Home Blog Page 42

Carabinieri denunciano alla Procura di Termini Imerese due palermitani per porto abusivo di armi e droga

0

I Carabinieri durante un posto di controllo alla circolazione stradale, hanno fermato a Misilmeri un’autovettura con a bordo due palermitani di 19 e 23 anni. Nelle more della verifica amministrativa dei documenti di guida e di circolazione, i due uomini si sono mostrati insofferenti destando sospetto sull’eventuale possesso di oggetti illeciti.

I militari hanno sottoposto a perquisizione entrambi i palermitani e, denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Termini Imerese, il 19enne per porto abusivo di armi od oggetti atti ad offendere perché all’interno dell’abitacolo della vettura, aveva abilmente occultato un coltello a serramanico della lunghezza di 17 centimetri. Il passeggero 23enne è stato invece segnalato alla Prefettura di Palermo quale assuntore di droga perché possessore di modica quantità di hashish. La sostanza stupefacente sequestrata è stata inviata al Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti del Comando Provinciale dei Carabinieri di Palermo, per i successivi accertamenti qualitativi e quantitativi.

Gangi festeggia i 100 anni di nonna Nina e si conferma paese di longevi

0

Ieri, nella casa  delle suore Francescane di Petralia Sottana, il sindaco di Gangi, Giuseppe Ferrarello, ha festeggiato una nuova centenaria: la signora Antonina Conte. Rimasta vedova nel 2011 fino ad un paio di anni viveva da sola a casa. Nonna Nina, come la chiamano tutti affettuosamente, è stata festeggiata dall’unico figlio Rosario, dalla nuora, dai 2 nipoti e dall’unico pronipote. La sua vita l’ha dedicata a seguire il suo unico figlio e fino a qualche mese utilizzava regolarmente il telefonino per chiamarlo più volte al giorno.

Il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello ha voluto donare una targa e dei fiori: “E’ un giorno di festa, a nome della comunità che mi onoro di rappresentare, a nonna Nina vanno gli auguri di tutta la comunità gangitana e dell’amministrazione comunale per i ben vissuti e proficui 100 anni, la sua lunga giovinezza è motivo di orgoglio e compiacimento”.

 

 

Castelbuono e il teatro che non ci sarà

0

La storia dei lavori alle Fontanelle è una storia infinita che ha richiesto da parte della società civile e della Costituente un notevole impegno di controllo e una perseveranza che, oggi ci sentiamo di dire, ha permesso di conseguire risultati importanti, ma porta con sé tanta amarezza per come le cose sarebbero potute andare e non sono andate.

Per chi legge per la prima volta ricordiamo che il vecchio cine-teatro Le Fontanelle era stato costruito negli anni ’50 sul demolito teatro seicentesco sorto in corrispondenza dell’ex chiesa di San Filippo di epoca medioevale, nel quale la sala pinta costituiva lo spazio per le rappresentazioni teatrali.

Di seguito la ricostruzione cronologica dei fatti.

Anno 2014

A partire da tale data l’edificio degli anni ’50 è stato interessato da lavori che risultarono sin dall’inizio difficoltosi per i rinvenimenti della campagna di scavi archeologici del 2013 e per i contenziosi sorti con la ditta appaltatrice che portarono alla risoluzione dell’appalto da parte dell’allora amministrazione e a notevoli esborsi per le casse comunali.

In quella campagna di scavi vennero ritrovati reperti di notevole valore che non erano stati distrutti dai lavori eseguiti negli anni cinquanta, a differenza di quanto affermato dall’attuale Sindaco forse per evitare che si parli di quanto è stato distrutto nel corso degli ultimi lavori. Nella relazione archeologica del 2013, infatti, sono stati descritti i muri perimetrali del vecchio teatro seicentesco, i resti del palcoscenico, la scala di accesso ai camerini, una stanza quadrata molto interessante per i reperti presenti e tanto altro. Allora si scrisse che non vennero rilevati i camerini anche se i resti dei muri vennero ritrovati e descritti. Così come sono stati ritrovati e descritti negli scavi del 2023 sotto la sorveglianza dell’archeologo Giovanni Spallino, per poi essere rimossi, con buona pace di chi sperava si potesse ricostruire la storia di quei luoghi.

Anno 2020

Viene redatto il nuovo progetto: “Recupero e ristrutturazione dell’ex cine teatro “le fontanelle” finalizzato alla costituzione di uno spazio polifunzionale”. Tanti aspetti non convincono e parte un dibattito acceso e partecipato che ha visto in campo l’azione di tanta parte della società civile e della politica. A gran voce viene chiesto un vero teatro che avrebbe avuto comunque tutte le caratteristiche di uno spazio polifunzionale mentre non è vero il contrario. “Cammarone” è il termine coniato per sfidare una politica miope alle esigenze culturali della società castelbuonese e concentrata in maniera morbosa su feste mangerecce e turismo mordi e fuggi.

Anno 2023

A gennaio partono i nuovi lavori e sin da subito è chiaro che in una zona a vincolo archeologico sono entrati in azione mezzi pesanti.

A seguito di una segnalazione del 31 gennaio 2023 del gruppo politico Costituente per Castelbuono, la Soprintendenza fa immediatamente un sopralluogo e, “riscontrata la presenza di una scarpata inclinata a valle del Castello”, prescrive delle indagini per valutare se la realizzazione della stradella di servizio prevista in progetto sia possibile, dal momento che prevede imponenti palificazioni in cemento armato che distruggerebbero luoghi importanti per la storia locale.

