L’eccezionale scoperta della Strada romana Termini Imerese – Catania vicino Caltavuturo: unico tratto in Sicilia trovato fuori dalle città

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La notizia era sulle pagine dei giornali siciliani martedì 15 settembre 2020. La scoperta, in termini archeologici e storici è eccezionale.

Infatti mai sino ad ora era stata trovato un reperto qualunque di una strada romana che non fosse stato collocato all’interno di una città con l’eccezione, ovviamente, dei ponti antichi, che riescono a dare un’idea abbastanza precisa degli Itinera romani.
L’unica eccezione nel panorama siciliano fu, nell’autunno del 1954, il ritrovamento in contrada Zuccarone, posta a meno di 3 km in linea d’aria ad Est del centro di Corleone, un cippo miliare romano riportante l’iscrizione del nome del console Aurelio Cotta. Il miliare, scoperto da Giovanni Valenti allora giovane studioso di Corleone, era sepolto a lato della trazzera più antica posta a circa 500 metri più a monte del tracciato della odierna Regia Trazzera Cammarata-Castronovo-Palermo, variante tarda della strada più antica a monte. Il miliare era così detto poichè era collocato, sia a destra che a sinistra della via, ogni mille doppi passi di un buon camminatore equivalenti a 1.482,50 metri.
Il miliare rinvenuto a Corleone fu studiato quasi subito da Antonino Di Vita nel 1955. Il cippo è di forma parallellepipeda, diverso dai miliari ritrovati in altre località dell’impero in epoca successiva, solitamente a forma cilindrica, e riporta la scritta “Aurelius Cottas Consol”.
Tutti concordano sul fatto che si tratti di un cippo collocato sulla via Palermo-Agrigento.
Un altro possibile miliare, pare ritrovato nei pressi di Mazzarino, in provincia di Caltanissetta, venne descritto dallo studioso Angelo Li Gotti, che così scrisse: “…mentre da gran tempo rinvenuto in contrada Li Perni, sulla trazzera Sofiana-Riesi, un cippo che sembra miliare, che si conserva presso la Villa Alberti di Mazzarino, sembra pure contenere una epigrafe latina riferentesi a Settimius Severus Pontefix Maximus” ( l’imperatore che regnò tra il 193 ed il 211 d. C).
Il cippo dovrebbe essere stato collocato sull’  Itinerarium Antonini I – A Trajecto Lilybeo mp 257 tra le stazioni di Philosophianis e Petilianis. Null’altro viene aggiunto da Li Gotti, né una descrizione, una foto, una misura, un’impressione; né altro si è più saputo del presunto miliare che, a ricerche successive, è risultato scomparso (L’archeologo Marco Sfactèria di Torregrotta in provincia di Messina, mi ha confermato che, malgrado le indagini da lui svolte ed essersi recato, come me, nella Villa Alberti, non ha ritrovato nulla).
Altre testimonianze stradali, al di là di quelle emerse all’interno delle città, non esistono salvo qualche toponimo come un casale Millarinum o Miliario che ricorda nel suo nome l’esistenza di un miliare, è riportato dallo storico Vito Amico nel suo Dizionario topografico della Sicilia, che lo situa nei pressi di Lentini, forse fra Scordia e Francofonte, ma non lo localizza.
Abbiamo poi un borgo Millara, sito a circa 7,5 km ad E di Marsala in territorio dello stesso comune, nome che sembra ricordare la collocazione di un miliare. Sempre a N di Marsala a circa 10,5 km sulla strada per Trapani si trova la località Ragattisi o Racartisi. In arabo Rahl tis’ah significa casale del nono (sottintendendo miglio da Marsala) o, meglio ancora, casale della nona fermata.
Infine, ad Ovest di Siracusa, sulla strada per Lentini, troviamo il toponimo Tremilia, luogo che riporta l’evidente distanza di un insediamento (statio, mutatio, etc.?) dalla città. In questo caso il miliare doveva essere posto al quadrivio delle strade che portavano ad Ortigia, a Catania lungo la costa e verso Cassibile ed Eloro sempre lungo il mare ed oggi posto a circa 400 metri dal mare, probabilmente sull’Itinerarium Antonini II.
Alio itinere a Lilybeo Messana mp 300 tra Siracusa e Catania. Nessun altro toponimo di cui sia a conoscenza riporta o ricorda indicazioni di distanze stradali. Ricordiamo infine tre iscrizioni lapidarie pubblicate da Marina Silvestrini nel 2014, che riportano notizie sul cursus publicus ovvero del sistema stradale romano in Sicilia, ritrovate una a Sciacca nel 17° secolo poi andata perduta e due ritrovate a Marsala di cui una immediatamente è stata trafugata dopo essere stata fotografata.

