Sequestrato il complesso di Torretonda

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Il complesso di Torretonda, che comprende un baglio e una torre della seconda metà del Cinquecento, è stato sequestrato dalla polizia di Cefalù. La struttura, riconosciuta come un bene di interesse storico e monumentale, versa in uno stato di assoluto degrado. Alcune strutture sono crollate, molte testimonianze artistiche sono state irrimediabilmente compromesse.

La masseria, all’interno della quale si trova la chiesa di san Francesco Saverio, è inserita in un fondo di grandi dimensioni nel territorio di Lascari. Appartiene alla Fondazione Mandralisca di Cefalù ma viene da molti anni gestito da due conduttori che sono stati ora denunciati per varie ipotesi di danneggiamento di beni di interesse storico e artistico e di luoghi di culto.

La Fondazione tenta da tempo di recuperare la disponibilità dell’intero fondo e contesta la legittimità del titolo in base al quale i due conduttori sono subentrati al padre, morto nel 1987, nella titolarità di un contratto di affitto agrario. La controversia non è stata mai definita. Malgrado numerose richieste di rilascio del fondo, i conduttori hanno continuato a usare il baglio come un magazzino e come struttura di supporto della produzione agraria. Per fermare il degrado la Fondazione Mandralisca ha ora chiesto interventi urgenti. Il commissariato di polizia di Cefalù, diretto dal vice questore Manfredi Borsellino, ha dato corso alle segnalazioni con il sequestro della masseria e della torre. Alcuni locali sono risultati pericolanti, altri corpi dell’edificio sono stati trovati in pessime condizioni oppure adibiti a un uso (deposito di prodotti agricoli, ricovero di attrezzature e di derrate, allevamento di galline) incompatibile con la natura del bene tutelato con un decreto dell’assessorato regionale ai Beni culturali del 1999.
Il caso viene seguito dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, informata anche dalla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Palermo.
Il Baglio Torretonda era una delle residenze del barone Enrico Pirajno di Mandralisca, un colto mecenate dell’Ottocento che ha lasciato tutti i suoi beni tra i quali il celebre Ritratto d’uomo di Antonello da Messina alla Fondazione e al museo creato nella sua casa di Cefalù.
Il Baglio fu restaurato e ampliato nel Settecento. Fu sistemato il piano nobile, venne affrescato, secondo lo stile dell’epoca, con temi naturalistici. I soffitti e le stanze furono affrescati con motivi floreali, le sale vennero pavimentate con maiolica policroma.
Nella chiesetta di san Francesco Saverio, pure affrescata, sono state fino a un certo punto celebrate cerimonie religiose e perfino alcuni matrimoni di casa Mandralisca. Ora è risultata usata come deposito di prodotti agricoli.
Negli ultimi tempi era cresciuto l’allarme per lo stato del complesso, uno dei monumenti più suggestivi e carichi di storia della provincia di Palermo. La Fondazione ha infatti segnalato che alcuni locali sono stati interessati da crolli, in alcuni punti sono state riscontrate lesioni nelle murature, i controsoffitti sono stati trovati in condizioni di disfacimento. Così era ridotto l’unico bene di interesse storico e artistico del territorio di Lascari.