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Caccamo: dopo 31 anni di servizio va in pensione Giuseppe Rizzo, dipendente modello del Comune

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Dopo 31 anni di servizio, Giuseppe Rizzo, dipendente modello del Comune di Caccamo, si ritira in pensione. Alla festa di comitato presenti i colleghi e il sindaco, Franco Fiore. 

Niente acqua domani a Baucina, Ciminna e Ventimiglia di Sicilia: interrotta la distribuzione per mancata erogazione elettrica

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A causa dell’interruzione della fornitura di energia elettrica agli impianti di approvvigionamento ai serbatoi comunali, programmata da e-distribuzione per lavori di manutenzione, 

Termini Imerese: volontari “Plastic Free” in azione, bonificata un’area in contrada Tonnarella – VIDEO

L’esercito blu dell’associazione “Plastic Free” si è radunato questa mattina in contrada Tonnarella a Termini Imerese per bonificare un’area cola di rifiuti.

“Il volto tra i volti. Storia, arte e devozione”: incontro di studio a Chiusa Sclafani

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Nella suggestiva cornice della festa del Santissimo Volto di Chiusa Sclafani, un evento culturale di particolare rilievo si inserisce tra le celebrazioni tradizionali: l’incontro studio dal titolo “Il volto tra i volti. Storia, arte e devozione”, in programma per il giorno 4 maggio con inizio alle ore 17,30 presso la maestosa Chiesa Madre di Chiusa Sclafani.

L’appuntamento si preannuncia come un’occasione straordinaria per esplorare le molteplici sfaccettature legate alla storia, alla fede e alla devozione che da secoli circondano il Santissimo Volto di Cristo, punto focale nei momenti più significativi della vita della comunità locale.

Una delle tematiche centrali sarà l’analogia con la Basilica del Santuario di Manoppello, dove è custodito un altro Sacro Volto di Cristo. A rappresentare la comunità manopellina, sarà il rettore Fra Antonio Gentili, che contribuirà a creare un ponte tra identità, fede e devozione popolare, fra le due le due cittadine.

L’incontro di studio è anche un’occasione per riverdire la memoria storica collettiva locale, favorendo il lascito religioso-culturale tra passato, presente e futuro al fine di garantire una continuità significativa alle generazioni future.

Dopo i saluti istituzionali di don Bernardo Giglio, arciprete di Chiusa Sclafani, interverranno il sindaco Francesco Di Giorgio, Frà Antonio Gentile, rettore della Basilica di Manoppello e Manuele Ruvolo, presidente della Confraternita del Santissimo Volto.

Le relazioni scientifiche saranno tenute da illustri esperti del settore: don Giovanni Vitale, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Monreale, approfondirà il tema “Fra Innocenzo da Chiusa Sclafani: un religioso al servizio dei sovrani pontifici”; la professoressa Rosalia Francesca Margiotta, docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Palermo, esporrà gli aspetti storici della “Copia del Volto Santo da Roma a Chiusa Sclafani”. Infine, l’architetto Maria Lucia Bondi, referente artistico-culturale del Comune di Chiusa Sclafani, affronterà il tema “Il Volto Santo e la Devozione a Chiusa Sclafani”. Modererà l’evento il giornalista e scrittore Mario Liberto.

Questo incontro rappresenta un appuntamento imperdibile che offre a tutti l’opportunità di connettersi con la propria storia, la propria fede e la propria identità, invitando ogni partecipante a contribuire attivamente alla ricchezza culturale e spirituale della comunità di Chiusa Sclafani.

Raid punitivo a Campofelice di Roccella, i Carabinieri arrestano due uomini

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I Carabinieri della Compagnia di Cefalù hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 2 fratelli di 39 e 35 anni, di origine balcanica, uno dei quali già noto alle forze dell’ordine, accusati a vario titolo di lesioni personali aggravate, violazione di domicilio e minaccia.

L’attività investigativa condotta dai militari della Stazione di Campofelice di Roccella, scaturisce da una lite scatenatasi durante una sera di inizio mese, in un bar del centro cittadino, tra i due indagati e un 40enne loro connazionale.

L’indagine dei Carabinieri, avviata nell’immediatezza dei fatti, ha consentito, in meno di 24 ore, di delineare un grave quadro indiziario, accolto dal provvedimento cautelare, in ordine le condotte violente poste in essere dai due fratelli.

Nello specifico, successivamente al diverbio, i due uomini avrebbe reagito organizzando un vero e proprio raid punitivo nei confronti del 40enne.

Gli indagati infatti, avrebbero rintracciato la vittima presso la propria abitazione e, sfondando la porta d’ingresso dell’appartamento di quest’ultimo, si sarebbero introdotti all’interno della stessa aggredendo il malcapitato sotto gli occhi inermi della moglie e del figlio minore.

I presunti autori materiali dell’aggressione sono stati tradotti presso l’Istituto Carcerario di Termini Imerese, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

Campioni del baseball in visita alla Casa Museo Joe Di Maggio di Isola delle Femmine

La Casa Mu­seo Joe Di Mag­gio ha avu­to l’o­no­re di ri­ce­ve­re la vi­si­ta di celebri coach del baseball: l’americano James Joseph Mansilla e l’italiano Marco Sforza. Ad ac­co­glier­li Aga­ta San­dro­ne, Pre­si­den­te BC­si­ci­lia di Iso­la del­le Fem­mi­ne nonché cu­ra­tri­ce del Mu­seo, Stefano Bologna, Presidente  Friends of Isola delle Femmine, e Giampiero Novara, Vice Presidente  A.S.D  Playball Sicilia.

