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Caccamo: il seminarista Giuseppe Randazzo sarà ordinato diacono sabato 18 ottobre

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Quattro alunni del Seminario Arcivescovile di Palermo saranno ordinati Diaconi per l’imposizione delle mani e la preghiera di Ordinazione dell’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice.

La Celebrazione Eucaristica avrà luogo sabato 19 ottobre 2024 alle ore 10.00 nella Cattedrale di Palermo. I futuri Diaconi sono Francesco Causa della Parrocchia S. Gregorio Magno (Palermo), Salvatore Pio Greco della Parrocchia S. Atanasio di Ficarazzi, Giuseppe Giovanni Randazzo della parrocchia SS Annunziata di Caccamo e Giovanni Russo della Parrocchia Maria SS della Lettera (Palermo).

Il Diacono

Letteralmente è il “servitore”. Nella Chiesa Cattolica il diaconato è il primo dei tre gradi del
sacramento dell’Ordine e ha la sua sorgente nella consacrazione e nella missione di Cristo, delle quali il Diacono viene chiamato a partecipare. Mediante l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria egli viene costituito ministro sacro, membro della gerarchia. Questa condizione determina il suo stato teologico e giuridico nella Chiesa. Il diacono può battezzare, benedire matrimoni, assistere i malati portando la comunione, celebrare la liturgia della Parola, predicare, evangelizzare e fare catechesi. Il Diaconato – così come indicato nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, 29 – può costituire una tappa intermedia verso il sacerdozio (diaconato transeunte, cioè di passaggio) o rimanere un ruolo di “servizio” nella vita liturgica e pastorale e nelle opere sociali e caritative (diaconato permanente).

Grande successo alla Stagnone di Marsala dell’edizione 2024 di “Palermo dal mare”

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Un nutrito stuolo di disegnatori e fotografi, alternatisi nei due giorni di laboratorio, hanno invaso con grande entusiasmo l’imbarcadero Storico J. Whitaker e l’isola di Mozia, prendendo ispirazione dagli scenari unici proposti da questo splendido angolo di paradiso. Nella splendida cornice dello Stagnone, luogo magico per le saline di Trapani e Marsala, rinomato per la bellezza naturalistica e archeologica delle sue isole e per l’accecante meraviglia dei suoi tramonti, ha avuto luogo la settima edizione di “Palermo dal mare”, in seno al Festival del Disegno Fabriano is All Around 2024 e promosso da BCsicilia.

Un laboratorio galleggiante di immagini e parole che ha permesso ai partecipanti di illustrare le coste dal mare realizzando diari di viaggio eseguiti con la tecnica dell’acquerello e non solo.

Il progetto era stato presentato a Palermo a Palazzo Castrofilippo in via Alloro, 64. Dopo l’introduzione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia, l’articolato programma era stato illustrato dalle artiste Valeria Di Chiara e Maria Catena Sardella che spiegheranno i vari momenti dell’iniziativa.

L’evento si è articolato in due diversi momenti di illustrazione e narrazione in barca e a terra e la successiva condivisione degli elaborati.

Il progetto nasce da una visione artistica dei luoghi: descrivere le città costiere dell’isola siciliana dal mare, così come le videro gli antichi Fenici e i Greci e come appaiono oggi agli occhi di coloro che arrivano dal mare.
L’obiettivo nel tempo è di circumnavigare la Sicilia in senso fisico, metaforico e artistico e mantenendo la stessa configurazione delle precedenti edizioni.

Madonie, intervento per un escursionista di Castelbuono infortunato a Pizzo Catarineci

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Complesso intervento congiunto del Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano e dell’82° Centro SAR (Search & Rescue) dell’Aeronautica Militare nella zona di Pizzo Catarineci, sulle Madonie, per recuperare un escursionista vittima di un incidente. L’uomo, un settantaduenne di Castelbuono, stava raggiungendo la cima della montagna insieme ad un amico quando, a quota 1.600 metri di altitudine, è scivolato in mezzo alla faggeta cadendo rovinosamente e procurandosi la sospetta frattura del femore.

Resosi conto della gravità delle ferite riportate, il compagno ha chiamato il Numero Unico di Emergenza 112. La centrale del 118, trattandosi di un intervento sanitario in ambiente impervio, ha allertato il Soccorso Alpino che per ridurre al minimo i tempi d’intervento ha allertato l’Aeronautica Militare, con la quale vige un consolidato rapporto di collaborazione. Ma, contemporaneamente, sul posto si è diretta via terra anche una squadra di tecnici SASS dalle Madonie.

Dall’aeroporto di Trapani Birgi è decollato un elicottero HH-139B dell’82° centro Sar del 15° Stormo che ha imbarcato un tecnico del Soccorso Alpino per dirigersi sul luogo dell’incidente. Arrivati sul posto, lo specialista del SASS e un aerosoccorritore dell’Aeronautica si sono calati col verricello, hanno raggiunto l’uomo in mezzo agli alberi, gli hanno immobilizzato la gamba, l’hanno imbarellato e, con l’aiuto della squadra arrivata via terra, lo hanno portato fuori dalla faggeta  e issato a bordo col verricello per sbarcarlo dopo pochi minuti all’aeroporto di Boccadifalco dove ad attenderlo c’era un’ambulanza del 118.

