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Buon Natale 2023 dalla redazione di Esperonews

Cari lettori di Esperonews, eccoci arrivati a Natale, è stato un anno travagliato per il mondo intero ed anche per il nostro Comprensorio.
Tanti fatti accaduti, cronaca, politica, cultura, sono alcuni tra i temi di cui abbiamo scritto, fino alla piaga degli incendi che hanno devastato il territorio madonita.
In questo quadro, il Natale ci offre l’opportunità di guardare all’interno dei nostri cuori, invitandoli a cercare quel filo che ci ricorda che tutti siamo un’unica famiglia, quella umana.
Con la speranza che l’amore insegnatoci dal Fanciullo di Betlemme possa albergare in tutti noi, la redazione di Esperonews vi augura un Buon e Santo Natale a voi tutti. Grazie per la fiducia e l’affetto che ci mostrate ogni giorno, noi continueremo a fare il nostro lavoro per rendervi un servizio sempre puntuale, volto alla buona informazione.
Buon Natale
La Redazione di Esperonews

Dalla “Superba alla “Splendidissima”: nuovi documenti sui liguri La Barbera a Termini Imerese nel Cinquecento

E’ ormai acclarato che Vincenzo La Barbera, architetto civico, ingegnere militare, pittore e scenografo,  nacque a Termini Imerese nel 1577 circa, secondo di sei fratelli, da Mastro Pietro, calzolaio, abile mercante e verosimilmente anche paratore, e da Domenica de Michele (di Mastro Domenico, fabricator, costruttore, e di Pietra Xillufo), già vedova di Mastro Vincenzo Lo Consolo. Ciò è stato dimostrato, attraverso una puntuale ricerca archivistica, da Antonio Contino e Salvatore Mantia nel 1998 (cfr. A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera Architetto e pittore termitano, presentazione di M. C. Di Natale, GASM, Termini Imerese 1998, pp. 35-36, 47-48 e 69-70; Idem, Architetti e pittori a Termini Imerese tra il XVI ed il XVII secolo, presentazione del rev. P. Francesco Anfuso, GASM, Termini Imerese 2001, p. 97).

Nonno paterno di Vincenzo La Barbera, fu il ligure Bartolomeo Barberi che, aveva sposato a Termini Imerese, una tal Lucrezia (della quale, allo stato attuale delle ricerche si ignora il casato), allo scadere della 1ª metà del Cinquecento, acquistando la cittadinanza nella Splendidissima (cfr. A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit., p. 19 e pp. 35-36).

La forma ligure del cognome, derivato dal mestiere di un capostipite che svolgeva tale professione (comprensiva della chirurgia minore), per l’appunto era Barbieri/Barberi o de Barberis, mentre a Termini Imerese fu sicilianizzato in Barberj/Barverj sino a de Barbera o (La) Barbera.

In Liguria, i Barberi/Barbieri sono comunque ben documentati sin dal XII secolo a Rapallo e, successivamente, a Genova ed a Finale, dove annoverarono tra i loro appartenenti, anche uomini di legge e prelati (cfr. C. Bitossi, Erudizione e storiografia settecentesche in Liguria, Atti del convegno, Genova, 14-15 novembre 2003, Accademia ligure di scienze e lettere, 2004, 718 pp., nello specifico, p. 97). Altre presenze sono attestate sin dal Cinquecento anche a Montebruno. come ha scritto l’amico Giovanni Ferrero, ad Arenzano, sulla costa della Riviera ligure di ponente, come riportano Giuseppe Delfino e Fiorenzo Toso (cfr. G. Ferrero, Le antiche famiglie di Canale, Comunità Montana Alta Val Trebbia 1999, 50 pp., in particolare, pp. 34-37 e p. 45; G. Delfino, Le antiche famiglie di Arenzano. Stemmi Gentilizi, SMA, Genova 1992; F. Toso, Gli ispanismi nei dialetti liguri, Dizionario etimologico storico ligure, Edizioni dell’orso, Alessandria 1993, XXII-154 pp., in particolare, p. 27). In particolare, Giovanni Ferrero, sulla scorta del manoscritto genealogico del Federici, rammenta anche un certo Battolo Barbieri che fu uno dei settantasei ribelli che nel 1507 subì la confisca dei beni e l’esilio perpetuo ad opera dei Francesi e dovette abbandonare la Liguria (cfr. F. Federici, Famiglie che sono state in Genova prima dell’anno 1525, con molte altre delle due riviere di levante e ponente raccolte dall’Archivio della Repubblica di Genova e da scritture private e da diversi scrittori historici per Federico Federici, 2 voll., ms. del XVIII sec., Biblioteca Nazionale di Firenze, Ms. Graber, in particolare, p. 53; a tal proposito si veda anche M.-G. Canale, Nuova istoria della repubblica di Genova: Epoca quarta (1339-1528). I dogi popolari, vol. IV, F. Le Monnier, Firenze 1864, 464 pp., in particolare, p. 332).