I due giocatori si sono complimentati con Agata Sandrone per mantenere viva la memoria di Joe Di Maggio, e del suo entusiasmo nel narrare la storia del mitico campione di baseball, a partire dalla nascita dei genitori a Isola delle Femmine, fino all’8  marzo 1999 data della scomparsa del mitico campione avvenuta a Hollywood.

James Mansilla e Marco Sforza hanno raccontato alcuni aneddoti che li hanno visti coinvolti con Joe Di Maggio, mostrando anche delle foto, alcune delle quali sono state omaggiate al museo per arricchire la mostra, che li ritraevano in luoghi e in momenti diversi insieme al mito del baseball americano. Joseph Mansilla e Marco Sforza si sono resi disponibili per dare vita a Isola delle Femmine ad una piccola squadra di baseball.

Alla fine il Presidente Agata Sandrone ha accompagnato i due campioni in una breve visita culturale al paese.

Termini Imerese, il coraggio della verità: si ricorda il giovane cronista Cosimo Cristina ucciso dalla mafia

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Organizzata dal giornale online Esperonews e dal Liceo Scientifico “Nicolò Palmeri”, si terrà venerdì 3 maggio 2024 alle ore 10 presso l’auditorium del Liceo Scientifico “Nicolò Palmeri” in Piazza Giovanni Sansone, 12 a Termini Imerese l’iniziativa “Cosimo Cristina il coraggio della verità: in memoria del giovane giornalista termitano ucciso dalla mafia”. Previsti gli interventi di Marilena Anello, Dirigente Scolastica del Liceo Scientifico “Nicolò Palmeri”, di Vincenzo Bonadonna, Giornalista della Redazione di Italpress, di Carmen Cera, Referente legalità del Liceo Scientifico “Nicolò Palmeri”, di Giusi Conti, Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Trabia, e di Alfonso Lo Cascio, Giornalista, Direttore del giornale Espero.

Nota su Cosimo Cristina

Cosimo Cristina nasce a Termini Imere­se l’11 agosto 1935. Tra il 1955 e il 19­59 collabora come corrispondente per il giornale L’Ora di Palermo, per Il Giorno, per l’agenzia Ansa, per il Corriere della Sera, per Il Messaggero e per Il Gazzettino. Nel ’59, fonda il settimanale Prospettive Siciliane. La rivista  racconta la mafia di Termini e della Madonie in anni in cui molti non osavano nemmeno nominarla. Ini­ziano per Cosimo le minacce e le querele. Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindaca­lista Salvatore Carnevale e del sa­cerdote Pasquale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Ago­stino Tripi, il pro­cesso per l’omicidio di Car­melo Gial­lombardo. Il pome­riggio del 5 mag­gio 1960, ad appena 25 an­ni, Cosimo Cristina viene ritrovato privo di vita nel tun­nel ferroviario di contrada Fossola, tra Termini e Tra­bia. Non viene nemmeno disposta l’autopsia: per gli inquirenti si tratta di suici­dio. La Chiesa vieta di celebrare i funerali. Ma i dubbi già allora erano tan­ti, qual­cosa non quadrava. Ma quella mafiosa era negli sessanta la cultura vincente: una spessa coltre di o­blio venne ste­sa sul giovane che venne vergo­gnosamente dimenti­cato.

Nel corso degli ultimi anni vi è stato un lento recupero della memoria storica del coraggioso giornalista, attraverso inchieste su libri e giornali, come quello di Luciano Mirone, che ne “Gli insabbiati”, vengono ricostruiti gli atti processuali e raccontata la storia del giovane Co. Crì. (come amava firmare i suoi articoli). Inoltre il lavoro di diverse scuole termitane che hanno incluso nei loro progetti sulla legalità la figura di Cosimo Cristina, l’intitolazione di una strada al giovane su proposta della rivista Espero, l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell’Ordine dei Gior­nalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi. E per  il cinquante­simo anniversario della mor­te del co­raggioso giornalista, il 5 maggio del 2010, su iniziativa della rivista Espero, insieme al Comune di Termini Imerese e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, è stata col­locata una lapide nel luo­go in cui venne rinvenuto il corpo.

Earth Day Cefalù 2024, tutti i numeri di un successo: intervista all’Assessore Francesca Mancinelli

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Si è celebrata lo scorso 22 aprile la 54ª Giornata Mondiale della Terra, una ricorrenza nata nel 1970 e ad oggi la più grande manifestazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti coloro che la  abitano si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia.

La Giornata è stata ideata dal senatore statunitense Gaylord Nelson in seguito al disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara, in California; il senatore Nelson, come del resto aveva fatto in precedenza lo stesso presidente Kennedy, prese spunto dal grave episodio per portare le questioni ambientali all’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico nella convinzione che il diritto ad un ambiente sano fosse un diritto fondamentale di tutta l’umanità.

Oggi Earth Day coinvolge fino a un miliardo di persone ed oltre 20mila associazioni in ben 192 paesi del mondo.

A partire dal 2013, dal 20 al 25 aprile di ogni anno la città di Cefalù ospita “Earth Day Cefalù”, manifestazione organizzata dall’amministrazione comunale con il patrocinio di Earth Day Italia e, per l’ottavo anno consecutivo, anche il patrocinio morale del Ministero dell’Ambiente.

Sei giorni ricchi di attività che animano la cittadina con l’obiettivo di promuoverne l’immagine turistica attraverso un evento di risonanza mondiale incentrato sulla salvaguardia delle sue bellezze paesaggistiche; ogni evento del programma vuole fornire uno spunto di riflessione sulla centralità della salvaguardia del pianeta Terra e delle sue risorse naturali, sempre più esigue, e, oggi più che mai, anche sulle gravissime problematiche relative all’inquinamento da plastica e microplastiche presenti nei nostri mari, al surriscaldamento globale e ai cambiamenti climatici.

