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A Collesano il primo corso sulla potatura degli “agrumi edili ed ornamentali”

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L’A.N.A.S. Italia zonale di Collesano promuove un corso rivolto sia al professionista che all’hobbista sulla gestione delle piante di agrumi sia in vaso che in terra al fine di dare tutte le indicazioni utili per gestire le piante in maniera ottimale.
Grazie alle molteplici varietà di agrumi presenti nel terreno agricolo, sarà possibile visionare in maniera chiara le varie tecniche pratiche spiegate da tecnici professionisti.
Durata del corso e di 8 ore e possono partecipare da 16 anni in su.
PROGRAMMA:
Ore 08:30 – Ritrovo e colazione, presso il Km 6 della Sp 129 in C.da Pizzillo 350 Mt. Slm;
Ore 09:00 – Inizio corso” Parte Teorica”;
Ore 11:00 – Pausa caffè;
Ore 11:15 — Inizio Parte Pratica potatura degli agrumi;
Ore 13:00 – Degustazione” Profumi di agrumi” con pietanze che richiameranno l’intenso profumo e sapore degli agrumi;
Ore 14:30 – Ripresa in campo potatura degli agrumi;
Ore 16:00 – Test Finale e Consegna attestati;
Ore 16:30 – Fine corso e saluti finali.
Durante il corso teorico verranno affrontati i seguenti argomenti:
 Le principali varietà di agrumi;
 Rinvaso;
 La messa a dimora;
 Concimazione;
 Forme di allevamento;
 Potatura degli agrumi;
 Tecniche di innesto
 Cenni sulla cura e prevenzione delle principali patologie legate alle piante di agrumi
Docenti del corso sono i Dott.ri Santo e Alessandro Agnello  Agronomi, al termine del corso verrà consegnato ai partecipanti e un attestato di merito e crediti scolastici.
CORSO A NUMERO CHIUSO
• Il corso sarà attivato solo al raggiungimento di un numero minimo di 15 iscritti e non superiore a 20 iscritti;
• In caso di mancato raggiungimento il corso verrà annullato e l’importo versato per l’iscrizione sarà restituito;
• Le iscrizioni si chiuderanno giorno 23 maggio alle ore 12:00;
• Se il corsista è minorenne deve essere accompagnato da un genitore, si prega gentilmente di comunicarcelo in anticipo.
L’iscrizione è subordinata all’invio del modulo iscrizione e relativo bonifico.
Contattare il cell/wattsapp 3208233570
Orari di informazione dalle ore 09:00 alle ore 12:00 e dalle 15:00 alle 19:00 non si ricevano chiamate oltre a questi orari.

Si presenta a Palermo il libro di Mario Liberto: “Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali”.

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Venerdì 10 maggio 2024 nella Sala delle Carrozze di Villa Niscemi di Palermo, con inizio ore 16,30, Mario Liberto presenta il suo nuovo libro: “Le monache di casa. Storia, aneddoti e curiosità dei dolci conventuali”. Alla fine della presentazione del libro lo chef-pasticciere Salvatore Garofalo (pasticceria Oriens) farà degustare alcuni dolci conventuali.

Con l’autore saranno presenti: Pippo Oddo, storico e scrittore; Rita Cedrini, Antropologa, Università degli Studi di Palermo, mons. Giuseppe Liberto, emerito Direttore della Cappella Sistina di Roma; Giorgio Fiammella Presidente della Kermesse; la cantante folk Patrizia Genova e lo chef pasticciere Salvatore Garofalo. Modera il giornalista Michele Balistreri.

L’incontro è promosso da Associazione Kermesse, Regione Siciliana, Fijet, Città di Palermo, Sicilia Agricoltura, Travelnostop, BCsicilia.