Intanto la squadra delle Madonie aveva raggiunto il compagno aiutandolo nella discesa verso il luogo dove i due escursionisti avevano lasciato l’auto.

L’intervento è stato possibile anche grazie al supporto assicurato dal IV Reparto Volo della Polizia di Stato di stanza a Boccadifalco.

Trabia, il Comune stabilizza 36 dipendenti

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Questa mattina 36 dipendenti del comune di Trabia hanno firmato i contratti a tempo indeterminato. “Una stabilizzazione fortemente voluta dal nostro sindacato che ha sollecitato e supportato l’iter che oggi culmina con un risultato storico per i lavoratori, le famiglie e i cittadini che riceveranno servizi migliori. Lo dice Gianluca Cannella del Csa-Cisal. Grazie all’impegno dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Francesco Bondí, del consiglio comunale e degli uffici coordinati dal Segretario generale Domenica Ficano anche Trabia ha finalmente completato le stabilizzazioni e ci auguriamo che tanti altri comuni seguano questo esempio. Un pensiero in particolare va a una lavoratrice recentemente scomparsa che avrebbe dovuto firmare oggi il contratto a tempo indeterminato che, per volere dell’amministrazione, è stato firmato simbolicamente da tutti i colleghi e le colleghe”.

Castelbuono, dal 25 al 27 ottobre la XVIII edizione del Funghi Fest

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Torna dal 25 al 27 ottobre a Castelbuono la XVIII edizione del Funghi Fest tra gusto, arte, natura e cultura alla scoperta del territorio.

Funghi Fest è un appuntamento che fonde da sempre le eccellenze gastronomiche con le tradizioni del territorio e come di consueto, sarà organizzata dall’Associazione Culturale Promo Madonie Sicilia guidata da Jhonny Lagrua che da vent’anni ha la sua mission nel valorizzare e  promuovere il territorio e le eccellenze madonite e siciliane grazie al patrocinio del Comune di Castelbuono e della Regione Siciliana Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo.

Nell’ultimo weekend di ottobre i visitatori e gli appassionati dei funghi avranno l’opportunità di vivere Castelbuono scoprendo e apprezzando le svariate proposte enogastronomiche e di ammirare le bellezze architettoniche e naturalistiche che offre il paese immersa in uno scenario di grande suggestione e bellezza all’interno del Parco Naturale delle Madonie.

Gli Chef prepareranno e presenteranno al pubblico i prelibati piatti della tradizione Madonita a base di funghi che faranno gustare ai visitatori nella tre giorni che celebra sua maestà il Fungo.

Gli stand espositivi delle aziende del territorio, posizionati lungo tutto il suggestivo centro storico, promuoveranno le eccellenze enogastronomiche tra i sapori e i sentori, si potranno ammirare anche i manufatti dell’artigianato locale.

“Funghi Fest – affermano i promotori – è un appuntamento coinvolgente a cui non si può mancare e in cui si potranno visitare mostre, musei, monumenti, partecipare ai convegni, assistere alla consegna del prestigioso riconoscimento del Premio Internazionale della Cultura e del Gusto, ai coinvolgenti spettacoli sul palco e alle incredibili performance degli artisti di strada, partecipare agli show cooking e ai laboratori del gusto e poi tanto divertimento per i più piccini”.

Il programma in aggiornamento è consultabile sui siti www.funhifest.it  www.promomadonie.it Per informazioni  329 4919281 – 0921 673856 [email protected].

Scheda di sintesi sulla Gurfa/Urfa di Alia

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Il sito si raggiunge percorrendo la S.S. n.121, da Palermo per Agrigento o viceversa, uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al Km 189 si entra nell’abitato, si attraversa e percorrendo la S.P. 53, oppure la S.S. 121 in direzione Valledolmo-Vallelunga, si giunge alla collina, dove sul fianco sud-ovest si aprono suggestivamente nella roccia gli accessi e le altre luci di questo antichissimo e misterioso insediamento rupestre. Contrariamente a quanto può fare pensare la loro attuale denominazione, Grotte della Gurfa, non si tratta di grotte naturali ma di un imponente monumento di architettura in ipogeo. “Ipogei con thòlos della Gurfa” sarebbe quindi più corretto dire. La complessa problematica della datazione ed attribuzione  di quest’opera monumentale è resa ancor più enigmatica dalla mancanza apparente nell’area di reperti fittili che possano orientare nella datazione, essendo gli ipogei ininterrottamente abitati fino agli anni ’90 del 1900, con uso agricolo.

La Gurfa di Alia si trova nel cuore della Sikania protostorica. E’ un sito rupestre di straordinario interesse storico-artistico ed ambientale; testimonianza di una memoria millenaria, incredibilmente sfuggita agli studi più attenti, anche per l’enigmatica perdita della sua stessa memoria storica. Il complesso in ipogeo, nonostante l’uso improprio plurisecolare di stalla-magazzino e agricolo-abitativo, di cui sembra restare traccia nella dizione araba “Gurfa“, si rivela nelle sue dimensioni monumentali come una grande architettura di sofisticata progettazione e realizzazione.

In particolare l’ambiente campaniforme, a thòlos, con Oculus/Opaion di sommità, il più vasto del Mediterraneo, è direttamente confrontabile ed associabile a tipologie tholoidi di cultura Egeo-Micenea.

