra, scrittore e artista Carmelo Zaffora e il filosofo e professore Giovanni Ventimiglia. Tre illustri gangitani che con i loro racconti hanno fatto sognare e proiettato gli spettatori, come in un volo pindarico, nella Gangi di 50 anni fa. A seguire la splendida ed unica performance musicale e artistica del maestro Vincenzo Castellana.

“Con grande onore e immenso piacere abbiamo conferito il Premio Premio Omnia, Città di Gangi a Giuseppe Sottile – ha detto il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello – che consideriamo nostro concittadino a tutti gli effetti, non solo per la sua professionalità. Giuseppe Sottile merita il Premio Omnia, un premio alla carriera, alla persona, all’attenta curiosità di un giornalista che ha scelto un metodo molto diretto per essere il più vicino possibile al “suo” popolo, quello siciliano. Ma vuole essere anche un premio conferito al concittadino Giuseppe, non solo perché ha portato in alto il nome di Gangi nel mondo, ma soprattutto perché egli ha portato e continua a portare Gangi dentro il proprio cuore”.

Con l’assegnazione del premio si è conclusa la settimana di eventi culturali e musicali che ha avuto un altro momento significativo martedì scorso (30 aprile) con la convention culturale sul Turismo delle Radici, dove sono state ascoltate alcune commoventi testimonianze, racconti e storie di emigrati siciliani.

Giuseppe Sottile è nato a Gangi il 15 marzo del 1946. laureato in Filosofia nel ’68, in coincidenza con i primi movimenti studenteschi, inizia a muovere i passi nel giornalismo siciliano scrivendo per L’Ora diretto da Vittorio Nisticò. Nel ’73 diventa giornalista professionista e quattro anni dopo, maggio 1977, viene chiamato da Roberto Ciuni al Giornale di Sicilia. Dove diventa capocronista, poi caporedattore e vice direttore. Nel ’92 si trasferisce a Milano. Paolo Liguori, appena nominato direttore del Giorno, gli chiede di lavorare come caporedattore centrale. Successivamente segue Liguori a Mediaset come vicedirettore di Studio Aperto, telegiornale di Italia Uno. Dopo otto anni, il ritorno alla carta stampata e alla scrittura. Nel 2002 Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, gli offre l’incarico di condirettore e poi lo incarica di progettare e curare l’inserto del sabato del quale è tuttora responsabile. Nel settembre del 2006 con la casa editrice Einaudi pubblica “Nostra Signora della Necessità”, un romanzo di sogno e memoria sulla Palermo dei primi anni Settanta, con il quale ha vinto due premi letterari: quello dedicato a Hemingway e quello istituito dal comune di Roma per ricordare il grande giornalista Sandro Onofri. È stato direttore del sito online di informazione Live Sicilia e dal 2018 dirige il sito online di informazione Buttanissima Sicilia.

“Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali”: in libreria il nuovo libro di Mario Liberto

Torna in libreria Mario Liberto con il suo nuovo libro: “Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali”.  Il volume racconta le vicende della storia della pasticceria siciliana, attraverso l’epopea delle monache di casa.

Da secoli all’interno della Chiesa erano presenti delle pie donne che decidevano di sottomettersi ad una regola di pietà chiamate in diverse parti d’Italia col nome di begardi, beghine, bizzoche, tutte facenti parte di quell’esercito di pseudo consacrate che più genericamente veniva soprannominato monache di casa, in virtù non dello status di consacrazione verginale ma di voto privato in confessione.

Dopo l’Unità d’Italia (1860) le figure religiose soppresse dai monasteri andarono a rivitalizzare e a ingrossare le file delle esistenti monache di casa. Un esercito di suore, mortificate, strappate con forza dai conventi, un’intera vita con le loro cose, le ritualità, le preghiere, di colpo si ritrovarono sole, prive di sostentamento, senza un tetto dove dormire, una casa dove abitare.