Il volume racconta le vicende della storia della pasticceria siciliana, attraverso l’epopea delle monache di casa. Da secoli all’interno della Chiesa erano presenti delle pie donne che decidevano di sottomettersi ad una regola di pietà chiamate in diverse parti d’Italia col nome di begardi, beghine, bizzoche, tutte facenti parte di quell’esercito di pseudo consacrate che più genericamente veniva soprannominato monache di casa, in virtù non dello status di consacrazione verginale ma di voto privato in confessione.

Dopo l’Unità d’Italia (1860) le figure religiose soppresse dai monasteri andarono a rivitalizzare e a ingrossare le file delle esistenti monache di casa. Un esercito di suore, mortificate, strappate con forza dai conventi, un’intera vita con le loro cose, le ritualità, le preghiere, di colpo si ritrovarono sole, prive di sostentamento, senza un tetto dove dormire, una casa dove abitare.

Il libro è arricchito della storia e delle ricette di ben 32 dolci conventuali siciliani in parte scomparsi. Un invito a scoprire un patrimonio di sapori e tradizioni che rischia di scomparire. Un libro da leggere e da gustare.

Tragedia di Casteldaccia, il cordoglio dell’Arcivescovo di Palermo

Pubblichiamo di seguito il messaggio di cordoglio dell’Arcivescovo di Palermo in merito alla tragedia di Casteldaccia.

Le cinque vittime di Casteldaccia – ennesimo tragico incidente sul lavoro -, portano alla ribalta l’urgenza della sicurezza che «è come l’aria che respiriamo». Purtroppo «ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, ed è sempre troppo tardi!» (Papa Francesco).
Sicurezza significa un’economia e un mercato del lavoro governati dall’istanza etica, attenzione alla persona del lavoratore, alla sua dignità e ai suoi affetti familiari.

Desidero esprimere ai familiari delle vittime e dei feriti i miei più sentiti sentimenti di vicinanza e di cordoglio, anche a nome dell’intera Chiesa palermitana, nonché la viva partecipazione al dolore delle città coinvolte e, in particolare, di Casteldaccia.
In queste ore particolarmente drammatiche, sento di far giungere un forte appello alla sicurezza sui luoghi di lavoro, auspicando un maggiore impegno di quanti hanno la responsabilità – legislatori, imprese, organizzazioni e associazioni di categoria – di tutelare i lavoratori. Queste morti – come anche gli infortuni – sono una sconfitta sociale, una profonda ferita del corpo sociale, riguarda tutti, non solo le imprese o le famiglie coinvolte.
Dobbiamo sentire queste morti, far nostro questo dolore, ‘con-patirlo’, sentirlo nelle nostre viscere, portarlo insieme a quanti ora ne sono schiacciati. Dobbiamo cambiare. Tutti. Non possiamo abituarci agli incidenti sul lavoro, né rassegnarci all’indifferenza verso gli infortuni.
La nostra gratitudine va a tutti coloro che si sono adoperati nelle operazioni di soccorso. A tutti assicuro la mia preghiera e la mia benedizione in segno di vicinanza affettiva e spirituale.

Siccità, Consiglio dei Ministri delibera l’emergenza nazionale in Sicilia e stanzia i primi 20 milioni

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Il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia, come richiesto nei giorni scorsi dalla giunta regionale, per una durata di 12 mesi, stanziando i primi 20 milioni di euro, con la possibilità di incrementare le risorse in tempi brevi già nel corso dell’attuazione dei primi interventi. Alla riunione a Palazzo Chigi ha partecipato anche il presidente della Regione.

Il governo siciliano ha già trasmesso a Roma tutta la documentazione necessaria, stilando una lista degli interventi necessari a ridurre gli effetti della crisi dovuta alla mancanza di piogge. Le soluzioni proposte dalla cabina di regia, guidata dal governatore e coordinata dal capo della Protezione civile regionale, sono differenziate in base ai tempi di realizzazione.