Achille Riggio, in un suo documentato saggio, ha reso noti gli atti provenienti dal vetusto Consolato di Francia in Tunisia, nei quali sono presenti diversi documenti legati all’attività della fiorente colonia genovese dell’isola di Tabarca non lontana da Tunisi e, nello specifico, a proposito delle relazioni intercorse fra i Lomellini, la “Redenzione” o “Magistrato dei riscatti della Repubblica di Genova” ed i barbareschi. In data 9 Ottobre 1621, n. 108, appare menzionato un certo Giovanni Bartolomeo di Barberi, genovese, schiavo di Issoufo Dai (Yūsuf Dāyī, 1610-1637), che fu riscattato da Claudio Severt, vice-console di Francia, per 823 pezze da 8 reali castigliani. Il riscatto fu ordinato da Paolo Battista Giustiniani, governatore dell’isola di Tabarca, che agiva per conto della “Redenzione di Genova” (cfr. A. Riggio, Tabarca e il riscatto degli schiavi in Tunisia. Da Kara-Othman Dey a Kara-Moustafa Dey. 1593-1702, “Miscellanea Storica, Atti della Regia Società di Storia Patria”, vol. III, LXVII della raccolta, Regia Deputazione di Storia-Patria per la Liguria, Genova 1938, pp. 255-346, in particolare, parte quarta, p. 297). Tutto ciò induce a ritenere che i Barberi liguri si erano trapiantati anche nella colonia tunisina di Tabarca. Ricordiamo che, sin dal 1540, l’isola di Tabarca fu gestita dai genovesi per l’incredibile ricchezza di corallo dei suoi mari ed essendo un importantissimo centro mercantile import-export che faceva da trait d’union tra Africa settentrionale ed Europa (cfr. F. Podestà, L’isola di Tabarca e le pescherie di corallo nel mare circostante,“Atti della Società Ligure di Storia Patria”, XIII, 1884, pp. 1005-1044; C. Bitossi, Per una storia dell’insediamento genovese di Tabarca fonti inedite (1540-1770), “Atti della Società ligure di Storia Patria”, n. s., vol. XXXVII (CXI), fasc. II, Genova 1997, pp. 213-278).

Già gli inizi dell’Ottocento sono documentati vari esponenti dei Barbieri o Barberis (nei quali è presente anche il nome Bartolomeo), abili costruttori di imbarcazioni, attivi ad Arenzano, Voltri, Prà e Foce (cfr. L. Gatti, «Un raggio di convenienza» Navi mercantili, costruttori e proprietari in Liguria nella prima metà dell’Ottocento, “Atti della Società Ligure di Storia Patria”, nuova serie, vol. XLVIII, CXXII, fasc. II, Genova 2008, 496 pp., in particolare, pp. 81, 160, 223, 379-381).

Ancora negli anni 60’ dell’Ottocento, esisteva la borgata di Barberi dipendente dal comune di Carretto, quest’ultimo oggi frazione di Cairo Montenotte, in provincia di Savona (cfr. A. Amati, a cura di, Dizionario corografico dell’Italia. Opera illustrata da circa 1000 armi comunali colorate e da parecchie centinaia di incisioni intercalate nel testo rappresentanti i principali monumenti d’Italia. vol. I, A-B, Vallardi, Milano 1867, 1120 pp., in particolare, p. 594).

Allo stato attuale delle ricerche non si conoscono i dettagli relativi al trasferimento di Bartolomeo Barberi, dalla natia Liguria a Termini Imerese. Nella cittadina siciliana, già nel basso medioevo, in relazione alla diaspora mercantile verso l’isola,  era sorta una comunità stabile di migranti liguri, incrementatasi nel tempo grazie a complessi scambi non esclusivamente commerciali, tra settentrione e meridione. Tale emigrazione verso la Sicilia si andò dipanando attraverso diversi gradi di intensità e di densità dei flussi. L’obiettivo comune dei migranti era quello della ricerca di migliori opportunità di lavoro e conseguente incremento delle condizioni economiche (cfr. G. Pizzorusso, Le migrazioni degli italiani all’interno della Penisola e in Europa in età moderna, in A. Eiras Roel, D. L. Gonzales Lopo, cur., Movilidad y migraciones internas en la Europa latina, Santiago de Compostela 2002, pp. 55-85). La fiorente comunità immigrata ligure a Termini Imerese, certamente rimase in stretto contatto con i luoghi d’origine dei suoi componenti che, una volta stabilitisi in loco, al fine di integrarsi all’interno della società di accoglienza, ambivano di raggiungere lo status di cittadino, anche attraverso una meditata politica matrimoniale, sia all’interno della comunità, sia all’esterno di essa. La patria ligure rimaneva sempre presente e continuava a mantenersi viva la “genovesità” attraverso reti di relazione, di sistemi di rapporti che tendevano a rianimare nel tempo il legame intenso con i luoghi di origine.

Il januens Bartolomeo Barberi, allo scadere della 1ª metà del Cinquecento, sposatosi con la termitana Lucrezia, diede vita ad una diramazione della casata di origine ligure. La coppia, allo stato attuale delle ricerche, sappiamo che ebbe i seguenti figli: Benedetto (b. 24 Novembre 1545, coniugato con Lauriella Vincenza Salvago o Selvaggio, di Gerolamo e Domenica de Marino, ante 1568); Pietro (padre di Vincenzo), ammogliato con Domenica De Michele; Gerolama (b. 25 Settembre 1547, sposata con Giulio de Mattheis, ante 1578, dai quali nacque altresì Gaspare de Mattheis, mastro notaro del Vice-Portolano di Termini) e Leonardo (n. c. 1551/1552 –  m. 7 Ottobre 1626), funzionario (Portolanoto) del Caricatore di Termini, accasato con Antonella Oliveri il 1° Maggio 1585.

Da notare che i coniugi di tre figli di Bartolomeo Barbieri, appartennero a casate di origine liguri: Salvago, De Mattheis ed Oliveri (Olivieri), segno di un’accorta politica matrimoniale e patrimoniale, al fine di creare una solida rete familiare e parentale, realizzata attraverso il succedersi di più generazioni, che contribuì notevolmente ad accrescere i legami con altre importanti famiglie cittadine appartenenti alla fiorente comunità ligure stanziata a Termini Imerese ed alla progressiva ascesa sociale della casata.

Grazie alle sistematiche ricerche effettuate dagli scriventi nel biennio 2018-19, all’interno del più antico registro di battesimo della Maggior Chiesa di Termini Imerese (d’ora in poi AME), che cronologicamente si estende dal primo Maggio 1542 al 30 Aprile 1548, sono stati scoperti altri documenti sinora inediti, relativi a Bartolomeo Barberi, che qui rendiamo noti per la prima volta.

Il dato più importante scoperto, grazie a queste nostre indagini archivistiche, è che, anche Bartolomeo Barberi, al pari dei suoi figli Benedetto e Pietro, aveva il titolo distintivo di Mastro, pertanto doveva avere una sua bottega artigiana con apprendisti e lavoranti, anche se allo stato attuale delle ricerche, non è nota quale fosse l’arte da lui esercitata.