Ma ritorniamo alla strada romana trovata durante gli scavi vicino Caltavuturo.
Il rinvenimento dei resti della massicciata stradale sottostante al classico lastricato romano, collocata a circa cm 40 di profondità, è avvenuta nel corso dei saggi archeologici preliminari richiesti alla Snam Rete Gas dalla Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo durante la fase di prima progettazione dei lavori di rifacimento dell’esistente metanodotto Gagliano Castelferrato – Termini Imerese.
Il luogo di ritrovamento corre lungo la Regia Trazzera (testimonianza residua della strada consolare Palermo-Catania) che da Caltavuturo conduce ad Alimena e si trova parallelo alla S.S. 120, all’incirca al km 36+900, con una lunghezza di circa m 25.
Si tratta dello strato di fondazione, detto statumen, composto di sassi ed argilla combinato con un secondo strato, il rudus, fatto di pietre, mattoni rotti e sabbia spesso impastati con calce. Proprio la presenza di cocci anche di ceramica sigillata collocati nello statumen e nel rudus, ha permesso la datazione del manufatto che dovrebbe risalire ad un periodo collocabile tra il II ed il III secolo d.C. Sono totalmente mancanti il nucleus, di pietrisco e ghiaia e la copertura, il summum dorsum, di lastre levigate di pietra che danno il caratteristico aspetto alle strade romane.
Probabilmente il lastricato è stato riutilizzato nel corso dei secoli come materiale costruttivo portato anche lontano rispetto al luogo di estrazione.
D’altronde sono innumerevoli i casi di riutilizzo come materiale da costruzione dei manufatti più antichi: possiamo citare il Colosseo di Roma e, in Sicilia, l’utilizzo dei resti dei templi greci d’Agrigento per la costruzione del molo di Porto Empedocle e di tante case anche dei molti paesi collocati nei pressi di Agrigento e della città stessa.
Gli scavi sono stati condotti, sul posto, dall’archeologo Filippo Iannì di Villarosa, con una lunga esperienza in questo tipo di scavi, sotto la direzione dell’archeologa Rosa Maria Cucco della Soprintendenza dei BB CC di Palermo.
La strada coincide con notevole approssimazione con la Strada statale n. 120; il tratto stradale romano corre infatti parallelo alla S.S. 120 e ad una quota poco inferiore.

Riportiamo le parole rilasciate da Lina Bellanca, soprintendente dei Beni culturali di Palermo: “L’eccezionalità del rinvenimento consiste principalmente nel fatto che siamo di fronte all’unico tratto di strada romana costruita sull’Isola, fino ad oggi attestato. Altro dato straordinario è la coincidenza della strada appena scoperta con la Strada statale 120 detta dell’Etna e delle Madonie; il tratto stradale romano, di cui si conserva solo la massicciata sottostante il basolato, certamente divelto dai secolari lavori agricoli, corre, infatti, parallelo alla SS 120 e ad una quota di poco inferiore confermando, almeno tra il chilometro 36 e il chilometro 37, una corrispondenza tra le due strade prima d’ora solo ipotizzata dagli studiosi di topografia antica”.
Si ricorda, infine, che a Nord-Ovest dal luogo del ritrovamento si trova il sito della fattoria romana di Pagliuzza, insediamento servito dalla Catina-Thermae e dove, alcuni anni fa, sono stati rinvenuti oltre 500 denari d’argento di età repubblicana, che oggi sono esposti all’interno del Museo Civico di Caltavuturo.
Luigi Santagati

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  1. Complimenti all’architetto Santagati per la documentazione, e a Esperonews per la disponibilità ad argomento ben poco popolare!!! GRAZIE

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