L’immobile di Polizzi affidato per cento euro l’anno dal comune non è la casa natale di Borgese

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Sembra un giallo, ma potrebbe facilmente trasformarsi in una truffa, se quanto stiamo per raccontarvi dovesse corrispondere al vero.

La casa di Polizzi Generosa, da poco affidata dal comune alla Fondazione G. A. Borgese al canone annuo di appena cento euro, non è la casa natale dello scrittore madonita, autore dei romanzi Rubè ed I vecchi e i giovani, di numerosi articoli e saggi, docente universitario ed in predicato per il Nobel per la letteratura, morto nel 1952 e considerato da Leonardo Sciascia tra i più importanti scrittori del Novecento. Ad affermarlo è Emanuele Buttitta, figlio del più noto Nino, insegnante e studioso, che ha contestato tutta la procedura per l’affidamento del bene, considerandola il frutto di un grosso imbroglio. Ma ripercorriamo i fatti, seguendo il filo dipanato da Buttitta. Qualche anno fa la Fondazione G. A. Borgese, oggi presieduta da Gandolfo Librizzi, fedelissimo di Davide Faraone alla regione e proprio per questo a luglio premiato con la presidenza del conservatorio di Palermo, pur essendo privo di competenza specifiche in materia musicale, acquista una casa che si affaccia sulla “serpentina”, sotto il municipio, affermando che si tratti della casa natale dello scrittore Borgese, perché venisse presto destinata a sede del sodalizio, museo e luogo ove raccogliere cimeli e ricordi del letterato madonita. L’immobile necessita però di costosi interventi di restauro, ma la fondazione non può richiedere finanziamenti pubblici. Si pensa allora di cederla con contratto trentennale al comune, che subito dopo avvia le pratiche per il finanziamento, presentando un progetto per “il restauro ed il riuso della casa natale di Borgese”, come si legge nei documenti ufficiali, ed ottenendo i sospirati fondi. Una volta accreditate le somme, ecco che il comune bandisce una gara per il riaffidamento della casa, bando vinto come sappiamo dalla stessa fondazione, proprietaria della casa ed unica partecipante alla gara, che si aggiudica il tutto per soli cento euro l’anno, confidando nel finanziamento milionario già ottenuto per il restauro e ritornando così nel pieno possesso del bene. In realtà questa casa c’entra poco con Giuseppe Antonio Borgese. Studiando i documenti e gli atti di nascita della famiglia Borgese, Emanuele Buttitta ha scoperto infatti che la vera casa natale dello scrittore è un’altra, quella che si trova in via Vinciguerra 13, vicino al municipio e non sotto questo, alla serpentina, dove si trova la casa di proprietà della fondazione e da questa “spacciata” per quella natale del letterato. Quest’ultimo immobile è solo una delle tre case dove i Borgese hanno vissuto a Polizzi, acquistata solo ai primi del ‘900, mentre Giuseppe Antonio è nato prima, nel 1882. Quest’ultimo ed i suoi fratelli, invece, sono tutti nati nella casa di via Vinciguerra 13, già appartenente alla famiglia della madre, Rosa Di Martino. Dopo qualche anno la famiglia si trasferì dapprima in affitto in una casa di via Cirillo 22 ed infine nell’immobile oggi passato per casa natale dello scrittore. Maria Pia, sorella di quest’ultimo, alla morte dei suoi familiari ha tentato di vendere questa casa (non quella natale) al comune, ma non essendoci riuscita, l’ha lasciata alla chiesa, che la divide e la vende separatamente a tre diverse persone. E’ stata una di queste ultime a vendere, infine, la sua parte di casa alla Fondazione Borgese, che poi la fa passare per la casa natale dello scrittore. Ma la fondazione fa di più. “Spaccia” pure per originale la biblioteca del padre del letterato, che si trovava alla morte del primo a Palermo, trasportandone i volumi a Polizzi, nella “falsa” casa natale di Giuseppe Antonio Borgese, e facendoli passare per suoi. “Il bello (o il brutto) è che tutti a Polizzi conoscono queste cose e tutti tacciono. Anche i vertici della fondazione e del comune”, dice Emanuele Buttitta. Un vero giallo, insomma. Se non fosse che dietro potrebbe celarsi una truffa.