Le più facoltose tornarono presso le loro famiglie aristocratiche; altre andarono a servizio presso la nascente borghesia; un numero elevato di consacrate tornarono alla vita laicale, pur mantenendo gli abiti talari del proprio ordine di appartenenza religioso, vivendo di elemosine o con attività di ducciere, cioè preparando i dolci per sposalizi e feste. Donne i cui abiti talari erano sempre impregnati di cannella, vaniglia, chiodi di garofano, suore, ancor prima della loro presenza, erano precedute dall’odore dei dolci che quotidianamente preparavano.

Ogni monastero aveva una sua specializzazione ed esercitava una sorta di monopolio, in questa maniera venivano meno anche i principi di concorrenza. Una cultura che è stata da sempre custodita al di là delle grate dei conventi. Abili mani di suore dalla fantasia e capacità celestiali hanno saputo creare, perfezionare, ingigantire le varie prelibatezze che sono a noi giunte dalla cultura dolciaria romana e arcaica, ma anche da quella araba, spagnola e borbonica. Analoga consuetudine era presente anche nei monasteri europei e americani, insomma, la dulceamina sacra imperava ovunque.

Lo sdoganamento dei dolci conventuali ad opera delle monache di casa contribuirà, oltre a far conoscere le leccornie alla classe subalterna, che ne diventerà la maggiore fruitrice, daranno vita ad una pasticceria reinventata e popolare.

Gran parte della pasticceria meridionale di derivazione conventuale, arte che per secoli ha saputo mantenere celate le sue ricette e le tecniche di preparazione, venne revisionata e arricchita dalla conoscenza e abilità dei pasticcieri svizzeri presenti nel Regno delle Due Sicilie. Mario Liberto, in questa sua ricerca, riferisce le ultime testimonianze di un mondo che lentamente ha perduto il suo fascino e la sua teatralità, anche se qualcosa di tutto ciò, destinato a scomparire, rimane, talvolta senza che nemmeno tutti gli estimatori se ne avvedano. Il libro è arricchito della storia e delle ricette di ben 32 dolci conventuali siciliani in parte scomparsi. “Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali” è un invito a scoprire un patrimonio di sapori e tradizioni che rischia di scomparire. Un libro da leggere e da gustare, per assaporare la vera essenza della Sicilia, un viaggio affascinante alla scoperta di un mondo perduto, ma che ancora oggi vive nelle nostre tradizioni culinarie, ottimo per gli appassionati di storia, di cultura e di cucina.

Al Giornale di Cefalù il World days Vespa

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Sicilia in Vespa è tra i club più numerosi presenti a Pontedera per l’edizione 2024 di World days: quello di Termini Imerese con oltre 30 soci. Esperienza indimenticabile – dice il presidente Stefano Alfano – trovarsi insieme a 10 mila vespisti provenienti da tutto il mondo in fila in un chilometrico serpentone stradale, in visita poi allo storico museo delle due ruote e allo stabilimento “inventato” da Enrico Piaggio.
A 10 anni dalla scomparsa Cefalù ricorda Angela Di Francesca, femminista ante-litteram, pacifista, che amava la libertà e si batteva per la difesa dei diritti di tutti: asili nido, consultori, apertura anche alle donne di circoli riservati agli uomini e, senza contare, l’originale creatività artistica. Interventi di Marzia Cristina, Caterina Di Francesca, Giovanni Cristina.
Raddoppio linea ferroviaria: dichiarazione di interesse pubblico. Il Consiglio Comunale con il solo voto della maggioranza approva il progetto definitivo:  fermata a Cefalù e rampa di accesso alla galleria di sfollamento. Interventi dei consiglieri Pasquale Turdo e Rosario Lapunzina.
Questi i servizi principali del Giornale di Cefalù – anno 41 n. 1792 – videonotiziario – web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; da giovedì 2 maggio 2024 su facebook profilo Adriano Cammarata e sul canale you tube Carlo Antonio Biondo (https://youtu.be/ueYhvrdBiIc). Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.

Il primo maggio di Isnello con la Passione in musica: i valori aggiuntivi di un rito

A Isnello, sulle Madonie, il Primo Maggio è la Festa della Santissima Passione, con il Cristo crocifisso per le vie del paese. La Festa si apre con le Sante Messe al mattino, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore e si conclude con la grande, intima, suggestiva processione del Cristo, al tramonto.