A marzo 2023 parte un’altra segnalazione della Costituente che per la prima volta si assume la responsabilità di utilizzare il termine motta, questione ad oggi assodata e che ha inficiato la realizzazione delle palificate per quella che, nelle intenzioni del Sindaco, doveva essere un’ampia strada piuttosto che una stradella di servizio. Ampia strada preparata con lavori effettuati tra il 2017 e il 2020, senza alcuna sorveglianza da parte della Soprintendenza, che servivano a dimostrare che in quei luoghi la stradella esisteva da quarant’anni. Ma una ricostruzione dei luoghi, fatta con foto estratte da Google Earth Pro, da Maps Google Street View e da altre foto acquisite all’epoca di quei lavori, per non parlare della memoria di chi quei luoghi ha sempre frequentato, ha smentito le affermazioni del sindaco. Fino al 2017 quella stradella non esisteva se non come un breve camminamento pedonale solo nella parte nord. Come accade ormai da anni, parlando delle iniziative del sindaco, inevitabilmente ci si imbatte in storie di escavatori in azione.

Ad aprile 2023 la Costituente organizza un confronto pubblico dal quale emergono nuovamente delle proposte di modifica del progetto per adeguare il realizzando centro polifunzionale alle esigenze di un vero teatro, come peraltro già chiesto nel febbraio del 2021 con un Manifesto firmato da 1026 qualificati sottoscrittori. Firme false disse allora il Sindaco con la sua solita eleganza istituzionale.

A soli due giorni di distanza dal suddetto evento, il Sindaco chiede di predisporre alcune varianti di progetto per ridurre il foyer a vantaggio della platea, spostare la scala di accesso alla galleria. Richieste rimandate al mittente dai progettisti con argomentazioni quantomeno discutibili. Insomma un gioco delle parti: vedete? Io ci provo ma la colpa non è mia.

Purtroppo, rispetto a quello che poteva essere una chiave di volta per lo sviluppo socio-culturale di Castelbuono, si è sempre data priorità ad aspetti che nulla hanno a che fare con un teatro serio.

Con note ufficiali la Costituente ha chiesto:

  • un vero palco fisso, e non modulare, dotato di attrezzature scenotecniche;
  • poltroncine fisse, come previsto dalle norme di sicurezza per i teatri, seppur rimovibili al bisogno;
  • l’eliminazione dell’inutile e devastante nuova strada carrabile di accesso in zona motta;
  • l’eliminazione dei servizi igienici pubblici sotto il palco e la realizzazione al loro posto di idonei servizi per gli attori;
  • l’eliminazione delle inutili e impattanti enormi vetrate, incompatibili con le attività teatrali;
  • l’eliminazione della discutibile copertura in rame, di forte e negativo impatto accanto al castello dei Ventimiglia;
  • l’utilizzo, per i lavori, di mezzi e tecniche compatibili con un intervento in zona archeologica, e pertanto l’allontanamento da essa di benne e scavatori;
  • l’ampliamento della platea e lo spostamento della scala di accesso alla galleria, prevista oggi nella platea dove riduce ancor di più la capienza;
  • una nuova stesura della relazione energetica e il rispetto dell’utilizzo delle fonti rinnovabili secondo i requisiti di legge.

Arriviamo a maggio 2023 e alla prima relazione archeologica del dott. Giovanni Spallino. Notevoli e numerosi i rinvenimenti, ma la Soprintendenza dispone ulteriori approfondimenti solo su alcuni di essi: non si indagano “frammenti di invetriata islamica o normanna, ceramica a superficie schiarita, spiral ware”; non si indaga il muro a sud, lato via Sant’Anna, che presentava tre stratificazioni risalenti, dall’alto verso il basso, al Novecento, al Seicento e uno ancora più antico poggiato sul substrato geologico, quindi il primo ad essere costruito. Sarebbero state indagini di grande importanza per la ricostruzione del sito che avrebbero potuto portare di secoli indietro le origini di Castelbuono rispetto a quanto sappiamo dalle fonti documentali.

Ed inoltre, cosa molto grave, sui saggi indagati si conclude che “non hanno evidenziato la presenza di elementi storici di particolare interesse in quanto i ritrovamenti sono tutti riferibili all’età moderna”. Quindi l’epoca islamica e normanna sarebbe moderna. E comunque, quand’anche fosse vero, ricordiamo che l’epoca moderna inizia nel ‘500, non avantieri. Parliamo della nostra storia.

A luglio 2023 si comincia a redigere la prima perizia di variante PV1 dove viene previsto lo “Smontaggio delle murature ipogee senza valore archeologico”. In altre parole, la Soprintendenza decide di non preservare i muri antichi rinvenuti, tra cui un muro ad archi contigui e quelli dei camerini per gli artisti del teatro seicentesco (allora c’erano). La conseguente rimozione permette una “semplificazione strutturale della costruzione”, forse proprio ciò a cui si mirava. “Dei vecchi camerini, ad oggi non rimane nulla essendo stato tutto asportato dopo la conclusione del saggio 2 del 2023”, così scrive l’archeologo Spallino nella nuova relazione del 15 dicembre 2023.

Aggiungiamo che nella relazione di maggio Spallino scrive: “i resti di un muro est ovest… allineato con la porta che più ad est dà l’accesso a Piazza Castello da via Sant’Anna. Questa porta faceva parte delle mura medievali del baglio fortificato, … visto che la struttura è sicuramente la più antica tra quelle al momento descritte e individuate nell’area, non è fuori luogo pensare che la porzione di muro messa in evidenza sia ciò che resta del muro sud ovest del baglio fortificato medievale del Castello.” Nella relazione di dicembre invece scrive: “Si tratta probabilmente della fondazione di un pilastro di rinforzo della struttura o di un pilastro di sostegno per la scala che, nel teatro antico, permetteva di superare il dislivello tra l’accesso meridionale da Cortile Poggio San Pietro, la platea e i palchetti dell’edificio”. Nel giro di qualche mese il muro smette di essere medievale e diventa un reperto da eliminare.

