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“Dal mandamento al cambiamento”, otto ragazzi di San Mauro Castelverde a Torino per l’Evergreen Fest 2024

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Da San Mauro Castelverde a Torino per seguire l’organizzazione dell’Evergreen Fest, uno dei più importanti festival di arti performative italiani. Nella settimana dal 11 al 17 giugno, 8 ragazzi di San Mauro Castelverde, piccolo borgo situato nel cuore delle Madonie, hanno vissuto una esperienza particolare partecipando al festival organizzato da Tedacà, realtà teatrale della scena contemporanea nazionale, partner del progetto “Borgo Vivo: San Mauro Castelverde dal mandamento al cambiamento”.

L’Evergreen Fest si svolge all’interno del parco cittadino La Tesoriera e programma oltre 50 serate di concerti e spettacoli a ingresso gratuito. Nell’ultima edizione le presenze al festival sono state oltre 50.000. Gli otto giovani maurini, nella settimana di ospitalità, hanno potuto conoscere e “toccare con mano” e approfondire tutti gli aspetti necessari all’organizzazione di un evento.

Hanno conosciuto i membri dello staff di Tedacà e lavorato nei diversi settori in cui è strutturato il festival (accoglienza pubblico e artisti, ristorazione, servizi di sala, comparto tecnico e regia, promozione…) Hanno visitato altri luoghi teatrali della città che si occupano di produzione e programmazione: San Pietro in Vincoli, teatro inserito all’interno di un cimitero napoleonico e Cubo Teatro, teatro situato in un’ex zona industriale. Hanno inoltre visitato Bellarte, il teatro in cui Tedacà organizza la stagione invernale. Hanno in ultimo incontrato la direttrice del Festival della Gentilezza, un piccolo evento itinerante per le strade e i cortili del quartiere Nizza Millefonti a Torino.

L’esperienza si inserisce nelle azioni del progetto “Borgo Vivo” che vogliono offrire ai ragazzi di San Mauro un accompagnamento e un tutoraggio finalizzato alla professionalizzazione anche nell’ottica di una futura gestione del teatro di San Mauro, oggetto di una recente ristrutturazione e dell’organizzazione di eventi culturali e performativi sul territorio.

L’invito a prendere parte al progetto è stato rivolto a tutta la comunità del paese madonita. L’Associazione Culturale Musicale l’Eremo ha subito risposto all’invito intraprendendo rapporti con la realtà torinese di Tedacà per una crescita formativa e professionale

“Oggi, spiega Maria Pia Sinieri, una delle partecipanti all’esperienza torinese, nonostante la nostra associazione l’Eremo sia viva da 35 anni, attraverso Tedacà, diventata per noi un modello da seguire, abbiamo lavorato fianco a fianco con professionisti del settore culturale scoprendo un modo nuovo di organizzare e gestire un evento. La partecipazione all’Evergreen Fest ci ha consentito di fare conoscere il nostro paese e di presentare la realtà turistica che si sta sviluppando a San Mauro Castelverde.”

Emergenza siccità, il Comune di Gangi attiva punto distribuzione acqua per agricoltori e allevatori

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Nelle ultime settimane sono stati un centinaio gli agricoltori e allevatori di Gangi a rifornirsi d’acqua nel punto di distribuzione allestito in contrada Furma (ex azienda Castello).

Un punto di rifornimento idrico voluto dall’amministrazione comunale per lenire il problema siccità nelle campagne e che rimarrà al servizio del comparto agro-zootecnico per i prossimi mesi. La distribuzione avviene dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 13, ed è curata dai ragazzi del servizio civile.

Abbiamo voluto attivare un punto di distribuzione dell’acqua per i nostri agricoltori e allevatori – ha detto il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello – per cercare di lenire il grave problema della siccità nelle campagne, risorse idriche che scarseggiano in tutta l’isola a causa della poca pioggia caduta negli ultimi mesi. Ringrazio l’assessore al bilancio Nicola Blando, Nino Salerno esperto in materia di agricoltura e zootecnia, la famiglia Castello proprietaria del pozzo, e ancora i ragazzi del servizio civile che si occupano della distribuzione. Nella variazione di bilancio approvata nei giorni scorsiconclude il primo cittadino – abbiamo previsto ulteriori somme per 40mila euro per far fronte all’emergenza idrica prevista per i prossimi mesi.

Cefalù avrà l’asilo nido comunale, il sindaco Tumminello: “impegnati nel significativo miglioramento delle strutture scolastiche”

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Cefalù avrà una nuova sezione scolastica destinata a quarantadue bambini di età compresa fra zero e tre anni. La classe di asilo nido potrà essere realizzata grazie ai fondi del Pnrr.

Le graduatorie del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dal titolo “La scuola per l’Italia di domani” del ministero dell’Istruzione e del Merito sono state pubblicate e hanno assegnato alla Città un finanziamento di 840 mila euro.

