ESPERO IN EDICOLA. Sindacato. Prima il lavoro

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Quello dei lavoratori forestali è un settore che soprattutto negli ultimi anni è stato bersagliato e messo alla gogna dall’opinione pubblica. Spesso chi parla capisce poco o nulla del settore che assieme all’agricoltura e al turismo dovrebbe essere l’asse trainante della nostra Regione. Intervista al sindacalista della Flai-Cgil, Nicola Gervasi

di Francesco Fustaneo

La riforma Fornero, votata dal principale partito di centrosinistra unitamente ai partiti di centro-destra, ha modificato l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, norma simbolo di dure lotte sindacali e di battaglie parlamentari, quella della Fiom sembra essere rimasta in ambito sindacale, ma non solo, una delle poche voci fuori dal coro. L’ art. 18 contemplava la possibilità nelle aziende con un numero di dipendenti superiore a 15, il reintegro nel posto di lavoro del dipendente licenziato senza giusta causa o giustificato motivo a fronte di una sentenza del giudice del lavoro, favorevole al lavoratore stesso. Per rimediare alla modifica dell’art. 18 e abrogare l’art. 8 del decreto-legge n.138 del 2011 (di cui era stato invece artefice il Governo Berlusconi) che prevede che la contrattazione collettiva di prossimità possa derogare anche in pejus (in peggio) alla legge e al contratto collettivo di livello superiore, si era costituito il comitato Referendum lavoro (formato da Idv, Sel, Prc, Pdci, Verdi, Fiom, Lavoro Società Cgil, La Cgil che vogliamo, Alba, Articolo 21), che aveva raccolto le firme necessarie a indire un referendum nazionale. Tali sforzi erano stati poi vanificati dallo scioglimento anticipato delle Camere da parte del Presidente della Repubblica Napolitano. Di art. 18 e crisi economica parliamo con un profondo conoscitore delle dinamiche del mondo del lavoro: Nicola Gervasi, del direttivo provinciale della Flai-Cgil, che nello specifico segue il settore dei lavoratori forestali.

Gervasi, non pensa che in merito all’art. 18, i sindacati ad eccezione della Fiom siano stati un po’ troppo silenti?
Non vi è dubbio che recentemente la linea della Cgil, come del resto quella degli altri sindacati, su quest’argomento sia stata altalenante, per usare un eufemismo. Già nel 2003 contro Berlusconi e Maroni che volevano abolire l’art. 18, l’allora Cgil da sola seppe reagire in maniera forte e compatta. La più grande manifestazione dal dopoguerra l’abbiamo fatta proprio in quell’occasione, il 23 Marzo 2003 con oltre 3 milioni di persone. Allora si diceva che era una “battaglia di civiltà, senza se e senza ma”. Sulla scia di quel successo proponemmo subito dopo un referendum per estendere l’art. 18 anche alle aziende con un numero di dipendenti inferiori ai 15. Ed anche in quel caso non tutta la Cgil fu compatta. Ricordo che fu l’allora segretario Cofferati a contribuire a far fallire il referendum invitando soprattutto la maggioranza della Cgil a non andare a votare. 

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