L’acqua del centro storico non può essere pagata come se fosse acqua potabile

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Il Sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina ha chiesto alla Società D’Ambito Palermo 1 e ai Liquidatori Fallimentari della Società A.P.S la ridefinizione delle tariffe dell’acqua erogata nell’ambito del Centro storico di Cefalù, a far data dall’entrata in vigore dell’Ordinanza di non potabilità ( la n. 84 dell’8 novembre scorso), escludendo le quote relative alla potabilità e ai servizi non resi, sospendendo, nelle more, l’emissione delle fatture.

 

Per il Primo cittadino non è possibile continuare ad emettere fatture sulla base della tariffa prevista per l’erogazione di acqua potabile, così da imporre ai cittadini il pagamento a prezzo pieno di un servizio inadeguato e non funzionale al suo scopo.

Nel chiedere che i cittadini del centro storico oltre al danno di poter usufruire di acqua non idonea per scopi potabili e alimentari, non subiscano anche la beffa di vedersi recapitare bollette calcolate sulla base delle tariffe previste per l’acqua potabile, Rosario Lapunzina ha sostenuto che “ i cittadini e Il Comune di Cefalù sono le prime vittime dell’odierno stato di cose” e pertanto l’Amministrazione si riserva “l’adozione di iniziative idonee a tutela della salute pubblica, dei diritti dei cittadini e dell’immagine della città di Cefalù, ivi comprese azioni di carattere giudiziario nei confronti di chi è tenuto, per legge, a garantire l’effettiva erogazione di acqua potabile, anche attraverso interventi di controllo e manutenzione della rete idrica e degli impianti, al fine di salvaguardare l’Ente dal danno economico che consegue dall’impossibilità di erogare, ai cittadini del centro storico, l’acqua resa potabile con notevoli aggravi economici dall’impianto gestito dalla società “Sorgenti Presidiana”.