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Ciminna, assegnato a Giancarlo Giannini il Premio Gattopardo 2025

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Lunga maratona di personaggi del cinema e dello spettacolo hanno animato la settima edizione del Gattopardo Cinefestival Ciminna – Premio Gattopardo 2025, patrocinata dall’Amministrazione Comunale presieduta dal Sindaco Vito Filippo Barone, dal Vice Sindaco Francesca Leone e dall’Assessore alla cultura Michele Avvinti, in collaborazione con BCsicilia e il Centro Studi La Donnafugata del Gattopardo.

Il programma della manifestazione prevedeva una settimana intensa con vari artisti di fama nazionale e internazionale. Il tutto non poteva non iniziare con l’inaugurazione del restauro della Tribuna Maggiore, splendida composizione realizzata nel 1622 dai fratelli Li Volsi, Scipione, Francesco e Paolo da Tusa, nella Chiesa Madre Santa Maria Maddalena. La chiesa che venne utilizzata da Luchino Visconti per realizzare il film “Il Gattopardo”. Diversi artisti hanno calcato in questi giorni quello che fu il set de “Il Gattopardo”, iniziando dagli attori Antonio Catania e Domenico Centamore, proseguendo con Sebastiano Somma, che si è esibito nel Chiostro della Biblioteca Comunale “F. Brancato” in un monologo tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi Lampedusa. Durante la manifestazione è stato premiato Antonino Sarullo, il Sindaco che diede, nel 1962, l’autorizzazione alla Titanus per effettuare le riprese a Ciminna.

Prevista nella settimana del Cinefestival, la proiezione del film “Il Depistaggio”, realizzato dal regista Aurelio Grimaldi, con alcune riprese effettuate a Ciminna.

Venerdì si è svolto il confronto tra il “Gattopardo” di Luchino Visconti e il nuovo “Gattopardo” di Tom Shankland, con la partecipazione dell’attrice Ida Galli che, nelle vesti di Carolina, fece parte del capolavoro di Visconti, assieme a Daniela Garbuglia, figlia di Mario (scenografo del film che realizzò la facciata di palazzo Salina a Ciminna) e Giulia Luca.

Sabato giornata conclusiva con la partecipazione dell’attore di fama internazionale Giancarlo Giannini insignito del premio Gattopardo Città di Ciminna 2025, e il gran ballo del Gattopardo con ballerini in costume d’epoca della Scuola Nazionale di danza storica, accompagnati dalle musiche del Bellini Ensemble del Teatro Massimo di Catania.

Durante lo svolgimento delle manifestazioni la proiezione con Video Mapping del Palazzo di Donnafugata, il Municipio e la Casa di Angelica il tutto sotto la direzione artistica di Sergio D’Arrigo della Società Storica Catanese.

Tutti gli attori protagonisti della settimana dedicata al Cinefestival, sono stati guidati, durante il loro soggiorno a Ciminna, alla visita della più grande mostra fotografica dedicata al film “Il Gattopardo”, che racconta i ciak, i personaggi e i fuori scena di uno dei più grandi capolavori prodotto dalla storica “Titanus”, realizzata interamente da BCsicilia e dal Centro Studi La Donnafugata del Gattopardo e ospitata negli ampi locali messi a disposizione dal Comune di Ciminna.

A guidare gli attori, Antonio Catania, Domenico  Centamore, Sebastiano Somma, Ida Galli, Daniela Garbuglia, Giulia Luca, Giancarlo Giannini è stato il Presidente della sede locale di BCsicilia Giuseppe Cusmano, oltre a spiegare e descrivere le varie riprese effettuate a Ciminna, ha presentato l’eccezionale galleria di immagini realizzati durante la lavorazione, le “scene” tagliate, la partecipazione “corale” dei cittadini di Ciminna alla sua realizzazione, e i cimeli provenienti dal film.

La visita ha suscitato grande interesse e curiosità con generali apprezzamenti e i complimenti di tutti gli attori per la straordinaria mostra. L’attrice Ida Galli, che dopo sessantatré anni ha rivissuto quei momenti, ha provato una grande emozione nel rivedersi la giovane ragazza, nelle foto esposte all’interno della mostra, così come all’interno della chiesa Madre, risedendosi nello stesso coro ligneo, dove entrò con i protagonisti del grande film per ascoltare il canto del Te Deum.

Anche Daniela Garbuglia, figlia dello scenografo Mario, con grande stupore e meraviglia ha visto i luoghi dove il padre fece erigere la facciata del palazzo Salina, il Municipio e la casa Sedara. Gli stessi luoghi poi rivisti nella mostra fotografica con le immagini della costruzione del set in piazza Matrice.

