“Azzardo, malattia del terzo millennio?”, è il tema del congresso che avrà luogo ad Aci Castello (CT), dal 24 al 26 gennaio, nella sala conferenze del Grand Hotel Baia Verde (Via Angelo Musco, 8). Il fenomeno del gioco d’azzardo è in continua crescita e in questi anni sta assumendo dimensioni sempre più rilevanti. La pratica del gioco d’azzardo può esitare in sviluppo di forme di vera e propria dipendenza (gioco d’azzardo patologico) o comportamenti a rischio (gioco d’azzardo problematico). Il fenomeno emergente ha suscitato molte e diversificate reazioni sia in ambito politico che sociale e destato grande interesse anche nell’ambito sanitario per le problematiche correlate e le conseguenze economico-finanziarie che sono state rilevate su vari gruppi famigliari coinvolti in questo problema. “L’impressionante aumento epidemiologico di ciò che un tempo veniva definita ludopatia e che oggi è una patologia ben definita, di pertinenza della salute mentale ed in particolare delle dipendenze, è il topic del congresso – dichiara la dott.ssa Giulia La Ciura responsabile scientifico dell’evento, medico psichiatra Ser.T. Asp di Ragusa -. In continuità al ‘Decreto Balduzzi’ DDL 13/9/2012 n. 158 (art. 5), che ha riconosciuto l’importanza di inserire il disturbo da gioco d’azzardo tra le dipendenze trattate dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con riferimento alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione, tale evento ha l’ambizione di rappresentare l’eccellenza in ambito scientifico per ciò che riguarda l’eziopatogenesi, le diverse manifestazioni cliniche, l’accuratezza nella diagnosi e le terapie, siano esse di tipo psicoterapeutico, farmacologico o non farmacologico come la Stimolazione Magnetica Transcranica. Inoltre – conclude la dott.ssa La Ciura – si darà spazio alla prevenzione primaria con la partecipazione delle classi delle Scuole Medie Superiori delle Province di Ragusa, Catania, Palermo e la comunicazione efficace dello spettacolo interattivo di Taxi1729”. L’evento è stato accreditato al Ministero della Salute dal Provider New Service S.r.l. All’evento realizzato anche con i contributi delle Asp di Ragusa, Trapani e Catania sono stati assegnati 12 crediti formativi ECM (Educazione Continua in Medicina). Professioni accreditate: medico chirurgo (neurologia, farmacologia e tossicologia clinica, psichiatria, psicoterapia); psicologo (psicoterapia, psicologia) e infermiere. Accreditamento CROAS per gli Assistenti sociali. Gli obiettivi sono quelli di riconoscere un soggetto affetto dal disturbo da gioco d’azzardo e gestirne l’invio o la presa in carico.
Termini Imerese, ex Fiat: giovedì nuovo incontro in Regione. Ennesimo tentativo di accelerare sulla riconversione
«È necessario fare il punto, con tutti gli enti interessati, sul futuro dell’area ex Fiat di Termini Imerese. Dopo vent’anni di fallimenti, ci sono grandi aspettative sulla concreta possibilità di rilancio di questo polo e sullo sviluppo dell’intero territorio». Lo afferma l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, che ha indetto una nuova riunione per giovedì 25 gennaio, alle 10 negli uffici dell’assessorato in via degli Emiri a Palermo, per un ennesimo tentativo di riqualificazione del sito industriale di Termini Imerese, nel Palermitano.
«Aspettando il risultato del bando indetto dai commissari Blutec – sottolinea Tamajo – vogliamo accelerare rispetto all’accordo di programma del valore di 105 milioni di euro per la riconversione dell’area, firmato anche dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il 4 aprile dello scorso anno. Inoltre, attendiamo dai vertici dell’Inps risposte certe rispetto alla possibilità di riconoscere il “lavoro usurante” agli operai che hanno svolto mansioni in catena di montaggio. Una promessa assunta dai responsabili dell’Istituto di previdenza, qualche mese fa, in una delle riunioni svolte al Mimit».