Nonostante la divergenza di opinioni ancora in corso fra gli studiosi, quel suo ambiente campaniforme offre suggestioni estetiche confrontabili con il celebrato “Tesoro di Atreo” di Micene in Argolide. Lo stato degli studi e le risposte “ufficiali” alle domande “originarie’” che il sito pone continuano ad essere contraddittorie, anche se le ipotesi su datazioni più antiche possono coesistere con quelle di datazione più recente: da “fossa granaria medievale” variamente riadattata in seguito (per la Soprintendenza ai Beni Culturali competente e per alcuni studiosi), a “fornace a riverbero per la calce” (per A. Messina), a “tempio protostorico” con ambienti di un Palazzo rupestre (per un altro gruppo di studiosi fra i quali l’autore di questo articolo), con qualche altra posizione intermedia fra parti protostoriche più antiche, fra cui sicuramente la thòlos e rifacimenti o aggiunte consistenti di parti varie post-antiche (per G. Ferrara), mentre lo stesso Assessorato BB.CC.AA. della Regione Siciliana certifica, con il Decreto Assessoriale n°8410 del 3.12.2009, in Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n°3 del 22.1.2010, la sua appartenenza all’itinerario siciliano dei “Luoghi del Mito di Dedalo e Minosse”.

Con quell’importante Decreto dell’Assessorato dei Beni Culturali si istituiva la “Carta Regionale dei Luoghi dell’Identità e della Memoria”, la cui redazione è stata curata dal Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro e per le Scienze Naturali ed Applicate ai beni Culturali, che ne elabora anche i nessi con la Carta del Rischio del Patrimonio Culturale ed Ambientale, con il Registro delle Eredità Immateriali e con l’Albo delle Piante Monumentali della Sicilia. L’obiettivo è stato quello di estendere la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale di Sicilia a quei luoghi ed edifici che contribuiscono a costruire l’identità e la memoria culturale dell’isola, attraverso valori riconducibili ai temi del mito e leggende, del sacro, della storia, della cultura, del lavoro, del gusto, del racconto letterario, televisivo e filmico.

Il complesso rupestre della Gurfa di Alia è censito ufficialmente fra i “Luoghi degli Eroi e delle Leggende Eroiche” come “Mito di Dedalo e Minosse”.

In assenza di scavi archeologici sistematici e datazioni scientifiche certe, al momento attuale il dibattito specialistico si attesta sulle varie posizioni di ricercatori indipendenti ed autori che si dedicano a questi studi.

Per quanto riguarda l’impianto complessivo della Gurfa, dato archeologico certo però  “…rimane la compresenza sul sito di una necropoli datata all’età del rame. Incontestata rimane, inoltre, l’origine araba del toponimo che, però, nulla di definitivo ci dice sulla nascita del complesso ma che ne attesta un uso specifico da parte di gente islamica, in un lasso di tempo intercorrente fra la conquista musulmana dell’isola e il periodo delle rivolte sotto il dominio di Federico II (dalla metà del IX secolo al primo quarto del XIII)… la Gurfa è citata per la prima volta, nei documenti, come popoloso e florido casale ‘arabo’, dato già esistente nel 1150 quando fu concesso dal re Guglielmo allo Spedale dei Lebbrosi di Palermo. Successivamente il casale entrava a fare parte dei possedimenti dell’Ordine Teutonico a cui lo Spedale dei Lebbrosi passava con tutti i suoi beni. …Per ciò che riguarda gli ambienti scavati nella roccia essi sono disposti su due distinti livelli. Al livello inferiore sono stati ricavati due grandi vani dotati di ingressi indipendenti comunicanti tramite una galleria posta sul lato prossimo alla facciata. Il primo di questi vani ha pianta quadrangolare e rimane caratterizzato dalla singolare soluzione adottata nella conformazione dell’estradosso della copertura a due spioventi con colmo centrale. Il secondo ambiente, a pianta circolare, è a dir poco sorprendente sia per le dimensioni (12,50 metri c.a. di diametro per 16 metri di altezza), sia per il singolare profilo campaniforme culminante in un foro centrale. Per mezzo di alcuni gradini scavati nella parete rocciosa ed attraverso un piccolo ingresso ricavato ad altezza d’uomo si accede al livello superiore. Esso è costituito da quattro ambienti di forma parallelepipeda dalle dimensioni ridotte rispetto a quelle del sottostante piano. Brevi passaggi rendono intercomunicanti gli ambienti. …. La veduta da questo luogo del monte di Cammarata e del Cassaro di Castronovo ha consentito di ipotizzare l’appartenenza della Gurfa al sistema del Platani. Il secondo livello alla fine di un corridoio si affaccia dentro il grande spazio del vano campaniforme entro il quale, palesamente, una volta esisteva un collegamento verticale fra i due livelli. …”.

(da: Scheda tecnica Comune di Alia. Parco sub-urbano della Gurfa , testo a cura della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo-Sezione Archeologica).

