Termini Imerese, la Casa Sgarlata ricade in Area archeologica: il Piano Regolatore non consente demolizioni e ricostruzioni

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Negli scorsi giorni avevamo dato la notizia della possibile ed imminente demolizione di quello che fu la Casa-Atelier dello scultore Filippo Sgarlata.

Da quanto appreso la volontà di demolire e ricostruire la medesima cubatura esistente sia stata approvata dalla Soprintendenza Beni Culturali di Palermo, e nel contempo che il Comune stante “l’autorevole” parere non poteva che prenderne atto e concedere l’autorizzazione.
A nostro parere la vicenda, che ha indignato numerosi cittadini e non solo di Termini Imerese, non è del tutto chiara.
Abbiamo esaminato il PRG  e la destinazione dell’area in cui ricade l’immobile in questione.
Ebbene l’edificio si trova all’interno di un terreno che il Piano Regolatore generale definisce “Area o sito archeologico” e le norme che regolano sono precisate all’art. 79 delle Norme di Attuazione del PRG, approvato con D.A. n° 76/DRU del 23/02/2001 e ulteriori modifiche con D.D.G. n° 785 del 24/07//09. Il comma due dell’art. 79 così recita: “Entro tali zone è vietata la costruzione di nuovi edifici e l’ampliamento di quelli esistenti” e poi al comma 4: “sono ammessi altresì eventuali manufatti per la valorizzazione e l’esposizione dei reperti archeologici (antiquarium-musei)” e infine al comma 5: “per il tracciato dell’Acquedotto Cornelio si prescrive una fascia di rispetto di complessivi 60 mt dall’acquedotto nell’ambito del quale tutti i lavori devono essere preventivamente autorizzati dalla Soprintendenza”.
Le norme pertanto che riguardano l’area su cui insiste la Casa-Studio Sgarlata sono strettamente connesse ad una destinazione di “area o sito archeologico” con tutte le limitazioni che una siffatta destinazione impone.
E’ legittima comunque la domanda: ma allora se c’è un edificio in tali aree quali gli interventi di recupero da attuare?
Le norme prevedono per gli edifici esistenti tali interventi di recupero (Art. 13-14-15-16 delle N.A. del PRG): manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia.
E’ nella logica delle cose che per un edificio di stile eclettico, costruito intorno agli anni Trenta del secolo scorso, e che rivela qualità progettuale il restauro e risanamento conservativo rappresenta quello da autorizzare.
In realtà si è fatto ricorso alla ristrutturazione edilizia che è un tipo di recupero del patrimonio esistente molto più invasivo che prevede la sostituzione di parti strutturali nonché anche delle demolizioni parziali (art. 16). E non a caso si parla di demolizioni parziali in quanto come inequivocabilmente asserito a conclusione del comma 2 dell’art. 16 delle norme “sono comunque escluse le demolizioni totali e relative sostituzioni edilizie”.
Tradotto per chi non è tecnico: non è consentito la demolizione e ricostruzione dell’intero edificio.
Ora ci si chiede, come mai si parla di demolizione e ricostruzione dell’intero immobile quando ciò non è contemplato dalle norme? Forse che la Soprintendenza può esprimere pareri che vanno in contrasto con le norme del PRG che lo stesso ente ha approvato?
Qualcosa, anzi più di qualcosa, non quadra.
Riteniamo a questo punto che dalla Soprintendenza e dal Comune occorre una chiarificazione in tal senso, che attendiamo con cortese sollecitudine.
Con rammarico dobbiamo tuttavia prendere atto che tale edificio non è stato inserito tra le emergenze architettoniche dai redattori del PRG. Cosa certamente grave, stante che opere dello scultore Sgarlata sono esposte in due salette del nostro Museo Civico.
L’Amministrazione comunale, che ha ereditato tale stato di fatto, e l’Ufficio Tecnico Comunale, non dovrebbero concedere una autorizzazione in contrasto con le norme del PRG e nel contempo avviare un veloce e doveroso contatto con la Soprintendenza per revocare l’insano provvedimento.
Infine l’Amministrazione dovrebbe valutare l’ipotesi, con scelte coraggiose e di reale cambiamento rispetto al passato, non solo di volere salvaguardare l’immobile ma tentare con i nuovi proprietari di poter rilevare l’immobile per un suo impego più consono alla sua natura e salvare la memoria di uno dei più illustri cittadini di tutto il Novecento.