Tra quelle di rapida attuazione, l’acquisto di nuove autobotti nei Comuni in crisi e la sistemazione di altri mezzi in un centinaio di enti locali; circa 130 interventi tra rigenerazione di pozzi esistenti, trivellazione di pozzi gemelli e riattivazione di quelli abbandonati, oltre al revamping di una trentina di sorgenti; il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte; la realizzazione di nuove condotte di interconnessione e bypass.

Per i prossimi mesi, invece, si sta valutando la ristrutturazione e il riavvio dei dissalatori di Porto Empedocle, nell’Agrigentino, e di Trapani, operazioni che richiederanno tempi e procedure di gara più lunghe, non essendoci deroghe sostanziali in materia ambientale e di appalti sopra soglia comunitaria.

Nello stesso tempo, il dipartimento regionale di Protezione civile ha istituito nove tavoli tecnici negli uffici del Genio civile dei capoluoghi di ogni provincia, con rappresentanti del dipartimento delle Acque, dei Consorzi di bonifica, e dell’Autorità di bacino. I tavoli hanno individuato e selezionato gli interventi secondo priorità e poi procederanno al monitoraggio delle fasi realizzative. Inoltre, diverse riunioni sono già state svolte con Siciliacque, Aica Agrigento, Caltacque e Acque Enna.

Castelbuono, “Versi freschi e lievi”: nuova opera poetica di Santo Atanasio

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“Versi freschi e lievi” è la nuova opera poetica del castelbuonese Santo Atanasio, in uscita nelle librerie e negli store online il 6 maggio, edita dalla Casa Editrice mantovana Gilgamesh Edizioni. «I testi, la cui cifra poetica si può cogliere nella “freschezza”, nella “leggerezza”, nella “icasticità” degli stessi, sono raggruppati in sette sezioni tematiche», oltre alla notizia bio-bibliografica dell’autore. In copertina figura la tela “En barque sur la Marne”(1906) di Henri Lebasque.

Santo Atanasio nasce a Castelbuono il 21 aprile 1953. Si laurea in Ingegneria Nucleare a Palermo. Dopo una parentesi di cinque anni d’insegna­mento a Legnano (MI), è prima professore ordinario di Elettronica a Termini Imerese, poi di Elettrotecnica ed Elettronica a Cerda. È pensionato dal 1° settembre 2019. Vive nel suo ridente borgo natale.

E’presente nelle antologie: Poeti a Castelbuono (1938‑1983), a cura di R. Di Liberti, Castelbuono, Tip. «Le Madonie»,1983; Poeti nel Parco delle Madonie, a cura di Pietro Attinasi, Geraci Siculo, Edizioni Arianna, 2005; Il segreto delle fragole, a cura di Anna Toscano e Ivano Malcotti, Faloppio (CO), LietoColle, 2005; Ascuta lu cantu, a cura di Alfonso Lo Cascio, Termini Imerese, Rivista Espero/ISSPE, 2009.

Una larga scelta di suoi componimenti figura nella pubblicazione collettanea Silenzi d’acquario, edita nel gennaio ’91 da Edizioni «Le Madonie», Castelbuono.

Il suo primo libro di versi: Monodici Canti, con una lettera di Mario Luzi, Forlì, Forum/Quinta Generazione, 1987.

Raccolte successive: Opali, Castelbuono, Edizioni «Le Madonie», 1994; Trilogia di miti greci, Castelbuono, ediz. d’autore f.c., 1995; Suae reliquiae, ibid., 1995; A voce a voce, Barrafranca (EN), Editrice Bose Giesse, 1997; La semina del sole, ibid., 1998; Poesie per amore di tempo perduto e d’infinito (1970-1995), che riunisce i precedenti sei libretti con la sola accessione della poesia Rosso esclamato, Castelbuono, Edizioni del Periodico «Le Madonie», 1999; Amore in versi del settimo cielo, ibid., 2002; Fulgori e brine in seno, Faloppio (CO), LietoColle, 2004; In laudem patris, ibid., 2005.