Le somme sono finalizzate al restauro e alla riqualificazione  dell’edificio scolastico Borsellino, al fine dell’accoglimento di quarantadue bambini di età compresa fra zero e tre anni.

“Questo risultato – afferma l’assessore ai Lavori Pubblici, Tania Culotta – conferma l’attenzione dell’amministrazione verso il reperimento di fondi per nuovi progetti. La soddisfazione in questo caso è duplice perché, oltre a consentire la riqualificazione di un immobile, queste somme consentiranno di ampliare l’offerta legata al welfare cittadino, con un’attenzione particolare verso le nuove generazioni dei cittadini di Cefalù”.

Una volta assegnate le somme, l’iter proseguirà con l’elaborazione del progetto esecutivo e la conseguente pubblicazione della gara d’appalto.

“L’amministrazione – ha aggiunto il sindaco Daniele Tumminello – è impegnata in una costante progettualità che consente il significativo miglioramento delle strutture scolastiche. In modo particolare, per quanto concerne gli asili nido, questo finanziamento arricchirà l’offerta di posti e di disponibilità che si aggiunge al progetto di ampliamento già programmato per l’edificio che ospita l’asilo nido comunale”.

Pasquale Culotta e la Gurfa di Alia

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Proseguiamo nelle considerazioni di “ragioni della Forma” sugli impianti tholoidi ad impianto centrico ipetrale, cioè con “Oculus di Luce” sommitale. In particolare ri-consideriamo il possibile “significato” di questi riferimenti iconologici, a partire dalla loro “genealogia” in ambito mediterraneo, anche per quanto ne è disponibile dalla ricerca archeologica. La domanda è: “Da dove può arrivarci quella Forma, con i riferimenti geometrico-simbolici sottesi?”. Se ancora adesso si parla della questione “Thòlos della Gurfa” di Alia, assieme a tutta la “catena” di ipogei tholoidi che si possono portare a riferimento, lo si deve senza dubbio al lavoro di indagine degli architetti che, con costanza e tenacia minoritaria, se ne sono occupati. In particolare Silvana Braida, Pasquale Culotta, pochi altri fra i quali modestamente il sottoscritto. Di fatto la questione era stata risolta in ambito “ufficiale” catalogando il sito/i fra le “grotte”, con destinazione “frumentaria”, per addizione occasionale di ambienti, in un generico “medioevo” siciliano. Come dire: niente di particolarmente notevole per la Storia dell’Architettura antica se non una “grande fossa granaria”. Devo al compianto Pasquale Culotta (1939-2006), da studente ad Architettura di Palermo, di cui fu il Culotta fu anche Preside, l’incoraggiamento per queste mie ricerche; in particolare per la direzione che mi indicò per i riferimenti culturali del progettista della Gurfa: “Guardati le rovine tholoidi del sito neolitico cipriota di Choirokoitia” mi disse. Cosa che prontamente feci, assieme allo studio delle cose importanti che ebbe il tempo di scrivere nel suo magistrale intervento da autentico “addetto ai lavori”/architetto, che però caddero nel vuoto (o quasi) del conformismo pratico da “fossa granaria trogloditica” di burocrazia per quieto vivere da “addetti ai lavori di complemento”.

Rileggiamoci quelle pagine formidabili del 1995 sul “Palazzo della Gurfa” scritte da Pasquale Culotta: “… un’architettura quasi sconosciuta alla storiografia e alla critica ma che, per età, dimensione, conservazione, caratteristiche tipologiche e morfologiche, non esito a definire Monumento dei più significativi delle culture che hanno segnato la presenza umana nel territorio della Sicilia. … Averla chiamata ‘grotta’ l’ha confinata in una specie naturalistica-geologica non propria, ma anche l’antichissima origine, paradossalmente, l’ha mantenuta fuori dagli interessi di studio degli esperti di storia, soprattutto degli archeologi. … Dal neolitico all’età del bronzo, nei millenni in cui possiamo collocare la Gurfa, per quanto riguarda la Sicilia la ricerca specialistica ha appena sfiorato la conoscenza dei percorsi della storia e delle civiltà … L’arco temporale dentro cui collocare queste strutture può andare dal neolitico, all’età del bronzo, cioè dal IV millennio al I millennio… L’esperienza del tholos … è presente nei paesi del Mediterraneo dal IV millennio sino ad arrivare alla civiltà micenea del 1600-1400 a.C., in Mesopotamia, sul Tigri superiore, nei centri agricoli di Tepe Gowra e Tell Arpasiyya, a Chirokitia a Cipro tra il VI e V millennio e a Malta attorno al II millennio. …La mia considerazione è che ci sono millenni a noi poco conosciuti, in cui Siriani, Anatolici, Ciprioti, Egei, palestinesi e altri che ancora dobbiamo scoprire, hanno con molta probabilità trasferito culture, modi di abitare nella nostra Isola che ci sfuggono alla immediata comprensione e forse si trovano nel nostro presente in gesti, in abitudini, in architetture che affiorano di tanto in tanto, come la Gurfa, per indicarci radici e continuità dell’esperienza umana, che nella nostra Isola si è stratificata, alla stessa maniera di un deposito geologico…. C’è da ipotizzare l’organizzazione funzionale dell’insieme dell’organismo in relazione al ‘possibile’ Palazzo. Palazzo di chi? Domandiamoci. Quale re o condottiero, vivo se la Gurfa era abitazione, morto se la Gurfa era tomba, ha fatto costruire il nostro monumento? Date le dimensioni possiamo ipotizzare che si trattava di una ‘persona’ che era ricca e che contava molto all’interno della ‘comunità’ nella quale viveva. ..La Gurfa desta meraviglia ed emozione entrandovi ‘dentro’, ed è ‘l’Architettura’ della Gurfa, architettura come lo sono gli spazi interni del Pantheon o di S. Ivo alla Sapienza, strutture armoniche che fanno percorrere, in particolare a noi architetti, con l’immaginazione, la forza creatrice di una progettazione che opera per sottrazione di materia più che per aggiunzione, alla maniera del lavoro dello scultore…. P. C. (29.12.1995)”.

