Montemaggiore Belsito: l’epidemia di colera del 1837 e 1867, il SS. Crocifisso e il Covid

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Il SS. Crocifisso è compatrono con Sant’Agata V. e M. di Montemaggiore Belsito. Fu affiancato a protezione della Comunità montemaggiorese nel 1837, quando, si ritiene,

operò un portentoso prodigio in occasione dell’epidemia di colera, morbo asiatico che per la prima volta comparve in Sicilia.
Accadde che i montemaggioresi presi dal panico per i numerosissimi decessi che causava e avendo saputo che nel vicino Comune di Alia i morti erano sull’ordine delle centinaia, ignari della misteriosa malattia che come a quel tempo era attribuita all’opera malefica dell’uomo e avendo saputo che in molti Comuni della Sicilia, tra cui Palermo (muore il 13  luglio, Domenico Scinà, fisico e storico italiano, nato nel 1764), Bagheria, Termini Imerese (il 18 luglio muore Nicolò Palmieri, economista, storico e politico italiano, nato nel 1778), erano scoppiati tumulti a causa di questo terribile morbo, i montemaggioresi, mossi dal sentimento religioso si rivolsero al SS. Crocifisso per essere liberati dal male che li minacciava. Così tutta la popolazione con a capo il Sindaco, la Giunta, l’Arciprete e tutto il Clero riunitasi nella Chiesa del SS. Crocifisso nel giorno 10 luglio 1837, fa un solenne e pubblico voto alla miracolosa Sacra immagine del SS. Crocifisso
Dopo quest’atto solenne l’immagine sacra fu portata in processione penitenziale per le strade del paese. Ci narrano i resoconti che “l’essere stato pietoso e commovente vedere tutto il popolo, preso da un grande e profondo sconforto e dalla paura di un’imminente morte certa, rivolgersi in preghiera e in lacrime alla intercessione del Cristo, ed emettere ad alta voce i più ardenti voti di essere tutto per Gesù. Ciò nonostante Montemaggiore Belsito non fu risparmiato da tale calamità. Infatti, dopo alcuni giorni il micidiale morbo fa le sue prime vittime”. Il giorno 20 agosto 1837 Montemaggiore Belsito registra i suoi quindici morti.
Da quel giorno però non occorsero più altri decessi e il limitato numero, nei confronti di altri paesi, quasi 70.000 in tutta la Sicilia, fu da tutti assegnato, appunto, alla intercessione del SS. Crocifisso. Qualcuno, invece, lo attribuì all’aria pura e ossigenata e alla bella posizione del paese. Quando nel 1867 il colera ricomparve in Sicilia, i decessi a Montemaggiore Belsito furono circa settantadue.
Ci dice Lucio Drago che i morti di colera furono seppelliti in una fossa comune ricoperta di calce (come occorreva fare per tutelare la salute pubblica) a 500 metri più a monte del paese, nei paraggi di dove attualmente si trova la pineta comunale. 
Oggi abbiamo a che fare con il Coronavirus che ha colpito anche la nostra comunità con circa 90 contagi. Il SS. Crocifisso farà il miracolo come duecento anni fa? Nell’atteso di saperlo è intanto conveniente attenersi alle disposizioni emanate per il contenimento dell’epidemia.
Santi Licata

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  1. «Una voce di protesta – Non una chiesa come era uso, raccoglieva quegli avanzi mortali, non un sacro recinto, ove il silenzio comanda ed alimenta i teneri affetti, ove l’ombra ospitale ricopre le ossa del padre, della sposa, dell’ amico; solo un alto piano alla parte superiore del paese, come dissi avantI ‘extra regione propter contagium’, dove dormono i colerosi del 1837, furono sepolte quest’altre vittime». Da “Gioie e lacrime” di Lucio Salemi-Drago (1868-1959, montemaggiorese, insegnante e storico).

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