Questo studio storico su Montemaggiore Belsito offre una profonda riflessione sull’importanza della memoria collettiva e sul valore della storia come elemento fondante dell’identità di una comunità. Il testo sottolinea come il ricordo, prima ancora di diventare storia, sia un legame di affetti, esperienze e radici che contribuiscono a formare la coscienza individuale e collettiva.
L’approccio narrativo scelto dagli autori Filippo Licata e Santi Licata, collega il particolare al generale, dimostrando come le vicende di una piccola realtà locale siano intrecciate con eventi di più ampia portata, coinvolgendo non solo la storia della Sicilia, ma anche quella d’Europa. Attraverso un’indagine che privilegia l’esplorazione tematica rispetto alla rigida cronologia, l’opera restituisce un quadro vivido e articolato delle dinamiche storiche che hanno modellato Montemaggiore nel corso dei secoli.
Il periodo medievale, fulcro della ricerca, viene analizzato in profondità, evidenziando dettagli significativi, come le origini del nome Montemaggiore e il ruolo della chiesa cluniacense di Santa Maria di Monte Maggiore. Emergono inoltre numerosi aspetti inediti che illuminano le relazioni tra il territorio e i grandi eventi storici, dalle dominazioni straniere alle riforme religiose.
Uno dei punti di forza del testo risiede nella capacità di rendere accessibile un tema complesso attraverso uno stile che combina rigore scientifico e coinvolgimento emotivo. Le descrizioni delle tracce lasciate dalle generazioni passate, i richiami alle esperienze quotidiane e le immagini di volti anonimi del passato offrono al lettore una connessione diretta con le storie narrate, trasformandole in un’esperienza personale e significativa.
La memoria viene presentata non come un semplice accumulo di fatti, ma come uno strumento selettivo e consapevole, indispensabile per comprendere il presente e affrontare il futuro. La ricerca sottolinea inoltre il valore della storia locale, spesso percepita come “minore”, rivelandone invece il legame indissolubile con le dinamiche globali.
Il testo si distingue per la ricchezza dei dettagli, il vasto apparato bibliografico e l’originalità delle ipotesi avanzate. L’analisi dei documenti e la rilettura critica delle fonti arricchiscono il panorama della conoscenza storica di Montemaggiore, offrendo un contributo significativo alla valorizzazione del patrimonio culturale. Un’opera che invita a riscoprire le radici del passato come fonte di consapevolezza e identità. La nota introduttiva è dell’archeologa Rosa Maria Cucco. I disegni di copertina, quelli inseriti ad ogni inizio dei capitoli, quelli che accompagnano le biografie nel quarto capitolo sono illustrazioni originali di Filippo Licata.
Pubblicato il libro: “Le origini. Montemaggiore e il monastero cluniacense di santa Maria” di Filippo e Santi Licata
Giornale di Cefalù. Erosione delle coste: la denuncia di Alternativa Popolare
La drammatica erosione delle coste, un danno ambientale, economico e sociale. La denuncia di Alternativa Popolare: intervista al coordinatore regionale Alfonso Alaimo (nella foto).
La classifica social: intervista a chi occupa il primo posto, il vicesindaco Rosario Lapunzina ed al giovane consigliere Rosaria Glorioso che mostra perplessità e riserve.
Tesseramento ArcheoClub e programma attività: intervista alla presidente Stefania Randazzo.
Alla violenza si reagisce con l’amore. Presentazione del libro “Trascrivere un bacio”: ne parliamo con Maria Genchi.
Questi i servizi principali del Giornale di Cefalù – anno 42 n. 1824 – videonotiziario – web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; dal 16 gennaio 2025 su facebook profilo Adriano Cammarata e sul canale you tube Carlo Antonio Biondo. Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.
Cefalù, nel 2024 record per la raccolta differenziata
Nel 2024 il Comune di Cefalù ha raggiunto una percentuale di raccolta differenziata pari al 68,76%, segnando il record sino ad oggi raggiunto e aumentando di tre punti percentuali il dato del 2023 (in cui la percentuale era del 65,6%).
Un risultato di rilievo, possibile grazie all’impegno quotidiano dei cittadini e alle iniziative messe in campo dall’Amministrazione e dalla ditta che gestisce la raccolta: eco isole, compattatori mangia plastica e porta a porta sempre più efficiente.
L’obiettivo, comunque, è toccare quota 75%. In quel caso verrebbe applicata una riduzione della quota variabile della Tari pari al 5% a tutti gli utenti di Cefalù, e pari al 10% con una percentuale di raccolta differenziata uguale o superiore all’80%, oltre alla riduzione del 10% della quota variabile della Tari per chi pratica il compostaggio domestico con la compostiera fornita dalla ditta “Multiecoplast”.