Earth Day Cefalù è partner ufficiale dell’Earth Day Network, il che pone la manifestazione cefaludese tra gli eventi ambientali di rilevanza nazionale, accanto all’evento madre di Roma che anche quest’anno si è svolto a Villa Borghese con il Villaggio della Terra.

Il grande contenitore di iniziative sportive, artistiche, culturali è frutto dell’impegno ormai decennale dell’arch. Salva Mancinelli, che nell’ attuale amministrazione riveste il ruolo di assessore alle politiche ambientali, alla quale chiediamo un breve bilancio dell’evento su entrambi i fronti, turistico e di sensibilizzazione.

Dopo 10 anni Earth Day è diventato un appuntamento capace di rappresentare un attrattore per Cefalù?

Al di là dell’incremento di presenze che ha fatto registrare, Earth Day è stato concepito per offrire una fruizione diversificata che possa fare da volano ad aree meno conosciute e frequentate: attraverso le prove a cavallo nella tenuta Bordonaro, le escursioni naturalistiche (nel Parco urbano della Rocca di Cefalù, nella spiaggia di Settefrati, a Serra Guarneri), si vogliono valorizzare alcuni luoghi del territorio che circondano Cefalù come la bellissima borgata di S. Ambrogio. L’EcoVillage è stato previsto in piazza Colombo così da collegare i luoghi canonici del centro storico ai più ampi spazi del lungomare sempre nel segno dell’ecosostenibilità e dell’utilizzo consapevole dell’arenile e del mare.

Uno degli eventi più attesi di ogni edizione è certamente quello della liberazione delle tartarughe Caretta Caretta

E’ vero. Un momento centrale cui partecipano gli studenti delle scuole e le associazioni ambientaliste legate al recupero della fauna a rischio di estinzione. Le Caretta Caretta sono purtroppo fra le specie minacciate dall’aggressione all’ecosistema e più precisamente dalla pratica criminale di abbandonare in mare rifiuti tossici e materiale plastico. I militari della capitaneria di porto recuperano le tartarughe ferite o in condizioni di sofferenza per aver ingerito microplastiche e le consegnano all’istituto Zooprofilattico Mirri che si occupa del recupero della fauna danneggiata ma ancora in condizioni di riprendersi. Dopo le cure le tartarughe possono essere liberate in mare presso le spiagge dei comuni che presentano richiesta e Cefalù è da alcuni anni uno di questi. È un momento emozionante e significativo che ci rende parte attiva nelle azioni di sostegno all’ambiente e alla vita naturale che lo popola con pieno diritto. Un altro evento che si ripete regolarmente è la liberazione di rapaci recuperati grazie ai volontari della Lipu. Quest’ anno sulla rocca di Cefalù sono stati rimessi in libertà gheppi e poiane ma anche un gabbiano. Le tartarughe invece dovranno aspettare un momento successivo e più propizio perché le condizioni del mare non hanno reso possibile liberarle in questa settimana.

Vi sono state novità particolari quest’anno rispetto alle precedenti edizioni?

Quest’anno è stata data anche la possibilità di adottare un cucciolo di cane o di gatto grazie alle associazioni animaliste locali “Code in attesa” e “Zampamica”.

Inoltre sono state inserite nel programma sessioni di pilates al tramonto alla vecchia Marina. Un’attività che vuole sottolineare l’importanza dello sport all’aria aperta in uno stile di vita in linea con la Green Economy.

Installazioni artistiche (oltre alla ormai famosa Cornice sul mare nella via del Bastione, la Balena di plastica di Antonella Cirrito e il Plastic Fish di Luigi Aricò), mostre, seminari tematici, spettacoli teatrali al chiuso ma anche esibizioni itineranti, come quelle dei ballerini di danze storiche, degli sbandieratori e dei trampolieri: non manca nulla, o vuole ancora inserire qualcosa nella prossima edizione?

Sicuramente. Il pubblico ha mostrato di gradire molto tutti gli eventi in programma. Desideriamo coinvolgere sempre più e dedicare ancora più spazio ai piccoli che rappresentano il target privilegiato per le giornate di educazione ambientale.

Quanto incide nel bilancio del comune organizzare tutto questo?

Le sei giornate sono interamente patrocinate dal Comune di Cefalù per poco più di 15 mila euro. Questo grazie alla collaborazione gratuita di un gran numero di enti e associazioni, partner della manifestazione; desidero ricordare il contributo delle Scuole di Cefalù, primaria e superiore, del CAI Sezione di Cefalù, di Ispra e ARPA Sicilia, oltre  a WWF Sicilia Nord Occidentale, LIPU bosco di Ficuzza, ENPA, Code in attesa, Zampamica, Piranha Supsurf School, Gea Nature Experience, Le Baccanti, Compagnia Nazionale Danza Storica, BAC Cefalù, MASCI, Palma Nana, il Gruppo Cavalieri del Valdemone, Circo dell’Avvenire, Illustramente. Ringrazio anche gli sponsor tecnici: Creativa Valenziano, ManinPasta, Alba tra I pini b&b, Idea Verde di Carmelo Liberto, La Baguette Panificio, Bastione e Costanza. Adelia Design e Bazart Sicilia. Earth Day Cefalù è la dimostrazione pratica di come si può fare rete con realtà territoriali diverse, per costruire insieme nuovi modelli di marketing turistico, di sviluppo e di promozione a partire non solo dalla cultura, dalla storia e dall’arte, ma anche dalla natura e dallo sport.

