«Fino allo scorso ottobre 1968 ho avuto un amico intimo. Lee Epps ed io eravamo come fratelli, e si può dire che quando lui non era a casa nostra noi eravamo da lui… Alle dieci e trenta di sera, il 26 ottobre 1968, mentre io ero fuori, giunse una telefonata urgente di Lee. Mia moglie rispose ed immediatamente riconobbe la sua voce. Quel poco che disse, o il modo in cui lo disse, la sconvolsero. Tentò di chiamarlo dopo alcuni minuti, ma non ebbe risposta. Il messaggio che lui diede era il seguente: “Sis, dì a Don che sto realmente male. Non mi sono mai sentito così. Digli di mettersi in comunicazione con me appena arriva. È importante, Sis”. Il messaggio sconvolse me non meno di mia moglie. Feci il suo numero ma non ebbi risposta. Chiamai più volte e sempre invano. Seppi più tardi che, quella sera stessa, Lee si trovava in coma al Mercy Hospital a meno di sei isolati da casa nostra. Morì alle 10,30 di sera, l’ora in cui aveva telefonato. Mia moglie parlò con lui e riconobbe la sua voce; su questo non c’è dubbio; Lee fece realmente quella telefonata ».
Come tante volte accade in questo campo di fenomeni sconosciuti, il caso sembra essere tratto dalla sceneggiatura d’un film sensazionalistico; esso è realmente accaduto ad un lettore di Fate, una nota rivista popolare americana che tratta di argomenti ignoti e misteriosi, mister Don D. Owens di Toledo, nell’Ohio.
Fatti come questo, raccolti qua e là, indussero due studiosi americani, Scott Rogo e Raymond Bayless ad approfondire l’argomento. Comunque, i due scoprirono anche casi più impressionanti. Vediamone un altro, così come venne loro raccontato da una attrice americana, che viene citata con lo pseudonimo di Patricia Adams: «Quando avevo circa otto anni, vivevo nel Texas. Mia madre aveva una amica carissima la cui figlia era in collegio. Questa figlia tornava a casa ogni anno verso il principio dell’anno. Il terzo anno, durante il viaggio di ritorno, rimase uccisa in un incidente di automobile. Dopo un paio di anni, il giorno del Ringraziamento, che era una delle festività in cui questa fanciulla era solita tornare a casa, ci trovavamo in casa dell’amica di mia madre. Squillò il telefono. Io ero nell’età in cui si va gironzolando attorno quando gli adulti sono riuniti nel soggiorno e andai a rispondere. Udii la voce della centralinista che diceva: “Ho qui una telefonata a carico del ricevente”. E fece il nome dell’amica di mia madre e quello della figlia (in altre parole, la telefonata era diretta alla madre e la centralinista disse alla signora Adams che proveniva dalla figlia defunta). Questo mi stupì un tantino, per quanto fossi una bambina, e dissi: “Un momento, prego”. Andai a chiamare l’amica di mia madre, che venne al telefono. Io rimasi ad ascoltare perché avevo udito il nome e pensavo che qualcuno stesse facendo uno scherzo a me od a lei, o cose del genere. Ella ascoltò, impallidì e cadde svenuta. Più tardi seppi quello che era successo. La cosa fu messa a tacere, ma venni a sapere che lei aveva udito la voce di sua figlia, morta da due o tre anni, che le parlava dicendo le stesse parole che era solita dire quando tornava a casa: “Mamma, sono io. Mi occorrono venti dollari per tornare a casa”. La madre le mandava sempre venti dollari per le spese di viaggio. Disse di avere riconosciuto la voce. Si rivolsero alla compagnia dei telefoni, ma nessuna telefonata era stata registrata».
Sono casi impressionanti, sulla scorta dei quali Scott Rogo e Bayless hanno intuito di trovarsi di fronte ad un nuovo fenomeno che avrebbe potuto fornire una qualche prova dell’esistenza della sopravvivenza o, molto più probabilmente, di uno stranissimo tipo di azione ‘psichica’ sulla materia. Ma è pur vero che per esso valgono tutte le riserve che possono essere espresse su fenomeni che sembrano indicare una azione della mente sulla materia non mediata da forze fisiche note. Perfettamente consci dell’ambiguità di simili casi e della loro capacità di coinvolgere emotivamente gli stessi scopritori del fenomeno scrissero: «Nella scienza non vi è posto per il dogma. È nostra intenzione continuare a raccogliere casi di telefonate dei morti, di ogni magnitudine e varietà. Alla fine potremmo anche riuscire a risolvere definitivamente il mistero. Ma quel giorno è lontano, molto lontano ».
Anche questo fenomeno, infatti, appartiene ad una categoria di fenomeni incerti, dove le uniche prove della loro stessa esistenza sembrano provenire dalle proprie convinzioni personali. È lecito a questo punto chiedersi come valutare simili eventi in modo realistico.
Il dott. John Beloff, noto psicologo accademico inglese presso l’Università di Edimburgo ed uno dei più autorevoli studiosi del mondo di fenomeni paranormali scrisse in proposito:
“Prima di leggere Rogo e Bayless il solo caso di telefonata dai morti da me incontrato era un caso romanzato e precisamente quello scritto da Anthony Burgess nel suo recente romanzo Beard’s Roman Women. Poiché credo di aver una conoscenza abbastanza estesa della letteratura psichica, questo mi suggerisce che tali devono essere estremamente rari.