Nel primo pomeriggio una musica alta ed antica, nel contesto di un rito unico al mondo : la Frottola, l’Inno Sacro al SS. Crocifisso, attribuito al maestro Vito Graffeo, in forza al Regio Conservatorio di Musica di Palermo, che lo compose nel 1868.

Sono passati 28 anni, dalla riproposizione corale e strumentale della Frottola in lode e onore al SS. Crocifisso, capolavoro della letteratura musicale siciliana dell’ 800.

Il maestro Antonio Sottile, pianista, didatta e direttore del coro delle voci bianche del conservatorio palermitano, isnellese di nascita, ha riportato in auge la composizione di Graffeo grazie al ritrovamento, quasi fortuito e sicuramente fortunato, del testo dell’Inno sacro scritto ai primi del secolo scorso (1901) dal sacerdote e studioso di folklore Cristoforo Grisanti; un testo poetico intriso di devozione che non poteva essere cantato a meno di non rivedere la parte musicale dato che, mancando lo spartito originale, le esecuzioni dei decenni più recenti erano non solo unicamente strumentali ma anche piuttosto approssimative ed eccessivamente semplificate dal punto di vista della notazione e dell’armonia.

Dopo essere entrato, casualmente, in possesso del testo, grazie al fatto di aver ricevuto in dono un libro pubblicato dal Grisanti in cui il componimento era riportato, Sottile ha ricercato con entusiasmo le tracce della partitura ottocentesca ricostruendole dalle parti dei singoli strumenti e recuperando altri frammenti in alcune fonti d’archivio. Nel 1996, infine, la frottola così “ripristinata” è stata eseguita, per la prima volta dopo mezzo secolo, con le voci che accompagnavano la banda enfatizzando i due movimenti della composizione: il largo e l’allegro.

Una edizione sicuramente memorabile è stata quella del 2000, quando il maestro Sottile ebbe l’idea di coinvolgere, oltre al coro delle Voci Bianche del Conservatorio di Palermo, anche la Fanfara dei Carabinieri del XII Battaglione Sicilia che partecipò all’esecuzione dell’Inno in occasione della festa di quell’anno.

La Frottola non è però, solo l’Inno; è un incomparabile rito religioso, in un contesto di folklore unico al mondo, acquisito al Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (REIS) e riconosciuto dall’Unesco.

Il Canto di Maggio è stato eseguito in questo 1° maggio 2024 con il contributo della Banda Musicale Francesco Bajardi di Isnello, diretta da Giuseppe Testa, del coro Anima Gentis composto da coristi provenienti da Isnello, Collesano, Castelbuono ed altri centri delle Madonie, del coro Musica per l’Uomo diretto da Ildebrando D’Angelo, del Conservatorio Alessandro Scarlatti di Palermo.

La gente di Isnello, dei luoghi vicini, delle città, si stringe  intorno a questa gemma della nostra identità: un’entità viva, da far conoscere ben oltre i confini del contesto locale.

La giornata festosa del Primo Maggio sarà curata dalla Parrocchia, dalla Confraternita dell’Assunta, dallo stesso comitato della Festa, con la collaborazione fattiva del Comune di Isnello e della Pro Loco. Soprattutto sarà l’apporto gioioso della gente a suggellare il fascino di un momento di vissuta condivisione, nel segno degli ineludibili, forti valori dell’identità e dell’appartenenza.

Barbara De Gaetani

“Il volto tra i volti. Storia, arte e devozione”: incontro di studio a Chiusa Sclafani

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Nella suggestiva cornice della festa del Santissimo Volto di Chiusa Sclafani, un evento culturale di particolare rilievo si inserisce tra le celebrazioni tradizionali: l’incontro studio dal titolo “Il volto tra i volti. Storia, arte e devozione”, in programma per il giorno 4 maggio con inizio alle ore 17,30 presso la maestosa Chiesa Madre di Chiusa Sclafani.