Comprendiamo benissimo che la Soprintendenza è la massima istituzione che può valutare il valore di un reperto per la sua conservazione o per la sua rimozione, ma su queste scelte rimangono molti dubbi se non altro per l’assenza di chiarezza e linearità nelle valutazioni. Non possiamo non ricordare la rigidità della Soprintendenza in occasione del parere sui primi lavori, rispetto alle due righe di verbale di conferenza di servizio con cui fu approvato successivamente il progetto dell’architetto Monaco.

Anno 2024

Alla luce di quanto ricostruito, a gennaio 2024 la Costituente presenta un esposto agli enti preposti.

La Soprintendenza risponde subito piccata rassicurando sulle azioni di salvaguardia messe in campo. Tuttavia, il 5 marzo 2024 la stessa Soprintendenza annulla in autotutela il precedente parere e “avendo appreso sul posto che la realizzazione del progetto di variante… comporterebbe la distruzione del muro nord-sud messo in luce dagli scavi archeologici del 2013 ed interpretato come muro perimetrale ovest del teatro dei VentimigliaConstatato che la demolizione del muro suddetto non è chiaramente desumibile dagli elaborati del progetto di variante…” adesso prescrive la conservazione e la musealizzazione di un muro del quale non si era accorta, ma nel parere annullato del 7 dicembre 2023 scriveva: “che i resti murari rinvenuti nell’area dell’ex edificio delle “Fontanelle” sono attribuibili al preesistente edificio teatrale e che il loro stato di conservazione non consente una chiara ricostruzione planimetrica del complesso”. Quindi non se n’era accorta o aveva attribuito scarso valore ai resti murari?

Insomma, meno male che c’è un reperto da salvare, almeno uno c’è, un muro del teatro seicentesco, quel “teatrino” a cui con sufficienza il progettista dava poca importanza. Al livello -1 saranno lasciate tre aperture per mantenere la visibilità del reperto “musealizzato”. Purtroppo per il resto è troppo tardi, l’annullamento del parere arriva dopo che tutto è stato rimosso.

“È ora possibile realizzare una struttura di fondazione continua per il sostegno delle colonne in acciaio lato foyer” si legge nella relazione tecnica descrittiva della perizia di variante PV2, ecco che si svela l’arcano: i resti dei camerini seicenteschi davano fastidio al foyer immenso e inutile voluto dal Sindaco Cicero, responsabile politico della distruzione di un pezzo della storia di Castelbuono.

C’è di buono che la stradella con palificazioni in zona archeologica non sarà più realizzata perché la motta medioevale è stata finalmente riconosciuta e censita. Finalmente si sono arresi e dovranno realizzare una stradella, pedonale e carrabile solo per mezzi leggeri, e una scalinata di accesso al foyer con soluzioni provvisorie e reversibili, in vista dei futuri scavi archeologici per i quali sarà necessario un apposito finanziamento.

L’ultima variante è stata approvata definitivamente a settembre 2024, con un aggiornamento a novembre 2024 dopo le rimostranze dell’impresa appaltatrice su errori dell’importo dei lavori. Sembra che la direzione dei lavori abbia utilizzato prezzari regionali di anni diversi e abbia sbagliato codici e costi associati.

Valutazioni politiche

In conclusione, possiamo affermare di avere contribuito, con la nostra azione, all’aumento di volume al livello -1 per realizzare i camerini per gli artisti, alla previsione di arredi e attrezzature per il teatro e al miglioramento degli aspetti energetici dell’edificio. Così come possiamo rivendicare con orgoglio di avere salvato il muro perimetrale ovest del teatro seicentesco e la motta difensiva medievale del Castello di Castelbuono da una palificazione in cemento armato che l’avrebbe distrutta irrimediabilmente. La motta, oltre a costituire una notevole testimonianza delle tipologie difensive dei castelli normanni, costituirà, se totalmente recuperata, un elemento dal forte valore paesaggistico che può migliorare l’attrattività del Castello dei Ventimiglia.

Tuttavia il centro polifunzionale rimane lontano dalle richieste della società civile e della Costituente poiché non sarà mai un vero teatro. Tante le richieste disattese, tra cui la scala per la galleria che è rimasta nella platea, o i volumi del foyer smisurati a danno dei posti a sedere. Com’era prevedibile, al “cammarone” non poteva mancare il bar, inserito nel foyer su richiesta dell’amministrazione nella perizia di variante. A qualcosa serviva quello spazio smisurato.

Tutto quello che è stato richiesto attraverso azioni di confronto non ha sortito alcun effetto perché le scelte politiche del Sindaco sono state irrevocabili. Malgrado la finta disponibilità delle parole, i fatti hanno dimostrato che la cocciutaggine e l’arroganza hanno prevalso sull’ascolto e sul buon senso. Di contro, la denuncia di ciò che presentava margini di azione ha sortito ben altri effetti, con buona pace di chi vorrebbe lavorare lontano da occhi indiscreti. La Costituente ha svolto la sua azione di controllo e continuerà a svolgerla con impegno e intransigenza.

Noi avremmo agito in modo completamente diverso e oggi Castelbuono avrebbe un vero teatro come nella sua centenaria tradizione.

Il Sindaco invece, con le velleità di chi, al suo quarto mandato, si sente il padrone del paese, ha fatto delle scelte che assieme ai suoi comportamenti e ai suoi disastri rimarranno a memoria perenne.

Si presenta a Palermo l’Associazione “Daniele Vive APS” in ricordo del giovane Carabiniere Breganze scomparso in un tragico incidente

0

Si presenta sabato 1 febbraio 2025 alle ore 17,00 presso i Cantieri Culturali alla Zisa, Cinema De Seta, in via Paolo Gili, 4, a Palermo, l’Associazione “Daniele Vive” APS in memoria del Carabiniere Daniele Breganze. All’incontro saranno presenti autorità militari, civili e religiose nazionali.

L’Associazione è stata costituita il 6 novembre 2024 da sette soci fondatori con lo scopo di ricordare il Carabiniere Daniele Breganze (nella foto) prematuramente scomparso il 29 aprile 2024, all’età di 23 anni, in un tragico incidente stradale lungo l’autostrada Palermo-Messina.