Da: Pasquale Culotta, L’architettura della Gurfa, in: AA.VV., La Gurfa e il Mediterraneo. Atti del Convegno di Studi storico-archeologici sulle Grotte della Gurfa. Dicembre 1995 (Ristampa ed. 2001, Comune di Alia).

Fig. 1 – Thòlos della Gurfa. Effetto Luce dall’Oculus.

Di fronte a tanta autorevole presa di posizione,  di Architetto, Docente e Preside della Facoltà di Architettura di Palermo … ne seguì un  “assordante silenzio ufficiale”; prosegue invece il confronto costruttivo su quelle posizioni da parte degli eredi culturali di quella “Scuola di Architettura a Cefalù”, per esempio con gli interventi sul tema di Marcello Panzarella, che così si esprime nel dibattito pubblico sulla “questione Gurfa”: “L’Ipogeo della Gurfa è Architettura, grande Architettura. Chi non ha occhi non lo vede, o lo nega per cecità o semplice e conforme acquiescenza a diktat culturali che per diverse ragioni – di carriera, di quieto vivere, di varia convenienza- non è prudente mettere in dubbio.”

Pasquale Culotta (1939-2006)

Carmelo Montagna

Termini Imerese, Comitato San Calogero incontra l’Amministrazione comunale per i disagi causati ai residenti dal cantiere di Terna

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Si è svolta la prima riunione tra l’amministrazione comunale di Termini Imerese ed il Comitato San Calogero, costituito recentemente, su richiesta dello stesso, svolta presso la casa Comunale alla presenza del Sindaco Maria Terranova e dall’Assessore Gaetano Castellana, presenti per il comitato il portavoce Giuseppe Bondi, Agostino Riini, Dino Simenoni  e Giovanni Passafiume.

Il comitato San Calogero ha manifestato il disagio che il cantiere della Terna sta portando alle strutture limitrofe rendendo di fatto invivibili taluni momenti della giornata focalizzando la problematica su alcuni punti:

Il Comitato ha lamentato la presenza di polveri, in particolare nei momenti di ingresso ed uscita di mezzi pesanti dal cantiere, soprattutto in direzione Messina, la zona è interessata da venti di scirocco che trasportano polveri in tutte le abitazioni prossime al cantiere, l’enorme area interessata dal cantiere è colpita inoltre da folate di vento di maestrale che trasportano le polveri anche verso le abitazioni a monte dell’autostrada. Inoltre la  regimentazione delle acque meteoriche durante l’esecuzione delle opere; i villini a valle nelle brevi piogge di questo anno e  nella scorsa stagione hanno visto  affiorare acqua dal terreno in tempi brevissimi, pari a quelle di un  fine  stagione  piovoso, l’acqua non è quasi mai affiorata in queste circostanze. Anche gli  orari del cantiere creano ulteriori disagi; fin dalla prima mattina si avvertono le vibrazioni provenienti dalle attività di scavo e perforazione. Il Comitato ha presentato la richiesta di un monitoraggio continuo durante le esecuzione al fine di scongiurare ogni forma di inquinamento acustico, elettromagnetico e di inquinamento luminoso durante le ore notturne e di un gruppo di lavoro costituito da esperti e vicini che si possa in futuro trasformare in un tavolo tecnico per un monitoraggio presente ma soprattutto in futuro a strutture  funzionanti.

L’amministrazione presente ha rassicurato che si impegna ad effettuare il prima possibile un incontro con la direzione dei lavori  del cantiere  per la risoluzione immediata delle problematiche riscontrate. Si effettueranno degli incontri periodici con il Comitato per fare il punto della situazione, ha inoltre rassicurato che le strutture che verranno realizzate saranno a norma che svolgeranno funzione di trasformazione di corrente da continua ad alternata, che tutti i collegamenti non saranno aerei ma interrati.

