Un Natale lontano da casa. Storia di Francesco, simile a quella di tanti, forse troppi giovani

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La storia di Francesco può tranquillamente sovrapporsi alla storia di tanti. Tantissimi giovani che passeranno le feste lontani. La lontananza non è un problema di chilometri.

Quei chilometri sono superabili da un’ora o poco più in aereo. La lontananza è un problema di odori, di colori, di sapori. Qui è tutto un po’ diverso. Francesco ha imparato ad usare la lavatrice, a fare la spesa, a cucinare. Non credevo fosse così informato sulle marche dei detersivi. Sono venuto a trovarlo approfittando del ponte dell’Immacolata. La prima sera mi ha portato ad una partita di calcetto. Tutti siciliani. Tutti impiegati nella stessa clinica. Tutti con lo stesso sguardo. Ridono, scherzano, si prendono in giro come forse solo i terroni sanno fare. Però gli occhi celano qualcosa. Sembrano avere tutti lo stesso sguardo malinconico. 
La malinconia é qualcosa che gli leggi negli occhi in qualsiasi momento. Quando lavorano, quando passeggiano, quando aprono i pacchi che arrivano da casa loro. Sí perché la loro casa rimarrà sempre in quel paesino di provincia dove non funziona niente. Dove non c’è niente. Dove quel niente li ha costretti a partire. Eppure di quel niente in certe giornate la mancanza è così forte da far sparire l’appetito. Specialmente in questi giorni in cui i cartelloni pubblicitari, la televisione e ogni angolo delle nostre città sembrano trasudare felicità. Qualcuno qualche anno fa ha definito i giovani italiani come dei bamboccioni. Francesco però non mi è parso così. Come tutti qui fa dei turni assurdi per uno stipendio che supera davvero di poco i mille euro al mese. Non l’ho mai sentito lamentarsi. Io però glielo leggo negli occhi che sta solo aspettando il 31 per tornare a casa. Natale sarà ormai passato come è passato negli ultimi tre anni. Ma almeno respirerà un po’ di casa. Quella casa che si trova in un mondo lontano da quello in cui vive e in cui sarà forse per sempre un alieno. Due mondi lontani, nord e sud, due facce della stessa medaglia, due poli di quella che più che uno Stato, rimane quasi sempre solo un’espressione geografica. 
La storia di Francesco è simile a quella di tanti, forse troppi giovani e meno giovani che in questi giorni passeranno le feste lontani da casa loro e dalle loro famiglie. Non per scelta ma per costrizione. A loro certamente andrà il nostro pensiero perché in tutte le tavole ci sarà un posto vuoto. 
Lorenzo Catalano