Le sue opere più recenti: Rime speranza fiore del deserto, Geraci Siculo (PA), Edizioni Arianna, 2007; Lampeggiamenti, fremiti, sorrisi del sogno e del vero, ibid., 2017; Frammenti di un sogno d’estate e altri versi, Asola (MN), Gilgamesh Edizioni, 2020; Versi di un anno (in grigio e in verde), ibid., 2021; Cento poesie nuove e varie, ibid., 2022.

Tragedia di Casteldaccia: da Mattarella a Schifani, il cordoglio del Capo dello Stato e della politica

La tragedia di Casteldaccia ha scosso l’intera nazione.

Anche il mondo della politica ha espresso il proprio cordoglio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella da New York dove si trova in visita ha così commentato: “Auspico che sia fatta piena luce sulle dinamiche. Ma l’ennesima inaccettabile strage sul lavoro – a pochi giorni dal 1 maggio – deve riproporre con forza la necessità di un impegno comune che deve riguardare le forze sociali, gli imprenditori e le istituzioni preposte”. Proprio alcuni giorni addietro, il Capo dello Stato aveva posto la sua attenzione e lanciato un appello per una maggiore sicurezza sui posti di lavoro.

Richiesta di chiarezza è arrivata anche dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che dal suo profilo X ha dichiarato: “Sconvolge la notizia degli operai coinvolti nel tragico incidente avvenuto a Casteldaccia, nel palermitano. Alle famiglie delle vittime il mio profondo cordoglio, unitamente al sentimento di vicinanza verso il lavoratore che si trova attualmente nel reparto di Rianimazione all’ospedale Policlinico di Palermo. Sia fatta piena luce su questa tragedia”.

Di “dolore profondo” ha parlato il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani con una nota: “È un dolore profondo quello che ho provato alla notizia della morte degli operai a Casteldaccia. A nome mio e di tutta la giunta esprimo il più sincero cordoglio alle famiglie delle vittime per la terribile e inaspettata tragedia che le ha colpite”.

Quella di oggi – con i cinque morti a Casteldaccia, nel Palermitano – è la terza strage di quest’anno sul lavoro, insieme a quella di neanche un mese fa a Suviana (nel Bolognese, sette morti) e a quella di Firenze nel cantiere della Esselunga a Firenze di febbraio (cinque morti).

Strage sul lavoro di Casteldaccia. Ingrassia: intervenire sull’organizzazione del lavoro

“Prescindendo dalle dinamiche del gravissimo episodio, occorre prendere immediatamente atto che c’è un fronte scoperto nella lotta contro gli infortuni sul lavoro: quello del controllo diretto e reale dei lavoratori sull’organizzazione del lavoro. Questione di interessi materiali più che culturali. Chiedere più prevenzione, più formazione e informazione non basta più; penso sia prioritario rivendicare poteri ispettivi per i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza e la partecipazione diretta dei lavoratori nel controllo dei tempi, modi e gestione delle lavorazioni. L’organizzazione del lavoro è diventata una macchina che stritola le persone negli ingranaggi di appalti e subappalti, contratti interinali, precariato, sfruttamento, sottosalario, tempi di consegna, sovraccarico di procedure e carichi di attività lavorative. Su questo fronte è necessario riprendere la battaglia interrotta negli anni Settanta del secolo scorso”. Lo ha dichiarato Michelangelo Ingrassia, già Presidente e componente del Comitato Consultivo Provinciale Inail di Palermo in merito alla strage sul lavoro accaduta a Casteldaccia, nella quale hanno perso la vita cinque lavoratori mentre uno è rimasto gravemente ferito.

Tragedia sul lavoro a Casteldaccia, morti cinque operai che lavoravano alla rete fognaria, un sesto è in gravi condizioni

Ennesima strage sul lavoro, cinque operai sono morti a Casteldaccia mentre erano impegnati nella rete fognaria e sono svenuti per le esalazioni all’interno delle vasche di sollevamento e poi sono deceduti. Un sesto operaio è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale Policlinico di Palermo.