La visita ha permesso agli attori di scoprire il celebre film tratto dall’immortale romanzo di Tomasi di Lampedusa, trasformandosi in tantissime domande e interrogativi a cui il Presidente Giuseppe Cusmano ha fornito adeguate ed esaurienti risposte.

Di seguito alcuni momenti della visita degli attori alla mostra del Gattopardo.

Il pubblico durante la premiazione.

L’attore Giancarlo Giannini nella Chiesa Madre.

Ida Galli e Daniela Garbuglia nella Chiesa Madre con il Presidente di BCsicilia di Ciminna Cusmano.

L’attore Sebastiano Somma in visita alla mostra sul Gattopardo con il Presidente di BCsicilia di Ciminna Cusmano.

L’attore Domenico Centamore con la moglie in visita alla mostra sul Gattopardo con il Presidente di BCsicilia di Ciminna Cusmano.

L’attore Antonio Catania in visita alla mostra sul Gattopardo con il Presidente di BCsicilia di Ciminna Cusmano.

Petralia Soprana, Consiglio Comunale approva mozione per la pace a Gaza 

Durante la seduta del Consiglio Comunale di Petralia Soprana, tenutasi ieri, è stata approvata all’unanimità la mozione presentata dal gruppo consiliare Insieme verso il Futuro, volta a esprimere una ferma condanna verso le gravi violazioni del diritto umanitario in atto nella Striscia di Gaza e a richiedere un immediato cessate il fuoco.

La mozione si ispira alle parole pronunciate il 30 luglio 2025 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia del Ventaglio, con le quali ha condannato il drammatico stato della popolazione civile, l’uccisione di bambini, la distruzione di ospedali e la sistematica violazione dei diritti fondamentali.

Il Consiglio Comunale, formato dai gruppi Insieme verso il Futuro e SìAmo Petralia Soprana: Ribadisce il proprio impegno a favore della pace, della democrazia e della tutela della vita umana; Condanna ogni forma di violenza e invita le istituzioni nazionali e internazionali ad agire per fermare le uccisioni e ristabilire il rispetto del diritto internazionale.

Tra le richieste principali: Riconoscere lo Stato di Palestina come entità sovrana, nei confini pre-1967, con Gerusalemme capitale condivisa; Attivarsi per il riconoscimento della Palestina come membro effettivo dell’ONU, condizione necessaria per negoziati paritari con Israele; Contrastare ogni forma di colonizzazione dei territori occupati, in difesa dei diritti umani e della legalità internazionale.

La mozione rievoca anche l’atto già approvato dal Consiglio comunale (deliberazione n.27 del 12.06.2025), riaffermando la volontà della comunità di Petralia Soprana di schierarsi per la pace, contro fanatismo e oppressione, e promuovere solidarietà e democrazia.

Il documento approvato sarà trasmesso al Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Presidenza del Parlamento Europeo, ANCI, Prefettura e Città Metropolitana di Palermo con l’obiettivo di fermare le uccisioni quotidiane e favorire una soluzione diplomatica basata sul principio “Due Popoli, Due Stati”.

Anche la Giunta Comunale e il sindaco Pietro Macaluso hanno condiviso il documento. Il primo cittadino nell’auspicare e chiedere una posizione chiara al Governo Nazionale ha sottolineato che non si può restare in silenzio di fronte a sofferenze così gravi evidenziando il messaggio chiaro che arriva dal Comune di Petralia Soprana: “È tempo di fermare l’ingiustizia e restituire valore alla parola Pace”.

Cefalù, assegnato al professor Giuseppe Saja il premio Ruggero II

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Un momento importante dell’anno, tra quelli dedicati alla cultura, si è svolto presso la sala consiliare del palazzo comunale di Cefalù: il premio Ruggero II assegnato dalla Associazione Cefalù città di Ruggero, è stato conferito al professore Giuseppe Saja.

Istituito nel 1999 (il riconoscimento era andato in quella prima edizione alla brillante e fondamentale figura di monsignor Crispino Valenziano) il premio, dopo una lunga battuta d’arresto, ha avuto continuità di riproposizione a partire dal 2012, parallelamente alla ripresa delle attività della associazione.

La cerimonia di consegna del premio è stata moderata da Antonio Franco, assessore alla cultura del comune di Cefalù, il quale ha tracciato un profilo di Giuseppe Saja delineandone il percorso di studi superiori ed universitari fino al dottorato di ricerca in letteratura italiana, la carriera di studioso e docente, già a contratto presso l’ateneo palermitano ed oggi titolare presso l’Istituto superiore Jacopo del Duca-Diego Bianca Amato di Cefalù. È stata quindi ricordata la poliedrica attività culturale di Saja, realizzatasi attraverso molteplici pubblicazioni, dal 2004 ad oggi, sempre per i tipi di Salvatore Sciascia Editore, ma anche attraverso l’organizzazione di convegni Internazionali di studi, su Sciascia, Aleister Crowley, Enrico Piraino, e di eventi culturali tra cui la prima Mostra del Libro Antico a Cefalù, nel 1994, recentemente ripresa con l’edizione 2004-2005; e ancora le tante collaborazioni con istituzioni culturali pubbliche e fondazioni private (la Galleria D’Arte Moderna di Palermo, la Galleria Regionale di palazzo Abatellis, il Centro Studi Ruggero II, la Fondazione Buttitta e la Fondazione Mandralisca).

