DITELO A ESPERO. A seguito del dibattito a Caltavuturo. Rifiuti: di che impianto ha bisogno questo territorio?

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Vivendo nella società dell'”usa a getta”, abbiamo la tendenza a considerare “già consumato” anche uno sforzo intellettuale fatto pochi anni fa.

Per rispondere alla domanda, lo affermo con molto rispetto del lavoro di tutti, credo che vada tenuto conto delle conclusioni della relazione del Prof. Enzo Favoino elaborata in seno al Tavolo Tecnico aziendale di Ecologia e Ambiente Spa istituito e reso operativo nel giugno del 2011. Questa relazione è stata (parzialmente) integrata nel Piano d’Ambito della SRR “Palermo Provincia EST”, al Capitolo 5 (http://www.srrpalermoprovinciaest.it/piano-d-ambito.html ). Prima di quel tavolo si discuteva di un impianto di trattamento termico (basato sulla pirolisi) di 140mila ton/anno. Da quei lavori emerse, si vedano gli ultimi due paragrafi, che si sarebbe potuto considerare come “scenario prioritario”, ritenuto concretamente perseguibile dal Prof. Favoino, il seguente che vado a descrivere in estrema sintesi (per i dettagli si rimanda alla relazione del Prof. Favoino):

  • Dato di partenza: 55.000 tonnellate/anno di RSU, il rifiuto TOTALE prodotto dal territorio allora in esame (ATO PA5);
  • RD al 65% (minimo previsto dalla legge);
  • ne deriva un fabbisogno di trattamento della SOLA frazione residua (100-65=35%) pari a 20.000 ton/circa (di rifiuto sostanzialmente pulito e relativamente sicuro), da garantire attraverso un Trattamento Meccanico-Biologico, o TMB, (a freddo) non finalizzato alla produzione di CDR (Combustibile da Rifiuto), ma finalizzato viceversa all’ulteriore recupero di materia;
  • ne deriva inoltre un fabbisogno di trattamento di circa altre 20.000 ton/anno di FRAZIONE ORGANICA presso centri di compostaggio del territorio (NOTA: sono all’avvio i lavori per la realizzazione di un impianto privato già autorizzato a Collesano-C.da Garbinogara, ma rimane anche l’impianto di compostaggio della SRR di Castelbuono-C.da Cassanisa);
  • e la rimanente parte (le RD “nobili”) devono alimentare le filiere del riciclo locali (piattaforme di conferimento autorizzate dai vari consorzi CONAI, COREVE, ecc) e diventare gradualmente sempre più remunerative.

Un impianto di trattamento del SOLO Rifiuto Urbano Residuo (RUR) dunque, progettato “integrando gli impianti di TMB con linee di trattamento delle frazioni secche, che combinando vari tipi di selezione (dimensionale, densimetrica, ottica, ecc.) ed ulteriori trattamenti di valorizzazione (quali la estrusione delle componenti plastiche eterogenee per la produzione di profilati per uso comune od

arredo urbano o di granulati sintetici da usare in edilizia) consentano di recuperare materiali, riducendo il volume complessivo degli scarti da avviare a discarica e diminuendone il PCI-Potere calorifico inferiore”.
Presso il quale realizzare anche un piccolo centro di ricerca con lo scopo di studiare il Rifiuto Residuo in modo da ottimizzare gradualmente le RD (e farle crescere oltre il 65%) e dare un contributo alla necessaria ri-progettazione di quei beni che risultano non riciclabili. 
Impianto che produrrebbe, in uscita, solo “SCARTI” stabilizzati e a basso impatto, per un totale di 6.500 ton/anno per tutto il territorio, prolungando di molto il tempo di vita residuo delle discariche a disposizione. (si veda lo schema allegato) In attesa che il virtuosismo aumenti, i piani di prevenzione entrino in atto, e il residuo – la parte non riciclabile dei nostri rifiuti – diminuisca progressivamente fino a quasi azzerarsi.
E’ vero: rispetto a questo scenario, oggi le condizioni di contesto sono cambiate, perchè invece di ragionare solo dei comuni dell’ATO PA5, si deve ragionare dei comuni dell’ATO (sempre di Ambito Territoriale Ottimale si parla) ampliato della SRR “Palermo Provincia EST”.
Da qui il dimensionamento di 75.000 ton/anno di RSU (pag. 51 del Piano d’Ambito).
Ci sono però una serie di argomentazioni che portano a ritenere che sia sensato prevedere che al 2019 (l’impianto, ottimisticamente, richiede circa due anni per essere realizzato ed entrare in funzione) i rifiuti prodotti dal territorio della SRR saranno decisamente di meno.
Ecco alcune delle motivazioni:

  1. la previsione di 75.000 ton/anno è relativa al 2013 e (leggendo nel Piano d’Ambito a pag. 46), già dal 2011 al 2013 (il periodo preso in considerazione) la produzione era scesa di 7.000ton (un calo di 3.500ton/anno);
  2. dal 2013 al 2019 sono 5 anni nei quali è davvero difficile immaginare che il trend di produzione dei rifiuti (legato al PIL e i consumi) possa invertirsi, anche considerando la principale piaga di queste aree che è, purtroppo, lo spopolamento (su questo si sta lavorando con la SNAI http://madonieareainterna.it/ )
  3. i piani di prevenzione obbligatori dovranno entrare in funzione e inizieranno a produrre dei risultati;
  4. nel territorio stanno per essere installate (fonte SRR) ben 14 di compostiere di comunità.
    Non entro nel merito della questione della scelta del sito dove realizzare l’impianto, perchè credo questo sia compito della politica, quella dell’intero territorio, che con collegialità collaborativa e adeguato coinvolgimento delle comunità, deve farsi carico di questo compito.
    E’ vero che è stato fatto un avviso pubblico, in ciascuno dei comuni del nuovo ambito della SRR “Palermo Provincia Est”, per la manifestazione d’interesse a rendere disponibile un sito su cui realizzare l’impianto. Ed è vero, come hanno sottolineato i tecnici della SRR, che solo Caltavuturo (e Collesano, pare) si è fatto avanti.
    Ma mi domando: quanta comunicazione è stata fatta NEL TERRITORIO, presso le COMUNITA’ per spiegare, condividere, valutare e decidere assieme in merito alle diverse opzioni impiantistiche sul tavolo, PRIMA DI CERCARE IL TERRENO ?
    Esistono varie opzioni impiantistiche alternative all’incenerimento (camuffato o meno).
    Quella indicata è senz’altro la più difficile, perchè prevede il vincolo del rispetto del 65% di RD obbligatorio per legge, ma io ritengo – obbligatorietà a parte – che non esista nessun’altro modo per avviarci verso quell’Economia Circolare che l’Europa vuole promuovere e che è l’unica strada sensata se si vuole recuperare una sostenibilità della nostra presenza, e di quella delle generazioni future, su questo pianeta.
    E sono sicuro che i cittadini delle Madonie, se gli si fa arrivare l’informazione corretta, li si coinvolge adeguatamente nelle scelte che riguardano il futuro del loro territori, gli si chiede di distinguersi per virtuosismo e lungimiranza, sapranno mettere da parte pericolosi campanilismi, e dimostrarsi all’altezza della sfida.
    Luca Boccalatte