La sua non è una storia a lieto fine ma con la costituzione dell’Associazione “Daniele Vive Aps”, voluta fortemente dalla mamma Viola Drava, che fin da subito é stata, all’unanimità, nominata Presidente del sodalizio di promozione sociale “si è voluto far rinascere da un dolore così profondo un fiore millecolori che porterà luce e speranza a chi purtroppo vive nella sofferenza, nella povertà, nell’abbandono, nella perdita di quei valori di legalità e di dignità che caratterizzano parte della nostra società”.

L’associazione, coinvolgendo in modi e forme appropriati i cittadini, intende promuovere la cultura della legalità, dei diritti umani, civili, sociali e politici, in particolare tra i giovani, attraverso apposite iniziative da svolgere nell’ambito delle strutture e delle attività scolastiche, universitarie ed extrauniversitarie, valorizzando le diverse esperienze ed espressioni di volontariato, anche col coinvolgimento di altri enti del Terzo settore, nelle attività di sensibilizzazione alla formazione extra-scolastica a carattere professionale e sportivo, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della povertà educativa, mediante il sostegno economico e didattico, anche a distanza, il tutto finalizzato al contrasto di ogni forma di violenza, con particolare a attenzione a quella di genere. Inoltre il sodalizio vuole impegnarsi per ricerca e la conoscenza delle problematiche legate alle conseguenze dell’incidentalità stradale e le possibili soluzioni preventive, anche attraverso la collaborazione con gli organi istituzionali ed altri enti (scuole di ogni ordine e grado, Arma Carabinieri, Polizia di Stato e Polizie municipali), e con iniziative volte ad interventi o proposte legislative riguardanti la sicurezza stradale.

Il giovane Daniele Breganze da piccolo era il più vivace di tutti e dalla risata facile, ma crescendo è diventato un uomo fiero ed orgoglioso di indossare una divisa che lo onorava e lo riempiva d’orgoglio. Essere Carabiniere era il suo sogno, realizzato con quella grinta e con quel coraggio che lo rappresentavano nel cuore e nell’anima, sempre pronto, diligente, attento, dolce e sicuro di sé. Il suo motto era onestà e lealtà, valori vissuti e testimoniati ogni giorno nel suo prestare servizio allo Stato, servizio visto come missione e impegno per aiutare gli altri, per lui niente era impossibile era tutto nelle sue mani grandi e nel cuore immenso e generoso e in chiunque l’ha conosciuto ha lasciato un segno profondo nella mente e nel cuore.

Daniele amava prendersi cura degli altri ed è con questo principio che l’Associazione opererà per il meglio. “Una piccola goccia – scrivono i promotori – unita ad altre piccole gocce formano un mare, quel mare di amore con la A maiuscola che vogliamo diffondere agli altri perché è nell’amore e nella solidarietà che Daniele vive e vivrà per sempre”.

Termini Imerese, visita a Pompei e Ercolano a conclusione del corso di archeologia promosso da BCsicilia

0

Si è concluso con un visita didattica di tre giorni agli scavi di Pompei e Ercolano e alle collezioni relative ai due contesti conservate presso il MANN di Napoli, il corso promosso da BCsicilia sede di Termini Imerese sulla topografia e viabilità dell’età antica nell’isola.

Circa quaranta i partecipanti alle giornate di visita, dal 17 al 19 gennaio 2025. I due famosissimi siti archeologici hanno in effetti rappresentato il momento culminante del percorso di conoscenza articolato in 10 lezioni e 3 visite didattiche, due delle quali si erano svolte nel sito di Halaesa Arconidea (nel territorio di Tusa) ed in quello di Sophiana (Mazzarino).

La visita delle due famosissime città sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è stata condotta da guide abilitate con formazione archeologica affiancate da una guida storica dell’arte per la parte riguardante il museo del quale si sono illustrate anche la celeberrima collezione Farnese ed una mostra temporanea dai depositi del museo, sempre inerente la riscoperta di Pompei ed Ercolano.

Tre giorni intensi e ricchissimi di approfondimenti grazie ad un programma ben organizzato e bilanciato nelle tempistiche di visita. L’itinerario guidato attraverso le testimonianze della antica Ercolano è risultato particolarmente affascinante per la novità della destinazione, meno divulgata e conosciuta dal pubblico di non addetti ai lavori e forse non adeguatamente valorizzata nonostante la eccezionale ricchezza del patrimonio fruibile, direttamente collegato alla vita dei primi secoli della civiltà romana ma soprattutto al momento ed ai luoghi dell’incontro fra la potenza di Roma nel Mediterraneo settentrionale e il volto della Magna Grecia lungo le fertili e amene coste della Campania Felix.

Un legame quello tra BCsicilia e la regione Campania  che si consolida sempre più di visita in visita, dopo la prima esperienza alla scoperta della Napoli barocca e le visite incentrate su Amalfi nel contesto del percorso sulle 4 Repubbliche Marinare, nel 2013, dedicata a Salerno ed i suoi tesori in occasione della manifestazione Luci d’Artista nel dicembre 2023.