Thòlos della ‘Gurfa Aurea’: Ierofania al mezzogiorno solare del Solstizio d’Estate

Carmelo Montagna

Crisi idrica siciliana: il parlamentare siciliano di Italia Viva Davide Faraone a Nicosia

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Dopo una manifestazione sulla crisi idrica promossa dal partito di Renzi davanti al Palazzo palermitano con tanto di accappatoi e bidoni, il parlamentare siciliano di Italia Viva Davide Faraone ieri ha fatto visita a Nicosia. La città dell’ennese, assieme a diverse altre dell’entroterra siciliano soffre la situazione di forte crisi dell’invaso Ancipa da cui dipende.

La preoccupazione del Sindaco Luigi Bonelli che, come tanti Sindaci, cerca di ovviare ad una carenza strutturale di programmazione da parte della Regione siciliana con i pochi mezzi disponibili e con tanta abnegazione e il punto di vista competente dell’ing. Fabio Bruno, presidente del Movimento per la Difesa dei Territori, hanno confermato che la situazione è veramente critica e affrontata con gravi ritardi da parte di chi ha responsabilità in merito.

La visita di Faraone ha raggiunto alcune aziende del territorio costrette a ridurre le proprie produzioni a causa della riduzione dell’approvvigionamento idrico oppure, nel caso di quelle agricole, addirittura ad abbattere i capi di bestiame. Mentre le famiglie del centro urbano ormai si sono organizzate con tanto di bidoni e bacinelle per far fronte alla sempre più pesante turnazione.

“Le responsabilità di quanto accade sono chiare – afferma Faraone – il Presidente della Regione Schifani non ha programmato per tempo interventi strutturali che avrebbero potuto ridurre l’impatto della crisi idrica. Eppure già diversi mesi fa la situazione era chiara. Oggi possiamo solo sperare che piova quanto prima. In questi giorni sto girando, come faccio spesso, i territori della Sicilia per dare la mia vicinanza a chi si trova a dover gestire una crisi così pesante.”

La Targa Florio Classica 2024 sulle strade delle Madonie

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Il “Circuito delle Madonie”, seconda e decisiva tappa della Targa Florio 2024, esalta gli oltre 230 equipaggi sulle strade del Mito. I numerosissimi appassionati e l’accoglienza del pubblico siciliano, sono sempre i veri vincitori della Targa Florio Classica 2024, che con il loro abbraccio agli equipaggi sulle loro splendide automobili, hanno ancora una volta mostrato un attaccamento competente e sentito alla gara più antica del mondo, “A Cursa” che don Vincenzo Florio ha creato per “sfidare tempo”. La Targa Florio Classica 2024 è prova decisiva del Campionato Italiano Grandi Eventi 2024 e si è sviluppato su due tappe, la prima nella giornata di venerdì attraverso i tesori della provincia di Trapani tra cui le “Saline” e quella di sabato per l’appunto sulle strade della mitica Targa Florio delle origini, dal rettifilo di Campofelice di Roccella a Collesano, Da Calcarelli a Petralia a Polizzi Generosa. Ad accendere i cuori degli sportivi il Ferrari Tribute to Targa Florio. Ferrari prosegue nella sua tradizione di celebrare le grandi corse automobilistiche del passato come la mitica “Cursa”. Il Ferrari Tribute to Targa Florio ha portato in Sicilia ben 70 straordinarie automobili, costruite dal 1991 con una accuratissima selezione di modelli tra i più rari e preziosi che si sono confrontati a suon di precisione sui cronometri, in una gara di regolarità lungo lo stesso percorso che ha visto le gesta di grandi piloti del passato come Juan Manuel Fangio, Arturo Merzario e Nino Vaccarella.

Tra i protagonisti di vertice spicca il già F1 Karl Wendlinger sulla meravigliosa Mercedes Benz SL 300, prestigioso modello ad “ali di gabbiano”, del 1955, preceduto nei passaggi dalla esclusiva Targa Florio 2 – liter, la biposto che vinse sulle Madonie nel 1924. Grande agonismo sulle due tappe, solo le classifiche ufficiali delineeranno l’ordine di premiazione tra i precisi Top Driver della Regolarità. Le classifiche parziali del Campionato Italiano Grandi Eventi riservato alle auto storiche delineano sempre più la sfida decisiva tra i Top Driver dove figurano gli equipaggi della scuola campobellese, tutti con auto anteguerra. A partire da Francesco e Giuseppe Di Pietra, padre e figlio sulla Fiat 508C di Franciacorta Motori, vettura uguale per Angelo Accardo e Filippo Becchina, Enzo Ciravolo e Francesco Messina, Giovanni Moceri e Valeria Dicembre con la Lancia Aprilia ma decisamente insidiose sono state le incursioni di Roberto Crugnola e Annalisa Mentasti ancora su Fiat 508 C e anche di Massimo Bisi e Claudio Cattivelli su Porsche 356 S90, oltre a Sergio Sisti e Anna Gualandi su Lancia Aprilia.

Tra le fila della Targa Florio Legend, sono protagonisti di un’ottima progressione Vincenzo Ferrari e l’attore statunitense Erik Haugen su Ferrari GTS del Ferrari Club Italia. “Ci stiamo divertendo moltissimo” – hanno detto i due ferraristi.

A proposito di personaggi famosi, in gara il cuoco internazionale e protagonista delle scene televisive Carlo Cracco che al termine della prima tappa ha tracciato un primo bilancio. “Una bellissima gara con tanti amici e paesaggi straordinari tra Trapani, Marsala e le Saline. Siamo in zone molto energiche per quanto riguarda l’accoglienza. La nostra vettura è bellissima e io cerco di evitare errori seguendo le indicazioni del mio driver e capo, Ezio Ronzoni. Le sensazioni per quanto riguarda la classifica sono buone”.

