Chiusura Punto nascite di Petralia: scelta politica e non tecnica

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Perché Petralia Sottana no e Cefalù, Licata e Bronte sì? Se lo chiedono i cittadini e gli amministratori dei comuni madoniti, dopo la decisione della ministro della sanità Beatrice Lorenzin di chiudere il punto nascita dell’ospedale di Petralia Sottana, ma non anche quello di altri comuni.

E così pare che la scelta di chiudere o di mantenere in vita un polo sanitario o un altro sia stata dettata da discrezionali criteri “politici”, piuttosto che da oggettive motivazioni. Si sospetta infatti che la deroga concessa dalla ministro alla città di Licata si spieghi perché essa è amministrata dall’Ncd, partito della titolare della sanità, mentre i centri di Bronte e Cefalù sarebbero rimasti in piedi perché “feudi” elettorali degli alfaniani Giuseppe Castiglione e Simona Vicari. “Da qui il dubbio che si tratti di una scelta non tecnica ma politica”, dice Magda Culotta, sindaco di Pollina e deputato Pd. Intanto, in attesa che la intricata matassa venga sbrogliata definitivamente, sono già due i bambini madoniti nati all’ospedale di Termini Imerese, i cui papà e mamme hanno dovuto affrontare un viaggio di ben 75 chilometri di curve e tornanti per fare nascere i loro pargoli. “E cosa avverrà in caso di neve, di grandine o di nebbia, fenomeni per niente sporadici sulle Madonie?” si chiede Francesco Campanella, senatore di L’altra Europa con Tsipras. “Il punto nascite di Petralia va riaperto subito. La sua chiusura rappresenta la lesione del diritto alla salute, che la stessa Costituzione garantisce a ciascun cittadino”. Intanto continua il presidio nei municipi dei nove comuni della Madonie (Petralia Sottana, Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Polizzi Generosa), che i sindaci occupano da tre giorni.