Barbara De Gaetani

Termini Imerese, “Auschwitz è ancora possibile?”. Conferenza al Circolo Margherita in occasione della Giornata della Memoria

0

Il Centro Studi Don Calabria in collaborazione con FIDAPA Termini Imerese, AUSER Termini Imerese, Lions Club Termini Imerese HOST e il Circolo Margherita, organizza un momento di approfondimento culturale in occasione della Giornata della Memoria 2025. La Lectio Magistralis dal titolo Auschwitz è ancora possibile? Si terrà presso la sede del Circolo Margherita di Termini Imerese alle ore 18 del 27 gennaio 2025. È noto l’impegno del santo veronese San Giovanni Calabria in difesa degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale che offrì ospitalità e protezione nelle sue case. Molto significativa, in tal senso, è la vicenda della dottoressa ebrea Mafalda Pavia che entrò come “Suor Beatrice” nella Casa delle Povere Serve della Divina Provvidenza di Roncà, nell’est veronese. Rimase là al sicuro fino al termine del conflitto. Da questa vicenda nacque una profonda amicizia tra i due protagonisti, tanto che la testimonianza della dottoressa Pavia fu molto importante nel cammino che portò alla canonizzazione di don Calabria. Ma la Pavia non fu l’unica ebrea accolta, altri furono salvati, a Verona e in altre città dove l’Opera era presente, come a Roma. Particolarmente significativa è dunque questa data del 27 gennaio p.v. occasione della Giornata della memoria della Shoah, in connessione la memoria del santo che era stato tra i pionieri del dialogo ecumenico e interreligioso. La Lectio sarà tenuta Pietro Piro, sociologo del Centro Studi Don Calabria e autore del volume Auschwitz è ancora possibile? Temi e argomenti per un pensare civile, Roma 2016.

Giornale di Cefalù. Christophe Lebreton il più giovane dei sette monaci francesi uccisi: la violenza non è necessaria né inevitabile

0

La violenza non è mai necessaria, va sempre evitata e non è utile per risolvere i conflitti. Sette monaci francesi vengono uccisi in Algeria nel 1996, il più giovane di essi è Christophe Lebreton, dagli studi dei suoi scritti, il saggio: “Trascrivere un bacio”. L’intervento dell’autrice Margherita D’Aquino, dell’assistente unitario dell’Azione cattolica don Calogero Cerami ed una intervista alla prof.ssa Maria Genchi.
Un riconoscimento per lo storico impegno nel mondo della comunicazione: nell’intervista ad Adriano Cammarata il ringraziamento a Cefalunews. Festa di Sant’Agata con la novità della vara e l’intitolazione di una piazza alla Santa. Ne abbiamo parlato con il parroco don Rosario Dispenza.
Questi i servizi principali del Giornale di Cefalù – anno 42 n. 1825 – videonotiziario – web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; dal 23 gennaio 2025 su facebook profilo Adriano Cammarata e sul canale you tube Carlo Antonio Biondo. Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.

Cerda. Cappadonia per il settimo anno si aggiudica i “Tre Coni” del Gambero Rosso: massimo riconoscimento della celebre guida

0

Quando il talento incontra la passione, nascono eccellenze che lasciano il segno. Antonio Cappadonia, Maestro Gelatiere originario di Cerda, ha trasformato l’arte del gelato in una celebrazione del gusto e della tradizione, portando il nome della Sicilia ai vertici del panorama enogastronomico italiano.

Al SIGEP di Rimini, prestigiosa vetrina internazionale della gelateria e dell’enogastronomia, Cappadonia ha ricevuto per il settimo anno consecutivo i “Tre Coni” del Gambero Rosso, il massimo riconoscimento della celebre guida. Un record assoluto per la Sicilia, che sottolinea la straordinaria qualità del suo lavoro, frutto di un impegno costante e di un’attenzione scrupolosa alla materia.

Cappadonia ha saputo portare la semplicità della tradizione locale a livelli di eccellenza, trasformandola in un linguaggio universale. Le sue creazioni raccontano un viaggio nei sapori della Sicilia più autentica.

La premiazione al SIGEP è l’ennesima conferma del suo valore come artigiano e come ambasciatore della cultura gastronomica siciliana, attraverso un lavoro che riesce a unire tradizione e innovazione, dimostrando come l’amore per le proprie radici possa diventare il motore di successi nazionali e internazionali.

Con rigore, passione e un rispetto profondo per i consumatori, egli rappresenta oggi un punto di riferimento per il settore del gelato artigianale. La sua capacità di elevare un eccellente prodotto gastronomico a opera d’arte è grande motivo di orgoglio per la Sicilia e per Cerda.

Salvina Cimino

Nata due volte: esiste la reincarnazione?

0

L’idea che dopo la morte del corpo l’anima sopravviva è forse la più antica speranza del genere umano. Sono diverse però le modalità pensate secondo le quali ciò possa avvenire. Una delle più antiche convinzioni è quella che l’anima si possa reincarnare, trasmigrare cioè da un individuo all’altro. Si tratta di una credenza antichissima e comune a molti filosofi e pensatori del passato. Che l’anima dei defunti si reincarnasse furono sostenitori Pitagora, Platone, Plotino, Origene. Ne accennano in qualche modo anche filosofi più moderni, come Hume, Kant, Fichte, Schopenhauer. Ognuno naturalmente a suo modo, in maniera diretta e indiretta, ma comunque si tratta di una visione della sopravvivenza diffusa in modo ubiquitario, non solo in Oriente, dove è parte integrante delle più importanti dottrine religiose, come il Buddismo o l’Induismo, ma anche in Occidente. A questa ipotesi si aggiunge, quasi come un corollario, la convinzione che la personalità, le circostanze e le esperienze di ogni esistenza successiva siano correlate alla qualità delle azioni compiute, dalle conoscenze acquisite e dall’evoluzione spirituale e delle esperienze vissute nella vita precedente. Questo concetto è ben riassunto nella dottrina orientale del Karma, la legge universale dell’evoluzione spirituale che implica, in poche parole, che nella vita noi siamo ed agiamo in base a chi eravamo e come abbiamo agito nelle vite precedenti. La legge del Karma infatti regola una progressione spirituale, che si evolve nel corso di vite diverse sino a quella perfezione che consentirà all’anima il distacco definitivo da questa ‘catena delle esistenze’. Esistono ovviamente delle differenze fra una dottrina e l’altra, ma si tratta di sfumature filosofiche o di varianti culturali perché il concetto di base è sempre lo stesso.

