Mafia delle Madonie. Arrestati i capi mandamento di Trabia e San Mauro

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Sono Diego Rinella e Francesco Bonomo i due capi mandamento di Trabia e San Mauro Castelverde.

Essi sono finiti oggi in manette insieme ad altre 31 persone, tutte affiliate a Cosa nostra e colpite da altrettante ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Palermo ed eseguite dai carabinieri della compagnia di Termini Imerese. Le indagini che hanno portato agli arresti, oltre che al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 1,5 milioni di euro, hanno permesso di fornire un quadro dei nuovi organigrammi dei due storici mandamenti mafiosi di Trabia e San Mauro Castelverde, con l’individuazione dei reggenti e degli affiliati e del ruolo di vertice ricoperto per il mandamento di Trabia da Diego Rinella e per il mandamento di San Mauro Castelverde da Francesco Bonomo. L’operazione ha così dimostrato la riorganizzazione territoriale di Cosa nostra in una vasta area della provincia, dopo le ultime operazioni di polizia che ne hanno decimato le fila, con la volontà di collocare a capo della varie famiglie mafiose gli “anziani”, cioè i capi storici della famiglia, detti “vattiati” perché ritualmente affiliati all’organizzazione. Ed il ritorno al passato presuppone anche il ritorno ad alcuni “valori” ritenuti fondamentali per l’azione mafiosa, quali l’intimidazione delle vittime, l’omertà, il dovere di sostegno nei confronti delle famiglie degli affiliati reclusi, il controllo del territorio, l’uso di un modello operativo improntato alla “sommersione”, evitando azioni suscettibili di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine. Grazie alle intercettazioni, gli inquirenti sono pure riusciti a scoprire la demarcazione territoriale dei mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde, con il fiume Imera a fare da confine tra i due territori. Ma se i vertici sono cambiati, rimane sempre l’estorsione posta in essere contro le attività economiche presenti sul territorio, l’attività criminale principale di Cosa nostra, che porta all’accumulazione illecita di risorse ed al controllo del territorio, provocando anche uno stato di sudditanza da parte delle vittime. Durante le indagini è stato riscontrato che la pressione mafiosa sul tessuto produttivo della parte orientale della provincia ha avuto un andamento pressoché costante, ingenerando un clima di paura tale da scoraggiare l’azione di denuncia da parte degli operatori economici, anche per l’ampia disponibilità di armi da parte degli affiliati, come accertato dagli investigatori. E per coloro che osavano ribellarsi al volere mafioso, ecco pronta un’azione intimidativa.