Bartolomeo, da buon ligure, doveva avere un ottimo fiuto per gli affari, infatti, come è noto dalle ricerche già edite, gestiva anche un redditizio fondaco, in seno ad una apposita società. Questi edifici di sosta, vere e proprie strutture ricettive extraurbane, nel medioevo e nei secoli seguenti ebbero grande rilevanza, perdurando all’incirca sino alla prima metà del Novecento (cfr. P. Bova, A. Contino, Termini Imerese, dall’affioramento al costruito: le cave di Santa Lucia dal Quattrocento al Seicento, “Esperonews”, Martedì, 15 Giugno 2021, on-line in questa testata giornalistica). Bartolomeo, quindi, si caratterizza come il capostipite di una casata di artigiani-mercanti, avente una struttura di tipo familiare, dotata ampiamente di meccanismi di mutua assistenza, che diversificherà i propri interessi commerciali, spaziando dalla partecipazione alla pesca del tonno,  alla attività mercantile nel settore dei noli marittimi, attraverso il trasporto e la vendita di partite alimentari (grano, formaggi, etc.), fino alla compartecipazione nella gestione di gabelle municipali. E’ proprio grazie alle sue fortune commerciali (ancora direttamente poco note) che il nostro acquisì una buona posizione economica che gli valse il titolo di Honorabilis con il quale è menzionato nei rogiti notarili sinora rintracciati.

Le nostre ricerche archivistiche, inoltre, finalmente hanno permesso di chiarire l’identità del socio di affari di Bartolomeo Barbieri, anch’egli januens, ed abitante a Termini Imerese: Erasmo Castrucci o Castruccio (forma dialettale ligure Teramu Castrusci). Quest’ultimo, nei documenti notarili termitani appare citato come Teramo Crastusio, evidente metatesi (cioè cambio consonantico) di Castrusio. La documentazione ecclesiastica, invece, presenta la grafia Termino di Castruzu (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 103r n. 7, inedito), dove appare evidente il tentativo dell’estensore dell’atto, di restituire nella scrittura la forma parlata siciliana Castruzzu del cognome Castruccio. Una variante, ulteriormente attestata negli atti battesimali, è Termjno Astruzo, dove la lettera c iniziale del cognome è scomparsa per caduta della consonante iniziale (cfr. atto di battesimo del figlio Giuseppe, addì 23 Novembre IVa Indizione 1545, in AME. Battesimi, vol. 1, 1542-48, f. 67v n. 6, rammentato in A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit., p. 35 e nota n. 110). Del resto, come vedremo oltre, Termjno dj Astruzo è ancora la grafia con la quale egli appare registrato come padrino di battesimo di Benedetto, uno dei figli di Barttulumeo [sic] Barberj.

Nei bastardelli (protocolli dove si annotavano, in un’unica serie, atti di specie disparate e non omogenee) di notar Sebastiano Bertòlo di Termini del 1548-49, sincroni con i registri parrocchiali, si reperisce la nota del rogito del 3 Dicembre VIIa Indizione 1548, nel quale Bartolomeo stipulò con mastro Antonio Gallo, anch’egli di origine ligure, l’acquisto di un quantitativo di paglia (destinata a rifornire la stalla del fondaco), anche per conto di Teramo Crastusio (inesatta è, invece, la grafia Teramo Rastusio, legata alla lettura affatto agevole dei rogiti cinquecenteschi, spesso sbiaditi, riportata in A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit., p. 36, atto in Archivio di Stato di Palermo, sezione di Termini Imerese, d’ora in poi ASPT, vol. 1469 f. 149r). Il cognome Castrucci o Castruccio appare ancor oggi ben attestato a La Spezia e nei comuni viciniori. Esponenti della famiglia sono ancora documentati a Termini Imerese negli anni venti del Seicento. Il 23 Maggio XII Indizione 1629, i coniugi Pietro (Perj) ed Antonia Castruccio fecero cresimare nella Maggior Chiesa il figlio Bartolomeo, avendo come padrino Don Giovanni Antonio Lo Forti (cfr. AME, Liber Confirmatorum, 1617, 1623, 1629, 1634, 1641, vol. 102, s. n.).  Ci piace rimarcare che il nome Erasmo o Teramo, deriva dal culto di S. Ermo, detto anche S. Elmo o S. Erasmo o S. Teramo, vescovo di Formia (Anatolia, III secolo – Formia, 303), particolarmente venerato dai marinai, soprattutto contro le tempeste, il cui culto era molto sentito in Liguria, sin dal Quattrocento soprattutto a Lerici, Bonassola, Quinto al Mare, Sori, S. Margherita Ligure, Sestri Levante, Rapallo etc., essendo poi patrono di Arma di Taggia (Imperia).

Tornando a Bartolomeo Barberi, ecco i dati archivistici emersi dallo spoglio sistematico del primo registro battesimale della Maggior Chiesa di Termini, con l’indicazione di quelli inediti scoperti dagli scriventi, che vanno ad aggiungersi a quanto già pubblicato in precedenza (cfr. A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit.).

La prima menzione nel detto registro, relativa al nostro, si riscontra in data 14 Ottobre IIa Indizione 1543, allorché Bartolomeo (bart[olom]eo) Barberi (barberj) ed un certo m[astr]o franc[esc]o cornochia, intervennero come padrini al battesimo, officiato dal sacerdote (p[re]sti) Filippo di Lentini, di Filippa figlia di Antonio (Antoni) La Bella (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 31v n. 4, inedito). Da notare che Mastro Francesco Cornochia doveva essere di origine toscana, essendo il cognome derivato da Cornocchia, frazione del comune di Radicondoli, nell’attuale provincia di Siena. Del resto, il nostro Bartolomeo Barberi appare frequentemente in relazione ad esponenti non solo della comunità ligure, ma anche di quella toscana, coi quali probabilmente intratteneva rapporti di affari. Assidue furono anche le alleanze ed accordi specifici tra liguri ed esponenti della imprenditoria marinara locale, attraverso la creazione di società di trasporto marittimo, soprattutto verso Messina ed il suo entourage.