“Il nostro impegno per un Comune sempre più pulito e rispettoso dell’ambiente – afferma il sindaco Daniele Tumminello – non si ferma. Registriamo con soddisfazione il risultato raggiunto, consapevoli che possiamo fare ancora di più e per questo ci impegneremo con l’aiuto di tutta la cittadinanza, parte fondamentale di questo ciclo virtuoso”.
Termini Imerese, contributo regionale di 150 mila euro per il Santuario Madonna della Consolazione
Il Santuario Madonna della Consolazione a Termini Imerese sarà ristrutturato grazie ad un contributo regionale di 150 mila euro. Ne dà notizia il deputato regionale di Forza Italia Marco Intravaia. Edificato nel 1553 a seguito di una guarigione miracolosa come santuario divenne in pochi anni un punto di riferimento religios per tanti pellegrini che accorrevano dai paesi circostanti e non solo. La chiesa è a tre navate divise da colonne e cappelle laterali. All’interno stucchi di Giacomo Guastella e Nicolò Sanseverino allievi del Serpotta.“Il Santuario della Consolazione – ha detto Intravaia – è un punto di riferimento per i fedeli del comprensorio e i visitatori e sarà restaurato grazie alla Regione”.
“L’arte esoterica in Sicilia tra storia e simbolismo” al Seminario promosso da BCsicilia a Palermo
Si terrà giovedì 16 gennaio 2025 presso la Sala Novecento dell’Hotel Joli in via Michele Amari, 11 (Angolo Piazza Ignazio Florio) a Palermo, il secondo incontro del Seminario sull’Esoterismo nell’arte promosso da BCsicilia e dall’Università Popolare. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia, è prevista la conferenza dal titolo “Velate verità: l’arte esoterica in Sicilia tra storia e simbolismo” che sarà tenuta dalla Storica dell’arte Daniela Brignone. L’articolato seminario prevede otto incontri che si terranno tutti i giovedì, con inizio alle ore 16,30 all’Hotel Joli e tre visite guidate: a Noto, a Termini Imerese e a Capo d’Orlando. E’ possibile seguire le lezione in presenza oppure in Live streaming.
I successivi incontri riguarderanno “Architettura dell’invisibile. Geometrie segrete e Ierofanie”, “Il linguaggio ermetico nelle costruzioni medievali”, “La luce nelle architetture medievali”, “L’esoterismo di Dante secondo René Guénon”, “Simboli e alchimia nel Settecento”, “Sul non detto della parola e sulla parola del non detto. Esoterismo e letteratura”.
Alla fine del Seminario verrà rilasciato un Attestato di partecipazione E’ obbligatoria la prenotazione. Per iscrizioni: WhatsApp: 346.8241076 – Email: [email protected]. Facebook: BCsicilia.
L’esoterismo fu una delle mode più diffuse tra l’aristocrazia nel XVIII secolo che, con l’emergere della borghesia nell’Ottocento, raggiunse un’ampia diffusione. Persino viaggiatori famosi, come Goethe, inserirono la Sicilia tra le mete da visitare per incontrare esponenti della massoneria. Il suo scopo è la ricerca della verità, del divino e il raggiungimento della purezza interiore, attraverso un processo di trasmutazione che passa attraverso gradi di perfezione. Gli iniziati ne riconoscevano l’appartenenza dei membri, grazie ai simboli velati inseriti negli affreschi e nelle sculture, segni nascosti nei decori delle sale di rappresentanza o nella statuaria, spesso dislocata nei giardini, che rivestivano un carattere arcano e arcaico. Essi costituiscono un repertorio che fa leva su un rituale consolidato nei secoli e che affonda le radici nella notte dei tempi. Palazzo Branciforti di Butera e palazzo Celestri di Santa Croce a Palermo, villa Palagonia a Bagheria, il Castello di Donnafugata nel ragusano, costituiscono solo alcuni degli esempi di un fenomeno che, passando attraverso l’assimilazione dei simbolismi del Liberty e le grandi famiglie dei Florio, dei Whitaker, tra le tante, arriva ai nostri giorni e si amplifica grazie a celebri opere permanenti di arte contemporanea.
Daniela Brignone Storica dell’arte e museologa, già docente presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo e l’Università di Catania. Ha conseguito studi presso l’Università degli Studi di Palermo e specializzazioni presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Ecole du Louvre, Pontificia Facoltà Teologica e Tor Vergata. Dal 2006 è membro del Comitato scientifico di consulenza del Catalogo di Arte Moderna (CAM), ex Bolaffi, Editoriale Giorgio Mondadori, Gruppo Cairo. Ha progettato e curato mostre di arte moderna e contemporanea e sul design presso gallerie d’arte e istituzioni museali in Italia e all’estero. La sua ricerca verte sui movimenti artistici internazionali tra Ottocento e Novecento e, in particolare, sull’arte e il design del periodo liberty, nonché sul simbolismo esoterico, a cui il Liberty è legato, e alle sue radici storiche, tenendo conferenze e pubblicando testi. Ha fatto parte di comitati scientifici di mostre dedicate all’arte del XIX secolo, collaborando con istituzioni italiane e straniere per progetti di ricerca e consulenze.
