Giovanni Battista Meli vs Michele Iannello: la contesa, tra regole ed eccezioni, decisa al fotofinish. E sullo sfondo la protesta scrive Mastrolembo Ventura

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La regola d’oro delle elezioni, che scivolano scheda dopo scheda, è quella per cui, visto il primo trend, è possibile con quasi matematica certezza individuare il candidato che sarà poi proclamato vincitore. Una regola che, in fondo, ha sempre dato conferma; eppure come ogni regola, ne è ammessa l’eccezione. E a Collesano, nella notte tra il 10 e l’11 giugno, è quel che è accaduto.

Alla chiusura delle urne, alle 23 di domenica scorsa, sono iniziate le operazioni di spoglio. I seggi, aperti fin dalle 7 del mattino, brulicavano di tensione: quella del 2018 è stata una contesa elettorale che, per varie ragioni, è stata caricata di senso e significato ancor più che nelle precedenti. Non l’ha eguagliata, per trasporto emotivo, neppure quella che, nel 2010, vide impegnate ben sei liste per 84 candidati al consiglio comunale.

Le indicazioni di voto, per i commentatori della piazza, erano chiare: a giocarsi la partita sarebbero stati i due candidati, Michele Iannello e Giovanni Battista Meli, sostenuti, rispettivamente, dalle liste “Un’altra storia per Collesano” e “Prima di tutto Collesano”. Vi era una quasi certezza che il terzo candidato, l’ex commissario straordinario Domenico Mastrolembo Ventura, sostenuto dalla lista “Una democrazia partecipata”, non sarebbe riuscito a piazzarsi in una posizione utile, ma che comunque avrebbe seriamente insidiato il bagaglio elettorale dei due. E così è stato, raccogliendo i voti della protesta e inanellando, in una logica pseudo-grillina, ben 577 preferenze che già valgono una mezza vittoria. La sua lista ha raccolto 537 preferenze. Qualche componente di seggio, a urne chiuse, ha ricordato quanto marcato fosse il segno di preferenza sul suo nome. Netto, chiaro, senza infingimenti, senza tentennamenti.

L’eccezione, dicevamo. C’è stata, eccome. Fin oltre le tre del mattino, il trend a favore di Iannello restava ancora in piedi: 30-50 voti lo scarto rispetto a Meli, ormai pensato fuori partita e immaginato lì a rincorrere senza successo. Molti chiusero occhi e cellulari, certi che la regola, come ogni regola, non avrebbe potuto determinare sussulti di sorta. Quegli occhi, in realtà, qualche ora dopo, apertisi, strofinarono l’insensatezza di un’eccezione difficile a realizzarsi proprio perché eccezione. Meli aveva azzerato la distanza, ribaltando il risultato. “Una partita al 90o” cominciavano a sussurrare supporter e avversari. E quella è stata. Per una manciata di voti: tre. 931 a favore di Meli e 928 a favore di Iannello. Il maggioritario impone questo, in fondo: anche un solo voto in più. Rasentando, questa partita, un’altra eccezione che statisticamente avrebbe fatto storcere il naso a qualunque cartomante: il ballottaggio trasferito al 24 giugno per parità di voti. E tra schede contestate e animi agitati, è rimasto dietro l’angolo, sospeso, per tempi indefiniti. E lì sarebbe stata un’altra partita o, come alcuni dicono, un’altra storia.

Meli ritorna a ricoprire la carica di primo cittadino dopo essere già stato sindaco dal 2010 al 2015. Porta con se e il suo 38,22% di consensi, otto consiglieri: Mariano Ferrarello (210 preferenze), Daniele Carlino (197), Serena Noce (187), Tiziana Cascio (177), Maria D’Anna (145), Mario Macaluso (134), Vincenzo Culotta (131), Bernadetta Bartolone (124). A seguire: Elsa Ingrao (117), Giuseppe Colombo (114), Pina Cucco (95) e Giuseppe Guzzio (74). Ferrarello è già designato assessore (vicesindaco), come anche Elsa Ingrao: loro contestuali dimissioni, a cascata, permetterebbero l’ingresso in consiglio di Colombo. Si vedrà.

Come si vedrà le scelte che verranno prese da Michele Iannello, cui è stato assegnato il seggio in consiglio, tra i banchi dell’opposizione, dove siederà insieme a Maria Concetta Genchi, che con le sue 248 preferenze è stata la più votata in assoluto, insieme ad Angelo Gargano (184) e a Renato La Russa (145). A seguire: Antonella Cuccia (141), Felice Turrisi (130), Giuseppe Nicchitta (127), Maria Domenica Misita (115), Antonino Cilluffo (112), Domenica Cilluffo (104), Teresa Cuccia (101), Antonella Ficcaglia (77) e Angelo Fullone (69).

Antonino Cicero
@AntoninoCicero1