Barbara De Gaetani

Cerda, record di presenze al “Cynara Festival”, in migliaia da ogni parte della Sicilia e d’Italia

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Il Cynara Festival mantiene la promessa e rende Cerda capitale indiscussa del carciofo, ma anche del buon cibo e dei grandi vini, con la posa della prima pietra per autentiche sinergie oltre confine. Dal 20 al 28 aprile circa 200mila persone hanno animato le vie del paese per celebrare uno dei prodotti più rinomati delle campagne delle basse Madonie e della Valle del Torto, coltivato da circa duecento produttori per un fatturatosuperiore ai 20 milioni di euro.

Un susseguirsi ininterrotto di incontri e iniziative in una comunità profondamente legata al principe dell’agricoltura locale, da sempre sinonimo di qualità, protagonista di cooking show, talk, degustazioni e naturalmente di tutta la ristorazione del territorio che quest’anno ha visto coinvolte cittadine comprese tra Palermo e Cefalù, come Termini Imerese, Bagheria, Campofelice di Roccella, tutte riunite sotto le insegne del Cynara Festival.

Ben 64 appuntamenti, 159 musicisti, 71 maestranze, 500 chili dipasta, 5000 porzioni di frittella: questi i primi numeri dell’omaggio corale a una tradizione senza tempo, con presenze da record registrate giovedì 25 aprile, momento clou della manifestazione con la 42esima Sagra del carciofo. E a proposito di carciofi, quasi 15mila quelli raccolti e usati in otto giorni di convivialità e condivisione.

Ad arricchire l’edizione più partecipata della storia a Cerda, la partnership con sette cantine della DOC Monreale, le ricette di famiglia della Brigata delle Signore Cerdesi, il tributo all’intramontabile corsa Targa Florio, la presenza di ospiti illustri: prima tra tutti Giusina Battaglia, cerdese doc, nonché madrina dell’evento, che insieme a produttori, istituzioni e appassionati del gusto si sono fatti portavoce di un patrimonio gastronomico di infinito rilievo.

“Ce l’abbiamo messa tutta, e questi numeri lo dimostrano – ha dichiarato soddisfatto il Sindaco di Cerda Salvatore Geraci –. Ogni eccellenza merita di essere raccontata e oggi più che mai guardiamo fiduciosi al futuro, all’insegna della valorizzazione delle tipicità produttive, dell’accoglienza turistica, dell’innovazione. Il Cynara festival è dunque un nuovo orizzonte per la nostra terra, con l’augurio che la manifestazione possa, già da domani, mettere a sistema la filiera produttiva del carciofo spinoso cerdese, dando forza e credibilità ad un territorio e ad un circuito del Gusto e della Cultura che in questa tradizione intende riconoscersi con modernità e impegno condiviso. Ora bisogna lavorare sui produttori, metterli insieme, sviluppare nuovi sbocchi di mercato. Il lavoro è appena iniziato”.

Forme arrotondate, sfumature rosso-violacee, un’ottima resistenza nel mantenimento del gusto e della freschezza: il carciofo spinoso di Cerda è un ortaggio fortemente identitario, la radice di un popolo illuminato dal sole, è una coltura che fa rima con cultura. Sin dalla sua inaugurazione, il festival ha collezionato ampi consensi anche da parte della stampa più qualificata, che giorno per giorno ha vissuto in prima persona l’autenticità di questo appuntamento nel piccolo borgo del palermitano.

Cefalù, il percorso di Angela Di Francesca tra impegno civile e talento artistico

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A dieci anni dalla scomparsa, prematura e drammatica, di Angela Di Francesca, pubblicamente Angela Diana Di Francesca, con il nome che aveva scelto in omaggio a Cefalù e all’universo femminile incarnato dalla più indomita e riservata fra le divinità, la famiglia e principalmente il marito Giovanni Cristina e la figlia Marzia, hanno voluto organizzare un incontro pubblico per ricordarla.

L’incontro ha avuto luogo nei locali del Cinema Di Francesca, attività storica della famiglia Di Francesca alla quale Angela era molto legata già dalla sua nascita, non solo per il cognome che portava ma per il fatto di essere nata nella casa che del cinema è la estensione strutturale, essendo posta al piano superiore del medesimo edificio.

Una intensa celebrazione, lontanissima da qualunque aspetto di retorica, che ha riunito nel nome e nel ricordo di Angela Di Francesca, le cariche istituzionali della città, nella persona del Sindaco, Daniele Tumminello, del vicesindaco e di vari assessori, alcuni dei quali  legati ad Angela da rapporti di amicizia e di collaborazione ma certamente tutti accomunati dal sentimento di stima e dal riconoscimento del valore culturale che le tante iniziative ed attività da lei intraprese hanno avuto per la comunità Cefaludese in senso diretto ed indiretto.

Cefalù è stata valorizzata sulla scena internazionale grazie alla attività di scrittura di Angela Di Francesca le cui sillogi poetiche e di racconti sono state, sin dai suoi esordi, oggetto di menzioni e di riconoscimenti da parte della critica letteraria italiano ed estera, come è emerso dal ricordo della professoressa Teresa Triscari, già ai vertici negli istituti di cultura Italiana nella attuale repubblica Ceca, allora Cecoslovacchia, e in altri paesi dell’ Europa dell’ est, e membro della giuria del premio Elsa Morante. Triscari ha ricordato che Angela, che leggeva poeti Slovacchi, Russi, Albanesi e Romeni nelle lingue originali, era stata insignita del prestigioso premio riservato alle eccellenze della cultura Italiana tradotte in cecoslovacco, e che le era stata conferita la medaglia d’oro di vincitrice in una notte letteraria nella quale Angela era stata tuttavia “grande assente” non avendovi presenziato.

Proprio questo dettaglio ha fornito, forse, lo spunto per un tratteggio della personalità di Angela Di Francesca che coniugava una poliedricità di intenti e un indiscutibile sensibilità letteraria ed artistica con quel tratto di riservatezza e discrezione con il quale tutti, in definitiva, l’hanno dipinta.