A chi gli chiede della cucina siciliana la risposta è: “La Sicilia ha una grande cultura gastronomica e anche vitivinicola. Dove ci sono la corsa più antica del mondo, il cibo migliore ed il vino migliore, si sta davvero bene”. La competizione si è svolta in condizioni di totale sicurezza grazie alla presenza dei numerosi mezzi e personale di assistenza di ACI Global.

Apprezzamenti all’organizzazione ma soprattutto al prestigio culturale dell’evento sono stati rivolti dal Team Principal Sauber Alessandro Alunni Bravi in gara con Alfredo Spatafora su Porsche 911.

A proposito di sicurezza, a garantire il sereno svolgimento dell’evento è stato l’ottimo lavoro degli ufficiali di gara appositamente formati dalla Delegazione ACI Sport della Sicilia coordinata dal delegato Fiduciario Daniele Settimo.

Anche il presidente di ACI Sport SPA Giulio Pes Di San Vittorio, in gara su Porsche 718 GTS, ha espresso gratitudine a tutto lo staff, coordinato personalmente dal Marco Rogano, direttore generale di ACI Sport.

Tornando al programma nella giornata di domenica 13 ottobre è previsto il Trofeo Monreale, che inizierà con il tracciato della Bellolampo Passo di Rigano, gara che vide l’esordio al volante del grande Nino Vaccarella. La giornata darà ai concorrenti la possibilità di poter guidare le proprie straordinarie vetture fino a San Martino delle Scale con arrivo alle ore 9.20 dove è prevista una serie di prove di media, verso Monreale, sede del monumentale Duomo, edificato per iniziativa del re normanno Guglielmo II tra gli anni Settanta e Ottanta del XII secolo e oggi patrimonio dell’Unesco. Alle 10.06 infine è previsto l’arrivo della prima vettura ancora al Molo Trapezoidale Marina Yachting di Palermo dove è previsto il pranzo finale e alle ore 13.00 la cerimonia di premiazione.

Unani-tibb, la medicina “ecologica” greco-arabo

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Unani, in arabo, significa “ionica”. In questo caso l’aggettivo non specifica una particolare configurazione della scienza medica, bensì una zona geografica, esattamente quella in cui sorse la grande tradizione medica greca che influenzò profondamente lo sviluppo di questa scienza in occidente. Gli storici della medicina, d’altra parte, la chiamano, “medicina araba”, perché furono gli Arabi a riconsiderarne e rivisitarne gli aspetti teorici e pratici, nella sua completa definizione questo sistema sanitario viene denominato “Unani-Tibb”, greco-arabo, e la sua stessa definizione rispecchia due distinte connotazioni geografiche, relative alle sue origini e alle sue più raffinate elaborazioni.

Attualmente la medicina Unani-Tibb è diffusa fondamentalmente nel sub-continente indo-pakistano, dove è considerata una medicina “ufficiale”, parallela a quella occidentale moderna. A giustificare la considerazione in cui essa è tenuta, vi è il fatto che tale sistema sanitario è altamente strutturato, con proprie norme teoriche e indicazioni pratiche, una farmacopea specifica e un vero e proprio modello assistenziale. Negli stati ove è diffusa maggiormente – India e Pakistan – esistono degli “ordini dei medici” unani-tibb, e in Pakistan addirittura un “Consiglio Nazionale per la Medicina Unani”. In India vi è anche una “Direzione per la medicina Unani” in seno al Ministero della Sanità e della Pianificazione Familiare.

Si tratta quindi di una medicina “storica”, perfettamente ortodossa in alcune zone geografiche, che dispone di proprie facoltà e corsi di laurea. Eppure le sue basi teoriche sono molto differenti da quelle della medicina occidentale moderna.

Umori, salute e malattia

La medicina Unani-Tibb è ancora fondata sostanzialmente sulla teoria degli umori di Ippocrate. Questi aveva ipotizzato che nell’organismo esistessero quattro umori: il sangue, la flemma, la bile gialla e la bile nera. Dal loro reciproco equilibrio e disequilibrio dipendevano la salute e la malattia. Questo concetto fu successivamente ripreso da Galeno, che riteneva che a ognuno dei quattro umori fosse connaturato un temperamento (sanguigno, flemmatico, bilioso e melanconico). La teoria umorale fu poi ampliata dalla medicina araba, sino a giungere alla medicina Unani. Il temperamento ha qui un’importanza determinante, perché attraverso la sua analisi viene effettuata la diagnosi, calibrata la terapia e, naturalmente, distinta la patologia. Nella dottrina del temperamento però non si deve vedere soltanto una adesione a modelli pre-scientifici della medicina: infatti nella sua interezza questo concetto non differisce molto da un modello neuro-psico-endocrino. Poiché ogni temperamento è caratterizzato da un umore, ogni cambiamento in questo, e nel suo rapporto con gli altri umori, può causare una malattia, così come è patogena l’incapacità del corpo di smaltire i residui metabolici. Ogni umore, inoltre, ha certe sue qualità specifiche: il sangue è caldo-umido, la flemma è fredda-umida, la bile gialla è calda-secca, la bile nera fredda-secca.

