Gli vendono la barca che è un colabrodo. Denunciati e condannati in due. E’ accaduto a Termini

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Hanno convinto un tale che avrebbe fatto un affarone cedendo la sua barca, acquistandone un’altra e pagando pure dei soldi per la riparazione di entrambe.

Ma è stata tutta una truffa, che si è consumata a Termini Imerese nel 2013. Ecco cosa è successo. Il proprietario di un’imbarcazione, non usandola da tempo, ha pensato bene di ripararla per poi venderla e realizzare così un po’ di soldi. Si è messo allora in contatto con tale E. G., 43 anni, marito della titolare di una ditta di nautica a Termini. Fatte le riparazioni e rimessa in acqua la barca, essa ha subito presentato malfunzionamenti e difetti ed il proprietario dello scafo si è lamentato con chi aveva effettuato l’intervento, ritenendo che le riparazioni fossero fatte male. Quest’ultimo però si è giustificato dicendo che la barca era troppo vecchia e malandata, che non conveniva ripararla, proponendo in cambio un ottimo affare: riparare alla meglio l’imbarcazione, cederla a lui perché con calma la vendesse ed acquistarne un’altra, di proprietà di R. L., 59 anni, che era in buone condizioni e richiedeva solo una semplice messa a punto. In “omaggio”, compreso nel prezzo di acquisto, ci sarebbe stato pure il posto barca al porto di Cefalù. Così i tre si mettono d’accordo e la “vittima” consegna all’uomo la sua vecchia barca (valutata mille euro), acquista la barca di L. (compreso il posto barca) per ottomila euro e paga pure duemila euro complessive per la manutenzione delle due barche (la sua e quella appena comprata). Fatto l’affare e sistemata la nuova barca, l’acquirente si mette a navigare, ma presto anche la nuova imbarcazione presenta problemi meccanici e la capitaneria di porto di Cefalù ha pure impedito l’ingresso della barca in porto, perché i posti barca non possono essere acquistati o venduti da privati. L’uomo, sospettando un imbroglio, chiede allora spiegazioni ai due, finendo pure per essere minacciato da G. se li avesse denunciati, cosa che però è stata fatta. Al processo, che si è svolto davanti al tribunale di Termini, i due sono stati riconosciuti colpevoli e condannati alla pena di un anno e tre mesi di reclusione e 300 euro di multa il primo e sei mesi di reclusione e 300 euro di multa il secondo.