All’incontro, oltre a Tamajo, saranno presenti rappresentanti del Ministero, l’assessore regionale al Lavoro Nuccia Albano, il sindaco di Termini Imerese Maria Terranova, i commissari straordinari di Blutec, tutte le sigle sindacali, i dirigenti regionali dell’Inps, i dirigenti generali dei dipartimenti regionali della Programmazione Vincenzo Falgares e della Formazione professionale Maurizio Pirillo.
Termini Imerese, visita guidata ai cantieri dei carri di Carnevale promossa da BCsicilia
Organizzata dalla sede di BCsicilia di Termini Imerese nell’ambito del Progetto Conoscenza in collaborazione con A.C.C.T.I. (Associazione Costruttori Carri Termini Imerese) e Università Popolare, si terrà sabato 27 gennaio 2024 alle ore 16,30 una visita guidata al cantiere dei carri di Carnevale. L’appuntamento è a Piazza S. Antonio a Termini Imerese. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia, inizierà la visita che sarà guidata dalla famiglia Abbruscato da decenni costruttori di carri. L’iniziativa è gratuita, e comunque obbligatoria la prenotazione: Email: [email protected] – WhatsApp: 346.8241076. Durante la visita verranno spiegate le tecniche di costruzione dei “pupi” in cartapesta con la modellazione del soggetto in creta, e poi la costruzione dei meccanismi che permettono il movimento dei carri.
L’Associazione Costruttori Carri Termini Imerese (A.C.C.T.I) nasce ufficialmente nel 2019, ma la famiglia Abbruscato è presente nel carnevale termitano sin dai primissimi anni ’50 del secolo scorso e ha contribuito a rendere più importante il carnevale termitano, con innovazioni tecniche che hanno permesso la costruzione di grandi carri (una tra tutte, l’uso delle strutture in ferro anziché il legno). Dal 1990 gli Abbruscato sono stati sempre sul podio per la premiazione dei carri, e nella maggior parte dei casi hanno vinto anche l’edizione di quell’anno.
La famiglia in un mondo che cambia
Se dovessimo fornire una definizione universale di famiglia ci troveremmo subito di fronte a tre difficoltà. La prima è quella di storicizzare la definizione: a quale periodo storico ci stiamo riferendo? La seconda è quella di tener conto dei fattori antropologico culturali – a quale cultura ci stiamo riferendo? La terza quella di dover necessariamente prendere in considerazione i fattori ideologici che sottendono la definizione stessa. Non si tratta di difficoltà irrilevanti.
Da una prospettiva storica l’immagine occidentale comune della famiglia nasce sicuramente nel tardo impero romano, in quel IV secolo d.C. che vide la completa affermazione del Cristianesimo. Il concetto europeo di famiglia si era fortemente differenziato sia da quelli del Medio Oriente e dell’Africa del nord, sia da quelli originari della Grecia e di Roma. Contrariamente alle culture orientali, per esempio, assunse, dopo il quarto secolo, una importanza determinante la linea di discendenza materna; la coppia viene considerata solida e indissolubile, la monogamia diventa una norma non eludibile. Di particolare rilevanza appare anche l’affermazione quasi incontrastata dell’esogamia, mentre dal punto di vista sociologico la separazione dei sessi diviene sempre meno rigida, tale da consentire anche alla donna professioni e incarichi pubblici o politici. Intorno all’anno 1000 questo modello di famiglia diventa la norma si è consolidato in tutto il continente europeo.
Nei secoli successivi, approssimativamente sino al 1300, l’idea di famiglia come “focolare domestico” e quindi come struttura essenziale della società viene ulteriormente rafforzata da una serie di regole, prescrizioni e divieti che, imposti dal cattolicesimo ormai imperante, creano l’idea del matrimonio come dilectio, espressione di una famiglia vista come nucleo sociale indistruttibile, all’interno, comunque, di un sistema parentale esteso che, in ogni caso continua ad essere predominante rispetto alla coppia.