Il sindaco ah inoltre aggiunto che Terna ha dimostrato completa collaborazione nei recenti incontri per le problematiche riscontrate e sono molto sensibili ai temi della sicurezza.

Il portavoce del comitato Giuseppe Bondi ritiene auspicabile ogni intervento di contenimento che possa alleggerire l’impatto ambientale sia per la salute dei residenti sia per la tutela delle loro abitazioni.

Termini Imerese, l’imprenditore Forello rinuncia al pignoramento del Grand Hotel delle Terme

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L’Amministrazione comunale, in persona del Sindaco dott.ssa Terranova e la Società Solfin S.p.A. (ex Igar S.r.l.), ex gestore del “Grand Hotel delle Terme” fino al 2019, rappresentata dell’Amm.re unico, Sig. Lorenzo Forello, hanno raggiunto l’intesa per porre fine al pignoramento che grava sugli immobili facenti parte del Complesso Termale di Termini Imerese, costituito dal Grand Hotel delle Terme e dalle Vecchie Terme.

Va precisato che la rinuncia al pignoramento rappresenta un atto spontaneo da parte della Solfin SpA, in particolare del suo legale rappresentante sig. Lorenzo Forello che, d’intesa con il Sindaco Terranova, dinanzi al pericolo imminente della vendita all’asta del Complesso Termale, ha deciso di rinunciare al pignoramento, consentendo così all’Amministrazione comunale di ritornare nella piena disponibilità dei beni pignorati, al fine di potere presto procedere nuovamente ad una sua valorizzazione e fruizione in favore della collettività di tutte le attività turistiche-termali del Comune.

La società SOLFIN SpA ha avviato la procedura esecutiva, in danno del Comune di Termini Imerese, in forza di un suo credito nascente dalla sentenza della Corte d’Appello di Palermo risalente all’anno 2005, confermata dalla Suprema Corte di Cassazione.

La società Solfin SpA si è dichiarata creditrice di circa €2.300.000,00 nei confronti del Comune di Termini Imerese, dando così avvio alla procedura esecutiva per la vendita all’asta degli immobili del Comune, in quanto facenti parte del patrimonio disponibile.

Il Comune, nel corso del giudizio, ha contestato, il “quantum” del credito vantato dalla Solfin SpA.

L’intesa raggiunta e la conseguente rinuncia al pignoramento da parte della Solfin SpA pone solo fine all’azione esecutiva sugli immobili, consentendo così all’Amministrazione comunale di rientrare da subito nel possesso di tutto il Complesso termale, ma non fa cessare il giudizio di merito pendente e volto alla determinazione del “quantum” ancora dovuto.

L’Amministrazione tiene ad esprimere la propria soddisfazione per l’accordo raggiunto ed il proprio gradimento per la decisone della Solfin di rinunciare al pignoramento che denota una spiccata sensibilità e una concreta attenzione verso la comunità termitana che, sul presupposto dell’eccezionale valenza estetico-identitaria del bene, si identifica in esso quale simbolo della storia del territorio.

La rinuncia al pignoramento avverrà formalmente, innanzi al Giudice dell’Esecuzione, all’udienza convocata per il prossimo 20 giugno 2024.

A tal fine, l’Amministrazione dichiara che, una volta che i beni saranno formalmente privati dal vincolo del pignoramento, darà avvio all’iter per la valorizzazione del complesso termale e per la sua pronta restituzione alla comunità a beneficio dello sviluppo della città.

L’uso terapeutico dei sogni

L’utilizzazione del sogno come strumento medico è presumibilmente antichissima. Diversi secoli prima che il sogno fosse ritenuto un fenomeno legato al sonno, e fosse studiato nelle sue componenti sia fisiologiche che psicologiche, esercitava un fascino arcano sugli uomini. Ad esso erano legate divinità e culti, a testimonianza della sua rilevanza come fonte di una saggezza segreta. In ogni cultura sono sempre esistiti, proprio per questo, dei criteri di decodificazione dei messaggi onirici, in grado di chiarire il senso delle misteriose immagine che si presentano al dormiente, oltre a delle vere e proprie “scienze dei sogni” che stabilivano una tipologia dei sogni, in base alla quale si verificava la loro importanza , e il loro senso generale.

La “smorfia” (il libro dei sogni in uso nel sud Italia da cui si ricavano i corrispondenti numeri da giocare al lotto; etimologicamente il termine deriva da Morfeo dio del sonno e dei sogni) tutto sommato va considerata un residuo moderno di credenze ben più antiche e, l’interpretazione dei sogni, tuttora è parte importante delle tradizioni della cultura popolare a qualunque latitudine.

Per rimanere soltanto nell’ambito della storia occidentale, nella Grecia classica l’arte di interpretare i sogni era tenuta in gran conto, e Artemidoro è diventato celebre per la sua cultura “specialistica” in questo campo (la sua Onirocritica è citata a piene mani dallo stesso Freud). Quanto ai poemi epici sono pieni di sogni che indicano, orientano, suggeriscono; basti pensare all’Odissea e all’importanza che nello svolgimento delle vicende vi hanno i sogni ispirati dagli dei di volta in volta a questo o quel personaggio.

