Il 18 dicembre 2023 Cerda perdeva uno dei suoi figli più illustri. A un anno dalla scomparsa, Carlo Rao, continua a vivere nelle sue opere che costituiscono un’eredità intellettuale, pilastro imprescindibile del patrimonio culturale siciliano e italiano.
Poeta, scrittore, pittore e intellettuale di straordinaria levatura, Rao è riuscito a coniugare la tradizione letteraria con la forza primitiva della sua terra natale, Cerda, restituendo, con la sua arte, paesaggi umani e naturali in cui ogni emozione, ogni sfumatura, si fa immagine eterna, scolpita nella memoria collettiva.
Nel giugno del 2023, Carlo Rao ha pubblicato Alma Cerda, in un’edizione privata e non commerciabile, con 250 copie numerate destinate alla distribuzione gratuita alla cittadinanza di Cerda. Un gesto di rara generosità, che ha ripercorso l’eco di una precedente e significativa donazione di opere pittoriche al comune di Cerda, un atto che ha saputo perpetuare l’amore incondizionato per la sua terra e la sua gente.
Alma Cerda è una dichiarazione di appartenenza, un inno all’intima connessione dell’autore con la sua terra natia. Le pagine del libro, al contempo memoriale e narrazione, celebrano la bellezza di un paese che, seppur spesso dimenticato, diventa simbolo della resistenza culturale siciliana. La Sicilia, soprattutto nel piccolo borgo di Cerda, si fa poesia, e ogni suo angolo, ogni suo respiro, parla con la voce di chi ha trovato la grandezza nelle cose più semplici, nelle radici più profonde.
Il legame di Rao con la sua terra si riflette nella sua visione della memoria, sempre carica di un’intensa tensione emotiva. “Sono nato in un paese dove la memoria rivestiva di sale le rare rose”, scriveva, come a suggerire che non esiste storia senza sofferenza, ma neppure senza redenzione. La memoria per Rao è un sale che, purificando, scotta; è un invito a non dimenticare, a non lasciare andare. Ed è proprio in questo rifiuto di ogni forma di oblio che si cela la grandezza del suo operato: la capacità di fare della memoria, anche della più dolorosa, un atto creativo, un inno di resistenza.
Carlo Rao, nella sua opera ha saputo celebrare anche le sue passioni più vive, come la Targa Florio, corsa simbolica che rappresenta l’inseguimento del sogno, la sfida contro il destino. In un passaggio evocativo, descrive la velocità delle auto, le “rosse che partono alle 08:22” e il “volo” di Ninni Vaccarella, simbolo di una lotta tra l’uomo e le leggi fisiche che tanto affascinarono il poeta. La sua Targa Florio non è solo corsa, ma metafora della vita, un viaggio in cui, nonostante il traguardo lontano, non si può fare a meno di sognare.
Ma non sono soltanto la sua terra e la sua passione per la velocità a rendere unica l’opera di Carlo Rao. La sua sensibilità nei confronti delle questioni sociali e politiche ha fatto sì che la sua voce si levasse, con forza e chiarezza, contro le ingiustizie del suo tempo. Ha scritto versi di straordinaria intensità, dedicati alle figure di Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto, compiendo un atto di denuncia contro la violenza e la corruzione che infestano la nostra società.
A un anno dalla sua scomparsa, Carlo Rao non è semplicemente una memoria da celebrare, ma una fonte d’ispirazione per tutti coloro che hanno il privilegio di immergersi tra i suoi capolavori, di pittura e di scrittura.
Con ogni verso, con ogni pennellata, ha celebrato la bellezza che alberga nei luoghi più nascosti, nelle persone più umili, nelle parole più semplici.
A lui va, oggi e sempre, tutta la nostra gratitudine per averci lasciato una testimonianza indelebile di arte, cultura e umanità.
Salvina Cimino