Schiva e al tempo stesso attiva e combattiva, due qualità apparentemente inconciliabili, che invece hanno caratterizzato la sua personalità di donna, di insegnante, di madre, moglie, attrice, fotografa, letterata. Non esiste quasi un aspetto che Angela abbia escluso dai propri percorsi fra quelli artistici e di impegno civile.

Attivista dei diritti delle donne, promotrice di iniziative a favore del riconoscimento dei diritti essenziali ai più deboli ed emarginati, dalle comunità sfruttate dell’America latina, agli esuli e perseguitati cileni, negli anni della dittatura militare, a chiunque venisse offeso e considerato indesiderabile per le sue idee, in un ottica di internazionalismo per la quale una battaglia non va fatta solo se il rumore supera la soglia di tollerabilità sotto casa, o per il diritto di sedere sulla battigia nei tratti di spiaggia interessati dai lidi attrezzati, ma per ogni diritto e per ogni essere vivente nella grande casa del mondo.

Alcuni amici ne hanno tratteggiato le doti e soprattutto la passione e la competenza nell’ambito della attività di attrice e costumista per la cooperativa teatrale Ras Melkart, fondata a Cefalù nei primi anni ‘80 sotto la guida di Accursio Di Leo. Una passione condivisa con la sorella Caterina che aveva portato entrambe a calcare le scene in contesti talvolta prestigiosi e alla presenza di personalità del mondo culturale come Vincenzo Consolo, Turi Vasile  Leonardo Sciascia; dopo l’esperienza in compagnia, Angela aveva continuato a recitare, con reading e recital accompagnati da musiche e canzoni, ed era stata protagonista di momenti ai quali erano intervenuti altri personaggi di rilievo fra cui Milva e Dacia Maraini.

La attività di poetessa e narratrice è stata commentata dal prof. Giuseppe Saja, amico di lunga data, con il quale Angela aveva in comune il fine tratto intellettuale, l’amore per la letteratura come strumento destinato alla risonanza dei valori democratici, alla crescita dell’individuo, alla espressione più nobile del potenziale umano. Una letteratura agita, mai stantia, mai accademica, paludata: la scrittura e la poesia del lasciare il porto, per salpare verso orizzonti incerti, ma proprio per questo da “rischiare”, rievocati in quel verbo e in quella esortazione: appareillons.

Tante le testimonianze ricche di sincero afflato come pure i ricordi di familiari ed amici che hanno condiviso le modalità del loro personale incontro con Angela e si sono avvicendati nel restituire il segno da lei lasciato nelle loro esistenze.

Angela Di Francesca è una figura non facile da riassumere in una pagina, ciascun intervento ha collocato una tessera del mosaico. Angela certamente c’era, forse si sarà soffermata per un breve tempo, come era solita fare. prima di tornare con passo leggero ma deciso alle sue ricerche, alle sue lettere, alle immagini che hanno abitato il suo spirito.

Barbara De Gaetani

“Triangoli” antichissimi alla Gurfa di Alia e in altri luoghi

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Sono “decorazioni” e “reperti architettonici”, presenti alla Gurfa di Alia, di grande importanza simbolica e quindi anche archeologica, da non trascurare, che possono orientare per l’attribuzione. Sono “firma” ed “appunti Aurei” di progettazione degli ipogei del suo “dedalico” Artefice/Progettista. Il primo sembra  addirittura “di sua mano”, gli altri due li ho ricavati per mie indagini e riflessioni sulla “perizia tecnica” che ho in corso, per cercare di togliere banalità al luogo e dare un minimo di senso al tutto.

Fig. 1e 2 – “Triangolo”, con “angolo Aureo” perfettamente marcato ed inciso in sommità e “fossa baricentrica” con incasso tipo “acquasantiera”, posto a destra dell’accesso alla Cripta funeraria dinastica, ad uso di stalla fino a qualche decennio fa. E’ alto un paio di metri dal calpestio esterno attuale.

Fig. 3 – “Triangolo Aureo” sovrapponibile alla sezione verticale della thòlos.

Fig. 4 – “Triangolo Aureo” sovrapponibile alla sezione verticale della Cripta funeraria dinastica. Le sezioni originali di riferimento in Figg. 3-4 sono tratte dal rilievo “ufficiale” della facoltà di Architettura di Palermo.

Aggiungo solo che i valori numerici angolari rilevati (108, 72, 36) hanno sicuramente significati “esoterico-cabalistici” che gli specialisti della materia potrebbero trovare molto più interessanti delle nostre povere e distratte considerazioni.

Prendiamoli dunque prudentemente come tracce larvali di insegnamenti sconosciuti e “verità segrete esposte in evidenza” sopravvissute alla catastrofe del tempo.

“Appunti Aurei” di progettazione del suo “dedalico” Artefice/Progettista sono anche le seguenti strutture rupestri.

Fig. 5 – “Triangolo”/”Cripta – Santuario” ingrottato con “Foro/Edicola votiva” sottostante, sull’attuale strada di accesso pedonale agli ipogei, in alto a sinistra circa un centinaio di metri a valle. Che sia opera megalitica artificiale lo dimostra la sistemazione accurata dei massi in alto a sinistra al culmine del triangolo.

Fig. 6 – E’ quindi sicura opera megalitica con ancora all’interno le tracce di un “Idolo” accovacciato in Fig. 7

Fig. 7 – Forma zoomorfa con quello che resta dell’ “Idolo accovacciato” (bovide?).

Fig.  8- Riparo “Triangolare” di contrada Mariano, Valle dello Jato. Utile confronto tipologico è l’ipogeo di Riparo Mariano, pubblicato a pag. 185 in “La Valle dello Jato tra Archeologia e Storia” di A. Scuderi, F. Mercadante, P. Lo Cascio, Edizioni del Mirto, 2011; presenta impressionante similitudine con l’analoga struttura della Gurfa.