E’ ovvio che all’interno di questo sistema, le individualità soggettive devono essere sacrificate agli obblighi sociali, irreggimentate nel contesto di una serie di precetti tendenti a rendere la coppia sempre più salda, e sempre più inserita in un modello di famiglia estesa, dove il lignaggio e l’appartenenza divengono stabili e indistruttibili, e dove l’individualità viene sempre sottoposta alla ragione sociale del proprio gruppo familiare.
Sarebbe comunque un errore credere che tutto ciò sia stato dovuto esclusivamente alle imposizioni del cattolicesimo integralista. Esiste un problema molto più legato a motivazioni biologiche e demografiche. Fra XIII e XV secolo si assiste in Europa ad un significativo peggioramento delle condizioni di mortalità infantile. Due terzi dei nati non superano l’infanzia, e, a causa delle condizioni di vita, meno della metà dei matrimoni dura dieci anni, o addirittura di più. Inoltre, catastrofi epocali, come la Peste Nera medioevale, falcidiano drammaticamente la popolazione.
Di fronte a queste condizioni è ovvio che la semplice coppia è molto più fragile del gruppo parentale esteso.
E’ la modernità (intervenuta fra il XVI e il XVIII secolo) che modifica, ma solo raffinandolo, questo modello di famiglia, fondando quello che è universalmente noto come ‘modello europeo’ di matrimonio, un ulteriore sviluppo della famiglia europea precedente.
E’ solo nell’Ottocento che subentrano alcuni fattori nuovi nel modello di famiglia: anzitutto si assiste all’affermazione progressiva delle individualità sul piano psicologico; poi il matrimonio avviene in età più tardiva e non più in modo universale. C’è, insomma, anche chi decide di non sposarsi (fra il 10 e il 20% della popolazione). Inoltre, la minaccia della sovrappopolazione e di un progressivo pauperismo, induce all’uso di metodi anticoncezionali, preconizzato da Malthus (prudential restraint). Un minor numero di gravidanze significa anche una minore mortalità sia femminile, sia infantile, con un miglioramento generale delle condizioni di vita. La famiglia, così, diventa per la prima volta economicamente valida. Si passa così da un funzionamento antieconomico ad un funzionamento economico, ma “a bassa pressione”.
L’accresciuta età media del matrimonio, inoltre, produce una maggiore maturità, atta a sganciare la famiglia dal proprio contesto esteso e cominciare a caratterizzarsi come famiglia nucleare e coniugale. E questo diventa il modello imperante fortemente incentivato da fattori economici (la nascita della società industriale e di mercato). Questa famiglia è infatti il motore della rivoluzione industriale. Poiché i giovani si sposano tardi, possono lavorare e accumulare capitale.
Quello di non sposarsi presto è uno dei precetti suggeriti da Thomas Robert Malthus nel 1817: “Se il costume di non sposarsi presto prevalesse diffusamente … un rapporto più familiare ed amichevole tra i sessi…potrebbe aver luogo senza pericolo…ed un’assai migliore opportunità sarebbe così fornita ad entrambi i sessi di scoprire affinità d’inclinazione e di formare quei forti e duraturi legami d’affetto senza i quali lo stato matrimoniale generalmente induce più felicità che gioia”.
Il capitale rende possibili scelte coniugali anche indipendenti dalla volontà delle famiglie; nasce il “matrimonio d’amore”, il rapporto fra uomo e donna diventa sempre più paritario, anche perché la differenza di età non è più eccessiva come un tempo. Inoltre, nasce il sentimento dell’infanzia, per cui per la prima volta i figli non sono solo un prodotto obbligato, o quasi, del matrimonio, ma parte integrante del nuovo nucleo familiare. Sono nuova forza lavoro, sono nuova forza demografica e sociale. E’ da questo momento che la famiglia diventa “interesse pubblico” e lo Stato comincia ad occuparsi della tutela di questo bene comune.