Il giorno 11 Novembre IIIa Indizione 1544, Bartolomeo (bartulumeu) Barberi (barberj), assieme ad Antonino Moretta (morecta) alias Barcocu, fu presente al battesimo, officiato dal sacerdote Filippo Teresi, di Caterina, un’altra figlia del già menzionato Antonio Li Belli o La Bella. Madrina fu Domenica La Grigola (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 45r n. 4, menzionato in A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit., p. 19 e nota n. 1). Non è da escludere che proprio dal soprannome della famiglia termitana dei Moretta possa avere avuto origine la denominazione della contrada Barcocu o Varcocu, sita alle pendici di settentrionali del Monte S. Calogero o Euraco, sulla sponda destra del torrente Tre Pietre, con la rupe calcarea omonima.

Il giorno 24 Novembre IVa Indizione 1545, il sac. Gaspare Crescione, battezzò Benedetto figlio di Bartolomeo (barttulumeo) Barberi (barberj), avendo come padrini il socio Teramo Castruccio (termjno dj astruzo) ed un certo mast[r]o abb[attist]a (Battista) Lumjraturj, Madrina fu Domenica La Grigola (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 67v n. 9, menzionato con qualche svista in A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit., p. 35 e nota n. 110).

Il 25 Settembre VIa Indizione 1547, il sac. Matteo Impax, battezzò Gilorma figlia di Bartolomeo (barttulumeo) Barberi (barberj), alla presenza di m[astr]o ant[oni]no furccu [sic] e m[astr]o Gilormu dj Vana [sic, di Vara]. Madrina fu Domenica La Grigola (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 105r n. 4, menzionato in A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit., p. 35 e nota n. 111). Ci preme rimarcare che entrambi i padrini di battesimo di Gerolama figlia di Bartolomeo Barberi, erano di indubbia origine ligure. Il primo doveva essere congiunto di Jac[ob]o Januisi Furccu [sic] che il 19 Settembre Va Indizione 1546, fece battezzare la figlia Ph[ilipp]a dal sacerdote Stefano Spataro (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548,f. 77r n. 6). Si tratta di esponenti della casata dei Furco o Fulco, già presente a Savona nel 1532 (cfr. C. Varaldo, La topografia urbana di Savona nel tardo Medioevo, Istituto Internazionale Studi Liguri, Bordighera 1975, 136 pp., in particolare, p. 94). Il cognome è tuttora esistente nella diramazione trapiantata a Termini Imerese. Il secondo padrino di battesimo, invece, derivava il suo cognome dalla valle del fiume Vara (Væa o Vàa in ligure), e relativi toponimi: Borghetto di Vara, Rocchetta di Vara. Un Jacometta Junuisi [sic] di vara, assieme al Magnifico Vito La Matina, fu padrino di battesimo di Chiara figlia di Mastro Giovanni Fiorentino, addì 15 Luglio Ia Indizione 1543 (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 27r n. 6).

Il 21 Novembre VIa Indizione 1547, m[astr]o bartulumeo barberj, assieme a m[astr]o antonuzo girgintano, furono padrini di battesimo di Vincenzo figlio di Matteo d’Anna, assieme alla madrina Tommasa (masa) lavjnc[en]za, avendo  officiato il rito il sacerdote marcu lacavara (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 112r n. 3, inedito).

Quattro giorni dopo, il 25 novembre VIa Indizione 1547, Bartolomeo Barberi è documentato come padrino in due atti di battesimo celebrati il medesimo dì. Nel primo, bartulumeo barberj e m[astr]o antonuzo girgintano sono attestati come padrini di battesimo di Filomena, figlia di gilorma schiava di vic[enz]o dj purpura. Il rito fu officiato dal sacerdote Ioseppi dj iuljana, mentre madrina fu ant[oni]a lap[r]ove[n]za (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 112r n. 5, inedito). Da notare che il detto Vincenzo Purpura svolgeva la professione di speziale (farmacista); infatti, egli appare citato nell’atto di battesimo di Francesco figlio di Adriano (andriano) Calandra, in qualità di padrino, insieme a Martino Moretta, con il titolo di mast[r]o e con la qualifica di spizjali (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 67v n. 4, atto del 20 Novembre IVa Indizione 1545).  Nel secondo atto battesimale, bartulumeo barberj, assieme ad ant[oni]no causalano (sic, Causarano), fu padrino di battesimo di vic[enz]o figlio di Giuseppe Salerno, officiante il sacerdote nic[ola]o stifanjzo. Madrina fu Domenica lagrigola (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 112r n. 6, inedito).

Il 9 aprile VI Indizione 1548, bartulumeo barverj, assieme a Teramo (termjno) Conigliaro (lu coniglaru), fu presente come padrino al battesimo, officiato dal sacerdote gaspano crixunj, di Giovanni schiavo del Magnifico vic[enz]o vechano, cioè Vecchiano, quest’ultimo di origine pisana (da Vecchiano, oggi comune della provincia di Pisa in Toscana). Madrina fu ancora anton[i]a la p[r]ovenza (cfr. AME, Battesimi, vol. 1, 1542-1548, f. 122r n. 3, menzionato in A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit., p. 35 e nota n. 112).

Allo stato attuale delle ricerche, sappiamo che Bartolomeo Barberi (de Barbera) era già defunto in data 16 Gennaio IIIa Indizione 1575, allorché fu stipulato il contratto matrimoniale tra il figlio Pietro e Domenica de Michele, vedova Consolo, agli atti di notar Matteo de Michele di Termini Imerese. La moglie Lucrezia, invece, era ancora vivente (cfr. A. Contino, S. Mantia, Vincenzo La Barbera…cit., pp. 45-46).