Fig. 9 – Frammento di quarzarenite con pittogrammi zoomorfi di “Bovide in vita” (recto) e “Bovide post-mortem” (verso) da Riparo Mariano nello Jato. In una delle Prefazioni a quel testo importante, Ferdinando Maurici, nella qualità di allora Direttore del Parco Archeologico di Jato, questo scrive in proposito: “… credo che anche per la Gulfa di Alia ci si vada avvicinando faticosamente ad una comprensione meno nebulosa dello straordinario monumento ed in particolare del suo ambiente ‘tholoide’. … Di grandissimo interesse è poi, da Contrada Mariano, il frammento di pietra con disegni su entrambi i lati … mi pare che la pista paleolitica sia degna di essere seguita con grande attenzione, direi anzi con trepidazione. …”. Questa coraggiosa presa di posizione a favore della revisione di giudizio storico sulla possibile “datazione” degli ipogei della Gurfa fa onore a Maurici, punto di riferimento della ricerca medievistica in Sicilia.

Fig. 10 – “Vasca triangolare” per abluzioni rituali, a valle a destra arrivando in zona d’accesso agli ipogei, con di fronte gli “Occhi” incisi in roccia, già citati.

Fig. 11 – “Triangolo” perfettamente rifinito ad incasso nell’angolo sinistro della seconda “stanza”/”Megaron” del primo livello degli ipogei.

Fig. 12- “Triangolo” di accesso ad ingrottato, subito a sinistra a monte della strada al bivio per Alia andando per la Gurfa, ambiente ancora da indagare.

Per rispondere alla domanda corretta che mi si rivolge spesso: è possibile il riscontro/presenza documentata di “Moduli a Sezione Aurea” in strutture architettoniche progettate e realizzate in epoca così antica nell’Occidente mediterraneo, al di fuori della cultura Sumera o Egizia? La risposta, per quanto ne ho capito, è: “Si”. Segue l’evidenza delle immagini con altri “reperti architettonici triangolari” di eccezionale importanza simbolica ed archeologica, da non trascurare, che possono orientare per l’attribuzione.

Fig. 13 – Particolare della pianta di scavo ed allestimento del sito preistorico di Saint Martin de Corleans (Aosta), pubblicato in “Archeologia Viva” n. 180 del 2016: il basamento triangolare, “Aureo”, segnato in azzurro è la piattaforma della necropoli datata 2700-1600 a.C.

Figg. 14 e 15- “Triangolo” in pianta di accesso al “Pozzo Sacro” sardo di Santa Cristina a Paulilatino, con sottostante ambiente a thòlos ed Oculus , fra le massime espressioni architettoniche della civiltà nuragica risalente a circa 3000 anni fa, di geometria perfetta. Sarebbe fuori luogo aggiungere altro su questi monumenti.

Rinvio i più curiosi ai siti:

https://pozzosantacristina.com/pozzo-sacro/

https://archeotime.com/…/larea-megalitica-di-aosta-a…/

Carmelo Montagna

 

 

Spionaggio paranormale

Nel 1978 fece scalpore la notizia che un giornalista americano era stato arrestato in URSS dal KGB, il servizio di spionaggio e contro-spionaggio sovietico. Insieme a lui era stato arrestato un noto studioso russo di parapsicologia, Edward Naumov. L’accusa per quest’ultimo era estremamente grave: rivelazione di documenti coperti dal segreto militare. Naumov, secondo le fonti di informazione sovietiche, aveva “passato” al giornalista americano un articolo contenente notizie sulla scoperta di una “particella psi” implicata nei fenomeni paranormali, e di cui si prevedeva la possibile utilizzazione a fini militari.

La notizia fece scalpore in Occidente, e gli esperti di questo argomento la collegarono subito ad altri fatti: per esempio alla assoluta proibizione, da parte delle autorità sovietiche, a visitatori occidentali di incontrare una nota sensitiva sovietica, Nina Kulagina, che da anni era studiata da ricercatori universitari russi. I resoconti dei prodigi di questo soggetto sono impressionanti; oltre a influenzare per via paranormale campi magnetici, a produrre scottature sulla pelle di alcuni soggetti che toccava, e a fare tornare brevemente in  vita pesci morti in un acquario, la Kulagina sembrava essere in grado di agire palesemente sulla materia per mezzo della mente: facendo muovere sigarette in posizione verticale, spostando vorticosamente l’ago di una bussola, facendo levitare oggetti abbastanza leggeri, ma pur sempre di discreto volume, come palline da ping-pong. Nell’epoca del “dopo-disgelo” la Kulagina fu anche visitata da studiosi occidentali che nei loro successivi rapporti sostennero di avere verificato almeno alcune delle sue capacità. Dopo, col progredire della crisi nei rapporti USA-URSS, il divieto di curiosare sul paranormale dietro la Cortina di Ferro ritornò ad essere la norma. Vedere la Kulagina? Niet, niente da fare.

Forse proprio a causa di questo irremovibile diniego, si diffuse in Occidente la sensazione che i sovietici stessero lavorando con una certa intensità all’utilizzazione per fini militari dei fenomeni parapsicologici. Non tutti sembravano essere d’accordo con questa interpretazione, e vi è anche stato chi riteneva questo atteggiamento un bluff: i sovietici secondo queste interpretazioni, volevano dare l’impressione all’Occidente, anche in maniera clamorosa come era avvenuto per l’arresto di Naumov, che stessero scoprendo qualcosa di veramente importante. Guerra psicologica, cioè, più che applicazione militare della percezione extra-sensoriale e della psicocinesi.