A Giuseppe Saja si deve la creazione a Cefalù della Biblioteca Comunale, nel 2017: un progetto portato avanti insieme all’amico Vincenzo Garbo, allora assessore alla cultura di Cefalù nell’amministrazione La Punzina. Saja è stato, fino al 2022, Presidente del consiglio di Biblioteca. Il sodalizio con Garbo è continuato con la nomina di questi alla presidenza della Fondazione Mandralisca, attraverso il ruolo attribuito a Saja di animatore culturale della Fondazione.

In questi ed in altri ruoli derivanti dalla sue competenze, Giuseppe Saja ha costantemente profuso il proprio impegno sempre caratterizzato da grande serietà ed altissima qualità. Per questa ragione il sindaco di Cefalù, Daniele Tumminello, ha sottolineato quanto l’Amministrazione Comunale sia stata quest’anno particolarmente entusiasta, dati i meriti e il profilo civile del destinatario, di dare sostegno istituzionale al premio.

Prima della consegna, Giovanni Biondo, presidente dell’ Associazione Cefalù Città di Ruggero, ha rivolto al pubblico presente una riflessione attraverso un breve intervento intitolato “dalle forme di vita primordiali al primo racconto” : “oggi sono conosciute” ha detto Biondo “120 milioni di opere scritte, contando solo tutte quelle diverse ciascuna da ogni altra, e tutte sono un po’ la conseguenza di quel bisogno di narrare per segni nato e documentato 50.000 anni fa. Tuttavia appare altrettanto lampante, guardando con un po’ di senso critico e prospettiva storica, che la cultura ed il diritto di accesso ad essa non sono affatto garantiti nel mondo, a molte latitudini e forse a tutte. La crescita culturale dell’uomo si ha quando quel naturale bisogno di esprimere determinati contenuti si traduce in una condivisione e in un contributo a tutta l’umana comunità. Ed è questo contributo che contraddistingue l’intellettuale e lo studioso, colui che ama il sapere non può non volerne la massima diffusione e il massimo vantaggio per tutti.

Il premio diviene così l’occasione per la città di riconoscere un merito a chi rende ad essa un servizio per diffondere la cultura portato avanti in forma completamente gratuita”.

Quanto al valore di Saja come insegnante, un sincero apprezzamento è stato espresso dalla dirigente scolastica dell’Istituto Jacopo Del Duca-Diego Bianca Amato, Antonella Cancila, che ne ha sottolineato innanzitutto la grande preparazione, e quindi l’attenzione all’aspetto sociale e relazionale, la capacità di criticare in modo costruttivo e di confrontarsi in modo garbato e rispettoso.

Infine lo stesso Saja ha fornito una sintesi del proprio tratto di intellettuale, che si sostanzia nell’amore per la letteratura e gli etimi, e nella fede nella parola che da senso alle cose, principio di tutto, logos più che verbum, inteso come manifestazione di un ragionamento;  parole che denunciano e risvegliano, che aiutano a comprendere e che danno anche una speranza. Parole che vestono idee che diventano letteratura.

“Dedico questo premio ai miei genitori” ha dichiarato Saja. Al contagioso amore per la cultura di mio padre (ndr il professore Pietro Saja, recentemente ricordato dalla città attraverso l’intitolazione di una strada) e alla generosità di mia madre. E ugualmente lo dedico alle principali vittime della barbarie di Gaza, quei bambini che, citando Antonio Castelli, autore a me molto caro, come le rondini hanno il dono di nettare l’aria dai parassiti e dalle viltà”.

Ho inteso l’impegno culturale come piacevole e disinteressato servizio – ha proseguito Saja –

mi rende particolarmente felice ricevere un premio intitolato a Ruggero II, simbolo e artefice di multiculturalità concretamente attuata. La cultura nella quale credo è una ricerca su una corda tesa nel vuoto, sento di condividere questo premio con i precari di tutte le ricerche; il mio ideale è quello di una cultura ribelle, che provi a dare risposte alle domande dell’uomo”.

