Cefalù, un progetto culturale e identitario per riscoprire la tradizione della “Fruottula”

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Vi sono tradizioni che rimangono vive nel tempo, accanto a nuovi appuntamenti; tuttavia occorre che quelle consuetudini vivano soprattutto come esperienza consapevole, per evitare che scivolino nel compartimento del “come eravamo” e dei riti obsoleti.

Aumentare semplicemente la cassa di risonanza di alcuni eventi, operazione oggi compiuta con facilità grazie ai mezzi di comunicazione social, non contribuisce automaticamente e necessariamente a valorizzarli, termine troppo spesso usato a sproposito: il valore di gesti e rituali autenticamente tradizionali è intrinseco e il miglior modo, se non l’unico, per preservarli è quello di perpetuarli di fronte ad una collettività memore e partecipe. Le tradizioni di un popolo non necessitano di un pubblico come un qualunque spettacolo o manifestazione; le tradizioni sono fatte di atti e momenti celebrati da una comunità che ne comprende il senso e la portata.

Un significativo progetto culturale e identitario è quello che si è appena inaugurato, con l’apertura al pubblico della mostra fotografica “scatti nel tempo”.  Si tratta del  progetto curato dalla Pro Loco di Cefalù per rinnovare, appunto, la memoria e l’interesse verso la tradizione cefaludese della “Fruottula”, un rito di presentazione delle primizie del lavoro dei campi che coincide, secondo una evidente simbologia, con la festa religiosa del Corpus Domini nella quale si celebra e si presenta il pane del cielo, vero corpo di Cristo istituito Eucaristia per la salvezza del mondo.

Il progetto della Pro-loco di Cefalù contempla tre momenti: la storia e la memoria della Fruottola, attraverso una mostra di immagini delle edizioni della Fruottola dagli anni ‘50 fino al 2019, ma anche della preparazione dei tradizionali quadri di fiori destinati a sfilare sui carri addobbati con frutta, ortaggi e pani a forma di  ciambella (cuddura), legame tra il lavoro rurale – che pure rappresenta Cefalù sin dalle origini ed è evocato dallo stemma cittadino in cui il pane è l’elemento centrale fra tre pesci – e il sentimento religioso di una comunità particolarmente devota a Gesù Salvatore. Le fotografie in mostra provengono dagli archivi privati di Salvo Ciano, Armando Geraci e Sandro Varzi.

La mostra, sarà visitabile nei locali dello Spazio Cultura (già Circolo Unione) lungo corso Ruggero.

Sempre allo Spazio Cultura si è svolto il momento liturgico compreso nel progetto, ovvero la benedizione del pane: un rito che esprime gratitudine per la terra e i suoi frutti e che vuole sottolineare il carattere sacro del lavoro umano, laddove si fa offerta condivisa e poi sostanza destinata all’altare. Il pane come cibo, ha sottolineato don Francesco Lo Bianco, effetto del lavoro che sostenta, simbolo del dono che è ricevuto e poi nuovamente offerto, che non può rappresentare solo qualcosa da cui trarre guadagno.

È stato infine previsto anche un momento conviviale per ascoltare racconti, aneddoti e curiosità delle edizioni passate dalla voce di chi ha vissuto la Fruottula partecipando agli allestimenti o assistendo alla sfilata dei carri.

L’iniziativa della pro-loco ha ricevuto il sostegno del Comune di Cefalù, della Diocesi di Cefalù e di vari sponsor privati.

Un invito rivolto a tutta la cittadinanza, un’occasione per accostarsi con maggiore consapevolezza a una tradizione della città: raccogliere l’eredità immateriale delle feste e dei valori che le hanno prodotte è il modo per tramandarla alle nuove generazioni e salvaguardare così l’identità del territorio e di chi lo abita.

Barbara De Gaetani

Nella foto il sindaco di Cefalù, Daniele Tumminello, il vescovo, Giuseppe Marciante, e il presidente della Proloco, Gianluca Ajello, in occasione dell’inaugurazione. Pannello realizzato dall’artista Patrizia Milazzo. Foto di Armando Geraci (fonte web)

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