Il Papa chiude la comunità dei Servi dell’Amore Misericordioso?

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Da circa vent’anni a Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo, esiste una comunità di rito latino che vive radicalmente il Vangelo. Si tratta dei Servi dell’Amore Misericordioso, un’associazione costituita da persone che, in obbedienza al disegno del Signore, e nel rispetto delle proprie diversità, vogliono vivere in Cristo, in piena fraternità e comunione.

La comunità nasce nel 1999 da una intuizione di Padre Emilio Cassaro e benedetta dall’Eparca Sotir Ferrara che seguirà con grande saggezza il cammino della nuova realtà ecclesiale. L’anno successivo Padre Emilio riceve, sempre dalle mani dell’Eparca, l’abito della comunità, mentre nove tra fratelli e sorelle iniziavano il noviziato. Due anni dopo il gruppo ottiene il riconoscimento come associazione di fedeli di diritto diocesano. Una tappa intermedia in vista di diventare un Istituto di vita consacrata ed essere approvata come comunità monastica.

Nel corso degli anni i Servi dell’Amore Misericordioso sono cresciuti di numero, accogliendo nuove vocazioni, diventando punto di riferimento, tantissimi fedeli si avvicinano, sono un esempio per molti giovani. Alle loro celebrazioni e momenti di preghiera partecipano un numero enorme di persone. Vengono chiamati per predicare, per raccontare la propria esperienza e diversi sacerdoti e più di un Vescovo chiedono ai Servi di aprire una comunità nel territorio di competenza. La loro presenza è apparsa a tanti (che hanno fede) una benedizione, un vero e proprio dono della Provvidenza, mentre in alcuni (con molta meno fede) ha suscitato sentimenti che niente hanno a che fare con i valori evangelici: gelosia, invidia, astio. Una parte della chiesa non ha mai visto con simpatia chi vive una forte radicalità evangelica, soprattutto chi si muove agiatamente nella vita secolarizzata e ne trae tutti i vantaggi, spesso moralmente discutibili.

E con cattiveria e malignità si sono messi all’opera per screditare in tutti i modi possibili la comunità, criticare, sollevare sospetti, far nascere dubbi, scrivere lettere per gettare fango su quel movimento in crescita, spiritualmente significativo e non solo nel territorio dell’Eparchia. E alla fine, soprattutto nella chiesa, si trova sempre qualcuno sensibile e attento a determinate pressioni.

E per i Servi dell’Amore Misericordioso comincia il Calvario.

Tutto inizia l’estate scorsa quando alla comunità viene comunicato l’arrivo di un “Visitatore apostolico”, nello specifico un Vescovo siciliano in pensione esperto di diritto canonico. Sembrava una normale visita come spesso accade per tanti istituti religiosi in realtà, alla luce degli avvenimenti odierni, in tanti si sono convinti, che la presenza del “visitatore” aveva un solo scopo: sciogliere la comunità.

Va anche aggiunto che nello stesso periodo inizia a circolare in diverse diocesi siciliane la notizia della loro soppressione, diffusa soprattutto dai più maneggioni, esperti di tresche vaticane (il vero letame della chiesa), e in molti gioivano nel raccontare che c’era una inchiesta sul loro conto, e in privato addirittura consigliavano di prendere le distanze da quella “gente” perché presto la comunità sarebbe stata sciolta. Lo sapevano troppi per una iniziativa “apostolica” che doveva rimanere segreta: solo i poveri “servi” nella loro ingenuità evangelica ne erano all’oscuro.

Malgrado le animosità e gli odi dei nemici, tutti interni alla chiesa, alla fine ciò che si è riuscito a mettere contro quella realtà ecclesiale limpida e bella, è una accusa evanescente di “Abuso di coscienza”, ciò significa che non è stato trovato nulla di rilevante che consentiva di formulare una accusa in qualche modo credibile e decentemente sostenibile. Abuso di coscienza è una norma dai confini così labili che può essere applicata per tutto e il contrario di tutto, ma che in verità è molto utile se si vuole utilizzare la famosa massima: “La legge per gli amici si interpreta e per i nemici si applica”. A seguire pedissequamente questa regola il novanta per cento dei gruppi religiosi, e non solo siciliani, dovrebbero essere commissariati e più del cinquanta per cento sciolti immediatamente.

Ma di falsità ne sono circolate parecchio in questi anni contro la comunità di Piana degli Albanesi. Come ad esempio quella che le ordinazioni venivano effettuate senza alcuna formazione nei luoghi previsti dalla normativa canonica. Una frottola. A parte che i giovani religiosi frequentavano la facoltà teologica di Palermo con risultati brillanti, ed erano perfettamente inseriti in diverse realtà ecclesiali, di tutte le scelte effettuate, e si sottolinea tutte, erano a conoscenza i Vescovi che si sono succeduti alla guida della Diocesi di Piana degli Albanesi e che hanno condiviso e sostenuto il cammino della comunità e le stesse ordinazioni erano presiedute da Vescovi e Cardinali. E’ stato anche detto che a seguito della visita apostolica qualche membro all’associazione ha fatto ritorno all’ordine di appartenenza, dimenticando di dire che si è trattato di una sola persona, con motivazioni particolari. Poi le solite stupidaggini che si tirano fuori quando bisogna screditare qualche congregazione religiosa: che ricevono ingenti donazioni, senza tener conto invece che sono in grado di giustificare fino all’ultimo centesimo, ma l’apoteosi si raggiunge quando si afferma che sono nati anche “gruppi di fedeli”, che sarebbe auspicabile per tutte le realtà religiose: ma in questo caso più che essere un riconoscimento all’impegno e alla coerenza diventa una ulteriore ragione di denigrazione. Sembra di risentire, con le dovute differenze, le medesime accuse che subì in vita Padre Pio. Solo che il frate di Pietrelcina è diventato Santo, dei suoi feroci detrattori la storia non ricorderà neppure il nome.

Chi da sempre critico potrebbe affermare che la chiesa cattolica ha agito costantemente in questo modo. Ma non siamo più nel medioevo degli spiritualisti, dove i complotti si organizzavano dentro conventi o monasteri, né nel secolo che vide la soppressione dei Gesuiti. Crediamo in molti di vivere in tempi nuovi, nella chiesa di papa Francesco, che parla un linguaggio diverso e soprattutto incarna uno stile segnato dalla coerenza al dettato evangelico e alla Parresia, l’amore per la franchezza.

Tre mesi fa il “Visitatore apostolico”, sempre lo stesso Vescovo in pensione, è tornato, ma non più in veste di “visitatore”, è stato nominato, si dice dal Santo Padre Francesco, “Commissario Apostolico Plenipotenziario dell’Associazione pubblica di fedeli Servi e Serve dell’Amore Misericordioso”. E ciò che era fino a quel momento solamente un sospetto inizia a materializzarsi nella sua ipotesi più atroce: ma vogliono sciogliere la comunità?

E molti fedeli si pongono la domanda abbastanza banale: ma il Papa è realmente a conoscenza di quanto sta avvenendo in questo brandello di Sicilia dove una delle poche esperienze spiritualmente vivace e che racconta quella freschezza della Chiesa tanto auspicata da Francesco rischia di essere vergognosamente soppressa per motivi che nulla hanno a che fare con i valori cristiani?

Alfonso Lo Cascio