La seconda parte dell’evento è stata occupata da un momento interpretativo, basato su un testo dello stesso Saja ed affidato agli amici attori Stefania Sperandeo e Pietro Carollo; un viaggio di parole avente per destinazione e sfondo la città di Cefalù, scenario prediletto di molte pagine di tre grandi autori ai quali si è legata l’attività di ricerca e la produzione letteraria di Giuseppe Saja: Antonio Castelli, Vincenzo Consolo, Leonardo Sciascia.

Ciminna, nell’ambito della manifestazione Le Notti di BCsicilia presentazione del libro “Giuseppe Bellafiore. Lungo il cammino 1920 – 1950”

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Nell’ambito della manifestazione Le Notti di BCsicilia verrà presentato venerdì 8 agosto 2025 alle ore 20,30 presso l’Atrio della Biblioteca Comunale “Francesco Brancato” in via Roma, 2 a Ciminna il libro “Giuseppe Bellafiore. Lungo il cammino 1920 – 1950” di Susanna Bellafiore e Daniela Robberto. Dopo i saluti di Vito Filippo Barone, Sindaco di Ciminna, di Michele Avvinti, Assessore alla Cultura,  e di Giuseppe Cusmano, Presidente BCsicilia di Ciminna, sono previsti gli interventi dello studioso Arturo Anzelmo, di Salvatore La Cavera, Architetto Phd, e di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia. Coordinerà i lavori Vito Mauro, Presidente della Pro Loco di Ciminna. L’iniziativa, con ingresso libero, è promosso dalla sede locale di BCsicilia di Ciminna, in collaborazione con il Comune e la Pro Loco.

Di Giuseppe Bellafiore, storico dell’arte, attento ed esigente studioso che ha rivoluzionato il pensiero della cultura artistica siciliana, si sa tutto. Del suo privato come uomo però nulla si è mai saputo ed è solo attraverso la ricerca minuziosa e capillare, attraverso la personale produzione di scritti, lettere, diari che si scopre il suo carattere malinconico, pensieroso dalle riflessioni amare, a volte scettiche, probabilmente frutto di una vita vissuta tra due guerre.

Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo o di essere stato suo alunno scolastico o universitario, ricorda benissimo il fascino delle sue lezioni che non è esatto definire come tali quanto piuttosto il confronto tra mente e mente in incontri spesso avvenuti all’esterno delle aule ed al di fuori di ogni didattica strutturata: il linguaggio lessicalmente ineccepibile, il carisma quasi attoriale, il suo spirito libero da pregiudizi incantava e incatenava senza che nulla fosse mai da lui preteso o imposto.

Castelbuono, una Notte con BCsicilia nel cuore palpitante delle Madonie

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Lo sguardo si perde sull’immensa vallata e sui boschi lussureggianti nel cuore palpitante delle Madonie, dove tutto è sussurro di favole antiche e di storie narrate oralmente, una magia che avvolge e incanta mentre l’aria frizzante rigenera corpo e mente in una ritrovata leggerezza.

Queste le sensazioni condivise all’arrivo nel punto di belvedere creato dalla Azienda Forestale, dopo la bellissima passeggiata a cavallo, e per alcuni percorrendo a piedi un sentiero alternativo, grazie all’iniziativa organizzata da BCsicilia di Castelbuono il 2 e 3 agosto nell’ambito della manifestazione Le Notti di BCsicilia 2025. L’escursione è partita dall’area attrezzata di San Focà per giungere al pagliaio di Piano Pomo, a quota 1440 mt., dove il gruppo si è riunito per una condivisione che ha avuto il sapore semplice della genuinità.

Una grigliata ha raccolto tutti intorno ad una brace che emanava perduti profumi di spezie appena raccolte, generando una spontanea convivialità che ha visto tutti partecipi della preparazione della  cena a base di gustosissimi prodotti locali e di un ottimo vino dal sapore forte e genuino.

Mentre la serata è stata allietata da musiche e racconti la luna osservava dall’alto i cavalli liberi sul prato, i bambini immersi in una dimensione di serenità e gioco per poi fare da custode al sonno sereno di tutti, alloggiati dentro il confortevole pagliaio o dentro tende da campeggio, dove è stato facile abbandonarsi al riposo e dimenticare il superfluo.

Un’esperienza che ha lasciato in tutti il desiderio di una continuità per nuove esperienze di esplorazione e condivisione all’ interno dello stupendo territorio naturale del Parco delle Madonie.

Stella Albanese

Il cefaludese Calogero Di Carlo nuovo Direttore Generale della Vibonese. Obiettivo: portare la squadra in serie B nel 2028

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Il progetto è molto chiaro ma soprattutto ambizioso: portare la Vibonese in serie B nel 2028, anno in cui la squadra festeggerà i cento anni dalla sua fondazione. A parlare è il cefaludese Calogero Di Carlo, nominato dalla dirigenza della squadra calabra nuovo Direttore Generale della Vibonese. Una figura di grande esperienza, che affiancherà il Presidente Fernando Cammarata e il Direttore sportivo Angelo Costa nel nuovo corso tracciato dalla società, con l’obiettivo di dare stabilità, organizzazione e una visione a lungo termine al progetto.