Casi di presunta reincarnazione sono stati frequentemente rilevati in quei Paesi dove un certo tipo di educazione religiosa ed un certo humus culturale rendono l’accettazione dell’idea stessa della reincarnazione meno problematica che altrove, il che sembrerebbe quindi in qualche modo poter essere correlato alla maggiore o minore propensione di una cultura ad accettare l’idea di altre vite. Risulta quindi evidente la difficoltà di riscontrarne in Occidente. e in particolar modo in Italia. Proprio per tale motivo il “caso” della signora Alessandra Samonà appare di particolare interesse.

Nata due volte

La signora Adele Monroy (di Pandolfina), agli inizi del ‘900, apparteneva ad una delle più nobili famiglie di Palermo, imparentata con i più illustri casati nobiliari del tempo, come i Borboni, i Ruffo, i Torlonia. Aveva trascorso la fanciullezza fra Napoli, Palermo, Mistretta, Lucerna e Rigi Kaltbad, in Svizzera. Poi si era stabilita a Palermo, che in quel periodo era una delle più sfavillanti capitali della Belle Epoque, oltre che città di enorme vivacità culturale. Ne descrisse gli sfavillii in un libro, “Diario di una giovane principessa”, dove decanta quel periodo di splendore mondano e intellettuale. Nel 1897 sposò il Dr. Carmelo Samonà, anch’egli nobile, ed anche noto intellettuale, e uno dei più rilevanti studiosi del “paranormale” italiani degli inizi del Novecento. Amico dell’astronomo Camillo Flammarion e di tanti altri studiosi dell’argomento a lui contemporanei, i fenomeni medianici. Spiritista convinto, era stato uno degli studiosi palermitani che avevano sperimentato con la Palladino nelle sedute della medium del 1902. Medico e professore all’Università di Palermo, Samonà era anche un noto studioso di esoterismo e fenomeni spiritici (poi definiti ‘paranormali’, tanto aver dedicato ad essi, fra i primi al mondo, la sua tesi di laurea in medicina, poi pubblicata in volume col titolo di “Psiche misteriosa” (edito da Alberto Reber, 1910). Aveva anche fondato a Palermo una ‘Società di Metapsichica’, nell’ambito delle cui attività erano state organizzate le sedute con Eusapia Palladino, di cui abbiamo già parlato. Dal matrimonio nacque una bambina, Alessandra, vezzosamente chiamata Alessandrina. Qualche anno dopo, il 15 maggio 1910, all’età di cinque anni, la bambina morì a causa di una meningite.

Tre giorni questo gravissimo evento luttuoso, la madre Adele sognò la bimba, che, apparsale come se fosse perfettamente in vita, le diceva: “Mamma non piangere, io non ti ho lasciata, non ho fatto altro che allontanarmi da te, io sono divenuta piccola così”, facendo un gesto con le dita per indicare le minuscole dimensioni dell’embrione. Ovvio il turbamento della donna, che divenne ancor più rilevante quando, tre giorni dopo, il sogno si ripeté. Il turbamento era giustificato non solo dal sogno insolito, che preannunciava una reincarnazione della piccola Alessandra, ma anche da un fatto personale: Adele Samonà, infatti, non nutriva più alcuna speranza sulla possibilità di avere altri figli. Poco tempo prima, il 21 novembre 1909 la donna aveva avuto un aborto che aveva reso necessaria un’operazione chirurgica, seguita da frequenti emorragie. I medici erano convinti che non potesse in alcun caso sopravvenire a una nuova gravidanza. Il che sembrava chiudere il discorso. Adele, turbata, racconta il sogno al marito e ai parenti.

Una mattina presto – qualche giorno dopo che s’erano verificati questi strani sogni – Adele discuteva col marito della possibilità che l’apparizione della bimba potesse realmente preludere ad una sua reincarnazione. La donna era angosciata dalla necessità di credere in un evento tanto meraviglioso, che la logica negava a priori. E fu proprio mentre discutevano di questi fatti che i coniugi Samonà udirono tre forti colpi, come se le nocche d’una invisibile mano battessero contro la porta del salotto. Convinti inizialmente che fosse stata una loro parente a bussare, dovettero poi constatare che si trattava di colpi senza alcuna origine fisica conosciuta. Così, per avere un’eventuale conferma della possibile origine spiritica di quello strano messaggio, quella sera stessa fu organizzata la prima d’una lunga serie di sedute medianiche con Adele che fungeva da medium. Durante l’arco dì circa tre mesi si presentarono sempre due entità: la prima era quella di Alessandrina, che si attribuì la responsabilità dei fenomeni verificatisi sino ad allora: la seconda era quella d’una sorella del dottor Samonà, Giovanna, chiamata anche “Giannina”, morta all’età di quindici anni, che fungeva da spirito guida.

La bambina, durante una delle sedute tiptologiche, precisò: “Mammina non piangere, perché io ritornerò per tuo mezzo e prima di Natale sarò con voi,..”. E aggiunse che avrebbe potuto comunicare solo per tre mesi, poiché da aprile in poi – si era nel mese di marzo – sarebbe stata troppo attaccata alla materia e non sarebbe più stata in grado di presentarsi in seduta. Agli inizi del mese di maggio, la signora Adele constatò i primi segni di una gravidanza. Nonostante il primo avvertimento dell’entità, le sedute continuarono e il 4 maggio la piccola Alessandra annunziava alla madre: «In te se ne trova ancora un’altra”. Il messaggio non fu compreso. L’altra entità – la sorella del dottor Samonà – ritenne quindi opportuno specificare: “La bambina non si sbaglia, non sa esprimersi. essa vuole dire che un altro essere ronza accanto a te, mia cara Adele e vuole ritornare su questa terra”. Ovviamente, se era possibile credere ad una reincarnazione singola, non era tanto facile credere ad una reincarnazione … multipla. insomma ad una comitiva di anime che si fosse presa la briga di reincarnarsi.