Naturalmente questi casi possono non essere così rari come supponiamo. Può darsi che le loro relazioni siano state sistematicamente soppresse appunto perché sono così bizzarri e invitano all’incredulità e allo scherno anche più che le tradizionali prove di sopravvivenza. Se è così, dobbiamo congratularci con gli autori per aver messo in luce tante prove, e forse, ora che il fenomeno si è palesato, altri saranno incoraggiati a parlare. Certo la rarità di questi casi non deve essere presa a pretesto per liquidarli. Essi resisteranno o cadranno a seconda della forza delle testimonianze che potranno essere addotte a loro conferma”.
E aggiunse: «…poiché ogni testimonianza umana è sospetta, questi casi non si trovano evidentemente in una condizione peggiore di ogni altro fenomeno psichico spontaneo».
Ancora più severo fu Palmer, uno psicologo americano considerato uno dei più brillanti e creativi studiosi del sul paranormale negli anni ’80 del ‘900: Scrisse infatti:
“I casi che costituiscono l’essenza del libro… mi colpiscono per essere piuttosto deboli dal punto di vista dell’evidenza del paranormale.
Tale debolezza è attribuibile in gran parte alla natura stessa di questo tipo di fenomeni. Come la maggior parte dei casi di psi spontanea, le «telefonate dai morti» avvengono di rado e in momenti in cui sono inattese. La gente di solito non si aspetta una telefonata da un parente defunto. Così, contrariamente agli esperimenti di laboratorio e ad alcuni fenomeni spontanei ricorrenti come i poltergeist, non è verosimile che vi sia sottomano un investigatore esperto quando avvengono. Questo impone un tremendo fardello alla memoria e alla capacità di interpretazione di testimoni generalmente inesperti che devono riferire con esattezza non solo l’evento stesso (che probabilmente fu traumatico) ma anche altri eventi che possono aver peso sulla sua interpretazione. I testimoni, in genere, sono pregati di rievocare questi eventi settimane o anche anni dopo che avvennero, cosa che aumenta la difficoltà del loro compito. Ho trovato che i casi di questa raccolta dipendono quasi esclusivamente dalla testimonianza retrospettiva di coloro che ricevettero o iniziarono la telefonata, o che erano presenti al momento. Sebbene le relazioni di questi casi siano certamente suggestive e degne di seria attenzione scientifica, non hanno certo quel tipo di «solida evidenza» che la scienza richiede”.
Quali criteri i casi spontanei debbano presentare prima di poter essere considerati evidenti, è cosa discussa dai parapsicologi fin dal secolo diciannovesimo. Molti parapsicologi, in particolare Louisa Rhine, hanno concluso che anche i migliori casi spontanei non possono essere nulla più che suggestivi dal punto di vista scientifico. Altri ricercatori non sono così pessimisti, ma adottano criteri di «autenticità» piuttosto rigorosi per i casi spontanei. (sia detto per inciso, non sono stati solo i casi di telefonate dai morti a essere ostacolati da questi criteri).
“Tra i più importanti criteri applicati ai casi spontanei di Percezione Estrasensoriale – continua Palmer – vi è quello che il percipiente faccia un’esposizione della sua esperienza o si metta in contatto con un investigatore prima di effettuare una verifica dell’evento. Naturalmente non tutte le «telefonate dai morti» portano informazioni sconosciute al percipiente, così che questo principio non si può applicare universalmente. Tuttavia in questi casi in cui, per esempio, il ricevente sospetta, al momento, che la telefonata sia paranormale e gli porti informazioni (per esempio sul fatto che il comunicatore sia morto) non conosciute da lui normalmente, egli renderà un gran servigio alla parapsicologia scrivendo la sua esperienza, comunicandola a un amico fidato e, se possibile, mettendosi in contatto con un investigatore prima cercare di verificare l’informazione. In ogni caso il ricevente dovrebbe subito interpellare la compagnia dei telefoni o il centralino per stabilire se è stata fatta una “reale” telefonata.
Se questo tipo di casi fosse pienamente documentato e pubblicato in un giornale scientifico rispettabile saremmo già un pezzo avanti quanto alla credibilità delle telefonate dei morti, credibilità che credo essi meritino. In realtà uno dei più importanti contributi di questo libro è di avvertire il pubblico che questi casi sono di interesse scientifico, che coloro che hanno esperienza delle telefonate dei morti non sono pazzi, e che queste esperienze dovrebbero essere riferite il più presto possibile a investigatori qualificati”.
Insomma, ci si trova di fronte nel caso delle ‘telefonate paranormale’ agli stessi problemi relativi a tutti quei fenomeni paranormali che sembrano suggerire la sopravvivenza della personalità umana dopo la morte. Anzitutto c’è il problema di distinguere questa eventualità da eventi psicologici assolutamente naturali, dovuti all’emergere, improvviso e afinalistico, di fenomeni di percezione extrasensoriale. Poi, ed è ancora più importante, capire se si tratti di semplici fatti suggestivi, di false percezioni, di illusioni o autoinganni, dei quali il protagonista del fenomeno non è assolutamente consapevole. Un’altra bella matassa da dipanare, anch’essa per ora semplicemente depositata sugli scaffali di quell’enorme deposito di impicci che sembra essere la ricerca parapsicologica moderna.
Giovanni Iannuzzo