“Occhi” antichissimi per approdi eroici oltre la percezione ordinaria

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Il “trofeo taurino” rimovibile del tempietto tholoide da Monte Jato, in uso alla fine del VI sec. a.C. (Fig. 1), ci da la certezza filologica di genealogie antichissime che associano ambienti di culto a tholos, usi funerari, ritualità misterica per il post-mortem ed architetture ipetrali, a quella particolare “figura” ancestrale. Un intrigante reperto ceramico di “stile Polizzello-Sant’Angelo Muxaro” esposto al Museo Archeologico di Marianopoli si presta a considerazioni vertiginose. E’ il “Vaso con protome taurina” (VII sec. a.C.) (Fig. 2) che colpisce per l’inquietante sguardo “allucinante” con occhi decorati a cerchiatura concentrica e pupilla vistosamente dilatata (Fig. 3, particolare). Oltre noi, chi e cosa guarda, cosa deve “vedere”? Domanda che non può avere risposte certe ma che si ripropone in maniera simmetrica e spettacolare negli “occhi cerchiati” dei misteriosi Giganti di Mont’e Prama, in Sardegna, (circa X sec. a.C.) (Fig. 4). Questi “occhi” portano a intriganti ragionamenti per approdi a stati di coscienza “sottile/altra” dalla percezione ordinaria; per accedere al piano germinativo e archetipale della realtà.

Il grande J. L. Borges nella sua poetica cecità visionaria ce ne racconta un brano ne “La Casa di Asterione”. Asterione è il nome del Minotauro. …Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa è un altro luogo. … La casa è grande come il mondo. … raggiunsi la strada e vidi il tempio delle Fiaccole e il mare. Non compresi, finché una visione notturna vi rivelò che anche i mari e i templi sono infiniti. Tutto esiste molte volte, infinite volte; soltanto due cose al mondo sembrano esistere una sola volta: in alto, l’intricato sole; in basso, Asterione. Forse fui io a creare le stelle e il sole e questa enorme casa, ma non me ne ricordo. Ogni nove anni entrano nella casa nove uomini, perché io li liberi da ogni male….. La cerimonia dura pochi minuti. Cadono uno dopo l’altro, senza che io mi macchi le mani di sangue. …Ignoro chi siano, ma so che uno di essi profetizzò, sul punto di morire, che un giorno sarebbe giunto il mio redentore. … Come sarà il mio redentore? Sarà forse un toro con volto d’uomo? O sarà come me? Il sole della mattina brillò sulla spada di bronzo. Non restava più traccia di sangue. ‘Lo crederesti, Arianna?’ disse Teseo. Il Minotauro non s’è quasi difeso”.

Il seguito leggendario è la fuga di Dedalo dal Labirinto, il suo approdo fortunoso in Sikania, la caccia del Minos/Re del Mondo/Minosse per riprenderselo, la morte e deposizione del Minos nella chora di Kamikos in una grandiosa Tomba/Tempio/Santuario, che le fonti danno per certa ed ubicata da qualche parte nell’entroterra della Valle del Platani, verso Himera….

Per la nostra indagine sulla “Via della Thòlos” ritorna quindi dalla narrazione mitica la realtà del posizionamento geopolitico e strategico, fra il Canale di Sicilia e la costa del Tirreno, degli Ipogei della Gurfa di Alia.

Carmelo Montagna