Secondo quanto riporta l’Ansa, gli operai, sette in tutto, erano impegnati in alcuni lavori di manutenzione. Ad un certo punto alcuni di loro hanno cominciato ad accusare malori. Uno di loro è riuscito a uscire dall’impianto e a dare l’allarme; gli altri sei sono rimasti intrappolati.

Sul posto i sommozzatori dei Vigili del Fuoco, i Carabinieri e il personale sanitario del 118.

Il cordoglio dei sindacati di categoria

“L’incidente – scrive con una nota la Federenergia Cisal – sul lavoro che a Casteldaccia, in provincia di Palermo, ha portato alla morte di cinque operai e al ferimento di un sesto, ci lascia sgomenti. Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie dei lavoratori coinvolti e chiediamo che si accertino al più presto le cause di questo ennesimo incidente sul lavoro, grave e inaccettabile. La sicurezza sul lavoro è un’emergenza nazionale e come tale va affrontata a ogni livello, coinvolgendo sindacati, imprese e istituzioni”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Daniele Ciulla di Federerenergia Cisal in merito all’incidente sul lavoro avvenuto a Castaldaccia, nel Palermitano”.

Termini Imerese, Cosimo Cristina ricordato a Roma alla Giornata per la libertà di stampa per iniziativa di “Ossigeno”

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Il giornalista siciliano Cosimo Cristina, 25 anni, fu ucciso sessantaquattro anni fa. È il primo nella cronologia dei cronisti italiani uccisi perché cercavano di pubblicare verità scomode indicati da “Ossigeno” nel Pannello in loro memoria e ricordati a Roma, alla Casa del Jazz, venerdì 3 Maggio nel convegno che si è svolto in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa (World Press Freedom Day).

Cosimo Cristina, che nei suoi articoli si firmava Co.Cri, scomparve il 3 maggio 1960. Per due giorni i suoi familiari lo cercarono senza riuscire a trovare alcuna sua traccia. Il 5 maggio il suo corpo senza vita fu ritrovato poco lontano dal paese, sfracellato, sui binari della ferrovia, fra le stazioni di Termini Imerese e Trabia. Il caso fu frettolosamente catalogato come un suicidio e l’inchiesta giudiziaria fu archiviata. Questo giovane e coraggioso giornalista fu dimenticato per decenni, ha detto Alfonso Lo Cascio, direttore di Esperonews, intervenendo, in collegamento, al convegno di Ossigeno.

“A farne perdere la memoria – ha spiegato – concorse la scelta dei preti di rifiutare il funerale religioso, perché i sicari mafiosi, ancora oggi ignoti e impuniti, fecero credere che egli si fosse suicidato buttandosi sotto un treno”.

Cosimo Cristina, invece, fu rapito e ucciso, simulando che si fosse suicidato. Fu ucciso perché raccontava gli sporchi affari della mafia del suo territorio e lo faceva dicendo i loro  nomi e cognomi. “Fu ucciso – ha sottolineato Lo Cascio – non solo per ciò che scriveva, ma soprattutto per quello che stava per scrivere”.

Cristina, era giovanissimo, aveva 25 anni, ma era già un cronista affermato. Era corrispondente di alcuni giornali regionali e nazionali  (L’Ora di Palermo, Il Gazzettino di Venezia, l’agenzia Ansa, fra gli altri). Per pubblicare quelle notizie, scomode, che altri rifiutavano, fondò un giornale, Prospettive Siciliane. Su quelle pagine, pubblicò articoli “senza peli sulla lingua” – come egli stesso li definì nel suo primo editoriale – e raccontò la trasformazione della mafia da agricola a imprenditoriale. Per questo subì minacce e isolamento.