Ma chi è Calogero Di Carlo? Nativo di Cefalù, porta con sé un profilo poliedrico: manager sportivo, dirigente pubblico, formatore. Ha guidato il Real Cefalù nel calcio a 5 dalla Serie C alla Serie A, dimostrando capacità gestionali e progettuali in ambito sportivo. Nel suo percorso, anche importanti esperienze nel mondo accademico e istituzionale. Infatti oltre alla carriera sportiva, Di Carlo vanta un passato da ufficiale dell’Arma dei Carabinieri e una lunga esperienza come dirigente accademico per l’università telematica Pegaso, dove ha coordinato le sedi nazionali. Forte di una visione integrata tra sport, cultura e sviluppo territoriale, il nuovo DG coordinerà tutte le attività amministrative del club, costruendo una struttura più snella, efficiente e aperta al dialogo con tutte le realtà del territorio.

Il club lo ha voluto come perno della propria ristrutturazione interna, sarà infatti lui a curare i rapporti con le istituzioni, gli sponsor, la tifoseria e i media, puntando su trasparenza, efficienza e un forte radicamento nel territorio.

Nel corso della conferenza stampa, Di Carlo ha parlato di “una sfida entusiasmante” e ha sottolineato la volontà di costruire una squadra di lavoro solida, orientata ai risultati sportivi ma anche alla crescita del club come modello gestionale per tutto il Sud Italia. Ha quindi sottolineato il profondo legame con Piero Muscari, l’editore dell’emittente vibonese Radio Onda Verde.

Il piano dirigenziale del Di Carlo prevede il coinvolgimento diretto della comunità e una trasformazione dello stadio in un vero punto di riferimento identitario per la provincia. Attorno a sé ha già aggregato un gruppo di giovani professionisti, con l’obiettivo di trasformare la Vibonese in una realtà “collettiva, di tutti e per tutti”. Centralità al Sud, sinergia con il territorio e trasparenza nella gestione saranno le basi del progetto.

Per la dirigenza della squadra calabra: “Siamo onorati di aver trovato in Calogero Di Carlo il profilo ideale per questo ruolo strategico – ha dichiarato il presidente Cammarata – La sua visione dello sport come leva di crescita per il territorio si sposa perfettamente con i nostri obiettivi”.

“Non sono vibonese, ma sono un uomo del Sud – ha commentato Di Carlo – e credo nello sport come strumento per generare orgoglio, identità e futuro. Insieme costruiremo qualcosa che renderà tutti i vibonesi protagonisti”.

Trabia: Carabinieri arrestano 33enne palermitano per spaccio

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Prosegue senza sosta l’attività di controllo del territorio da parte dei Carabinieri del Reparto Territoriale di Termini Imerese, con il supporto del Nucleo Cinofili di Palermo Villagrazia.

Nel corso di un servizio mirato, i militari della Stazione di Trabia, coadiuvati dal personale della Sezione Operativa del N.O.R. e dalle unità cinofile, hanno arrestato un 33enne palermitano, già noto alle forze dell’ordine, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’uomo è stato notato nei pressi di un esercizio pubblico in compagnia di altri avventori. Alla vista dei militari ha cercato di allontanarsi rapidamente entrando nel locale. Raggiunto e sottoposto a controllo, nel bagno – da cui era appena uscito – è stato trovato un involucro contenente cocaina per un peso di circa 0,5 grammi.

La perquisizione è poi stata estesa all’abitazione dell’uomo, a San Nicola l’Arena, dove grazie al fiuto dei cani antidroga “Nadia” e “Vero” sono stati rinvenuti altri quantitativi di stupefacente: cinque dosi di cocaina da 0,5 grammi ciascuna, un involucro da circa 28 grammi della stessa sostanza, due pezzi di hashish per un totale di 5,5 grammi e un bilancino di precisione.

La droga sequestrata è stata inviata al Laboratorio Analisi Stupefacenti del Comando Provinciale di Palermo per le successive analisi.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese ha convalidato l’arresto disponendo per il 33enne gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Termini Imerese, Ex Blutec: Pelligra garantisce entro il 15 settembre cronoprogramma dettagliato delle opere previste

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«Dalla riunione di oggi arrivano segnali positivi per il futuro dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese». Lo ha dichiarato l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, al termine del confronto con i rappresentanti della Pelligra Holding e delle organizzazioni sindacali.