Queste caratteristiche sono possedute anche dalle sostanze, particolarmente da quelle farmacologicamente attive, e in base a queste loro caratteristiche che esse possono interagire con l’organismo. Una medicina “calda” sarà usata per la cura di una malattia causata da un eccesso di umori freddi, per esempio, e viceversa. Ogni medicamento ha quindi lo specifico potere di riequilibrare gli umori deficitari correggendo lo stato patologico dell’organismo.

La medicina Unani studia il corpo in base a sette categorie concettuali. Esse son rappresentate dagli elementi che compongono tutto l’universo e quindi anche il corpo umano (Arkan),dai temperamenti (Mizaj), dalle componenti strutturali del corpo (Akhlat), dagli organi (A’da), dalla forza vitale (Ruh), dall’energia (Quwa’) e dalle funzioni corporee (af’al). Ogni aspetto del corpo umano, della salute e della malattia, quindi, è compreso in una di tali categorie, per cui gli aspetti anatomici apparterranno alla categoria a’da, gli aspetti biochimici alla categoria mizaji e via dicendo.

La caratteristica fondamentale della medicina Unani è comunque il suo porsi soprattutto come sistema di prevenzione. Il suo assunto di base è infatti che il corpo è una unione armonica di corpo e spirito e che lo stato di salute è caratterizzato dal giusto equilibrio tra entrambi questi aspetti dell’esistenza. La funzione della medicina è quindi quella, in generale, di assicurare all’organismo nella sua totalità l’equilibrio naturale originario. Di tale equilibrio fa parte anche una funzione autoregolatrice, una sorta di vis medicatrix naturae, una forza guaritrice che tende a ricondurre ogni perturbazione dell’organismo nei limiti della costituzione naturale. Non è difficile intravedere l’assonanza di questo concetto con l’omeostasi di Cannon o con una visione ecologica globale, per esempio, delle funzioni endocrine e immunitarie.

Proprio per rispettare e non inibire questa capacità dell’organismo, il medico Unani-Tibb si limita in genere a coadiuvare questa forza, agendo con terapie esterne solo quando l’organismo non è più in grado di opporsi da sé alla malattia. L’atteggiamento generale del medico è però sostanzialmente quello di espandere la capacità autoregolatrice dell’organismo, o perlomeno di non interferire con essa.

In questo la medicina Unani rivela le sue ascendenze arabe, specialmente le influenze della scuola di Abu Bakr al-Rayy, più noto nella storia della medicina come Razi, dal nome della località sull’altopiano iraniano dove nacque e visse nel IX secolo dopo Cristo. Razi è considerato fondatore della medicina “ecologica”, una corrente di pensiero che sosteneva la strettissima interrelazione tra l’uomo e il suo ambiente e la considerazione dell’organismo come momento dell’integrazione tra l’uomo e la natura. Per Razi il medico doveva sostanzialmente osservare e dare all’organismo il tempo di mettere in atto le proprie difese contro la malattia. Solo se questa strategia falliva il medico doveva intervenire. Il suo grande merito fu quello di associare al binomio medico-paziente un terzo termine, cioè l’ambiente del quale faceva parte. E la medicina Unani è sostanzialmente ecologica, nel senso che tiene sempre presente tale interrelazione. Non è un caso che, in presenza di epidemie, il medico Unani prescriva soltanto una dieta equilibrata e un sano regime generale di vita.

Sono inoltre in uso da secoli le vaccinazioni e i processi di immunizzazione, oltre a norme igieniche tendenti a contenere  in caso di bisogno la contagiosità di una malattia. Il rapporto tra il medico Unani ed il paziente si inscrive in tale contesto ecologico e preventivo. Il medico Unani (Tabib) nei suoi rapporti coi pazienti si attiene rigorosamente al sistema di credenze tradizionali, di convinzioni religiose e morali di essi: non tenta di scavalcare tali convinzioni, né tantomeno di sottovalutarle imponendo il proprio sapere. Ciò assicura un ottimo rapporto con malato, paragonabile a quello che esisteva in Europa nel secolo scorso specialmente nelle zone rurali.

La visita ha un’importanza determinante nella prassi medica Unani, anche maggiore delle analisi cliniche e strumentali, che pure sono utilizzate dal Tabib. La semeiotica è anzi una delle colonne portanti della diagnostica. Le tradizioni culturali, naturalmente, condizionano molto anche la prassi della visita: le donne infatti osservano in genere rigorosamente il Purdah, cioè portano il velo e vivono segregate dagli uomini estranei alla famiglia, il che implica che in caso di necessità esse siano visitate da un medico donna, una Tabiba. Questa può anche consultare un medico maschio, e in tali casi questi può esaminare la cartella clinica della paziente (che nelle cliniche Unani viene attentamente redatta) oppure anche tastarle il polso prima di esprimere un giudizio clinico.

Dalla visita alla terapia

Le tecniche che consentono una corretta diagnosi sono la misura del calore corporeo, effettuata mediante l’uso di termometri, attraverso il polso o la palpazione (come nella semeiotica classica occidentale) nel caso di malattie interne. Gli esami di laboratorio fondamentali sono quelli delle urine e delle feci del paziente, entrambi eseguiti in attrezzati laboratori.