Concludendo, i nuovi riscontri documentari, relativi al capostipite del ramo termitano dei Barberi liguri, forniscono un ulteriore tassello su alcuni aspetti della variegata comunità genovese a Termini Imerese. Quest’ultima ebbe un rilevante ruolo socio-economico, intrattenendo altresì complessi intrecci patrimoniali e matrimoniali durante il periodo della dominazione spagnola della Sicilia. Essa deteneva gran parte del commercio cerealicolo attraverso il Caricatore, complesso di magazzini per lo stoccaggio temporanei delle vettovaglie, prima di essere sottoposte a dazio per l’esportazione.

I mercanti liguri più cospicui, inoltre, perseguirono tenacemente dapprima l’obiettivo de loro inserimento nel tessuto economico urbano e periurbano, successivamente, una volta rafforzata la loro disponibilità finanziaria, portarono avanti una strategia di assimilazione alle élites locali, perseguendo lo scopo di entrare a far pare dello status nobiliare del patriziato termitano, al fine anche di concorrere alle cariche pubbliche cittadine, amministrative e giudiziarie. Il raggiungimento di tali obiettivi non fu sempre lineare, ma si svolse anche attraverso alterne vicende e con strategie molto diversificate. A tal proposito, appaiono emblematiche le vicende del ramo termitano della casata ligure dei Priarùggia che abbiamo già tratteggiato in un nostro precedente contributo (cfr. P. Bova, A. Contino, Dalla Liguria a Termini Imerese: la casata nobiliare dei Priarùggia tra Cinquecento e Seicento, “Esperonews”, 6 Giugno 2021, on-line in questa testata giornalistica). Relativamente alla vivacità commerciale dei liguri trapiantati a Termini Imerese, abbiamo già trattato l’interessante caso di studio, relativo ad una transazione economica tra esponenti delle casate liguri Malaspina, Bozolo/Bozzolo e Magiolo/Maggiolo, riguardante una nave mercantile a remi (fragata) chiamata Santa Maria di Porto Salvo e San Giuseppe, della stazza (portatus) di 130 salme (corrispondente a 30,94 tonnellate), provvista di tre alberature a vela (cfr. P. Bova, A. Contino, Mercanti genovesi a Termini Imerese nel Seicento: la transazione tra Ippolito Malaspina e Pietro Maggiolo per la fregata “Santa Maria di Porto Salvo e San Giuseppe”, “Esperonews”, 1 Maggio 2021, on-line in questa testata giornalistica).

Patrizia Bova e Antonio Contino

Ringraziamenti: vogliamo esternare la nostra più sincera gratitudine, per l’essenziale supporto logistico nelle nostre ricerche e per la consueta disponibilità, rispettivamente, al direttore ed al personale della sezione termitana dell’archivio di Stato di Palermo. Un ringraziamento particolare va a don Antonio Todaro per averci permesso di effettuare basilari ricerche presso l’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese.

La xilografia raffigurante Genova (Genua), opera di Michael Wolgemut (Norimberga, 1434 – 1519), è tratta dalla cronaca di Hertmann Schedel (Norimberga, 1440 – 1514), Liber Chronicarum cu[m] figuris et imagi[ni]bus ab inicio mu[n]di, Koberger,  Norimberga 1493, f. LVIIIv.

Il messaggio di Natale 2023 dell’Arcivescovo di Palermo: “Non siamo noi uomini che possiamo farci ‘dio’, sostituirci a Dio”

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Puntuale, come ogni anno, arriva il messaggio dell’Arcivescovo di Palermo S.E.R. Mons. Corrado Lorefice. Ecco il testo integrale:

Carissime, Carissimi,
è un tempo di particolare travaglio quello che stiamo vivendo. La Terra è sempre più
arida, raggiunta da notizie che vengono dal passato, che ci catapultano indietro. Sentiamo il
silenzio (l’assenza?) di Dio nel trambusto crescente della Casa comune.