Durante l’incontro nella sede dell’assessorato di via degli Emiri a Palermo, i vertici della società – che mantiene il nome del fondatore italo-australiano ma ha oggi una struttura e una guida italiane – hanno confermato la volontà di investire concretamente sull’area industriale ex Blutec, annunciando l’apertura della sede legale proprio a Termini Imerese, a prova dell’impegno diretto e operativo sul territorio.

«È un segnale tangibile di presenza e serietà – ha commentato l’assessore Tamajo – che conferma la volontà della Pelligra Holding di passare dalle parole ai fatti. Il governo Schifani ha fatto e continuerà a fare la propria parte per accompagnare questo processo di reindustrializzazione dell’area e per garantire la tutela dei lavoratori».

Nel corso del confronto è stato, inoltre, stabilito che entro il 15 settembre la società presenterà un cronoprogramma dettagliato delle opere previste, con particolare attenzione alle tempistiche delle assunzioni che interesseranno il personale ex Blutec.

«Seguiamo con grande attenzione questo percorso – ha aggiunto Tamajo – perché restituire dignità, lavoro e prospettive a Termini Imerese è una priorità. Continueremo a vigilare e a collaborare affinché ogni impegno venga rispettato, nell’interesse esclusivo del territorio e dei lavoratori».

Termini Imerese, passeggiata alla scoperta degli antichi conventi della Città Alta alle Notti di BCsicilia

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Nell’ambito della manifestazione Le Notti di BCsicilia si terrà martedì 5 agosto 2025 a Termini Imerese una passeggiata alla scoperta degli antichi conventi della Città Alta L’appuntamento è a Piazza S. Antonio con inizio alle ore 19,00. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia inizierà la visita che sarà guidata da Antonio Contino, Storico del territorio. La partecipazione è libera e gratuita. Per informazioni: Tel. 346.8241076 – Email: [email protected]

Termini Imerese, grazie alla sua importanza socio-economica, nel corso dei secoli è stata sede di diversi edifici religiosi appartenenti a vari ordini monastici, alcuni dei quali collocati nella parte alta della cittadina, che operarono sino alle leggi eversive del regno d’Italia (1866).

L’itinerario si prefigge di evidenziare le varie chiese/conventi di Termini Alta e la loro storia. Il percorso, inizia da quelle sorte fuori le mura cinquecentesche (S. Antonio di Padova dei Riformati di S. Francesco, 1614) e fuori la cerchia medievale (S. Maria di Gesù-La Gancia degli Osservanti di S. Francesco, c. 1472).  L’iter prosegue con quelle intra moenia:  S. Vincenzo Ferrer dei Padri Predicatori di S. Domenico (Fine XV sec.), S. Marco delle Clarisse (fine XV sec.), SS. Trinità (o S. Cataldo) degli Ospedalieri di S. Giovanni di Dio detti Fatebenefratelli (fine anni ‘80 del XVI sec.) e, infine, S. Francesco d’Assisi dei Conventuali (c. 1256). Alcune di queste chiese-conventi comprendevano aree a verde, più o meno estese, che servivano da orto per il sostentamento dei religiosi/e, nonchè per la beneficienza agli indigenti. Alcune delle strutture conventuali intra moenia incorporavano antiche torri civiche adattate a campanarie.

Antonio Contino, geologo, dottore di ricerca in Geologia, è esperto di Geologia Urbana e di Geomorfologia Antropogenica. In quest’ultimo ambito disciplinare ha dettagliatamente studiato diversi esempi di forme antropiche, legate a strutture difensive ricadenti nel comprensorio Termini, Cefalù, Madonie, come le fortificazioni castrensi di Termini Imerese e della Roccella (Campofelice di Roccella). Infine, è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni, tra articoli scientifici e di divulgazione, comunicazioni a convegni, libri, report, spaziando dall’ambito delle Scienze della Terra, alla Storia dell’Arte, alla Linguistica, alla Storia della Comprensorio.

“La suggeritrice” tra visibile e indicibile: intervista a Emanuela Ersilia Abbadessa

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C’è una scrittura che non si legge soltanto. Ha un ritmo, un respiro, una cadenza che richiama la musica più che la prosa. La si ascolta.  È la scrittura di Emanuela Ersilia Abbadessa, autrice colta e sensibilissima, capace di accordare la densità letteraria alla precisione filologica, la vibrazione affettiva alla misura del suono.

Nata a Catania, laureata in Lettere moderne con una tesi sul carteggio Zandonai-Maugeri, ha dedicato buona parte della sua vita alla musica: come studiosa, come insegnante, come autrice di testi e libretti d’opera. Oggi vive e lavora a Savona, ma è nella sua terra — nella Sicilia che ritorna con forza in molte delle sue pagine — che affondano le sue radici più profonde.