Naturalmente, lo stato crea regole, norme, fornisce indicazioni e legislazione. Nasce quello che viene definito “modello di famiglia coniugale europea”, modello che viene presto esportato ed imposto – grazie al colonialismo – un po’ dappertutto.
Si tratta di un modello forte, che viene presto incentivato e protetto. Si fonda su una serie di norme rigorosamente codificate: la prima ovviamente è la monogamia, rafforzata da arbitrari concetti di fedeltà, un tempo sanciti dalla Chiesa, poi tutelati dai clan familiari, ora dallo Stato. La famiglia è una struttura sociale ed economica troppo importante perché possa essere disfatta. La seconda norma è quella della “normalità etica”. La famiglia deve garantire un adeguato controllo morale su usi e consuetudini, deve essere normativa – e tale normatività segue i paradigmi della società occidentale nelle sue più alte espressioni, un po’ il grande modello della famiglia americana. La terza norma è la produttività. Una famiglia ideale deve produrre (lavoro, intelligenza, professioni) secondo i sacri modelli del sistema capitalistico. Messi assieme questi tre fattori (monogamia, normatività, produzione) sono i veri gendarmi della famiglia.
Il modello funziona abbastanza bene sino agli anni ’60 del Novecento. Si tratta di un modello artificioso, ma elastico, capace di assorbire gli enormi sbalzi sociali, e politici che caratterizzano la storia planetaria di quel periodo. Si ha un record di nuzialità e il cosiddetto baby boom (2.5 o 3 figli per coppia, in Italia), con grandi implicazioni demografiche: questo numero di figli per coppia garantisce un ragionevole incremento demografico. E’ il trionfo del matrimonio, della famiglia, della coppia forte che serve alle strutture produttive, a fronte di divorzi ancora piuttosto rari. Nonostante l’indiscutibile mancanza di pari opportunità per la donna, ed il suo ruolo sociale e politico assolutamente marginale, questo modello di famiglia – forse proprio per questo? – si afferma fortemente. Come ho già accennato è il modello americano, con papà che lavora (meglio se fa un lavoro intellettuale), la mamma che cresce i figli, prepara colazione, pranzo e cena, fa le crostate di mele, e benedice i figli quando vanno in guerra per servire la patria. Perverso, certo, ma è un modello che regge, che è enfatizzato dalla televisione, grande novità degli anni ’60. Perverso, certo, ma è un modello solido e tranquillizzante. Monogamia, normatività e produzione funzionano perfettamente da griglia di riferimento per l’ideale famiglia occidentale.
Ma già negli anni ’60 avviene qualcosa di nuovo, anzi una vera rivoluzione. Il perno intorno al quale questa rivoluzione gira intorno al sesso. Dopo le ricerche sessuologiche di Kinsey, negli anni ’50, si diffonde la consapevolezza, per quanto ancora modesta, del fatto che l’immagine e il modello occidentale di famiglia sono solo degli stereotipi asserviti al potere sia politico sia, soprattutto, religioso. La diversificazione dei costumi sessuali, ciò che uomini e donne fanno o non fanno nel privato delle loro camere da letto, costituisce una informazione determinante. Poi, con la pillola anticoncezionale di Pinkus, cambia totalmente la geografia dei rapporti nel contesto di un arbitrario modello di matrimonio. Torna la tentazione (puramente biologica, e quindi ovvia) della poligamia. Le donne scoprono che possono avere rapporti sessuali extramatrimoniali senza alcun rischio, come gli uomini. La fecondità, fra gli anni ’70 e gli ’80 si riduce almeno del 50%, in Italia addirittura si arriva alla crisi demografica, con un figlio per donna nel Nord, laddove ne occorrerebbero almeno 2.1 per assicurare la stabilità della popolazione e mantenere l’equilibrio fra le diverse classi di età. Si riduce la nuzialità quasi quanto la fecondità; l’età al matrimonio cresce di almeno tre anni, mentre aumenta l’incidenza delle nascite al di fuori del matrimonio (da un quarto alla metà del totale, anche se non si tratta di dati italiani). Si accentua peraltro il fenomeno dell’instabilità familiare con il rapido incremento di separazioni e divorzi che nei Paesi dell’Europa Centrale e Nord-Occidentale riguardano ormai da un terzo alla metà dei matrimoni.
