Termini Imerese, Amministrazione comunale si prona ai voleri dell’AdS di Palermo. Il porto sarà commerciale: arriveranno i Tir, i containers e… a munnizza

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Tempi bui attendono la città di Termini Imerese. Tempi di degrado e di declino. Il cerchio si è chiuso.

Chi sperava in un sviluppo turistico con conseguente rilancio della città ha investito male il proprio tempo e denaro. Con l’imprimatur dell’Amministrazione e del Consiglio comunale è stato deciso che lo scalo di Termini Imerese sarà commerciale Nessun porto turistico verrà realizzato, scelta secca con conseguente schiaffo morale a coloro che si erano illusi, e avevano illuso gli altri, di poter arrivare ad una mediazione.
Ciò che era venuto ad annunciare a Termini Imerese il mitico presidente dell’autorità portuale della Sicilia Occidentale Pasqualino Monti nelle sue tre visite apostoliche si è materializzato.
Con l’approvazione ieri del Documento di Programmazione Strategica di Sistema si è concretizzata la decisione che era stata presa alcuni anni fa: liberare Palermo dal traffico pesante e spostarlo su Termini Imerese con l’obiettivo di trasformare il capoluogo siciliano in uno scalo turistico tra i più appetibili del Mediterraneo. Praticamente a loro i visitatori a noi la spazzatura.
Non ci sarà nessun porto turistico a Termini Imerese come era facile intuire dalle stesse parole di Monti quando venne in città ad infinocchiare politici locali e non, o ancora quando fece circolare l’ignobile video dove Termini Imerese sembrava Dubai, offendendo l’intelligenza dei termitani.
Qualche politico di razza locale ha sostenuto che quella del porto commerciale è una straordinaria scelta perché adesso finalmente arriveranno i finanziamenti per lo scalo imerese. Certo arriveranno circa 39 milioni di euro ma la città non ne trarrà nessun beneficio ne in termini economici ne in quelli occupazionali, tranne per qualche furbo maneggione indigeno che raccoglierà delle modeste briccola.
Tra breve appena completati i lavori cominceranno ad arrivare i Tir che in questo momento stringono d’assedio il porto di Palermo (tranquilli arriveranno e saranno più di settecento al giorno). Pile di containers invaderanno tutti gli spazi  portuali e approderà anche a munnizza, in un primo tempo mimetizzata da ecoballe, successivamente se ne farà tranquillamente a meno. Purtroppo il rischio di diventare la pattumiera del Mediterraneo diventa sempre più realistica.
Era tutto già scritto e deciso da tempo. Bisognava opporsi fin dall’inizio a tale disegno nefasto per il futuro di Termini, ma era necessario avere politici coraggiosi e decisi: come è facile comprendere merce non molto diffusa nelle nostre zone. A giustificazione della scelta è stato pure detto che i cittadini non contano nulla davanti a siffatte decisioni che arrivano dall’alto: vero è, non contano nulla soprattutto quando si ritrovano rappresentanti incapaci e inadeguati.
Altro che rinascita della città che in molti sbandieravano durante l’ultima campagna elettorale? La decisione seppellisce le poche speranze in un futuro diverso. Per l’ennesima volta quando Termini Imerese si trova al bivio, si incammina sempre verso il sentiero peggiore. Si è stati troppo spesso miopi.
E’ successo quasi mezzo secolo fa quando si preferì optare per la nascita della zona industriale, massacrando un territorio, invece di scegliere uno sviluppo balneare e una agricoltura di qualità forse un percorso più lento ma sicuramente più equilibrato e alla lunga vincente. Ma almeno la discutibile scelta degli anni ’70 assicurò per alcuni decenni dei grandi benefici occupazionali. Nella decisione odierna sul futuro del porto non ci saranno nemmeno questi.
Anche nel caso della zona industriale mancarono amministratori saggi e lungimiranti. Altre città a noi vicine con molta più intelligenza intrapresero altre strade e oggi sono punto di riferimento a livello internazionale. Anche nella medesima circostanza: a loro i viaggiatori a noi l’inquinamento.
L’arte e la bellezza della politica è quella di saper guardare lontano, di immaginare il futuro migliore per una comunità e avere la capacità di progettarlo: ma comprendiamo che nel nostro contesto territoriale sarebbe come chiedere a delle papere di volare. E ciò sfortunatamente per questa città non è possibile.