Manifestazione del 2 giugno: la Sicilia che dice no alla lega (e a Musumeci)

0
92

Lo avevamo anticipato e così è stato: la Festa della Repubblica 2020 è stata davvero diversa dalle altre. Non è stato solo ciò che è mancato a renderla così; nessuna parata sui Fori Imperiali, niente ali di folla festante, niente ospiti nelle caserme italiane.

A rendere questo 2 giugno diverso da tutti gli altri passati e (lo speriamo!!!) diverso da quelli a venire è stato qualcosa di totalmente inedito. Infatti, malgrado le tradizionali celebrazioni siano state significativamente cancellate per ovvi motivi di saggezza, prudenza e massima attenzione al momento di grave difficoltà dovuto all’epidemia da Covid 19, alcune importanti espressioni della nostra società hanno incredibilmente deciso di manifestare proprio in questo giorno.
Dal centrodestra alla sinistra pare che tutti abbiano sentito l’urgenza di esprimere il proprio dissenso alle politiche governative. In tante piazze italiane le manifestazioni più eclatanti sono state quelle del centrodestra, con episodi anche sconfortanti di pericolosi assembramenti e malaugurate affermazioni contro il presidente Mattarella. A Palermo, oltre ad una tiepida, poco partecipata manifestazione mattutina della Lega, nel tardo pomeriggio del 2 giugno la piazza del glorioso Parlamento siciliano, il parlamento più antico al mondo in quanto istituito da Ruggero II d’Altavilla nel 1130, è stata letteralmente invasa da centinaia di siciliani provenienti da molte province, al grido unanime di “No beni culturali alla Lega-Musumeci dimettiti”. Avevamo dato conto delle motivazioni, delle istanze e dei preparativi a questa manifestazione in
Da settimane ci si preparava per una manifestazione contro il governo regionale ovvero da quando il presidente siciliano ha pensato bene di offrire un assessorato quale quello ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana alla Lega di Salvini. Questa decisione ha innescato polemiche feroci che si sono materializzate con ciò che  non si era mai visto prima: una manifestazione di piazza contro il governo siciliano indetta proprio il 2 giugno. Alle 18 la piazza del Parlamento a Palermo si presentava già discretamente variopinta, con molti partecipanti intenti a sventolare la storica bandiera siciliana rossa e gialla con la triscele al centro, tamburinai, tante coppole e, soprattutto, un servizio d’ordine attento, quasi fiscale, nel coordinare la piazza e fare rigidamente osservare il distanziamento sociale. Malgrado le tante persone presenti, infatti, non ci sono stati episodi di assembramento.
La manifestazione, ordinata ma vivacissima, è stata scandita da brevi, incisivi interventi degli organizzatori inframmezzati da esibizioni musicali con tamburi, tamburelli, marranzanu, friscalettu e canti. L’indignazione scaturita dalle improvvide frasi del governatore Musumeci che aveva definito i manifestanti: “Quei gruppi di poveretti alcuni con problemi personali, professionali” si è trasformata in cori contro la Lega e contro le scelte del  governo regionale. Particolarmente accattivante  uno dei canti offerto alla piazza il cui ritornello recita: “E a to’ figghiu comu cià cunti, ca’ voti Lega e nun ti nn’affrunti (a tuo figlio come glielo racconti che voti Lega e non ti vergogni)”. Tra i tantissimi cartelli esposti dai manifestanti si  evidenziano temi quali “La cultura non si Lega” così come “Il sud non ha dimenticato chi lo ha sempre insultato”. Tra gli interventi citiamo Domiziana Giorgianni che afferma «Non possiamo permettere a chi per anni ci ha insultato di far parte del Governo della nostra isola. Ci chiamavano fannulloni, parassiti, e adesso? Cosa è successo? Non ci caschiamo. La Lega può cambiare nome, ma la sostanza no. È il partito del Nord che fa gli interessi del Nord». Le fa eco Sofia Rosano “Musumeci rischiava di concludere il suo mandato senza essere ricordato. E così, invece di dare continuità al suo governo del nulla, ha deciso bene di uscire dall’anonimato. Lo ha fatto nel peggiore dei modi: svendendo la Sicilia al partito anti-siciliano per antonomasia”. A rincarare la dose Loretta Nicolosi afferma che “Noi siciliani siamo creativi, siamo arte e siamo cultura e nelle mani dei leghisti non possiamo andarci, assolutamente no. Questa terra non può avere la Lega che per più di trent’anni ci ha insultato. E il signore a cui chiediamo le dimissioni non era esente da questi insulti”. A concludere gli interventi  Tiziana Albanese “Oggi in Sicilia si sono confrontate due piazze. Da un lato una sparuta minoranza di leghisti, dall’altro i siciliani veri. Quelli che non si svendono per interessi e per soldi. Sono state rispettate tutte le misure di sicurezza, cosa che non ha fatto il centro-destra in piazza a Roma”.

Anna Maria Alaimo