Col nuovo millennio, nascono nuovi modelli di famiglia: unipersonali, uni-genitoriali, di fatto, ricostituite e queste ultime a loro volta con una serie notevole di sottotipi. Quello che però sostanzialmente scompare è l’immagine di un modello unico normativo di famiglia, fondato su una particolare versione della morale o della religione. La famiglia nucleare classica non domina più nelle statistiche ufficiali e nell’immaginario collettivo. E’ una vera rivoluzione, della quale prendono atto i governi occidentali, varando una serie di principi giuridici e norme legislative che prendono semplicemente atto dei cambiamenti nel costume. Lo Stato, insomma, tende sempre più a ritirarsi in buon ordine dalla gestione della coppia, prendendo semplicemente atto di una sempre dimensione privata dei rapporti (un esempio tipico è il successo del divorzio incolpevole: due coniugi si separano semplicemente perché hanno così deciso, consensualmente). L’attenzione viene però rivolta all’interesse dei minori e quindi alla tutela dell’infanzia che diventa il cardine della legislazione familiare, e sottopone le famiglie ad un controllo più attento delle agenzie pubbliche, e sostituisce la tutela della coppia, ritenuta sempre più autonoma e libera delle sue scelte. Strettamente connesso a questo principio nasce quello della co-genitorialità dopo la fine del matrimonio. Si tratta di un principio estremamente generico, il suo fondamento reale consiste nel garantire, con metodi nuovi, l’indissolubilità della famiglia, che in virtù dell’esistenza dei figli resiste comunque all’instabilità della coppia. L’intervento dello Stato, pertanto, appare sempre più orientato alla relazione che lega genitori e figli, piuttosto che ai singoli membri della coppia.
Di fatto, oggi, il modello di matrimonio e di famiglia che aveva imperato in Europa per secoli e sul quale si era poi costruito lo stato sociale, centrato su una famiglia coniugale forte, è del tutto desueto. Nasce il principio del matrimonio come una relazione pura di cui fanno parte intrinseca rischio e ansia, come scelta non irreversibile in accordo con i postulati centrali dell’individualismo espressivo.
La coppia e la rivoluzione tecnologica
La coppia tradizionale, insomma, è ormai finita. Sopravvivono pochi residui. La coppia da telefilm americano è ormai un resto archeologico: mogli e mariti che stanno mano nella mano anche a ottant’anni, che condividono tutto, che guardano insieme la televisione o che non hanno reciprocamente segreti sono soltanto parte di un immaginario collettivo. In un arco di tempo di circa trent’anni la società è cambiata in modo totale. La grande rivoluzione informatica, soprattutto, ha messo a disposizione di tutti mezzi di comunicazione di massa e individuali che hanno consentito di aggirare facilmente i controlli interpersonali di un tempo, e le modalità di comunicazione collettiva. Qualunque comunicazione, nell’era analogica. era facilmente controllabile, il che poneva limiti non solo alla fantasia ma anche alla fattibilità di rapporti non duali. Oggi, in era digitale, in ogni medio gruppo familiare, esiste una serie enorme di modalità di comunicazioni private, non più controllabili. Internet, “la rete”, con le e-mail, gli SMS, le chat e il ‘social’, rende possibili vie di fuga e di espressione incontrollabili.
I ritmi del villaggio globale hanno, poi, sicuramente portato a vivere sempre di più in una realtà ricchissima di socialità virtuale, di nuovi modi di conoscere e di interagire, che dalla virtualità possono passare all’atto in men che non si dica. Stimoli, continui, intensi, frenetici rendono del tutto impraticabile un rapporto di coppia tradizionale. Perché un tempo il rapporto di coppia era fondato eminentemente sul controllo reciproco.