Eppure oggi noi cristiani accogliamo un Bambino che è per tutti: “Promesso alla figlia
di Sion, è nato il Messia a Betlemme, è apparsa la grazia in un uomo, speranza per tutte le
genti” (Bose, Inno di Natale 32). Annunzio di novità. Di vita. Di futuro. Di gioia.
Dio nessuno mai lo ha visto. Gesù, il figlio nato dalla giovane donna di Nazareth che
non era ancora andata a vivere con il suo promesso sposo Giuseppe, discendente della casa di
Davide, è l’incarnazione e il racconto del Dio in cui crediamo e speriamo.
Il Bambino che nasce nel precario rifugio di Betlemme è quel Gesù di Nazareth che,
divenuto adulto, lavorerà nella bottega dello sperduto villaggio della Galilea, percorrerà le
strade della Palestina sanando quanti erano sotto il potere del male; il giusto che verrà accusato
pretestuosamente, appeso sull’infame legno della croce e deposto nella tomba trovata vuota da
Maddalena, da Pietro e dal discepolo amato in quel primo giorno dopo il sabato. Gesù è la
risposta di Dio alla domanda di noi uomini: “Chi sei? Dove sei?”.
In Gesù, nel Figlio nato da Maria di Nazareth, incontriamo Dio stesso, la sua logica, i
suoi desideri e la ‘passione com-passionevole’ che alberga nelle sue viscere paterne e materne.
Questo i cristiani abbiamo scoperto e sperimentato. Questo condividiamo con tutti.
Nel tempo di Avvento la nostra attesa si è anche concentrata su Maria, la Vergine
Immacolata che ha visto crescere nel suo grembo un piccolo corpo di bambino. “C’è qualcosa
di magico nel modo di accarezzare delle sue mani, come pieno di tenerezza. […] Il fatto è che
quella donna sa delle cose che nessuno sa. Ha ricevuto una notizia, un annunzio, parola che
viene dal futuro, piccolo frammento del domani” (Rubem A. Alves).
Una ‘bella notizia’, l’E-vangelo che irrompe. Gesù è il volto di Dio-Amore. Di Dio-con-
noi. È questa la notizia che accolgono le nostre comunità disseminate nelle città. Notizia che
è per tutti, che tutti possono conoscere. Non è un annunzio che parla di futuro, bensì “parola
che viene dal futuro, piccolo frammento del domani”. Gesù continua a raccontarci, in questa
marea di notizie di cronaca nera che travolge quotidianamente la Casa comune che abitiamo,
il progetto originario in progress di Dio-Amore per l’intera famiglia umana di ogni tempo. Lo
incarna, lo fa ancora irrompere, lo attiva in mezzo a noi.
Gesù di Nazareth è la Parola che viene dal futuro, frammento del domani che Dio ha
fatto per noi uomini, del giorno nuovo e definitivo deflagrato nella sua Parola fattasi corpo in
Maria, Parola inchiodata sulla croce e risorta per essere germe di vita e di comunione eterna.
In Gesù si realizza il mirabile scambio: Dio, fatto uomo, ci dona la sua Divinità. È Dio che ci
fa come lui. Non siamo noi uomini che possiamo farci ‘dio’, sostituirci a Dio. Noi umani tutt’al
più possiamo creare idoli o divinizzare il nostro ‘io’.
L’idolo schiavizza, Dio promuove e libera. L’idolo possiede, Dio dona. L’idolo erige
barriere, Dio abbatte i muri e accorcia le distanze. L’idolo invia eserciti, Dio messaggeri di
pace. L’idolo inietta morte, Dio fa esplodere vita. L’idolo desertifica la Terra, Dio la feconda, al suo passaggio stilla l’abbondanza. L’idolo ostenta la sua intelligenza, Dio rivela la sua
sapienza nella stoltezza della “parola della croce”. L’idolo si gonfia, Dio si svuota. L’idolo
viene ostentando grandezza e soggiogando, Dio nella piccolezza e servendo. L’idolo è
vendicativo, Dio paziente e misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore.
Dio viene nel Figlio della Nazarena, nato a Betlemme e morto sul Golgota fuori le mura
di Gerusalemme. Egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo. Dio nel suo Figlio
fattosi bambino e fattosi scarto umano è presente in ogni donna e in ogni uomo. È nell’uomo
ordinario. In ogni volto. Soprattutto nei fragili, nei piccoli, negli scartati. ‘Tutto quello che
avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me’ (Mt 25,40).
In questo bambino fragile poi diventato adulto capace di dono totale di sé, di un amore
più grande, Dio continua a dirci: “anche voi ormai sapete cose che nessuno sa, conoscete una
notizia che viene dal futuro. Siete già ora un piccolo frammento del domani. Custodite i vostri
corpi, ogni corpo e, soprattutto quelli più fragili, perché io sono presente in ogni corpo
specialmente in quelli che gli indifferenti e i supponenti di questo mondo predano, scartano e
sopprimono. L’unica strada da percorrere è la compassione che condivide. La condivisione è
sempre riscatto, liberazione. Questo è il mio desiderio, che già prende corpo in ogni atto di
compassione e di dono”.
Noi siamo “avventura divina”, generata da questo annunzio che ora vuole camminare
sulle gambe di altri uomini e di altre donne. Sulle nostre gambe.
Lo Spirito di Dio tenga desta in noi questa notizia che viene dal futuro, la trasformi in
azione e in costante fervida preghiera, perché “Pregare è parlare con desiderio e amore”.
Questa invocazione che viene dal Brasile (Rubem A. Alves) ne è la riprova. Facciamola
nostra in questo Natale, eleviamola insieme:
O Dio, mi ricordo delle persone che oggi non possono rallegrarsi: genitori cui sono
morti i figli; disoccupati; quelli che sono in prigione, torturati; malati, sofferenti; vecchi nella
solitudine; contadini senza terra; indios che vivono gli ultimi giorni del loro popolo; quelli
che non hanno da mangiare. Che in qualche modo il soffio delicato dello Spirito faccia brillare
la speranza nei loro cuori, e che essi abbiano il coraggio di lottare per un mondo migliore,
sacramento del regno di Dio.
Mi ricordo anche di quelli che non possono rallegrarsi perché sono sotto il peso degli
idoli, posseduti dagli spiriti cattivi; quelli che pensano solo al loro profitto e per questo
sfruttano i poveri; quelli che possono servirsi impunemente delle armi della violenza, e per
questo feriscono i corpi e si beffano del diritto; quelli che, pensando solo a se stessi, sono
incapaci di sentire la dolce tenerezza della solidarietà con quelli che soffrono.
Aiutami a esultare nella tristezza da cui nasce la nostalgia per il regno di Dio e a
detestare la tristezza di quelli che hanno occhi solo per contemplare se stessi. E che mai manchi ai tristi del tuo Regno il dolce sacramento del sorriso di Dio. Amen.

Palermo, 22 dicembre 2023

Frana in via Sant’Orsola a Caccamo, la Regione è pronta ad intervenire

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La Regione Siciliana è pronta a intervenire a Caccamo per rendere nuovamente agibile la via Sant’Orsola, chiusa al traffico dal novembre del 2021 dopo che una frana distrusse parte del muro di sostegno in pietrame. La gara per affidare i lavori, in quella che è l’arteria più importante del Comune del Palermitano, è stata pubblicata dalla Struttura per il contrasto al dissesto idrogeologico che fa capo al presidente Renato Schifani. Gli uffici diretti da Maurizio Croce hanno messo a disposizione un budget di 650 mila euro, fissando al prossimo 24 gennaio la data di scadenza per la presentazione delle offerte.

«Restiamo sempre pronti a raccogliere le istanze che provengono da qualsiasi parte del territorio – sottolinea il governatore Schifani – con l’obiettivo di rimuovere celermente le situazioni di pericolo o disagio per i cittadini. Ogni centro abitato dell’Isola sa di poter contare su un’interlocuzione attenta e costante con i nostri professionisti impegnati a lavorare senza sosta per assicurare ovunque le necessarie condizioni di sicurezza».

La via Sant’Orsola, alle spalle della chiesa madre di Caccamo, per le sue originarie dimensioni è l’unica, tra gli stretti vicoli del centro storico, a permettere a qualsiasi mezzo di soccorso di potere transitare. Attualmente è consentito soltanto il passaggio pedonale, a vantaggio soprattutto degli abitanti delle case che sorgono in zona.