Fin dal suo esordio con Capo Scirocco (Rizzoli, 2013), premiato e finalista in importanti concorsi letterari, la sua voce si è distinta per eleganza e rigore. I suoi romanzi abitano epoche lontane, ma parlano un linguaggio vivo, contemporaneo. Ogni parola è cesellata con cura, ogni frase suona come un passaggio musicale. “Il suono della parola, il concatenarsi delle sillabe per me sono fondamentali”, ci confida. “La parola pronunciata è suono ed è canto, e a quella musicalità non posso rinunciare.

Non a caso il suo ultimo romanzo, La suggeritrice (Neri Pozza, 2024), la parola si fa sussurro, gesto, pausa teatrale. Sullo sfondo di una Palermo densa di ombre e promesse, la voce della protagonista – Franca – si muove tra i margini del visibile e dell’indicibile, suggerendo al lettore non solo battute, ma forme di resistenza interiore.

In questa conversazione intensa e profonda, Emanuela Ersilia Abbadessa ci guida nel cuore della sua scrittura, tra evocazioni storiche e immagini interiori, figure femminili inquiete e richiami segreti alla musica. Ne emerge il ritratto di un’autrice rigorosa e appassionata, sempre fedele alla bellezza, anche quando sceglie di raccontare la ferita, il dubbio, la disobbedienza.

La ringraziamo di cuore per aver accettato con squisita cordialità di condividere con noi il suo pensiero e la sua esperienza.

Nei suoi romanzi, ogni parola sembra scivolare sulla pagina con la grazia di una nota musicale. Quanto conta, per lei, il suono della lingua? E in che modo la sua formazione musicologica si è intrecciata — o forse fusa — con la scrittura letteraria?

Il suono della parola, il concatenarsi delle sillabe per me sono fondamentali, infatti rileggo a voce alta ogni frase che scrivo perché “deve suonarmi”. E se non suona come voglio io, cambio una parola, aggiungo o tolgo sillabe. La parola pronunciata è suono ed è canto e a quella musicalità non posso rinunciare. Credo che la mia formazione generale e musicale abbiano influenzato molto la mia scrittura e il solo fatto che lei mi faccia questa domanda, me lo conferma.

La sua narrativa è abitata da tempi lontani, da atmosfere dense di storia e memoria. Quando scrive, è più archeologa dell’anima o custode di dettagli che rischiano di perdersi? E quale posto occupa l’esattezza storica nell’architettura emotiva del racconto?

Mi sono trovata alle prese con il romanzo storico, fin dal mio esordio, per puro caso. Mi spiego: ogni storia ha un suo tempo e una migliore collocazione e ritengo soltanto una coincidenza che le mie storie abbiano un’ambientazione più opportuna in tempi passati. Nell’ultimo, per esempio, che copre un periodo abbastanza lungo, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta del Novecento, era importante che la vicenda iniziasse alle soglie del boom economico che investì l’Italia del Dopoguerra con la ricostruzione. Erano anni pieni di speranza, in cui le donne cominciavano a trovare un posto diverso nella società e quindi anche le mie protagoniste potevano coltivare i loro sogni professionali e di indipendenza a prescindere dal matrimonio.

Ovviamente il romanzo storico comporta delle fasi di ricerca molto lunghe e io sono probabilmente una maniaca dell’esattezza del particolare. È una cosa che faccio più per me che per i lettori, ciascuno di noi ha piccole e grandi manie, no?

La Sicilia che emerge dalle sue pagine è terra di chiaroscuri, di silenzi eloquenti e passioni sotterranee. Che rapporto ha con questa sua isola-mondo? È per lei radice, ferita o visione?

Probabilmente la Sicilia per me e tutte e tre le cose che ha detto. In Sicilia ci sono le mie radici ma in Sicilia ho anche subito le ferite più dolorose, quelle che hanno lasciato cicatrici ancora visibili. Però la Sicilia e la mia città, Catania, sono anche fantasticheria, illusione, ricordo di un tempo che è stato e non potrà più essere. E i ricordi, per chi non ha più vent’anni, tendono sempre a colorarsi di bello.

In un’epoca che spesso premia l’effimero, lei ha scelto la strada meno battuta della letteratura profonda, densa, pensata. Come vive il dialogo (o la distanza) tra la sua scrittura e il mercato editoriale contemporaneo?

A rischio di dire qualcosa di impopolare, non lo vivo affatto. Nel senso che sono arrivata alla narrativa da adulta (molto adulta) e per caso, non avevo mai pensato di “fare la scrittrice”, quindi penso, vivo e scrivo le mie storie a prescindere dal mercato di oggi che premia soprattutto il romanzo di genere (i gialli anzitutto). Scriverò finché avrò una storia da raccontare e posso soltanto sperare che a qualcuno interessi leggerle quelle storie.

Le sue protagoniste sono figure femminili sfaccettate, complesse, sempre in bilico tra obbedienza e disobbedienza. Quando nasce un personaggio nella sua mente, da dove parte: da una voce, da un gesto, da un dettaglio invisibile agli altri?