Diciamo pure tutte le romanticherie che vogliamo, ma, tranne che in casi rarissimi, la coppia tradizionale si fondava sulla politica della deterrenza. Il concetto di fondo è che l’immagine della coppietta felice, che allevava nidiate di figli, che si riuniva al desco familiare e quant’altro, era semplicemente dovuta al fatto che era molto più difficile fare diversamente. Il Gattopardo poteva trovare sfogo alle proprie fantasie sessuali, o alle proprie esigenze relazionali, solo andandosene a puttane a Palermo, così compensando il fatto di non avere mai visto in tanti anni di vita matrimoniale l’ombelico della moglie. Oggi il buon principe potrebbe semplicemente collegarsi a un sito qualsiasi per trovare donne bellissime, intriganti, vogliose e disponibili e lo stesso, ovviamente, vale per le donne. Emma Bovary, tanto per pareggiare i conti, avrebbe potuto fuggire dalla sua noiosissima vita matrimoniale, se avesse voluto, chattando con uomini disponibili, che magari le avrebbero inviato per e-mail non solo descrizioni del proprio carattere, ma i dettagli dei propri gusti sessuali.
In realtà, per quanto sia spoetizzante, deterrenza, controllo e privazione di stimoli erano gli unici, veri capisaldi della coppia tradizionale.
Ma com’è la famiglia oggi? Non esiste più un modello unico. La sua caratteristica fondamentale è la plasticità, nel senso che essa è sempre più modellata in base alle caratteristiche della coppia che decide di formarla. Essa è condizionata, quindi, dalle esigenze individuali all’interno della coppia, il che conduce inevitabilmente a modelli comportamentali che possono essere quanto mai fluidi, fondati su esigenze o aspirazioni lavorative, necessità economiche, bisogni sessuali e relazionali e, soprattutto, mancanza di norme comportamentali relative ai ruoli di ciascun membro della coppia.
Viene da chiedersi quanto una coppia simile possa ‘funzionare’ e continuare ad essere ‘mattone’ di un solido edificio sociale. E una domanda talmente difficile da eludere qualsiasi risposta attendibile. In una società sempre più ‘liquida’ – per usare un aggettivo del sociologo Baumann – il modello novecentesco tradizionale di famiglia si è liquefatto anch’esso. Se, quando e come si solidificherà nuovamente, ed in che forma, è una domanda che sfida persino la nostra capacità di immaginazione.
Giovanni Iannuzzo
Diocesi di Cefalù: Mons. Cosimo Leone nominato Canonico del “Capitolo di San Pietro” in Vaticano
Papa Francesco ha nominato Mons. Cosimo Leone, Canonico del Capitolo di San Pietro in Vaticano, “ad quinquennium”.
A darne notizia è il sito della Diocesi di Cefalù dove in una nota si legge anche: “Tutta la Comunità è invitata a unirsi in preghiera. A Mons. Leone gli auguri del Vescovo per il nuovo ministero che è stato chiamato a svolgere a servizio della Basilica Vaticana”.
Ecco di cosa si tratta
Il Capitolo di San Pietro è un collegio di clero, nato nella seconda metà dell’XI secolo, con il compito di garantire la cura liturgico-sacramentale della Basilica di San Pietro.
Inizialmente ne faceva parte un numero variabile di canonici, posti sotto la direzione del cardinale arciprete della Basilica vaticana. Solo nella seconda metà del Duecento si iniziò a definire per statuto l’organico capitolare, che, per progressivi ampliamenti, nel secolo scorso giunse a contare quasi cento persone.
Nei primi secoli della sua storia il Capitolo di San Pietro ha rappresentato un riflesso della società cittadina, legando le proprie fortune a quelle di alcune fra le famiglie più in vista della città di Roma, quella degli Orsini su tutte. Dalla seconda metà del Quattrocento, però, fra i canonici di San Pietro la presenza di forestieri si è fatta via via più significativa, facendo del Capitolo una compagine sempre più cosmopolita.
