Sanità: al Giglio di Cefalù in funzione la revolution ct tac di ultima generazione: una Tac al cuore in un secondo

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Una Tac al cuore nel tempo di un solo battito, un esame total body in un secondo. E’ l’innovativo tomografo computerizzato “Revolution CT”, realizzato da GE Healthcare, di cui si è dotata la Fondazione Istituto Giglio di Cefalù. 

La macchina, la prima in Sicilia di questa tipologia, abbina rapidità di scansione e una notevole riduzione della dose di radiazione, erogate ai pazienti, nel corso dell’esame.
La nuova Tac della Fondazione Giglio è stata presentata nel corso del convegno sulle “Nuove frontiere nello screening cardiologico. Il ruolo della Cardio CT” tenutosi al Complesso Monumentale San Domenico di Cefalù.
“E’ un altro tassello al percorso di rinnovamento tecnologico avviato dalla Fondazione Giglio nel 2018 – ha detto il presidente Giovanni Albano – che ci ha visto programmare, in quest’ultimo biennio, investimenti per diversi milioni di euro. Dai nuovi laboratori di emodinamica ed elettrofisiologia  – ha aggiunto – alla digitalizzazione dell’istituto, a una tac dedicata al pronto soccorso, alle collonne laparoscopie  e di endoscopia digestiva sino all’attivazione di un laboratorio di biologia molecolare per l’analisi dei tamponi Covid-19.
“Con l’arrivo della Revolution CT – ha affermato Albano – ampliamo l’offerta sanitaria e candidiamo il Giglio a centro di riferimento per le patologie cardiovascolari. Un progetto che stiamo già realizzando grazie alla collaborazione con Gianluca Pontone, specialista in cardiologia e radiodiagnostica e direttore del centro cardiologico Monzino di Milano”.
I lavori sono stati aperti dai saluti del vice sindaco di Cefalù, di mons. Sebastiano Scelsi, cappellano dell’ospedale Giglio, di Vincenzo Terrasi, di Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale dell’assessorato regionale della Salute, e dell’assessore regionale alla formazione, Roberto Lagalla. “Ogni innovazione tecnologica – ha detto Lagalla – è frutto di un avanzamento della conoscenza. Ogni tecnologia necessita evidentemente di una particolare abilità tanto in termini di utilizzazione quanto in termini di interpretazione del risultato. E’ il caso specifico del Giglio che ha saputo coniugare tecnologie e professionalità e che oggi presentata una innovativa metodologia di studio del circolo coronario”. Maria Letizia Di Liberti “ha sottolineato, invece, l’importanza della prevenzione. Una macchina come questa – ha detto – ci consente di prevenire malattie cardiovascolari spesso causa di esiti infausti”.
Tra i principali punti di forza della nuova tecnologia c’è l’ampia copertura anatomica (16 cm), che insieme alla rapidità di scansione della macchina consente ai medici di cogliere immagini intere e in altissima definizione di organi come cervello, cuore, fegato o pancreas nel tempo di una singola rotazione da 0,28 secondi, con risultati clinici di alta qualità equiparabile a quella di visualizzazione al microscopio. La velocità del sistema fa inoltre si che il personale clinico possa raccogliere informazioni relativa alla funzionalità degli organi e non soltanto alla loro anatomia. Una possibilità in grado di garantire ad esempio una completa valutazione del cervello in caso di ictus attraverso lo studio della perfusione cerebrale.
“La TAC cardiaca con gli scanner di ultima generazione – ha detto Gianluca Pontone del Centro Cardiologico Monzino di Milano, intervenendo ai lavori – è stata sdoganata come test di prima diagnosi della cardiopatia ischemica. Può sostituire le più comuni pratiche diagnostiche in Cardiologia. Questa Tac ha, inoltre, la grande capacità di identificare l’arteriosclerosi subcritica, patologia che impatta prognosticamente sui pazienti non individuabile con alcun tipo di test come quello da sforzo o similare”.
Per Tommaso Cipolla, responsabile dell’unità operativa di cardiologia della Fondazione Giglio, “la Revolution CT, grazie ad enormi miglioramenti tecnologici rispetto alle apparecchiature precedenti, fornisce informazioni sull’albero coronarico non solo di tipo anatomico (ossia il grado di restringimento delle coronarie) ma anche di tipo funzionale (ossia se a una determinata stenosi corrisponde un’area di ischemia ed eventualmente la sua entità ed estensione) e in merito alle caratteristiche delle placche ateromasiche. Informazioni che, senza la TAC – ha aggiunto – è possibile ottenere solo mettendo insieme i dati di vari esami, anche invasivi: per esempio ecocardiografia dopo stress più coronarografia, oppure scintigrafia miocardica dopo stress più coronarografia. E’ da sottolineare che nessun altro esame è in grado di fornire, in maniera non invasiva, informazioni sulle caratteristiche della placca: per esempio volume della placca, presenza di calcificazioni parcellari, fenomeni necrotici, e altro. Tutte informazioni di grande importanza prognostica, attualmente ottenibili esclusivamente in modo invasivo con ecografia intra-coronarica (IVUS).
Tutto ciò fa sperare di potere diagnosticare le coronaropatie severe – ha concluso Cipolla – con maggiore tempestività rispetto al passato, con l’obiettivo di ridurre in maniera significativa la letalità dell’infarto che, va ricordato, continua ad essere la prima causa di morte nel mondo occidentale”.
“In ambito cardiologico – ha aggiunto il responsabile della diagnostica per immagini della Fondazione Giglio, Tommaso Bartolotta, l’esame Tac consente di valutare le coronarie in pazienti anche con potenziali infarti. E’ molto utile al fine della prevenzione”.
Sullo stato dell’arte dell’imaging cardiologico è intervenuto Fabiano Caprotti, Ct clinical leader di Ge Healthcare.
“Il paziente al centro del percorso diagnostico, le sue caratteristiche e la modalità di funzionamento del suo cuore – ha detto Caprotti – indicano alla macchina quale sia la migliore tecnica di acquisizione dell’esame cardiologico. La Tac innovativa si adatta al paziente e lo riconosce come persona, unica e irripetibile, garantendo al tecnico e al medico radiologo il miglior risultato possibile in ogni condizione. La diagnosi quotidiana e la ricerca clinica vanno di pari passo grazie alle nuove tecnologie”.
I lavori sono stati moderati da Vincenzo Lombardo, giornalista e responsabile della comunicazione della Fondazione Giglio.