D’altra parte ne11’URSS esiste ormai da più di un secolo una tradizione di ricerca scientifica istituzionale in questo campo. Fenomeni come la telepatia, la chiaroveggenza, la precognizione e la psicocinesi sembra che siano stati studiati con attenzione nei laboratori universitari. Certo – si potrebbe suggerire – non per genuino amore di conoscenza, ne per ricerca pura. Quei soldi investiti in quelle ricerche dovevano pure fruttare qualcosa di importante. Cosa? In un momento storico caratterizzato da corsa agli armamenti e da tensioni internazionali severissime (il Muro di Berlino era ancora ben saldo) entrambe le superpotenze di allora, U.S.A. e U.R.S.S.) era quasi ovvio che volessero sperimentare le possibili applicazioni militari dei fenomeni paranormali. Anzitutto l’uso della Percezione Extrasensoriale (l’ESP), in altre parole la percezione di eventi senza l’utilizzazione dei sensi normali: essa poteva essere applicata allo spionaggio. Se un chiaroveggente è davvero in grado di leggere dentro una busta chiusa, dovrebbe o potrebbe essere in grado di “vedere” il contenuto di una cassaforte a prova di bomba. Oppure potrebbe individuare gli eventuali spostamenti di sommergibili nucleari, o la dislocazione di rampe di lancio missilistiche.

Potrebbe, ancora, in via del tutto ipotetica, comunicare telepaticamente un messaggio importante ad un altro agente, o alla “centrale” senza bisogno di telefoni, telex, messaggi in codice o microfilm – i files del computer ancora non esistevano.  Fantascienza? Forse, ma forse non tutto. Ne è la riprova il fatto che il governo degli Stati Uniti, e i servizi segreti, prima fra tutti la CIA, e il KGB in Unione Sovietica, non sembrano essere stati affatto estranei a ricerche parapsicologiche finalizzate a scopi militari.

Negli anni ‘80 ’sembra che proprio la Central Intelligence Agency abbia finalizzato una serie di ricerche su questi argomenti. Uno dei più famosi esperimenti degli anni ’70 sui sogni “paranormali” venne finanziato dalla Marina Americana. A comprovare questa tesi nei primi anni ’80 del secolo scorso, giunsero notizie ancora più sconcertanti dagli USA. In un articolo pubblicato nel gennaio 1984 da uno dei più noti settimanali italiani, la rivista Panorama, venne data notizia, di nuovi, imponenti stanziamenti americani per le ricerche sulle applicazioni militari della parapsicologia. Queste ricerche prevedevano proprio quelle utilizzazioni “spionistiche” di cui parlavamo prima, cioè l’utilizzazione dell’ESP per fini di spionaggio. Insomma, una vera e propria “intelligence” paranormale. L’articolo non riportò l’entità precisa della cifra che gli Stati Uniti sarebbero stati disposti a spendere in queste ricerche, ma è facile immaginare che non si trattava di una cifra irrisoria (si sussurra di milioni di dollari di allora). Anche in questo caso torna la vecchia domanda: se un governo come quello degli USA spendeva, e tanto, in una ricerca, ne prevedeva evidentemente gli sviluppi e le possibili applicazioni pratiche.

Applicazioni che potevano anche andare ben al di là dei limiti che abbiamo arbitrariamente prefissato: basti pensare alla presumibile applicazione della psicocinesi. L’idea è buona per un film (non è un caso che ne siano stati realizzati non pochi su questo tema!). Pensate per un attimo ad una guerra nucleare. Un dato giorno le superpotenze decidono di premere quel famoso pulsante. Partono i missili. Se fosse vero che alcuni individui avrebbero la capacità di agire sulla materia solo per mezzo della mente, è pensabile che questi soggetti, adeguatamente addestrati potrebbero fare inceppare “qualcosa” nei meccanismi estremamente raffinati che regolano questi sofisticati armamenti. Potrebbero neutralizzare, attivare, modificare complessi sistemi elettronici solo per mezzo della mente. Sono ipotesi, con sapore fantascientifico, è vero, ma voli di fantasia a parte, e lecito pensare che l’utilizzazione della ESP e della psicocinesi per fini militari sia stata seriamente presa in considerazione. D’altra parte sulla parapsicologia le superpotenze si sono espresse abbastanza apertamente. Ne èprova un rapporto che una commissione di esperti sottopose all’attenzione del presidente Carter sulle ricerche in questo campo nell’URSS degli anni ’70 del Novecento. O un articolo pubblicato, nel 1978 sulla rivista sovietica Voprosii Filosofii (una delle più illustri riviste scientifiche dell’URSS) nella quale quattro illustri scienziati, si esprimevano sulla necessità che di parapsicologia si occupassero esclusivamente gli istituti governativi. O ancora alcune – di poco successive – prese di posizione della Cina Popolare, che evidenziavano un crescente interesse verso la parapsicologia. Per quali finalità? Certamente non per evidenziare l’esistenza dello spirito. Sia in Cina che in U.R.S.S., deve imperava la dottrina marxista, dominava una visione “biologica” della paranormalità, che veniva spiegata con teorie di tipo bioenergetico e/o fisico. Inutile discutere le implicazioni di queste teorie, in virtù delle quali era stata cambiata anche la definizione di alcuni fenomeni (la “telepatia” era “bio-comunicazione” per esempio). Sta di fatto che l’interesse mostrato verso questi fenomeni non era sicuramente di tipo puramente idealistico.

Naturalmente anche gli americani non avevano fini filantropici o squisitamente culturali. Se l’ESP e la PK esistono possono essere utilmente utilizzate. Pragmatismo? Chiaramente. E certamente non migliore, nelle finalità e negli intendimenti, di quello dimostrato da altre potenze ‘concorrenti’.