Le due gemelle

La signora Adele, infatti, rimase ancora più perplessa. Pensò addirittura che, ad onta delle comunicazioni medianiche, tutto dovesse risolversi con una bruciante beffa. Perché si concretizzassero gli eventi preannunciati per via medianica bisognava che si realizzassero tre condizioni: 1) che Adele Samonà rimanesse realmente incinta; 2) che partorisse eventualmente due gemelle; 3) che precedentemente non avesse avuto quell’aborto che aveva compromesso qualsiasi possibilità di nuove gravidanze. La terza condizione sembrava non potersi realizzarsi in alcun modo, e i coniugi Samonà lo sapevano benissimo.

Ma in agosto – cioè al quinto mese di presunta gravidanza – Adele mostrava i segni esteriori della maternità. Fu visitata da un valente ginecologo di allora, di Spadafora, dove lei villeggiava nel castello di famiglia, il dottor Cordaro. Dopo la visita questi, perplesso, si limitò ad affermare testualmente: “Io mi guarderei bene dall’affermarlo in modo assoluto (perché in questo periodo di grassezza non è possibile constatare con certezza), ma un insieme di fatti mi induce a diagnosticare una grassezza di gemelli”.

Al settimo mese lo stesso Cordaro riuscì ad evitare un nuovo aborto. Un altro ginecologo, considerato un luminare nel suo campo il dottor Gigli, constatò subito che si trattava d’una gravidanza gemellare, in una donna che non avrebbe più potuto avere figli. Certo, bisogna tener conto che la medicina dell’epoca aveva un certo grado di approssimazione diagnostica… Il parto avvenne la mattina del 22 novembre 1910 e vennero alla luce due bambine. Le due gemelle non si rassomigliavano per niente: differivano per colore della pelle. forma, corporatura. La madre invece notò, esterrefatta, la straordinaria somiglianza di una di esse con la bambina morta qualche anno prima. Non si trattava di una rassomiglianza vaga, ma dell’identità di precise caratteristiche fisiche: ambedue le bambine – la piccola defunta e la neonata – presentavano una iperemia all’occhio sinistro. una leggera seborrea all’orecchio destro e una leggera asimmetria nel viso.

Nel 1913 la bambina, chiamata Alessandra – copia fedele della piccola Alessandrina, presentava una fisionomia totalmente diversa da quella della gemella Maria Pace, e una rassomiglianza fisica e psichica impressionante con la sorellina defunta. Alcuni particolari sono peraltro estremamente interessanti. Lo stesso dottor Samonà ebbe a dire per esempio: “La prima Alessandra morì senza essersi potuta correggere interamente dal difetto di essere mancina, adesso l’attuale Alessandra dimostra di essere già ostinatamente mancina, e noi naturalmente abbiamo usato lo stesso sforzo nel correggerla. Nessuno dei miei figli. compresa la gemella, ha mai mostrato una tendenza di tale natura”.

Vennero rilevati anche altri curiosi particolari. In casa Samonà vi era un armadietto dove venivano conservate delle scarpe con le quali la prima Alessandra aveva l’abitudine di giocare: infilava il piedino in una scarpa e la trascinava per la stanza. La seconda Alessandra aveva la stessa tendenza a compiere l’identico gioco. Ambedue avevano un terrore istintivo per il rumore delle carrozze. Quando ne sentiva passare qualcuna la bambina cercava rifugio nel seno materno, dicendo: “Alessandra ha paura”, stessa espressione usata dalla sorellina defunta nelle medesime circostanze. L’altra gemella non aveva invece alcuna di queste abitudini. Tali fatti fecero pensare al dottor Samonà di trovarsi di fronte ad un caso di reincarnazione, tanto che ebbe a scrivere sul Journal Aesculape, una rivista medica dell’epoca: “L’evoluzione di Alessandra attuale ci fa l’effetto dello svolgimento dello stesso film cinematografico che noi abbiamo già sotto gli occhi della vita della prima Alessandra”. La bambina ricordò, sino all’età di cinque anni, fatti legati ad una sua precedente esistenza. Per esempio, un giorno la madre disse alle due gemelle che aveva intenzione di portarle a Monreale, una cittadina siciliana nota per il suo Duomo del periodo normanno. Alessandra sostenne di esserci già stata e, di fronte allo stupore della madre, raccontò di avere già incontrato in quella cittadina dei piccoli preti rossi”. Solo allora Adele Samonà ricordò di essere stata precedentemente a Monreale insieme ad Alessandrina e che nel corso di quella gita avevano in effetti incontrato un gruppo di preti greco-ortodossi con i tipici costumi blu e rossi .

Il primo studioso fu, come è scontato, lo stesso Dr. Carmelo Samonà, che pubblicò un dettagliatissimo resoconto del fenomeno, ed elaborò nel 1911 e 1913 un rapporto che poi inviò a noti cultori dell’argomento, come Charles Lancelin, supportato da tutta la documentazione in suo possesso, persino sei lettere di testimoni autorevoli e attendibili che confermavano tutti i racconti, i sogni e i messaggi che aveva avuto Adele prima ancora che la stessa sapesse della sua gravidanza.

Questa è la storia, una delle tante raccolte in tutto il mondo. E’ inevitabile chiedersi: “La reincarnazione, allora, esiste?”. E’ una domanda che non può essere posta alla scienza. Non esistono prove sufficienti, non esistono evidenze tali da superare ogni ragionevole dubbio, affascinanti resoconti a parte. Come scrisse Ian Stevenson, un celebre psichiatra americano e, al contempo il più autorevole studioso al mondo di casi presunti di reincarnazione: “Si deve, ricordare che tutti i casi si fondano su testimonianze umane e per questa ragione tutti hanno delle pecche e nessuno di essi è perfetto. Mi sono talvolta domandato se ero riuscito a trovare qualche prova di reincarnazione e la risposta è sempre stata decisamente negativa. Né da un singolo caso, né da tutti presi insieme, si ha alcunché che sia una prova di reincarnazione”.