Dopo la sua morte, ha aggiunto Alfonso Lo Cascio, nessuno si preoccupò di “rileggere quello che scriveva sul suo giornale, perché allora molti pensavano che la mafia non esistesse”. La memoria di questo cronista coraggioso fu recuperata solo decenni dopo. Fu riscoperta anche grazie all’attività di altri giornalisti, fra cui lo stesso Lo cascio, che ha raccontato: “Io sentii parlare di Cosimo Cristina per la prima volta solo quando nacque il primo coordinamento delle associazioni antimafia, negli anni ottanta. Da quel momento cominciò da parte mia e di altri, in particolare alcune scuole con la docente Giusi Conti, un lavoro per recuperare la memoria storica di Cosimo. Non esisteva nemmeno una sua foto. La sua famiglia si era chiusa in sé stessa”.
Al recupero della figura umana e professionale di Cosimo Cristina, hanno ricordato Alfonso Lo Cascio e Alberto Spampinato, presidente di Ossigeno, ha contribuito il giornalista Luciano Mirone autore del saggio “Gli insabbiati. Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall’indifferenza” (Castelvecchi) pubblicato nel 2008. Il libro ricostruisce, per la prima volta in modo unitario, le singole vicende degli otto cronisti uccisi dalla mafia in Sicilia.

Da qualche anno la vicenda di Cosimo Cristina è ricordata con varie iniziative. Fra le altre, da Ossigeno, che nel 2014 ha inserito il suo volto e il suo nome nel Pannello della Memoria e, dal 2020, la sua storia sul sito Ossigeno-Cercavano la verità www.giornalistiuccisi.it, dove sono raccolti molti documenti e testimonianze sui gironzasti uccisi in Italia per il loro lavoro.

In occasione di questo 64mo  anniversario, dopo l’iniziativa del 3 maggio 2024 che ha coinvolto l’Ordine dei giornalisti della Sicilia e del Lazio, le associazioni della stampa e le organizzazioni dei cronisti delle due regioni, sarà ricordato anche con un altro evento. “Cosimo Cristina e Peppino Impastato, l’impegno e la lezione civile di quei due giovani cronisti dai destini paralleli” è il tema del seminario/corso di formazione per giornalisti che si svolgerà lunedì 6 maggio dalle ore 9,30 alle 13,30 a Palermo al No Mafia Memorial di corso Vittorio Emanuele 353, per iniziativa dall’Ordine dei giornalisti della Sicilia.

Elezioni Europee 2024, messaggio dei vescovi siciliani: “giovani, non lasciatevi ammaliare dalle sirene del pessimismo, esercitate il diritto di voto”

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Alla vigilia delle elezioni europee, i vescovi di Sicilia lanciano un appello a chi abita la nostra regione e soprattutto ai giovani. L’invito è “a non lasciarsi ammaliare dal canto delle pericolose sirene del pessimismo, della rassegnazione, del disfattismo e astenersi dal voto“. Per i vescovi l’astensionismo può diventare “un silente passo che ci allontana dal sogno di un’Europa che dia respiro alla storia affermando gli autentici diritti umani“.

Un diritto, quello al voto, che diventa dunque quasi un dovere per i cittadini della Sicilia, isola “ancora chiamata ad essere all’interno dell’Europa unita piattaforma di pace di integrazione per i tanti popoli del Mediterraneo che cercano in Europa salvezza e lavoro”. Insieme con l’invito al voto anche la necessità di creare “spazi condivisi di incontro e dialogo” per un voto consapevole che deve mirare “all’edificazione del bene comune“.

L’augurio dei vescovi è che “il Parlamento Europeo possa essere quell’istituzione detentrice del potenziale necessario per affrontare e risolvere le molteplici questioni generate dalle numerose trasformazioni epocali“.

Di seguito il testo integrale del Messaggio dei Vescovi di Sicilia per le elezioni europee.

Carissime sorelle e carissimi fratelli,

da più di settanta anni si parla di Europa unita. Da quel 25 marzo 1957, quando a Roma venne firmato il trattato che la istituì, di strada se ne è fatta tanta. È stata sempre aperta la via che ha portato più Nazioni del nostro Continente sulla direzione di un’unità non solo economica, ma anche politica, sociale e culturale.