Il prestigio dato ai canonici di San Pietro dalla loro specifica funzione in seno al clero romano e dalla particolare sacralità della Basilica vaticana, ove erano chiamati ad esercitare il proprio ministero, trova riscontro nella generosità continuamente mostrata al Capitolo dai pontefici.
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La bellezza di vivere a contatto con il creato: nuovi “Lupetti” e “Coccinelle” per gli Scouts di Termini Imerese
“Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra, la quale ci sostenta e governa e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba”.
Recita così un versetto del Cantico delle Creature di San Francesco, Santo Patrono d’Italia ma anche della “Branca” dei Lupetti e delle Coccinelle dell’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani). In un periodo storico come quello attuale, dove la frenesia quotidiana sembra dominare il nostro stile di vita, il branco “Valle del Sambhur” del gruppo scout Termini Imerese 1, promuove la bellezza della vita all’aperto, imparando a vivere in una dimensione comunitaria, godendo della bellezza del creato e provando a “lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato”.
I lupetti hanno infatti vissuto due giorni immersi nella natura, ospiti in una bellissima location denominata “Casa Beato Giuseppe Puglisi – nata per portare avanti le idee pastorali di Don Pino” (come recita il sito della struttura). L’incontro è terminato con una cerimonia molto importante in ambito scout: la promessa. Chi decide infatti di intraprendere il cammino scout, recita una promessa davanti a Dio ad impegnarsi nel fare del proprio meglio verso il Paese, verso Dio e verso gli altri, sulle orme della “Legge Scout”.
In un mondo sempre più digitalizzato, gli scout offrono un rifugio dove potersi staccare dai dispositivi tecnologici e abbracciare la bellezza autentica di una vita vissuta all’aria aperta, a godere della bellezza del creato e coltivare amicizie che durano una vita intera.
Chiunque fosse interessato a vivere questa meravigliosa esperienza di vita, è possibile contattare il gruppo cliccando sul link qui affianco:
Giornata della Memoria 2024, il Club Lions di Termini Imerese organizza un momento di riflessione sulla “legge n. 211”
In occasione della Giornata della Memoria 2024, questo club lions service ha organizzato, come ogni anno, un momento di riflessione e memoria in linea con la legge n. 211 approvata il 20 luglio del 2000 e composta da due articoli. La legge istituisce ogni 27 gennaio il “Giorno della Memoria” una commemorazione pubblica non soltanto della shoah, ma anche delle leggi razziali approvate sotto il fascismo, di tutti gli italiani, ebrei e non, che sono stati uccisi, deportati e imprigionati, e di tutti coloro che si sono opposti alla ‘soluzione finale’ voluta dai nazisti, speso rischiando la vita. Questa legge prevede l’organizzazione di cerimonie, incontri ed eventi commemorativi e di riflessione. Lo scopo è quello di non dimenticare mai questo momento drammatico del nostro passato di italiani ed europei, affinché, come dice la stessa legge “simili eventi non possano mai più accadere”. Come queste parole indicano chiaramente, non si tratta affatto di una
‘celebrazione’, ma del dover ribadire quanto sia importante studiare ciò che è successo in passato.
Il momento di riflessione attraverso letture e video sarà celebrato in piazza Duomo il 25 gennaio 2024 a partire dalle ore 18 (spazio pedonale antistante la Società operaia).
Il momento teatralizzato sarà curato dal socio e regista Mimmo Minà.
Caltavuturo: una comunità di 4000 abitanti non può avere un solo medico curante
“Caltavuturo è l’emblema dei paesi dell’entroterra siciliano. Non è pensabile, infatti, che una comunità di 4000 abitanti si trovi oggi ad avere un solo medico curante, ponendo la maggior parte della popolazione nella situazione di non sapere a chi rivolgersi per l’assistenza sanitaria o di sperare che vi sia la presenza dei medici dell’Asp nel Punto di Primo Intervento”.
