Scheda di sintesi sulla Gurfa/Urfa di Alia

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Il sito si raggiunge percorrendo la S.S. n.121, da Palermo per Agrigento o viceversa, uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al Km 189 si entra nell’abitato, si attraversa e percorrendo la S.P. 53, oppure la S.S. 121 in direzione Valledolmo-Vallelunga, si giunge alla collina, dove sul fianco sud-ovest si aprono suggestivamente nella roccia gli accessi e le altre luci di questo antichissimo e misterioso insediamento rupestre. Contrariamente a quanto può fare pensare la loro attuale denominazione, Grotte della Gurfa, non si tratta di grotte naturali ma di un imponente monumento di architettura in ipogeo. “Ipogei con thòlos della Gurfa” sarebbe quindi più corretto dire. La complessa problematica della datazione ed attribuzione  di quest’opera monumentale è resa ancor più enigmatica dalla mancanza apparente nell’area di reperti fittili che possano orientare nella datazione, essendo gli ipogei ininterrottamente abitati fino agli anni ’90 del 1900, con uso agricolo.

La Gurfa di Alia si trova nel cuore della Sikania protostorica. E’ un sito rupestre di straordinario interesse storico-artistico ed ambientale; testimonianza di una memoria millenaria, incredibilmente sfuggita agli studi più attenti, anche per l’enigmatica perdita della sua stessa memoria storica. Il complesso in ipogeo, nonostante l’uso improprio plurisecolare di stalla-magazzino e agricolo-abitativo, di cui sembra restare traccia nella dizione araba “Gurfa“, si rivela nelle sue dimensioni monumentali come una grande architettura di sofisticata progettazione e realizzazione.

In particolare l’ambiente campaniforme, a thòlos, con Oculus/Opaion di sommità, il più vasto del Mediterraneo, è direttamente confrontabile ed associabile a tipologie tholoidi di cultura Egeo-Micenea.

Nonostante la divergenza di opinioni ancora in corso fra gli studiosi, quel suo ambiente campaniforme offre suggestioni estetiche confrontabili con il celebrato “Tesoro di Atreo” di Micene in Argolide. Lo stato degli studi e le risposte “ufficiali” alle domande “originarie’” che il sito pone continuano ad essere contraddittorie, anche se le ipotesi su datazioni più antiche possono coesistere con quelle di datazione più recente: da “fossa granaria medievale” variamente riadattata in seguito (per la Soprintendenza ai Beni Culturali competente e per alcuni studiosi), a “fornace a riverbero per la calce” (per A. Messina), a “tempio protostorico” con ambienti di un Palazzo rupestre (per un altro gruppo di studiosi fra i quali l’autore di questo articolo), con qualche altra posizione intermedia fra parti protostoriche più antiche, fra cui sicuramente la thòlos e rifacimenti o aggiunte consistenti di parti varie post-antiche (per G. Ferrara), mentre lo stesso Assessorato BB.CC.AA. della Regione Siciliana certifica, con il Decreto Assessoriale n°8410 del 3.12.2009, in Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n°3 del 22.1.2010, la sua appartenenza all’itinerario siciliano dei “Luoghi del Mito di Dedalo e Minosse”.

Con quell’importante Decreto dell’Assessorato dei Beni Culturali si istituiva la “Carta Regionale dei Luoghi dell’Identità e della Memoria”, la cui redazione è stata curata dal Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro e per le Scienze Naturali ed Applicate ai beni Culturali, che ne elabora anche i nessi con la Carta del Rischio del Patrimonio Culturale ed Ambientale, con il Registro delle Eredità Immateriali e con l’Albo delle Piante Monumentali della Sicilia. L’obiettivo è stato quello di estendere la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale di Sicilia a quei luoghi ed edifici che contribuiscono a costruire l’identità e la memoria culturale dell’isola, attraverso valori riconducibili ai temi del mito e leggende, del sacro, della storia, della cultura, del lavoro, del gusto, del racconto letterario, televisivo e filmico.

Il complesso rupestre della Gurfa di Alia è censito ufficialmente fra i “Luoghi degli Eroi e delle Leggende Eroiche” come “Mito di Dedalo e Minosse”.

In assenza di scavi archeologici sistematici e datazioni scientifiche certe, al momento attuale il dibattito specialistico si attesta sulle varie posizioni di ricercatori indipendenti ed autori che si dedicano a questi studi.

Per quanto riguarda l’impianto complessivo della Gurfa, dato archeologico certo però  “…rimane la compresenza sul sito di una necropoli datata all’età del rame. Incontestata rimane, inoltre, l’origine araba del toponimo che, però, nulla di definitivo ci dice sulla nascita del complesso ma che ne attesta un uso specifico da parte di gente islamica, in un lasso di tempo intercorrente fra la conquista musulmana dell’isola e il periodo delle rivolte sotto il dominio di Federico II (dalla metà del IX secolo al primo quarto del XIII)… la Gurfa è citata per la prima volta, nei documenti, come popoloso e florido casale ‘arabo’, dato già esistente nel 1150 quando fu concesso dal re Guglielmo allo Spedale dei Lebbrosi di Palermo. Successivamente il casale entrava a fare parte dei possedimenti dell’Ordine Teutonico a cui lo Spedale dei Lebbrosi passava con tutti i suoi beni. …Per ciò che riguarda gli ambienti scavati nella roccia essi sono disposti su due distinti livelli. Al livello inferiore sono stati ricavati due grandi vani dotati di ingressi indipendenti comunicanti tramite una galleria posta sul lato prossimo alla facciata. Il primo di questi vani ha pianta quadrangolare e rimane caratterizzato dalla singolare soluzione adottata nella conformazione dell’estradosso della copertura a due spioventi con colmo centrale. Il secondo ambiente, a pianta circolare, è a dir poco sorprendente sia per le dimensioni (12,50 metri c.a. di diametro per 16 metri di altezza), sia per il singolare profilo campaniforme culminante in un foro centrale. Per mezzo di alcuni gradini scavati nella parete rocciosa ed attraverso un piccolo ingresso ricavato ad altezza d’uomo si accede al livello superiore. Esso è costituito da quattro ambienti di forma parallelepipeda dalle dimensioni ridotte rispetto a quelle del sottostante piano. Brevi passaggi rendono intercomunicanti gli ambienti. …. La veduta da questo luogo del monte di Cammarata e del Cassaro di Castronovo ha consentito di ipotizzare l’appartenenza della Gurfa al sistema del Platani. Il secondo livello alla fine di un corridoio si affaccia dentro il grande spazio del vano campaniforme entro il quale, palesamente, una volta esisteva un collegamento verticale fra i due livelli. …”.

(da: Scheda tecnica Comune di Alia. Parco sub-urbano della Gurfa , testo a cura della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo-Sezione Archeologica).

Thòlos della ‘Gurfa Aurea’: Ierofania al mezzogiorno solare del Solstizio d’Estate

Carmelo Montagna