Le fabbriche dei sogni

Se da un lato il sogno è stato sempre connesso al mondo dei prodigi, dall’altro fu ampiamente utilizzato dalla medicina antica, che della religione era figlia. La divinità, infatti, può inviare al paziente un sogno che, debitamente interpretato, può fornire indicazioni preziose per la cura, religiosa o naturale, della sua malattia. Questa pratica, la iatromantica, trovò nel mondo greco una grande diffusione.

Al sogno era dedicato l’anfiareo, luogo pervaso da un misto di sacralità religiosa e di scienza medica. Ne esistono diversi (i più famosi erano quelli di Oropo, Epidauro e Lebadea), e la loro funzione era quella di fungere da vere e proprie “fabbriche dei sogni”. Il “cliente” si addormentava con l’intenzione di sognare qualcosa, il che spesso avveniva. Il sacerdote, dalle indiscutibili funzioni psichiatriche e psicoterapiche, si curava poi di interpretare il sogno; presumibilmente non solo in base alla tradizione, ma anche in base alle specifiche esigenze del malato. Questa prassi non deve stupire, visto che alcuni sogni erano provocati ad arte mediante l’uso di piante specifiche. Se in genere l’anfiareo aveva anche funzioni oracolari, funzioni più specificamente mediche aveva quello di Epidauro, dedicato ad Asclepio.

Nella terapia il sogno aveva qui una importanza determinante, presumibilmente a causa dell’autosuggestione. In ogni caso le antiche cronache riportano circa settanta guarigioni miracolose per mezzo die sogni. “Nell’asclepion di Epidauro – scrive Bloch – il malato, preparato da purificazioni e preghiere a un contatto diretto con la divinità, passava tutta la notte in una cella, l’abaton, locale interdetto a tutti gli altri, e nel corso del sonno riceveva un sogno ispiratogli dal dio che aveva implorato; questi gli compariva e gli ingiungeva di compiere una certa azione. Se il sogno richiedeva una qualche interpretazione, il simbolismo latente era penetrato di sacerdoti del santuario. Costoro divennero a poco a poco gli eredi di una tradizione medica formatasi all’ombra della religione; gli archivi sacerdotali accumularono ricordi di prescrizione già fatte, di guarigioni ottenute”.

D’altra parte, che il sogno potesse avere importanza nella pratica della medicina era cosa nota anche a Ippocrate. Nel suo trattato sul “male sacro”, viene descritto, ad esempio, un quadro clinico che può affliggere in biliosi, o che comunque è provocato dal fatto che “il sangue vi affluisce copioso e ribolle. Esso percorre in quantità le vene sopra descritte, quando l’uomo si trovi a vedere un sogno pauroso e ne sia atterrito. Al modo dunque che anche da sveglio il viso arrossisce e gli occhi s’arrossano soprattutto quando si è spaventati e la mente medita di compiere qualche azione cattiva, così avviene anche nel sonno. Quando poi l’uomo si desta e riprende coscienza e il sangue torna a ripartirsi nelle vene, tutto ha termine”. L’utilizzazione del sogno come terapia nell’antica Grecia, sta comunque a dimostrare che, oltre ad avere compreso la relazione tra il sogno e il resto delle funzioni cerebrali, gli antichi clinici ritenevano che lo stato onirico potesse essere efficacemente utilizzato come strumento di guarigione.

L’interpretazione psicanalitica

La fondamentale interpretazione moderna del sogno, quella freudiana, differisce ovviamente da quella tradizionale. Per Freud infatti, il sogno è “il guardiano del sonno”, nel senso che esso serve a proteggere i dormiente dall’irruzione nella sua coscienza di contenuti inconsci, in particolar modo dagli impulsi repressi – specialmente da quelli di natura sessuale. Ma per il fondatore della psicoanalisi possono anche esistere sogni indicatori di malattia. Nella sua Interpretazione dei sogni, riporta diversi esempi di sogni che sono tipici di alcune malattie specifiche. Così, ad esempio, le malattie cardiache sono in genere caratterizzate da sogni angosciosi e brevi, con finale terrificante.

I sogni connessi al soffocamento, all’affollamento o alle fughe, rivelano invece malattie polmonari; mentre quelli nei quali si presentano idee o immagini connesse al cibo e alla nausea starebbero a indicare disturbi dell’apparato gastroenterico.