San Giovanni Paolo II nel 1997 affermava: «La storia dell’Europa è un grande fiume, nel quale sboccano numerosi affluenti, e la varietà delle tradizioni e delle culture che la formano è la sua ricchezza» (Omelia, Gniezno 3 giugno 1997). Non possiamo, tuttavia, non ammettere che, talvolta, questa ricchezza si è dovuta confrontare con processi dinamici e repentini di trasformazioni sociali e culturali. Processi che hanno, talvolta, preso le distanze da quella costellazione di valori che si legano profondamente alle radici cristiane dell’Europa. Non sono mancati i confronti: non è venuto meno il dialogo, finalizzato alla custodia e alla crescita del bene comune, della giustizia sociale e alla tutela di ogni diritto teso ad affermare la centralità della persona e della sua dignità infinita.

Cadute le ideologie, i “grandi racconti” del secolo scorso si è fatta strada un’uniformità, una “convergenza silenziosa” – così la chiamava il Card. Carlo Maria Martini – tra i cosiddetti conservatori e i cosiddetti progressisti in nome delle ragioni dell’individuo che rappresentano una decadenza rispetto alla nostra tradizione culturale e civile. Da una parte si considera l’individuo soggetto libero, senza vincoli nell’esercizio del potere economico; dall’altra lo stesso individuo lo si vuole libero e non sindacabile nei suoi comportamenti etici individuali. La matrice delle due posizioni è unica: la cultura dell’individualismo dove l’individuo non corrisponde alla persona che è invece aperta all’accoglienza del diverso e alla gratuità (cfr. C. M. Martini, Discorso per la festa di Sant’Ambrogio, Milano 5 dicembre 1997).

Sono tante le violazioni della dignità “infinita” – così come la definisce un recente documento della Chiesa – la dignità della persona umana. Essa viene violata dall’aborto e dal suicidio assistito, dal dramma della povertà, dal travaglio che subiscono i migranti, dalla guerra, dalla tratta delle persone, dalla violenza sui più fragili, dall’abuso sui minori. Vogliamo, con il nostro voto libero e consapevole, scegliere i nostri rappresentanti che abbiano a cuore questi valori, gli unici che possono edificare un’Europa casa comune di ogni persona e aperta al dialogo con tutti i popoli. Per una scelta consapevole sarebbe opportuno condividere spazi di incontro e dialogo finalizzati alla edificazione del bene comune, soprattutto innestando fiducia e speranza nel cammino verso l’Europa rinnovata.

Ci auguriamo che il Parlamento Europeo possa essere quell’Istituzione detentrice del potenziale necessario per affrontare e risolvere le molteplici questioni generate dalle numerose trasformazioni epocali nelle quali siamo immersi. Inoltre, siamo fermamente convinti che la nostra amata Sicilia sia ancora chiamata ad essere all’interno dell’Europa unita, piattaforma di pace e di integrazione per i tanti popoli che dal Mediterraneo cercano in Europa salvezza e lavoro. Popoli da accogliere per essere protagonisti di un dialogo globale che azzeri ogni processo di emarginazione o addirittura di aperta ostilità.

Pertanto, esortiamo vivamente ogni cittadino/a della nostra Isola, in modo particolare i giovani ad esercitare il diritto di voto nelle prossime elezioni europee. A non lasciarsi ammaliare dal canto delle pericolose sirene del pessimismo, della rassegnazione, del disfattismo. L’astensionismo può diventare un silente passo che ci allontana dal sogno di una Europa che dia respiro alla storia affermando gli autentici diritti umani.

Nuove crisi e nuove squilibri ci stanno dinnanzi. Per fronteggiarli dobbiamo scongiurare ogni possibile forma di scoraggiamento e di scetticismo che offuschi la nostra identità di cittadini europei, di figli di una Europa, portatrice di un suo modello di democrazia e di libertà.

I Vescovi di Sicilia