Fra l’altro gli Stati Uniti sembra che abbiano usato la parapsicologia anche per il controllo di situazione belliche estremamente complesse. Nel 1976 fecero scalpore le rivelazioni di un giornalista d’inchiesta americano, Clifford L. Linedecker, abbastanza noto per occuparsi di temi eclettici, fra cui il paranormale. In un suo libro rivelò che durante la Seconda guerra Mondiale l’Intelligence inglese utilizzò un sensitivo giamaicano, il Dr. Ernesto A. Montgomery, un prete membro della Jamaica Constabulary Force, per aiutare gli Alleati a programmare e a realizzare lo sbarco in Normandia. Insomma, una vera ‘spia paranormale’ che contribuì notevolmente – a quanto Linedecker racconta – alla realizzazione del D-Day, dando persino precise indicazioni metereologiche per la realizzazione dello sbarco alleato. Difficile dire quanto la storia sia vera e quanto il frutto della fervida immaginazione di un giornalista ‘d’assalto’. Ma in realtà esistono prove sicure dell’utilizzazione da parte dell’Intelligenze britannica di figure gravitanti nel mondo del paranormale e dell’occultismo, sensitivi, ma anche maghi e astrologi. D’altra parte che servizi di intelligenze e forze di polizia si siano non raramente rivolte a sensitivi e medium non è cosa nuova. Il sensitivo olandese Gerard Croiset lavorò per anni per la polizia dei Paesi Bassi, dalla quale era consultato in casi particolarmente complessi – e sembra spesso con successo. D’altra parte anche in Italia sembra che gli investigatori si siano rivolti ad una medium durante il sequestro Moro, perché indicasse loro il luogo nel quale era stato nascosto il leader politico.

Il fatto è che sino ad alcuni decenni fa l’uso di sensitivi come ‘collaboratori’ da parte di polizia e servizi segreti non era così inusuale come oggi può sembrare. Tanto che uno scienziato e parapsicologo americano, R.A. McConnell, discutendo delle implicazioni militari della parapsicologia scrisse al riguardo: “qualcuno afferma che la prossima guerra sarà vinta dalla nazione che per prima. comprenderà il meccanismo del cervello”. E sino agli anni ’90 del secolo scorso, era ipotizzabile, con un certo sforzo di fantasia, che la ricerca parapsicologica si stesse trasferendo dai laboratori di ricerca, pubblici o privati, alle basi missilistiche o alle sedi dei servizi segreti. Oggi la situazione è cambiata. I clamorosi progressi dell’informatica, le ricerche sempre più raffinate sull’Intelligenza Artificiale hanno reso in buona misura superflue le performances di medium e sensitivi, riuscendo in modo mirabolante a raccogliere informazioni, sostituendo, almeno in gran parte, le tradizionali operazioni di intelligence. Certo, forse un drone, un robot o un chip sono meno romantiche di un sensitivo in azione, ma i servizi segreti del mondo sembrano molto più interessati da sempre alla precisione che alla poesia. Certo, i fenomeni paranormali continuano ad essere un segreto. Non più militare, però.

Giovanni Iannuzzo

Montemaggiore Belsito, Inno al SS. Crocifisso musicato dal maestro Nunzio Ortolano

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Musicato grazie al maestro Nunzio Ortolano e l’Associazione Musicale “Gioacchino Rossini” di Montemaggiore Belsito, un Inno al SS. Crocifisso che racconta la tradizione popolare e religiosa. Crocifisso che assieme a Sant’Agata sono i patroni del paese.
I socialnetwork il 24 aprile hanno diffuso questo post: “Il flash mob è una iniziativa con adesione volontaria di chiunque voglia. Il maestro Nunzio Ortolano ha composto un inno dedicato a Gesù Crocifisso che verrà eseguito all’inizio della processione del 3 maggio. Sarà cantato dal popolo mentre la banda eseguirà la parte strumentale. [Un] invito a partecipare in una logica inclusiva che vuole unire tutti.”
Quindi un invitato al flash mob per imparare L’Inno a Gesù crucifissu, venerdì 26 aprile 2024 alle ore 21,00, presso il “Centro polifunzionale Papa Karol Józef Wojtyła”.
È bello valorizzare la tradizione popolare ed elevarla, quasi, al rango di storia con la S maiuscola. Quando tutto ciò è ammantato dalla musica d’autore, l’operazione è ben riuscita e può continuare a sfidare il tempo, rinnovata e rinvigorita, come la tradizione del passato è giunta sino a noi.
Valorizzare la tradizione popolare e elevare la sua importanza è fondamentale per preservare la nostra identità culturale e storica. La musica d’autore ha un ruolo particolarmente significativo in questo processo, poiché può reinterpretare e arricchire i temi e le narrazioni della tradizione con nuove prospettive e sonorità, rendendole accessibili e rilevanti per le generazioni attuali e future.
Quando la musica d’autore si immerge nelle radici della tradizione popolare, può trasmettere un senso di continuità e connessione con il passato, mentre contemporaneamente aggiunge strati di significato e complessità che rispecchiano le sfide e le esperienze del presente. In questo modo, l’operazione diventa una forma di dialogo tra passato e presente, arricchendo entrambi e contribuendo alla continuità culturale nel tempo.
Il risultato di questo processo è un tessuto culturale più ricco e vibrante, in cui la tradizione popolare e la musica d’autore si intrecciano in modo armonioso, offrendo una panoramica dinamica della nostra storia e delle nostre identità.
Presenti il Parroco p. Salvatore Panzarella e tanti montemaggiorese che hanno cantato assieme, sulle note della Banda Gioacchino Rossini, che ha eseguito la composizione del M° Ortolano.
Santi Licata