L’amministrazione cittadina, intervenuta due anni fa per transennare la strada e puntellare con una palizzata in legno il muro franato, ha ricevuto da Palazzo d’Orléans anche i fondi necessari per redigere un progetto esecutivo, senza il quale l’intervento non avrebbe potuto prendere corpo. Le nuove pareti in pietra dotate di ringhiera saranno consolidate con micropali e tiranti. Per smaltire correttamente le acque piovane, eliminando in tal modo le infiltrazioni che hanno provocato il cedimento, verrà ricostruito un tratto della rete fognaria. Il manto stradale della via Sant’Orsola e quello della sottostante via San Pancrazio, danneggiati dal crollo, saranno interamente ripristinati.

All’ospedale “Cimino” di Termini Imerese inaugurato un nuovo complesso operatorio

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Tre sale operatorie: la verde, la blu e la gialla, una di seguito all’altra in un nuovo, moderno e altamente tecnologico complesso per interventi di chirurgia, ortopedia e otorinolaringoiatria.

E’ stato realizzato all’Ospedale “Cimino” di Termini Imerese, dall’Asp di Palermo che ha investito oltre 2 milioni e mezzo di euro per una struttura che consente l’automatizzazione delle procedure chirurgiche e la gestione integrata di tutti i dispositivi presenti nelle sale operatorie, e cioè: segnali audio-video, luci, parametri ambientali, dispositivi elettromedicali e integrazione con il sistema informativo aziendale, mediante un unico pannello di controllo.
Il nuovo complesso operatorio, realizzato al secondo piano del “Cimino”, è stato inaugurato dall’Assessore regionale della Salute, Giovanna Volo, dal Dirigente generale del Dipartimento per la Pianificazione strategica dell’Assessorato alla salute, Salvatore Iacolino, dal Commissario straordinario dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni, e dal Direttore sanitario aziendale, Francesco Cerrito.
“L’obiettivo è di consegnare tante strutture come quelle inaugurate oggi all’Ospedale di Termini Imerese – ha sottolineato l’Assessore Volo – siamo felicissimi nel vedere che il frutto dei finanziamenti trova riscontro concreto in reparti e attrezzature che ci consentono di consegnare ai cittadini, ospedali più nuovi e, soprattutto, funzionali ai bisogni di salute della comunità”.

I percorsi di accesso di pazienti ed operatori, così come quello di “pulito” e “sporco”, rispettano i più moderni standard di qualità, mentre all’interno delle sale operatorie i display touchscreen consentono l’interazione tra il personale medico e infermieristico con tutte le funzionalità del sistema.
“E’ una risposta importante per la comunità termitana – ha detto Salvatore Iacolino – è stato inaugurato un complesso all’avanguardia di ultimissima generazione che, insieme all’attivazione di 16 nuovi posti letto tra Riabilitazione e Lungodegenza, consente di offrire alla comunità un reale potenziamento dell’offerta sanitaria”.
All’interno del nuovo complesso operatorio è stata realizzata anche una Recovery room (struttura che gestisce il risveglio del paziente con il trattamento e la gestione di eventuali complicanze) dotata di 3 posti letto.

“Consegniamo ai medici dell’Ospedale ed a tutta la comunità un complesso operatorio tra i più moderni e tecnologici – ha spiegato Daniela Faraoni – l’investimento consentirà di fornire ai professionisti, una struttura in grado di andare incontro ad ogni esigenza interventistica. L’Ospedale, attraverso tutte le sue articolazioni, ha garantito quest’anno 2.340 interventi chirurgici che rappresentano un eccellente step per un ulteriore futuro salto di qualità”.
Nella stessa giornata sono stati, anche, inaugurati 16 nuovi posti letto realizzati al quarto piano dell’Ospedale: 12 di Riabilitazione e 4 di Lungodegenza. La struttura, dotata tra l’altro di una palestra dedicata all’interno del reparto, lavorerà in stretta sinergia con le altre Unità “ad iniziare da quella di Ortopedia e Traumatologia che dal primo dicembre – ha detto Daniela Faraoni – è tornata ad essere composta interamente da una equipe dell’Asp, gestendo tutte le attività del reparto, oltre a quelle di sala operatoria”.

Nella nuova Unità di Recupero e Riabilitazione funzionale verranno assistiti e curati pazienti post-acuti, che hanno subito eventi traumatici con l’obiettivo di prevenire, contenere o evitare l’handicap. “La riabilitazione rappresenta una fase cruciale nel percorso di guarigione di molti pazienti – ha detto il Direttore sanitario dell’Asp, Francesco Cerrito – utilizzando tecniche di rieducazione funzionale, riabilitazione neuromotoria, esercizio terapeutico conoscitivo e riabilitazione cognitiva, verrà portato avanti un processo di recupero del paziente con postumi di patologie neurologiche ed ortopediche, al fine di consentirgli di ritrovare la migliore qualità di vita possibile ed il reinserimento familiare, psicosociale e lavorativo”.

L’Ospedale “Cimino” è stato dotato anche di una nuova colonna laparoscopica che sarà utilizzata dall’UOC di Ostetricia e Ginecologia. L’attrezzatura, costata 250 mila euro, è di ultima generazione, modulare e espandibile, anche con intelligenza artificiale. “La nuova Colonna – ha spiegato il Direttore della Unità di Ostetricia e Ginecologia, Giuseppe Canzone – è di ultima generazione, modulare ed espandibile, anche con intelligenza artificiale. Consente di scegliere, senza cambiare device, la modalità di visione, scegliendo tra 4K e 3D, secondo le esigenze del chirurgo e dello step dell’intervento. E’ dotata di due monitor 32 e 55 pollici 3D che magnificano ulteriormente la visione dettagliata dei tessuti durante l’intervento riducendo il rischio di complicanze intraoperatorie”.