Rispetto a Freud, Jung ampliò la prospettiva generale del sogno. Asserì  che il sogno ha una funzione quasi di “completamento”. Infatti, nella veglia l’Io ha una visione limitata del mondo, fondata sostanzialmente sull’assimilazione di nuovi dati. Durante il sogno, invece, le informazioni vengono ulteriormente elaborate, e l’Io può avere una visione più chiara e completa del mondo. Infatti durante il giorno l’Io riesce a elaborare solo una parte. Non solo, rimane escluso dalla sua sfera d’azione tutto il materiale inconscio, del quale si è normalmente inconsapevoli. Durante il sogno tutte queste fonti di informazioni diventano accessibili per una rilettura e una elaborazione: E’ quello che gli psicologi junghiani chiamano “valore compensativo del sogno”. Una visione del sogno, quindi, all’interno di un modello che si avvicina maggiormente alla prospettiva tradizionale del sogno come fonte di conoscenza.

L’ “onirocritica”

La funzione culturale e sconosciuta del sogno è stata abbastanza attentamente indagata anche dagli etnologi. Esiste un suggestivo parallelismo nelle culture tradizionale, ad esempio, tra sogno e atto della creazione. Per la teologia indù, il mondo reale è frutto di un sogno di Brahama. Alcune tribù australiane pensano che l’atto originale della creazione fu un sogno, e parlano del tempo della creazione come del “tempo del sogno”. Gli sciamani dei Mohave, studiati da Devereux, credono di assistere, nel ventre della madre, a quegli atti della creazione che riguarderanno la loro futura specializzazione. E’ un sogno, quindi, nel quale l’atto della creazione viene ripetuto dal Creatore esclusivamente a loro profitto.

Proprio queste esperienze “intrauterine”, implicano che la realtà sia essa stessa prodotta del sogno. E tale realtà include ovviamente anche le malattie. La struttura del sogno, quindi, è parte stessa, se non matrice della struttura della realtà, il che ci spiega perché qualsiasi sogno possa essere usato in medicina, sia a scopo diagnostico, che prognostico, che terapeutico. La connessione tra il sogno e la realtà clinica ovviamente viene fatta da una “onirocritica”, una scienza dell’interpretazione dei sogni. Esistono in genere tre modelli di interpretazioni, sostanzialmente validi per tutte le culture, che spiegano come il sogno possa essere interpretato..

Anzitutto esistono interpretazioni parallele al contenuto: se si fa un sogno “buono” il suo senso è buono, e viceversa. Esistono poi interpretazioni contrarie al contenuto manifesto del sogno, spesso per opposti: i Malesi credono che si sogna di essere morsi dai serpenti, un intrigo amorosa avrà una risoluzione fortunata. Simili interpretazioni al contrario esistono anche nella cultura occidentale. Sognare di scendere delle scale con facilità significa che vi saranno delle avversità; all’opposto salirle. Un terzo tipo di interpretazioni, quella più complessa, è di tipo simbolico, per cui il contenuto di un sogno va interpretato in base ai simboli che in esso sono presenti.

Ogni cultura predilige un suo particolare modello di interpretazione: così i sogni Mohave sono interpretati secondo una chiave parallela al contenuto del sogno; mentre i sogni della nostra residua cultura popolare prediligono spesso l’interpretazione per opposti.

A ogni malattia il suo sogno

Il principio fondamentale che guida l’utilizzazione dei sogni nelle medicine tradizionali è sostanzialmente che ogni tipo di malattia presuppone un certo tipo di sogno. Sia Ippocrate che Aristotele ritenevano che alcuni sogni rivelassero una malattia latente. Il fondamento che sta alla base di questa convinzione, principio condiviso anche da alcuni psicoanalisti, è che certi sogni abbiano una funzione autodiagnostica e siano il prodotto di una autoscopia in sogno. Si tratta di un processo che è noto anche alla medicina occidentale. Durante lo stato di sonno, si ha una profonda introversione dello stato attentivo e della percezione a livelli profondi. Normalmente questa attenzione è deviata e ridirezionata dalle esigenze poste dalla veglia vigile. Nel sonno il controllo si allenta, e la mente è talvolta in grado di vere elaborazioni autoscopiche e autodiagnostiche.

E’ stato visto che talvolta il sogno ha un preciso valore prognostico. Un ricercatore della Yale Medical Scool, Thomas Detre, aveva, già parecchi anni fa dedotto, esaminando la relazione tra disturbi mentali e sogni, che alcuni tipi di incubo o di sogni ricorrenti possono fare sospettare, con ragionevole certezza, alcuni specifici disturbi psichiatrici. I sogni dei depressi, ad esempio, sembrano essere stranamente vuoti, sia di personaggi che di azione. Si respira insomma un’atmosfera di solitudine e di abbandono.

Le medicine tradizionali utilizzano spesso il sogno in modo ancora più estensivo, in quanto essi sembrano essere sintomatici e patognomonici. Proprio per questa funzione medica estensiva questo fenomeno viene utilizzato secondo modalità estremamente diversificate. Uno degli usi più curiosi, praticamente è l’equivalente della incubatio del mondo greco e latino, viene ancora praticata in alcuni paesi di cultura islamica, nei quali l’ammalato dorme per una notte in una moschea, o presso la tomba di un santone (marabutto), appoggiando la testa a una parete. In sogno gli appare allora Allah in funzione di medico, che fornisce diagnosi e terapia.

