Montemaggiore Belsito, “Museo civico etno-antropologico Giovanna Bellomo”: nove anni fa l’inaugurazione

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Sono trascorsi nove anni dal 2014 quando venne inaugurato il “Museo etno-antropologico Giovanna Bellomo” di Montemaggiore Belsito. I musei dell’arte contadina e artigiana etnoantropologica sono istituzioni culturali che si concentrano sulla conservazione, la ricerca e l’esposizione dell’artigianato e delle tradizioni delle comunità rurali e degli artigiani tradizionali. Offrono un’opportunità unica per conoscere e apprezzare il patrimonio culturale delle popolazioni rurali, comprese le loro tecniche artigianali, gli oggetti di uso quotidiano, i costumi tradizionali e le pratiche culturali.
In sintesi, il “Museo-etnoantropologico Giovanna Bellomo” come tutti i musei dell’arte contadina e artigiana etnoantropologica possiede un ruolo importante nel preservare e promuovere le tradizioni rurali che altrimenti potrebbero andare perse a causa dei cambiamenti sociali, economici e tecnologici. Questa istituzione si impegnano a documentare e a tramandare le conoscenze per tradizione, offrendo al pubblico, in un modo nuovo, la possibilità di apprendere dalle generazioni passate e di apprezzare le competenze artigianali che hanno plasmato le comunità rurali nel corso dei secoli.
Istituito all’interno del Centro Polifunzionale “Giovanni Paolo II”, con ingresso in via P. Salvatore Messina 2, attiguo alla “Biblioteca Civica Il Ponte” la quale può vantare una sede definitiva in questa moderna struttura sin dal 2008, quando tutto il complesso fu terminato. La professoressa Giovanna Bellomo fu per parecchi anni insegnante e Preside dell’Istituto Scolastico Comprensivo “Mons. Raffaele Arrigo”, prematuramente scomparsa. Gli oggetti in esso contenuti sono stati raccolti dal prof. Leonardo Runfola che, per volere dell’Amministrazione dell’epoca, si decise di mantenere stabilmente all’interno di una adeguata struttura museale. Il Museo civico concorre a comporre la nuova rete museale madonita. Diciannove Musei delle alte e basse Madonie raccolte in un unico circuito dal nome evocativo: “Musea”.
La realizzazione di questo museo, con un mondo che richiama antichi ricordi, rappresenta un importante momento di crescita culturale non solo per i visitatori giornalieri, ma anche per le future generazioni. È stato inaugurato il 1° maggio 2014, ed ha sede nel “Centro Polifunzionale Papa Giovanni Paolo II”. Gli oggetti schedati sono cinquecento, altri ne sono conservati nei depositi.
Un museo è un luogo destinato allo studio ed alla esposizione di oggetti di interesse culturale, di testimonianze di vite vissute ma ha anche il compito di renderli visibili e promuoverne la conoscenza e la fruizione. La concezione consolidata del museo come deposito stabile e del luogo di isolamento e di reclusione ha lasciato posto a quella attuale di centro culturale attivo al servizio della società, aperto verso l’esterno e in grado di confrontarsi con un pubblico vario comprendendo i vari interessi e i diversi modi di approcciarsi e diversificando l’offerta delle iniziative, quali mostre temporanee, itinerari e laboratori didattici per le scolaresche, centri di documentazione e di ricerca. Un museo non è soltanto un luogo di raccolta di oggetti dotati di valore in sé ma deve essere inteso soprattutto come strumento per trasmettere messaggi ed informazioni, per “parlare” al pubblico.
Proprio con questo intento è nato il “Museo Civico Etnoantropologico Giovanna Bellomo” di Montemaggiore Belsito, intitolato per ricordare una donna speciale, capace di lasciare un’impronta indelebile non solo nel cuore dei familiari ma anche in ambito culturale, scolastico, sociale.
Oggetti, attrezzi, ricordi che illustrano un’epoca attraverso la cultura materiale dei suoi uomini. Reperti, testimonianze abbandonati in campagna, all’interno di casolari o rimasti per decenni rilegati negli angoli bui di pagliere, stalle e solai, tra polvere, tarme e ragnatele, ritornano alla luce. Ogni oggetto recuperato, anche se annerito dal tempo e consumato dall’uso, diventa nel cuore del professore Runfola, un gioiello da pulire, da riportare quasi all’antico splendore perché custodisce un’anima, perché rappresenta una memoria storica, perché testimonia momenti di attività di lavoro, di fatica, di sudore versato, ma anche momenti di vita quotidiana, di affetti familiari.
Sarà una vanga, un martello, un telaio, un arcolaio, un giocattolo d’altri tempo, ma è sempre un omaggio al lavoro dell’uomo, una rassegna di attrezzi utilizzati da intere generazioni nelle diverse attività: dal lavoro nei campi agli arnesi del falegname, del fabbro, del muratore, del calzolaio, alla ricostruzione di un ambiente domestico sia una cucina con i poveri arredi dell’epoca, sia una modesta camera da letto sia una stanza da lavoro, con l’immancabile telaio per creare i tessuti di una volta o i fusi per filare la lana e ottenere calde maglie per tutta la famiglia.
Il “Museo civico Giovanna Bellomo” è definito un Eco-museo. Allora, diciamo, che l’eco-museo è un patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio attraverso un progetto condiviso; è un patto che ha lo scopo: di conservare, comunicare e rinnovare l’identità culturale di un territorio storicamente, geograficamente, socialmente ed economicamente omogeneo; di recuperare, testimoniare e valorizzare la memoria storica, la vita, le figure, le tradizioni, la cultura materiale e immateriale, le relazioni fra ambiente naturale e l’uomo che lo abita; di comprendere l’evoluzione del paesaggio per organizzare lo sviluppo futuro del territorio in una logica di sostenibilità ambientale, economica e sociale, di responsabilità e di partecipazione dell’intera comunità locale.
II “territorio storico” delle Madonie è caratterizzato da una notevole omogeneità culturale, geografica e paesaggistica; per questo l’Ecomuseo delle Madonie è il “luogo” naturale dove confluiscono tutte le precedenti esperienze culturali del territorio per ridiscuterle ed ampliarle, partecipando insieme a progettare il futuro.
Il tempo e la discontinua attenzione a mantenere efficiente la struttura museale, rischia di marginalizzare e rendere poco attrattivo il museo etnografico-antropologico montemaggiorese. Ci si augura che la nuova amministrazione contribuisca a continuare e mantenere in vita una risorsa cosi rilevante per la Comunità stessa e per tutto il comprensorio, essendo il “Museo Giovanna Bellomo” un punto di attrazione e fruizione culturale risultante dall’impegno di quei tanti che hanno permesso, ognuno grazie al proprio contributo personale, alla sua realizzazione.
Santi Licata