Lo dichiara Mario Giambona, vice capogruppo del PD all’Ars, che ieri ha partecipato ad una iniziativa politica su questo tema, tenutasi nella cittadina del comprensorio madonita ed organizzata dal gruppo consiliare di minoranza “Unione democratici e Popolari” rappresentato dai consiglieri Giannopolo, Gennuso, Di Giorgi e Varca.
“Ciò che si sta verificando a Caltavuturo – continua Giambona – è una vera emergenza che rischia di determinare anche problemi di carattere sociale, motivo per il quale nei prossimi giorni mi confronterò con il Prefetto di Palermo, oltre che con l’Assessore alla Salute e i dirigenti della ASP, per provare a tamponare questa grave situazione che intacca il diritto alla salute come ad esempio la necessità di ottenere un farmaco o la prescrizione di un piano terapeutico.”
Conclude Giambona “Da tempo chiediamo al governo regionale l’adozione di incentivi e agevolazioni fiscali per fronteggiare la carenza di personale sanitario nelle aree interne e svantaggiate della Sicilia. Continueremo a incalzare questa giunta fino a quando non verranno date le dovute risposte ai siciliani”.
Montemaggiore Belsito, 41° anniversario omicidio App. Giuseppe Cavoli
Questa mattina, presso la Stazione Carabinieri di Montemaggiore Belsito, si è svolta la cerimonia di commemorazione del 41° anniversario della morte dell’App. Giuseppe Cavoli, Medaglia d’Oro al Valore dell’Arma dei Carabinieri.
Il rito, scandito dalle note della tromba di un militare della Fanfara del 12° Reggimento Carabinieri Sicilia, ha avuto inizio alla presenza della vedova Giovanna Candido che in questi anni ha continuato a trovare nell’Arma dei Carabinieri l’Istituzione che segue i propri militari e anche le famiglie in tutte le vicende soprattutto quelle che sono caratterizzate da fatti così particolarmente gravi.
Il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Palermo, Generale di Brigata Luciano Magrini, il Comandante del Gruppo Carabinieri di Monreale, Tenente Colonnello Giulio Modesti e il Vice Sindaco del Comune di Montemaggiore Belsito hanno deposto una corona di fiori nei pressi della targa collocata all’interno della Stazione alla presenza, altresì, di una rappresentanza di militari in servizio e in congedo dell’Associazione Nazionale Carabinieri e del dott. Emiliano Cavoli, figlio del Caduto. Successivamente il Cappellano Militare don Salvatore Falzone ha guidato un momento di raccoglimento e preghiera.
L’Appuntato Cavoli era effettivo al Comando Stazione di Montemaggiore Belsito. Il 21 gennaio 1983, durante la ricerca di Giuseppe Zanghì, sottrattosi al controllo durante il tragitto per Palermo per il suo ricovero coatto presso una struttura sanitaria, i Carabinieri della Stazione di Montemaggiore Belsito, a bordo di una Fiat Campagnola condotta dal Brig. Antonio Siviero, con a bordo il Brig. Santo Gambino, Comandante della Stazione, e l’Appuntato Cavoli, mentre transitavano su corso Re Galantuomo, a velocità ridotta per la presenza di neve, venivano fatti oggetto di colpi d’arma da fuoco sparati dallo stesso Zanghì con un fucile da caccia. L’Appuntato Cavoli veniva colpito mortalmente mentre il Brig. Siviero veniva ferito. L’omicida fu arrestato poco dopo.
Il 21 gennaio 1986 il Comune di Montemaggiore Belsito ha collocato presso la locale Stazione Carabinieri una targa recante la scritta: “I cittadini di Montemaggiore Belsito all’Appuntato dei Carabinieri Giuseppe Cavoli nel ricordo delle sue doti umane e del suo sacrificio. 21 gennaio 1986”.