Il sogno può essere anche causa di malattia. Presso alcune popolazioni mesoamericane, ad esempio, alcuni “cattivi sogni” sono causa diretta di malattia: così se si sogna di cadere o di litigare coi parenti, ciò può causare la tubercolosi; se si sogna di essersi innamorati di una bella donna, si è vittima di un rito magico e come risultato si avrà la blenorragia, etc. Il sogno peggiore, presso queste popolazioni, è quello nel quale il sognatore viene assalito dal terrore durante il sogno e poi si ammala: è la “perdita dell’anima”.

D’altra parte il sogno è visto in genere non solo come fonte di conoscenza, ma anche come evento con potenzialità terrifiche: il sogno consente un contatto tra il mondo terreno e le forze del bene e del male. Ecco perché è perfettamente coerente l’idea che il sogno possa anche causare una malattia.

Imparare a curare sognando

L’utilizzo comunque più frequente del sogno è quello che riguarda il medico più che il paziente. E’ infatti mediante il sogno che in molte medicine tradizionali il medico-guaritore fa la diagnosi e fornisce la terapia.

In Costa d’Avorio e nel Camerun, i guaritori tradizionali ricevono in sogno le informazioni professionali sulle piante medicinali e sul loro uso. Talvolta in sogno appaiono gli antenati defunti che istruiscono i guaritori sull’uso medicinale delle erbe. I modelli del sogno cambiano ovviamente da cultura a cultura; per cui presso i Malesi può essere una tigre ad apparire in sogno per rivelare i luoghi ove crescono le piante medicinali e i modi in cui usarle – come riferisce Scarpa – mentre presso gli indigeni delle Figi è il totem della tribù a presentarsi in sogno e a istruire il sognatore. Altrove ancore, Nuova Guinea, certi sogno sono “provocati” per esempio dormendo insieme al teschio di un parente defunto, che poi apparirà nel sonno al dormiente.

Presso gli attuali discendenti di una delle culture più enigmatiche e splendide, i Maya, il sogno acquista un valore ancora più rimarchevole. In questa popolazione sognare è l’unico modo per apprendere l’arte della medicina: non esistono libri sui quali studiare, o tradizioni orali alle quali rifarsi; la “professione” di guaritore si apprende quasi esclusivamente per mezzo del sogno. Come scrive Scarpa “si diventa medici sognando e quanto più si sogna, tanto più si sale nella scala gerarchica dei guaritori”.

Sognare è anche il momento fondamentale nella preparazione di quell’enigmatico oggetto che è la “medicina” di molti indiani americani. Si tratta semplicemente di un oggetto, dal valore talismanico, (borsa del mistero, o “fagotto della medicina”) che presso gli indiani del Nord America accompagna un uomo per tutta la vita. “L’indiano – scrive Roheim – rende omaggio a questa borsa e guarda ad essa per salvezza e protezione per tutta la sua vita”. Si tratta di borse fatte con pelle d’animale, spesso riempite con muschio o erba. La si può ottenere soltanto seguendo le vie del sogno.

“Questo curioso e importante articolo viene preparato in questo modo: si dice che i ragazzi di quattordici o quindici anni fanno o “formano la loro medicina” quando si allontanano dalla casa paterna e si assentano per due, tre, e a volte perfino quatto o cinque giorni: sdraiati a terra in un luogo remoto e nascosto, chiamano il Grande Spirito e digiunano ininterrottamente. Pensano che il primo animale, uccello, o rettile che sognano (o che forse fingono di aver sognato) quando si addormentano durante questo periodo di astinenza sia quello che il Grande Spirito ha designato come loro misterioso protettore per tutta la vita”.

Presso i Maya è un sogno che rivela la vocazione a diventare curandero. Ed è sempre attraverso il sogno che il guaritore tradizionale apprende i metodi della sua arte. E il sogno continuerà a far parte della sua professione: un buon guaritore non dimenticherà mai di chiedere all’ammalato, insieme ai sintomi della sua malattia, che cosa ha sognato. D’altra parte i sogni del guaritore devono continuare se questi vuole accrescere la sua fama, la sua capacità e il suo prestigio. Il sogno e l’arte del guarire non possono essere separati tra loro.

Le ricerche scientifiche moderne hanno chiarito molti aspetti del sogno. Ad esempio si è accertato che sogno e apprendimento sembrano strettamente connessi e che è realmente possibile avere formidabili intuizioni creative durante il sogno. Sono dati scientifici, che comunque differiscono da quelli delle culture tradizionali perché sono soltanto dati isolati, e non elementi di un sistema nel quale una “scienza dei sogni” contribuisce alla costruzione di un modello del mondo.

