Rinasce la rivista “Archeologia” edita dai Gruppi Archeologici d’Italia

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Superati i sessant’anni di storia dalla sua nascita, una pausa editoriale fin troppo lunga e il tentativo di avviare una Nuova Serie nel 2005, con la pubblicazione del numero 0, adesso per “Archeologia” si ricomincia. E ciò, nella convinzione che il numero 1 della Nuova Serie sia il primo di un lungo percorso della storica rivista, seguendo lo spirito con il quale fu fondata nel 1961 da Ludovico Magrini, del quale con questa iniziativa si tenterà di raccogliere l’immensa eredità culturale.
L’idea è che “Archeologia” possa divenire non soltanto l’immancabile vetrina degli studi e delle ricerche condotte dai Gruppi Archeologici d’Italia nelle sue diverse sedi, sparse su tutto il territorio nazionale, ma possa anche ospitare contributi di studiosi: accademici o giovani promettenti ricercatori, che hanno qualcosa di nuovo da comunicare ad un pubblico che sia il più vasto possibile. Tuttavia, ed è questo il principale obiettivo editoriale che muove il nuovo corso della rivista, si auspica che a tale comunicazione si applichi la regola di un linguaggio che possa essere comprensibile non soltanto agli specialisti, ma a tutti coloro che pur rifuggendo dalle banalizzazioni che oramai invadono il nostro mondo per mezzo dei social-media, si aspettano da una rivista l’uso di un codice linguistico chiaro e al contempo esaustivo.
I promotori si propongono cinque contributi nel tentativo di riprendere e ripercorre alcuni dei temi principale che hanno caratterizzato la ricerca archeologica e storica dei Gruppi in questi recentissimi anni; una ricerca purtroppo in parte frenata, se così si può dire, da situazioni locali e internazionali che come noto hanno mutato il corso della vita di tutti noi. I cinque contributi affrontano temi che da un lato ripercorrono attività di ricerca archeologica per così dire “tradizionali”, con solide esperienze di indagini scientifiche condotte da quasi un cinquantennio da parte dell’Associazione, dall’altro apre a nuovi filoni di ricerca, come l’Archeologia Subacquea e l’Archeoastronomia, discipline che solo in questi ultimi anni si stanno imponendo con le loro scoperte nel mondo accademico così come al grande pubblico, nelle quali l’attività dei Gruppi si è posta da subito in posizione di avanguardia.
Con questo spirito, dopo gli editoriali di Antonino Filippi, Direttore Scientifico, di Enrico Ragni, Presidente emerito dei Gruppi e di Gianfranco Gazzetti, Direttore dell’Associazione, che aprono una interessante finestra sulla storia della Rivista, il primo contributo è quello di Federico Fazio, responsabile nazionale per l’Archeologia subacquea dei Gruppi, il quale ripercorre la scoperta di un relitto cinquecentesco nelle acque di Sciacca, in Sicilia, con il parziale recupero del suo carico e del suo armamentario.
L’Archeoastronomia è l’argomento affrontato a due mani da Ferdinando Maurici, attuale Soprintendente del Mare della Sicilia e da Alberto Scuderi, Direttore Regionale dei Gruppi della stessa Regione, i quali esplorano il controverso e dibattuto tema del megalitismo nella più grande delle isole del Mediterraneo, e le sue relazioni con l’orientamento astronomico di tali monumenti, offrendo l’esempio di un interessante quanto singole recente ritrovamento di un allineamento di menhir condotto nel territorio di Cerami, piccolo comune dell’ennese posto quasi al centro dell’Isola.
Ad un caposaldo della ricerca scientifica dei Gruppi Archeologici d’Italia, e del Gruppo Archeologico Romano in particolare, è dedicato l’articolo di Gianfranco Gazzetti, Direttore Nazionale dei Gruppi, e di Giuseppina Ghini, già funzionario della Soprintendenza archeologica del Lazio, ovvero la riscoperta e la salvaguardia della villa romana delle Colonacce, presso Castel di Guido (Roma).
La ricerca storico-architettonica riguardante i monumenti dell’antichità e del medioevo, da conoscere e soprattutto da salvaguardare, sono l’argomento degli ultimi due contributi, quello di Leonardo Lozito, vicedirettore nazionale dei Gruppi, incentrato sul maniero federiciano di Lagopesole, in Basilicata, e quello dell’architetto Giovanni Vultaggio, sul Castello della Colombaia di Trapani, incredibile complesso fortificato, posto su di un isolotto a guardia del porto della città siciliana, oggetto di studio e di valorizzazione da parte del locale gruppo archeologico.