Proteste al palazzo di giustizia di Termini. Per l’imprenditore anche qui un “sistema Saguto” per i fallimenti

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Proteste davanti al palazzo di giustizia di Termini Imerese.

Questa mattina Salvatore Macaluso, imprenditore madonita, e la moglie hanno inscenato davanti l’ingresso degli uffici giudiziari una protesta pacifica, appendendo dei cartelloni e chiedendo di essere ricevuti dal presidente del Tribunale e dal procuratore della Repubblica per esporre le loro ragioni. I manifesti, appesi dai due alle pareti delle case dirimpetto al palazzo di giustizia, contengono fotocopie e ritagli di giornale, che ricapitolano le lunghe vicende relative al “racket delle Madonie” ed i suoi strascichi giudiziari, un’annosa storia di truffe e mazzette, estorsioni e fallimenti, che hanno visto coinvolti legali, ufficiali giudiziari ed imprenditori madoniti e che, a detta di Macaluso, non sono mai finite. Secondo l’uomo ci sarebbe negli uffici giudiziari termitani un sistema perverso di connivenze tra avvocati, curatori fallimentari, custodi giudiziari dei beni sequestrati, pubblici ufficiali ed addirittura giudici, per favorire illeciti arricchimenti con parcelle e ricche mazzette, ai danni degli imprenditori colpiti, prima dai cravattari e poi da questo meccanismo perverso, che invece di rendere giustizia favorisce certi loschi figuri. E la “mente” di tutto questo sarebbe, a dire sempre di Macaluso, l’avvocato Filippo Catalano, da Polizzi Generosa, che da anni gestirebbe il sistema, intascando lucrosi guadagni. In pratica, anche qui in provincia sarebbe in piedi un “sistema Saguto”, senza che nessuno abbia finora detto nulla. Da qui la clamorosa protesta di oggi davanti il palazzo di giustizia di Termini Imerese.