Poniamoci allora una domanda alternativa: “Ma anche se non abbiamo prove scientifiche, la reincarnazione potrebbe esistere?”. La credenza nella reincarnazione è un atto di fede. E così come la fede non può interferire con la scienza, la scienza non può porre ostacoli alla fede. La risposta, pertanto, la lasciamo al lettore, ricordando semplicemente quel che dice il mago Prospero ne “La tempesta” di Shakespeare: “Noi siamo della stessa stoffa di cui sono fatti i sogni”.

Giovanni Iannuzzo

Architettura dell’invisibile e Geometrie segrete al Seminario sull’Esoterismo nell’arte promosso da BCsicilia a Palermo

0

Si terrà giovedì 23 gennaio 2025 presso la Sala Novecento dell’Hotel Joli in via Michele Amari, 11 (Angolo Piazza Ignazio Florio) a Palermo, il terzo incontro del Seminario sull’Esoterismo nell’arte promosso da BCsicilia e dall’Università Popolare. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia, è prevista la conferenza dal titolo “Architettura dell’invisibile. Geometrie segrete e Ierofanie” che sarà tenuta dall’Architetto e Storico dell’Arte Carmelo Montagna. Domenica 26 gennaio è invece prevista la visita al fregio misterioso di Palazzo Nicolaci a Noto, guidata da Maria Teresa Di Blasi, Storica dell’Arte e Presidente BCsicilia Catania.

L’articolato seminario prevede  otto incontri  che si terranno tutti i giovedì, con inizio alle ore 16,30 all’Hotel Joli e tre visite guidate: a Noto, a Termini Imerese e a Capo d’Orlando. E’ possibile seguire le lezione in presenza oppure in Live streaming.

I successivi incontri riguarderanno “Il linguaggio ermetico nelle costruzioni medievali”, “La luce nelle architetture medievali”, “L’esoterismo di Dante secondo René Guénon”, “Simboli e alchimia nel  Settecento”, “Sul non detto della parola e sulla parola del non detto. Esoterismo e letteratura”. Alla fine del Seminario verrà rilasciato un Attestato di partecipazione E’ obbligatoria la prenotazione. Per iscrizioni: WhatsApp: 346.8241076 – Email: [email protected]. Facebook: BCsicilia.

Le possibili interpretazioni simboliche/esoteriche nella storia dell’architettura, che è quindi ArTeologia, si intrecciano con “il percorso di molte altre discipline storiche, fra le quali la storia delle religioni, la storia della filosofia, la storia dell’arte, la storia della musica, e persino la storia della scienza. L’arte antica, o di Tradizione, è quasi sempre sacra con forti riferimenti al mondo simbolico. In questo breve itinerario sul tema arte-esoterismo ci muoveremo non alla ricerca dottrinaria di una “super-religione riservata a una élite di iniziati” ma di un metodo per  l’approfondimento di temi religiosi e filosofici pre-esistenti (M. Introvigne) e purtroppo banalizzati nella “Società dello spettacolo” venuta a prevalere. La natura stessa della Luce veicola la visione, nel sistema di “cose invisibili manifestate visibilmente” di cui parla San Paolo e che, per essere concretamente percepita ha bisogno dell’oscurità. Le esperienze esoteriche e/o mistiche più importanti nella storia delle religioni sono sempre avvenute nel buio delle grotte o di architetture poderose, dove di manifestano suggestive Ierofanie. Nelle nostre più recenti ricerche, sulle tracce dell’Architettura Dedalica, “più antica degli antichi” in Sicilia in questo ci siamo imbattuti e ne daremo qualche cenno di orientamento, che traccia una importante ed inedita direzione di studio ancora in corso. “Se vuoi il nocciolo – dice Maestro Eckart – devi rompere la scorza”. Ovviamente dopo avere coltivato la pianta.

Carmelo Montagna (1956), è architetto, storico dell’arte con docenza nei Licei. E’ stato per tre mandati elettorali Sindaco di Marianopoli (CL). Con le sue Amministrazioni ha aperto il Museo Etnoantropologico Comunale e collaborato con la Soprintendenza di Caltanissetta per la riapertura del Museo Archeologico Regionale di Marianopoli. Si è sempre occupato della valorizzazione del Patrimonio Culturale, nelle dinamiche della Storia delle Civiltà di cui è appassionato cultore. Dall’ottobre 2024 è stato consulente dell’Assessore ai Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione della Regione Siciliana. Dal 2003 in maniera sistematica conduce ricerche sulla “Civiltà della Thòlos” in Sicilia, su cui ha tenuto conferenze e pubblicato vari scritti. E’ stato nel 2008 titolare di incarico di ricerca e studio presso il Dipartimento di Civiltà Euro-Mediterranee e di Studi Classici, Cristiani, Bizantini, Medievali, Umanistici dell’Università degli Studi di Palermo, sul tema “La Via della Thòlos. I beni culturali volano per lo sviluppo economico locale. Integrazione di risorse e servizi all’interno di aree connotate da identità territoriali forti e riconoscibili”. Tutor della ricerca il prof. Alessandro Musco. Un suo saggio “Architettura e mito alla Gurfa”, è pubblicato nel Catalogo della Mostra di James Turrell e Alessandro Belgiojoso “Terra e Luce, dalla Gurfa al RodenCrater”, ed. Skira, 2009. Ha collaborato con l’Officina di Studi Medievali di Palermo, presso le cui edizioni ha pubblicato. Ha in corso varie collaborazioni editoriali, fra le quali la rubrica Terra&Luce che tiene sul giornale on line Esperonews. Nel 2022 è stato conferito, il 4 ottobre 2022, dall’Accademia di Belle Arti Michelangelo di Agrigento il “Premio Acamante e Fillide 2022”.E’ in atto componente di nomina assessoriale nella Commissione per il Registro delle Eredità Immateriali in Sicilia (REIS).