L’appuntamento si preannuncia come un’occasione straordinaria per esplorare le molteplici sfaccettature legate alla storia, alla fede e alla devozione che da secoli circondano il Santissimo Volto di Cristo, punto focale nei momenti più significativi della vita della comunità locale.

Una delle tematiche centrali sarà l’analogia con la Basilica del Santuario di Manoppello, dove è custodito un altro Sacro Volto di Cristo. A rappresentare la comunità manopellina, sarà il rettore Fra Antonio Gentili, che contribuirà a creare un ponte tra identità, fede e devozione popolare, fra le due le due cittadine.

L’incontro di studio è anche un’occasione per riverdire la memoria storica collettiva locale, favorendo il lascito religioso-culturale tra passato, presente e futuro al fine di garantire una continuità significativa alle generazioni future.

Dopo i saluti istituzionali di don Bernardo Giglio, arciprete di Chiusa Sclafani, interverranno il sindaco Francesco Di Giorgio, Frà Antonio Gentile, rettore della Basilica di Manoppello e Manuele Ruvolo, presidente della Confraternita del Santissimo Volto.

Le relazioni scientifiche saranno tenute da illustri esperti del settore: don Giovanni Vitale, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Monreale, approfondirà il tema “Fra Innocenzo da Chiusa Sclafani: un religioso al servizio dei sovrani pontifici”; la professoressa Rosalia Francesca Margiotta, docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Palermo, esporrà gli aspetti storici della “Copia del Volto Santo da Roma a Chiusa Sclafani”. Infine, l’architetto Maria Lucia Bondi, referente artistico-culturale del Comune di Chiusa Sclafani, affronterà il tema “Il Volto Santo e la Devozione a Chiusa Sclafani”. Modererà l’evento il giornalista e scrittore Mario Liberto.

Questo incontro rappresenta un appuntamento imperdibile che offre a tutti l’opportunità di connettersi con la propria storia, la propria fede e la propria identità, invitando ogni partecipante a contribuire attivamente alla ricchezza culturale e spirituale della comunità di Chiusa Sclafani.

Raid punitivo a Campofelice di Roccella, i Carabinieri arrestano due uomini

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I Carabinieri della Compagnia di Cefalù hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 2 fratelli di 39 e 35 anni, di origine balcanica, uno dei quali già noto alle forze dell’ordine, accusati a vario titolo di lesioni personali aggravate, violazione di domicilio e minaccia.

L’attività investigativa condotta dai militari della Stazione di Campofelice di Roccella, scaturisce da una lite scatenatasi durante una sera di inizio mese, in un bar del centro cittadino, tra i due indagati e un 40enne loro connazionale.

L’indagine dei Carabinieri, avviata nell’immediatezza dei fatti, ha consentito, in meno di 24 ore, di delineare un grave quadro indiziario, accolto dal provvedimento cautelare, in ordine le condotte violente poste in essere dai due fratelli.

Nello specifico, successivamente al diverbio, i due uomini avrebbe reagito organizzando un vero e proprio raid punitivo nei confronti del 40enne.

Gli indagati infatti, avrebbero rintracciato la vittima presso la propria abitazione e, sfondando la porta d’ingresso dell’appartamento di quest’ultimo, si sarebbero introdotti all’interno della stessa aggredendo il malcapitato sotto gli occhi inermi della moglie e del figlio minore.

I presunti autori materiali dell’aggressione sono stati tradotti presso l’Istituto Carcerario di Termini Imerese, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

Campioni del baseball in visita alla Casa Museo Joe Di Maggio di Isola delle Femmine

La Casa Mu­seo Joe Di Mag­gio ha avu­to l’o­no­re di ri­ce­ve­re la vi­si­ta di celebri coach del baseball: l’americano James Joseph Mansilla e l’italiano Marco Sforza. Ad ac­co­glier­li Aga­ta San­dro­ne, Pre­si­den­te BC­si­ci­lia di Iso­la del­le Fem­mi­ne nonché cu­ra­tri­ce del Mu­seo, Stefano Bologna, Presidente  Friends of Isola delle Femmine, e Giampiero Novara, Vice Presidente  A.S.D  Playball Sicilia.