La visita medica Unani prende comunque in considerazione la totalità della persona, in tutti i suoi aspetti fisici e psichici. Dal punto di vista fisico viene attentamente esaminata la lingua, che fornisce notizie utili sullo stato di funzionalità dei processi digestivi e sulle condizioni del sangue. Gli occhi, le labbra, i denti, la gola e le tonsille, oltre che le secrezioni corporee forniscono un numero enorme di altri particolari clinici utili alla diagnosi. Vengono poste molte domande sulla quantità e qualità del sonno, sul tono dell’umore, sui problemi esistenziali di quel particolare momento, sui timori, sull’irascibilità, sull’allegria e via dicendo. Raccolti tutti questi segni clinici il medico Unani ha la possibilità di riferirli ad un vasto sistema teoretico che contiene descrizioni particolareggiate delle malattie, con i sintomi, i criteri diagnostici e le possibili complicazioni.

Dopo di ciò viene prescritta terapia. La prescrizione inizia sempre con l’espressione Howash shafi, cioè “Dio è il guaritore”. Essa contiene delle indicazioni dettagliate sulla preparazione dei medicamenti e delle loro dosi, e vale abitualmente per tre giorni, passati i quali la terapia può essere cambiata o confermata. Della prescrizione fa in genere parte una dieta rigorosa.

Nei suoi rapporti con paziente il Tabib si esime abitualmente dal chiedere remunerazione, o comunque domanda una remunerazione modesta. Il suo lavoro si svolge normalmente in cliniche familiari, o anche in grandi cliniche all’occidentale, con un primario e un certo numero di assistenti. I proventi gli derivano in genere dalla vendita delle medicine nelle farmacie collegate alle cliniche.

La farmacopea

Esiste un’ampia gamma di possibilità e progetti di collaborazione tra la medicina moderna occidentale e quella Unani. In Pakistan è stato istituito un Consiglio Nazionale per la Ricerca Tibb, con tre comitati: uno per la farmacopea, uno per le erbe medicinali, e un terzo per la legislazione sul controllo dei farmaci. Il governo del Kuwait, tra gli altri, ha già programmato un grande centro di ricerca su questo argomento, ed è auspicabile che altri governi ne seguano l’esempio.

Quella Unani è una vera “filosofia della salute” che, pur originandosi dalle stesse fondamenta della medicina occidentale, se ne è differenziata sino a acquisire connotazioni del tutto differenti. È in questo caso che consiste il suo interesse fondamentale, in quanto dimostra che anche la nostra medicina, seguendo strade diverse, avrebbe potuto acquisire caratteristiche di tutt’altra natura. Ippocrate e Galeno, Avicenna e Razi fanno parte di una storia che il medico occidentale condivide col Tabib unani. Eppure i loro insegnamenti hanno dato origine a due medicine differenti.

La medicina Unani, infatti, è caratterizzata da una grande attenzione al sistema ecologico del quale anche l’uomo è parte. E sistema ecologico va inteso non solo in senso fisico, ma anche in senso psicologico: ambiente culturale, abitudini religiose, senso etico fanno pur parte dell’ecologia umana e il medico deve tenerne conto. Nel suo tentare di assecondare le forze terapeutiche dell’organismo, nel non volere con esso interferire, sino a quando ciò non è assolutamente necessario, la medicina Unani segue precetti che la medicina occidentale ha accantonato dall’Illuminismo in poi, con la separazione tra soggetto (il medico che cura) e oggetto (il malato da curare). Il medico Unani non considera il suo paziente un “oggetto”, bensì un uomo ammalato, bisognoso della sua arte e della sua capacità di comprendere in quale momento del continuum ecologico si colloca il disequilibrio con l’ambiente che ha causato la malattia. È proprio per quanto attiene al rapporto medico-paziente che la medicina occidentale potrebbe imparare qualcosa dalla medicina Unani, nella quale ogni “furore terapeutico” fondato sulla necessità di dovere  necessariamente agire terapeuticamente, con mezzi che spesso sono peggiori della malattia da curare, è accantonato. Per la medicina Unani è altrettanto importante che il medico prescriva se stesso, senza turbare i delicati equilibri tra mente, corpo e ambiente.

Giovanni Iannuzzo

Cardini concettuali sulla Via della Thòlos

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Per il significato esatto da assegnare alle parole usate in questo nostro itinerario ‘complicato’ ed in larghissima parte inedito sulla Via della Thòlos, riteniamo utile riportare un glossario di riferimento.

– Catabasi. Discesa rituale al mondo dei morti associato alla figura mitologica di Orfeo. Questo “passaggio” psichico e rituale in una cripta sotterranea attraverso un’apertura verso il mondo “infero” doveva essere opportunamente “preparato” in ambienti di “incubazione” adeguati, sorta di regressione uterina necessaria per la trasmutazione dal livello semplicemente umano a quello eroico. Sia la Catabasi che l’Incubazione sono ritualità comuni alle forme di iniziazione nelle religiosità arcaiche misteriche, praticate in antico.

