Pasquale Culotta e la Gurfa di Alia

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Proseguiamo nelle considerazioni di “ragioni della Forma” sugli impianti tholoidi ad impianto centrico ipetrale, cioè con “Oculus di Luce” sommitale. In particolare ri-consideriamo il possibile “significato” di questi riferimenti iconologici, a partire dalla loro “genealogia” in ambito mediterraneo, anche per quanto ne è disponibile dalla ricerca archeologica. La domanda è: “Da dove può arrivarci quella Forma, con i riferimenti geometrico-simbolici sottesi?”. Se ancora adesso si parla della questione “Thòlos della Gurfa” di Alia, assieme a tutta la “catena” di ipogei tholoidi che si possono portare a riferimento, lo si deve senza dubbio al lavoro di indagine degli architetti che, con costanza e tenacia minoritaria, se ne sono occupati. In particolare Silvana Braida, Pasquale Culotta, pochi altri fra i quali modestamente il sottoscritto. Di fatto la questione era stata risolta in ambito “ufficiale” catalogando il sito/i fra le “grotte”, con destinazione “frumentaria”, per addizione occasionale di ambienti, in un generico “medioevo” siciliano. Come dire: niente di particolarmente notevole per la Storia dell’Architettura antica se non una “grande fossa granaria”. Devo al compianto Pasquale Culotta (1939-2006), da studente ad Architettura di Palermo, di cui fu il Culotta fu anche Preside, l’incoraggiamento per queste mie ricerche; in particolare per la direzione che mi indicò per i riferimenti culturali del progettista della Gurfa: “Guardati le rovine tholoidi del sito neolitico cipriota di Choirokoitia” mi disse. Cosa che prontamente feci, assieme allo studio delle cose importanti che ebbe il tempo di scrivere nel suo magistrale intervento da autentico “addetto ai lavori”/architetto, che però caddero nel vuoto (o quasi) del conformismo pratico da “fossa granaria trogloditica” di burocrazia per quieto vivere da “addetti ai lavori di complemento”.

Rileggiamoci quelle pagine formidabili del 1995 sul “Palazzo della Gurfa” scritte da Pasquale Culotta: “… un’architettura quasi sconosciuta alla storiografia e alla critica ma che, per età, dimensione, conservazione, caratteristiche tipologiche e morfologiche, non esito a definire Monumento dei più significativi delle culture che hanno segnato la presenza umana nel territorio della Sicilia. … Averla chiamata ‘grotta’ l’ha confinata in una specie naturalistica-geologica non propria, ma anche l’antichissima origine, paradossalmente, l’ha mantenuta fuori dagli interessi di studio degli esperti di storia, soprattutto degli archeologi. … Dal neolitico all’età del bronzo, nei millenni in cui possiamo collocare la Gurfa, per quanto riguarda la Sicilia la ricerca specialistica ha appena sfiorato la conoscenza dei percorsi della storia e delle civiltà … L’arco temporale dentro cui collocare queste strutture può andare dal neolitico, all’età del bronzo, cioè dal IV millennio al I millennio… L’esperienza del tholos … è presente nei paesi del Mediterraneo dal IV millennio sino ad arrivare alla civiltà micenea del 1600-1400 a.C., in Mesopotamia, sul Tigri superiore, nei centri agricoli di Tepe Gowra e Tell Arpasiyya, a Chirokitia a Cipro tra il VI e V millennio e a Malta attorno al II millennio. …La mia considerazione è che ci sono millenni a noi poco conosciuti, in cui Siriani, Anatolici, Ciprioti, Egei, palestinesi e altri che ancora dobbiamo scoprire, hanno con molta probabilità trasferito culture, modi di abitare nella nostra Isola che ci sfuggono alla immediata comprensione e forse si trovano nel nostro presente in gesti, in abitudini, in architetture che affiorano di tanto in tanto, come la Gurfa, per indicarci radici e continuità dell’esperienza umana, che nella nostra Isola si è stratificata, alla stessa maniera di un deposito geologico…. C’è da ipotizzare l’organizzazione funzionale dell’insieme dell’organismo in relazione al ‘possibile’ Palazzo. Palazzo di chi? Domandiamoci. Quale re o condottiero, vivo se la Gurfa era abitazione, morto se la Gurfa era tomba, ha fatto costruire il nostro monumento? Date le dimensioni possiamo ipotizzare che si trattava di una ‘persona’ che era ricca e che contava molto all’interno della ‘comunità’ nella quale viveva. ..La Gurfa desta meraviglia ed emozione entrandovi ‘dentro’, ed è ‘l’Architettura’ della Gurfa, architettura come lo sono gli spazi interni del Pantheon o di S. Ivo alla Sapienza, strutture armoniche che fanno percorrere, in particolare a noi architetti, con l’immaginazione, la forza creatrice di una progettazione che opera per sottrazione di materia più che per aggiunzione, alla maniera del lavoro dello scultore…. P. C. (29.12.1995)”.

Da: Pasquale Culotta, L’architettura della Gurfa, in: AA.VV., La Gurfa e il Mediterraneo. Atti del Convegno di Studi storico-archeologici sulle Grotte della Gurfa. Dicembre 1995 (Ristampa ed. 2001, Comune di Alia).

Fig. 1 – Thòlos della Gurfa. Effetto Luce dall’Oculus.

Di fronte a tanta autorevole presa di posizione,  di Architetto, Docente e Preside della Facoltà di Architettura di Palermo … ne seguì un  “assordante silenzio ufficiale”; prosegue invece il confronto costruttivo su quelle posizioni da parte degli eredi culturali di quella “Scuola di Architettura a Cefalù”, per esempio con gli interventi sul tema di Marcello Panzarella, che così si esprime nel dibattito pubblico sulla “questione Gurfa”: “L’Ipogeo della Gurfa è Architettura, grande Architettura. Chi non ha occhi non lo vede, o lo nega per cecità o semplice e conforme acquiescenza a diktat culturali che per diverse ragioni – di carriera, di quieto vivere, di varia convenienza- non è prudente mettere in dubbio.”

Pasquale Culotta (1939-2006)

Carmelo Montagna