I due giocatori si sono complimentati con Agata Sandrone per mantenere viva la memoria di Joe Di Maggio, e del suo entusiasmo nel narrare la storia del mitico campione di baseball, a partire dalla nascita dei genitori a Isola delle Femmine, fino all’8  marzo 1999 data della scomparsa del mitico campione avvenuta a Hollywood.

James Mansilla e Marco Sforza hanno raccontato alcuni aneddoti che li hanno visti coinvolti con Joe Di Maggio, mostrando anche delle foto, alcune delle quali sono state omaggiate al museo per arricchire la mostra, che li ritraevano in luoghi e in momenti diversi insieme al mito del baseball americano. Joseph Mansilla e Marco Sforza si sono resi disponibili per dare vita a Isola delle Femmine ad una piccola squadra di baseball.

Alla fine il Presidente Agata Sandrone ha accompagnato i due campioni in una breve visita culturale al paese.

Termini Imerese, il coraggio della verità: si ricorda il giovane cronista Cosimo Cristina ucciso dalla mafia

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Organizzata dal giornale online Esperonews e dal Liceo Scientifico “Nicolò Palmeri”, si terrà venerdì 3 maggio 2024 alle ore 10 presso l’auditorium del Liceo Scientifico “Nicolò Palmeri” in Piazza Giovanni Sansone, 12 a Termini Imerese l’iniziativa “Cosimo Cristina il coraggio della verità: in memoria del giovane giornalista termitano ucciso dalla mafia”. Previsti gli interventi di Marilena Anello, Dirigente Scolastica del Liceo Scientifico “Nicolò Palmeri”, di Vincenzo Bonadonna, Giornalista della Redazione di Italpress, di Carmen Cera, Referente legalità del Liceo Scientifico “Nicolò Palmeri”, di Giusi Conti, Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Trabia, e di Alfonso Lo Cascio, Giornalista, Direttore del giornale Espero.

Nota su Cosimo Cristina

Cosimo Cristina nasce a Termini Imere­se l’11 agosto 1935. Tra il 1955 e il 19­59 collabora come corrispondente per il giornale L’Ora di Palermo, per Il Giorno, per l’agenzia Ansa, per il Corriere della Sera, per Il Messaggero e per Il Gazzettino. Nel ’59, fonda il settimanale Prospettive Siciliane. La rivista  racconta la mafia di Termini e della Madonie in anni in cui molti non osavano nemmeno nominarla. Ini­ziano per Cosimo le minacce e le querele. Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindaca­lista Salvatore Carnevale e del sa­cerdote Pasquale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Ago­stino Tripi, il pro­cesso per l’omicidio di Car­melo Gial­lombardo. Il pome­riggio del 5 mag­gio 1960, ad appena 25 an­ni, Cosimo Cristina viene ritrovato privo di vita nel tun­nel ferroviario di contrada Fossola, tra Termini e Tra­bia. Non viene nemmeno disposta l’autopsia: per gli inquirenti si tratta di suici­dio. La Chiesa vieta di celebrare i funerali. Ma i dubbi già allora erano tan­ti, qual­cosa non quadrava. Ma quella mafiosa era negli sessanta la cultura vincente: una spessa coltre di o­blio venne ste­sa sul giovane che venne vergo­gnosamente dimenti­cato.

Nel corso degli ultimi anni vi è stato un lento recupero della memoria storica del coraggioso giornalista, attraverso inchieste su libri e giornali, come quello di Luciano Mirone, che ne “Gli insabbiati”, vengono ricostruiti gli atti processuali e raccontata la storia del giovane Co. Crì. (come amava firmare i suoi articoli). Inoltre il lavoro di diverse scuole termitane che hanno incluso nei loro progetti sulla legalità la figura di Cosimo Cristina, l’intitolazione di una strada al giovane su proposta della rivista Espero, l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell’Ordine dei Gior­nalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi. E per  il cinquante­simo anniversario della mor­te del co­raggioso giornalista, il 5 maggio del 2010, su iniziativa della rivista Espero, insieme al Comune di Termini Imerese e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, è stata col­locata una lapide nel luo­go in cui venne rinvenuto il corpo.