In realtà, in me nasce prima la storia e nasce da un’immagine statica: un’istantanea che vedo nella mente e dalla quale prendo le mosse, allargo il campo visivo per vedere cosa viene rubato dall’inquadratura e in quel cosa rintraccio gli elementi per cominciare a conoscere i personaggi che stanno prendendo forma, come in una Polaroid in cui le immagini comparivano a poco a poco sulla carta sensibile. Poi, naturalmente, lavoro sui miei personaggi e, in linea di massima, lo faccio rubando alle persone che vedo i gesti, i micromovimenti del viso, il modo di camminare…

In La suggeritrice la parola si fa corpo, gesto, silenzio teatrale. Palermo, il 1955, una protagonista – Franca – che sembra suggerire anche a noi, lettori, una forma di resistenza interiore. Come si è avvicinata a questa storia? E cosa ha significato per lei darle vita?

Questo romanzo è sicuramente il più intimo che ho scritto. Non perché sia autobiografico ma perché ho regalato a Franca alcune cose di me (dal brutto naso a certe sue asprezze), solo i difetti, per essere precisi. La storia è arrivata perché era il momento giusto per raccontarla anche se scriverla è stato un processo molto doloroso per me, proprio per il carico di inquietudini della protagonista.

Ha più volte dichiarato che scrivere è per lei una necessità, forse anche una forma di sopravvivenza emotiva. Ma cosa accade davvero, quando si trova da sola di fronte alla pagina bianca? È un atto di fiducia, di ribellione o di resa?

Non so in effetti se sia una necessità, tendo a credere che le vere necessità siano le cose che ci tengono in vita, mangiare, dormire… È una cosa che a un certo punto mi metto a fare e che, nei periodi in cui scrivo un romanzo, occupa totalmente il mio tempo, la mia mente e la mia stessa anima. Non mi trovo quasi mai davanti a una pagina bianca, perché quando mi siedo a scrivere, la storia è già tutta scritta nella mia mente, mi occorre soltanto il tempo materiale perché la mente la detti alle dita.

La sua scrittura sembra dialogare con una biblioteca interiore fatta di classici e visioni moderne. Quali autori – o quali voci artistiche – abitano le sue letture più intime? E in che modo, se accade, si fanno strada nella sua voce narrativa?

Prima che una scrittrice sono e preferisco essere una lettrice. La lettura è una delle mie attività preferite in assoluto (leggere sì che per me è una vera necessità). Quindi è inevitabile che, scrivendo, finiscano nelle pagine dei miei romanzi i miei libri preferiti, gli autori che mi hanno formata e che amo. Li potrà scorgere sotto forma di citazione, parafrasi, potranno comparire come libri di una biblioteca ma sono sempre le mie personali letture, i miei amori letterari. Molte volte mi è stato chiesto quali siano i miei romanzi preferiti o gli autori più importanti per la mia formazione ma sono talmente tanti e hanno avuto pesi talmente diversi a seconda dei periodi della mia vita che non so mai se le mie risposte siano corrette o no. Così mi sono attestata su una piccola serie di libri (sempre gli stessi) che, all’occorrenza, cito senza sentirmi troppo in colpa per quelli che ho tralasciato: Le avventure di Pinocchio, I promessi sposi, Le relazioni pericolose sono tra questi.

Tra le righe dei suoi romanzi si muove una bellezza discreta, fatta di pause, omissioni, allusioni. È una scelta consapevole quella di lasciare sempre uno spazio al lettore, o è la scrittura stessa a scegliere per lei quanto dire e quanto nascondere?

Preferisco sempre lasciare la porta socchiusa, non spalancarla del tutto per mostrare ogni cosa. Lascio agli altri la possibilità di restare sulla soglia o entrare e saccheggiare le intimità tra le parole.

Prima di concludere, c’è qualche pensiero, intuizione o riflessione personale che desidera condividere con i nostri lettori e che finora non abbiamo avuto modo di esplorare?

Forse tornerei per un attimo alla musica. Nelle mie pagine mi riferisco a tantissimi brani e non pretendo che chi legge li conosca tutti (d’altra parte la musica in Italia è trattata malissimo nei percorsi di studio e peggio ancora dai media) ma mi piacerebbe sapere che, leggendomi, a qualcuno venga la curiosità di ascoltare il pezzo che ho citato e quindi si fermi, chiuda il libro e prenda il cellulare, questa volta non per aprire i social ma per andare a cercare il brano citato e ascoltarlo. Posso assicurare a tutti che nessuno è mai morto per aver ascoltato un Notturno di Chopin, una Sonata di Beethoven o un’opera di Verdi.

Salvina Cimino