“Un’esplorazione più approfondita, – scriveva Devereux nel 1966 – non soltanto dell’onirismo o dei sogni indigeni, ma anche della teoria primitiva del sogno e della sua influenza sul pensiero, sia in sogno che in stato di veglia, è uno dei compiti più urgenti di una etnologia a orientamento psicologico”. E, aggiungiamo noi, forse anche di una medicina più sapiente e più a misura d’uomo.

Giovanni Iannuzzo

Termini Imerese, in gara l’acquisto di una gru mobile: verso il trasferimento dei containers dal porto di Palermo a quello termitano

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Nell’ambito del piano più ampio per trasferire i traffici container dal porto di Palermo a Termini Imerese, la AdSP del Mare di Sicilia Occidentale – che ha sotto la sua gestione entrambi gli scali – ha varato una gara pubblica per dotare il secondo di una gru mobile del tipo a torre e braccio tralicciato di nuova fabbricazione.

Lo stanziamento previsto dall’ente è di 3,9 milioni di euro, installazione compresa, per un mezzo dotato di spreader. La fornitura, chiarisce la documentazione, è supportata dal Pnrr e ed è parte dell’intervento Completamento Infrastruttura Termini Imerese – Nuova banchina per la logistica, sub “Piattaforma Logistica Intermodale – Rafforzamento terminal contenitori’. Secondo quanto precisato dal capitolato tecnico, il mezzo dovrà avere portata al gancio di 120/ 40 /12 tonnellate, velocità al gancio di 16/40/105 tonnellate, sbraccio di 11-46 metri, velocità di traslazione di 0 – 4 km/h.

Nelle scorse settimane, dopo un paio di tentativi andati a vuoto, la port authority si era già assicurata, per il terminal container di Termini Imerese, un mezzo dello stesso tipo ma già usato. A fornirlo sarà lo spezzino Terminal del Golfo Spa, che si è aggiudicato la relativa gara presentando una offerta del valore di circa 859mila euro.

Termini Imerese, alla scoperta delle antiche Porte civiche della città

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Nell’ambito delle “Giornate Europee dell’Archeologia”, per iniziative di BCsicilia e di HimerAzione, si terrà domenica 16 Giugno 2024 a Termini Imerese, una visita guidata alle antiche Porte civiche della città. Appuntamento a Piazza San Giovanni alle ore 9,30 a Termini Imerese. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia e di Francesco Marramaldo, Presidente di HimerAzione inizierà la visita che sarà guidata da Antonio Contino, Storico del Territorio.

Durante il regno di Carlo V d’Asburgo, I di Sicilia (1516-1556), nel quadro del potenziamento delle fortificazioni delle città costiere siciliane in chiave difensiva, fu predisposto anche l’aggiornamento e l’ampliamento del perimetro murario (le mura nuove) della cittadina demaniale di Termini Imerese, «il granaio» di Palermo. A tal proposito, nel trentacinquennio 1556-1591 fu edificata una nuova cortina muraria (lunga circa 3,8 km), atta a resistere alle nuove armi da fuoco essendo provvista di scarpa e rinforzata da robusti bastioni angolari. Furono inizialmente edificate nove porte civiche: di S. Caterina (o di S. Giovanni o della Fossola), di Palermo, di Girgenti (o di Caccamo), Euracea (o della Barratina o di Bellomo o Beddomu, corrotto in Beddoma o Baddoma), di Messina (o di Pescara, dal viceré Avalos di Pescara), del Caricatore, della Sanità (o Portonello della Legname o di Artese), della Marina (o della Dogana) e della Pescheria. Nel 1636 venne aggiunto un ulteriore ingresso, la porta Erculea (o Felice). Tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, queste porte invece di essere tutelate, furono oggetto di pesanti interventi che ne snaturarono la struttura originaria o addirittura ne decretarono la distruzione. La città, che per secoli era stata racchiusa e difesa dalle sue mura e dalle sue porte, diveniva definitivamente ed irrimediabilmente «aperta». Per informazioni: Tel. 346.8241076 – Email: [email protected].

Momenti di apprensione a Cerda, timore per un uomo in stato di agitazione, poi soccorso

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Pomeriggio e serata movimentati a Cerda.

Dalle 17:30 circa di ieri pomeriggio (14 giugno), un uomo in casa in stato di agitazione è stato soccorso dai sanitari del 118 e dai Carabinieri. Da quanto si apprende, in un primo momento avrebbe minacciato di buttarsi dal balcone, cosa che ha richiesto anche l’intervento dei Vigili del Fuoco i quali prontamente hanno posizionato il mqaterasso (cuscino da salto pneumatico) per scongiurare gesti incosulti.

Dopo ore di convinzione, grazie all’eccellente intervento dei Carabinieri e dai sanitari, l’uomo si è convinto ed è stato portato in ambulanza all’ospedale “Cimino” di Termini Imerese per i controlli. Una storia a lieto fine grazie alla sinergia tra Carabinieri, Sanitari del 118, Vigili del Fuoco e Polizia Municipale, che hanno scongiurato il peggio grazie alla loro professionalità.