All’Ospedale dei Bambini di Palermo, Babbo Natale arriva dall’alto grazie al Soccorso Alpino Siciliano

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Oggi i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano si sono dedicati alla solidarietà regalando qualche minuto di spensieratezza ai piccoli degenti dell’Ospedale pediatrico “Giovanni Di Cristina” di Palermo.

D’intesa con la direzione sanitaria del nosocomio e nel pieno rispetto delle norme anti-Covid, otto tecnici del SASS in costume da Babbo Natale si sono calati con le corde dai terrazzi del padiglione “Biondo” mostrando cartelli di auguri e distribuendo dolcetti e caramelle.

“Per una volta abbiamo voluto derogare ai nostri compiti istituzionali per offrire qualche attimo di serenità ai bambini ricoverati ed ai loro familiari in un periodo che dovrebbe essere di festa e gioia per tutti” ha sottolineato Leonardo La Pica, presidente del Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano.

Presenti alla manifestazione il commissario dell’ARNAS “Ospedali Civico Di Cristina Benfratelli” Roberto Colletti e il dirigente medico di presidio Desirè Farinella.

“Per il quarto anno consecutivo il Soccorso Alpino ha voluto donare un momento di svago e ai nostri piccoli degenti e naturalmente – ha dichiarato Farinella – questo riempie di gioia anche il personale dell’ospedale Di Cristina”.

I tecnici del Soccorso Alpino torneranno al “Di Cristina” la mattina del 5 gennaio quando, alla vigilia dell’Epifania, nel cortile interno sarà montata una teleferica attraverso la quale una volontaria-Befana in sella ad una scopa farà un “volo” da un edificio all’altro.

Tutto pronto ad Isnello per il concerto natalizio della formazione “The Joyful Song Gospel Choir”

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Domani sera, 22 dicembre, alle ore 21.00, presso la Chiesa della SS. Annunziata, si terrà il tradizionale appuntamento del Comune di Isnello col Concerto Gospel.

Quest’anno, protagonista sarà la formazione The Joyful Song Gospel Choir, costituita da coristi e maestri madoniti, che eseguirà i più importanti brani della tradizione Gospel e Spiritual nell’ambito di una performance originale dal titolo “A Christmas Praise”. Una serata speciale e da non perdere per inaugurare al meglio le Festività Natalizie.
“Si ringrazia – si legge in una nota del comune – la Diocesi di Cefalù e il Parroco Don Domenico Sideli della Parrocchia San Nicolò di Bari – Isnello per aver consentito a una cornice unica e preziosa come la Chiesa della SS. Annunziata di Isnello di accogliere numerosi eventi culturali di pregio nel corso di questo 2023. Con l’auspicio che la Cultura possa sempre essere celebrata al meglio nei luoghi più significativi per la nostra Comunità al fine di esaltarne tutto il valore”.

Termini Imerese, rimodulati gli orari della raccolta rifiuti per le festività natalizie 2023

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In occasione delle festività di Natale e Santo Stefano (lunedì 25 dicembre e martedì 26 dicembre), di San Silvestro e Capodanno ( domenica 31 dicembre e lunedì 1 gennaio) e dell’Epifania ( sabato 6 gennaio) alcuni dei servizi ambientali che Dusty svolge sul territorio di Termini Imerese (PA) subiranno delle modifiche.

In particolare, Dusty comunica ai cittadini che verrà effettuato il servizio di raccolta porta a porta, non saranno invece attivi i servizi di spazzamento, ritiro rifiuti ingombranti e numero verde. L’unica eccezione è prevista per il giorno di San Silvestro, quando il servizio di raccolta differenziata non verrà effettuato. Si segnala inoltre che gli Ecopunti ad accesso controllato saranno operativi nelle giornate di Natale e Santo Stefano, Capodanno ed Epifania e non saranno attivi il giorno il 31 dicembre.

Tutti i servizi riprenderanno con regolarità nelle giornate successive alle singole festività festività.

Giornale di Cefalù 21-12-2023: Natale in bolletta tra acqua e rifiuti

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Rifiuti, acqua. Bollette Tari ed Amap. Difficoltà e dubbi dei cittadini. Questi i temi “caldi” dell’intervista di Natale al ViceSindaco Rosario Lapunzina.
Il Masci ricorda il medico lungimirante ed umile benefattore Giuseppe Giglio. Interventi Salvatore D’Anna e Lorenzo Ilardo.
Notte di Natale con la tradizionale “Ninnaredda” in piazza Duomo.
Il Giornale di Cefalù – n.1774 anno 40 – notiziario video-web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; da giovedì 21 dicembre 2023 può essere seguito, visto e rivisto su facebook adrianocammarata e sul canale you tube Carlo Antonio Biondo (http://www.youtube.com/@carloantoniobiondo171) al quale ci si può iscrivere per essere sempre aggiornati. Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.

Grande successo a Roccapalumba per la 1° edizione del “Presepe vivente sotto la Rocca”

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Buona la prima! Grande successo di pubblico alla 1^ edizione del “Presepe vivente sotto la rocca” con oltre un migliaio di presenze. E visitatori venuti da ogni parte della Sicilia. Un risultato eccezionale al di là di ogni aspettativa, conseguito grazie alla partecipazione di diverse associazioni locali: Ohana, BCsicilia, Misericordia e Cesvop.

Le suggestive grotte naturali, che caratterizza il centro storico di Roccapalumba ha ispirato la rievocazione della natività. Un’atmosfera magica con la presenza di zampognari, provenienti dalle Madonie, canti e nenie in dialetto siciliana.

Non sono mancate le degustazioni di piatti tipici locali, apprezzati per gusto e genuinità.

BCsicilia ha dato un notevole contributo, sia in termini economici sia per le numerose partecipazioni di soci. Presente all’evento anche il presidente  regionale Alfonso Lo Cascio, il quale, insieme ad Anna Modica e Saverio Di Sparti (Presidente e Segretario della Sede locale di Roccapalumba) ha personalmente accompagnato i numerosi soci in visita anche nella borgata di Regalgioffoli.

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