– Cronologia della Preistoria. E’ generalmente suddivisa in periodi/età alle quali sono assegnate le seguenti indicative datazioni, associate a manufatti di industrie litiche o metalliche: Paleolitico, con prime datazioni a 2.500.000 anni fa e più consistenza dal  500.000-8.000 a.C.; Mesolitico 8.000-6.000 a.C.; Neolitico 6.000-3.500 a.C.; Eneolitico/Rame 3.500-2.000 a.C.; Bronzo (con l’architettura megalitica: dolmen, menhir) 2.000-1.000 a.C.; Ferro 1.000-800 a.C. con inizio convenzionale della Storia all’apparire dei primi segni di scrittura codificata.

– Città antiche di Engyon, Heraclea Minoa, Makara-Minoa, Kamikos. Corrispondono a siti siciliani di controversa attribuzione. Le ipotesi più accreditate sembrano riferirle rispettivamente alle attuali Ganci (o Troina), Eraclea Minoa-Cattolica Eraclea, costa e città antica di Eraclea Minoa, Sant’Angelo Muxaro. La chora delle città antiche era la campagna abitata che si riconosceva in un Santuario o in una Polis.

Enchytrismòs. Rito funerario preistorico di inumazione entro grandi contenitori ceramici, talora accompagnato da corredi.

Halykos. E’identificato con l’attuale fiume Platani, che nella preistoria potrebbe essere stato chiamato “Camico”, dando così il nome alla “capitale” dei sikani. Fu anche il Lycos dei greci, l’Halycus dei romani, l’Iblatanu dei musulmani. Mitologicamente la sua vallata fu scenario per le gesta di dèi ed eroi. Vi regnò Kokalos. L’attraversarono Dedalo ed Ercole, vi morì e vi fu sepolto Minosse re di Creta.

– Minos. A partire dalla figura mitologica di Minosse, re di Creta, significò sostanzialmente Re e Legislatore nella cultura minoica (3.000-1.450 a.C.), con chiari riferimenti alla figura del Menes che è il primo faraone delle dinastie egizie. E’ archetipo dell’immagine universale del Re del Mondo, per come la definisce, per esempio, Renè Guènon nella sua nota opera Il Re del Mondo. La stessa figura biblica di Melchisedec, Re di Salem con le funzioni sovrane di “sacerdote dell’Altissimo”, prefigurazione dello stesso Cristo per il rito della consacrazione eucaristica, appare nella vita di Abramo (Genesi, XIV, 18-20) e riveste un ruolo notevole nel pensiero del monoteismo ebraico e cristiano. La figura corrispondente nel periodo miceneo (1.700-1.000 a.C.) fu quella del Wanax, la cui sala del trono era il Mègaron, anche se ambienti simili sono noti nel mondo protostorico mediterraneo, spesso associati al rito della Catabasi.

Kokalos. Mitologica figura e Re della Sicania al tempo della venuta di Minosse.

Sicania. Antico nome della Sicilia, abitata dagli indigeni sicani, prima della venuta dei siculi e della colonizzazione greca. In particolare dal XIII al VI secolo a.C. indicò il cuore della Sicilia Centro-Meridionale, fra i bacini fluviali dell’Halykos-Platani e dell’Himera Inferiore-Salso, fino alla costa del Tirreno e ad Erice.

– Telestèrion. E’ il Palazzo delle delle iniziazioni ai Piccoli e Grandi Misteri, ad Eleusi e nei Santuari collegati. Evidenze archeologiche e fonti letterarie, assegnano le origini dell’edificio e del culto che vi si celebrava, per quanto se ne è potuto sapere, all’età micenea.

Thòlos. Struttura architettonica a pseudo cupola. “Antica costruzione circolare, diffusa specialmente nelle civiltà preelleniche; si vedano, per esempio, i sepolcri cosiddetti degli Atridi, presso Micene …Analoghe forme si trovano sia in costruzioni preistoriche, sia nei nuraghi sardi, sia nelle tombe etrusche. Strutture simili sono presenti anche, seppur raramente, nell’architettura classica”. Da, voce thòlos, in Enciclopedia dell’Architettura, F. Motta editore, vol. IV, pp. 277-78, ed. 2008.

Tomba e Tempio di Minosse in Sicania. In particolare ne parlano nel V sec. a.C. Erodoto (VII, 170) e nel I sec. a.C. Diodoro Siculo (IV, 78). Secondo la descrizione di Diodoro, nella sua Biblioteca Storica, si trattava di una camera funeraria sotterranea e ‘riservata’ dove erano deposte le reliquie del sovrano, collegata con un tempio di Afrodite aperto al culto e ‘sovrapposti’ i locali di un Santuario, in un complesso architettonico monumentale da ricercarsi nell’entroterra storico agrigentino lungo il fiume Halykos/Platani.

Triangolo aureo. Triangolo isoscele con angoli usuali di base di 72°, o 36°, che determinano la stessa come sezione aurea dei lati uguali: cioè la misura di questi divisa per la base dà come rapporto tendenziale il numero aureo 1,618033…. Il rapporto aureo è in generale quello che si stabilisce tra un segmento e una sua parte, in modo che quest’ultima sia il medio proporzionale tra il segmento e la parte residua.

Tridente. E’ un emblema dell’antica civiltà minoica. E’ simbolo del potere marino ed attributo dell’autorità di Poseidon, dio del mare e apice delle divinità micenee.

Gurfa. Esterno da sud-ovest

Carmelo Montagna