Un’aria sacra per Biagio Conte nel secondo anniversario della morte
Domenica 12 gennaio cade il secondo anniversario della morte di Fratel Biagio Conte: alle 17.30 l’arcivescovo Corrado Lorefice presiederà la messa nella chiesa “Casa di preghiera per tutti i popoli” alla Cittadella del Povero e della Speranza della Missione di Speranza e Carità, in via Decollati, 29. Parteciperanno arcivescovi e vescovi di Sicilia, autorità civili e militari.
Al termine della funzione religiosa, verrà eseguita per la prima volta in assoluto l’aria sacra “Ti seguirò, o Signor!”, musica originale della compositrice Teresa Nicoletti che ha scritto anche il testo con la poetessa Giuseppa Angela Onorato. L’aria sacra per mezzosoprano, violino ed organo, sarà eseguita dinanzi alla tomba dove riposano le spoglie di Fratel Biagio: Teresa Nicoletti sarà accompagnata al violino da Mirko D’Anna e all’organo da Vito Mandina.
La compositrice e mezzosoprano ha già composto arie dedicate a Madre Teresa di Calcutta, don Pino Puglisi e Giovanni Paolo II. Palermitana e medico audiologo, ha composto sei inni ufficiali per comuni siciliani, musiche per orchestra da camera, arie sacre e un’opera lirica. È cavaliere Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
Ti seguirò, o Signor!
Ed una veste di Fede indosserò.
Tra le mie mani il nulla,
la Tua voce è il tutto,
una promessa di Luce in azzurrità
per cancellare miserie e la nostra povertà.
Nell’alito dell’acqua io vedo il Tuo riflesso
come un filo d’erba,
germoglio di Parola,
ai Tuoi piedi, o Signor!
Ai Tuoi piedi, o Signor!
Montagne, laghi e fiumi
nell’algido silenzio,
arse di stelle un fuoco,
ardeva dentro me!
Ardeva dentro me!
Tra vite sbriciolate io camminerò,
un sorriso, un respiro agli ultimi fratelli.
Tra vite sbriciolate io camminerò,
con le braccia aperte un Tempo Eterno stringerò.
Medicina dell’habitat: dimmi dove abiti e ti dirò come stai
C’è chi paga un detective per far controllare certi movimenti sospetti della propria moglie, (o del proprio marito, beninteso) chi vuole sapere se è utile fare affari con la tale o talaltra azienda, chi desidera essere rassicurato sulle compagnie dei propri figli. Tutto banale, risaputo. Da qualche anno però si sta diffondendo, anche se timidamente, l’abitudine a raccogliere informazioni sulla casa, sia che ci si viva già, sia che ci si appresti ad abitarla. Si tratta di un costume insolito e ancora poco conosciuto, che si basa sulle teorie e gli esperimenti di una strana disciplina.
Alcuni la chiamano «medicina dell’habitat», altri, con un termine più tecnico, geobiologia; comunque la si definisca, questa disciplina per metà medico-psicologica e per metà architettonica, si occupa della relazione tra il luogo dove abitiamo e il nostro stato di salute. Anche se relativamente non proprio nuovissima (se ne parla con una certa insistenza dagli anni ottanta del secolo scorso), la geobiologia ha in fondo radici molto antiche, visto che il nesso tra la salubrità dell’abitazione e il nostro benessere non sfuggì nemmeno ai grandi medici dell’antichità. Lontana come origini, ma decisamente attuale per interesse. Oggi, infatti, la concezione dell’abitare è mutata in modo profondo; la propria casa, giustamente, non è solo considerata un luogo di riparo, bensì un posto privilegiato, un ambiente dove distendere i nervi, scaricare le tensioni accumulate, favorire la creatività e la vita affettiva.
Mentre per l’uomo preistorico la casa era un luogo nel quale ripararsi dalle aggressioni delle belve e da altre insidie naturali, con il progredire della civiltà si è guardato sempre più all’abitazione che si occupa come a un ambiente importantissimo, nel quale ridurre le tensioni di qualunque natura esse siano e nel quale «ricaricarsi».
Eppure, in pratica, non sempre è così. Spesso, questo luogo «privilegiato» non assolve affatto alla sua funzione ideale; insomma, nervosi in casa allo stesso modo che fuori, poco sereni nel proprio rifugio così come in ufficio o sul luogo di lavoro. È ormai diventato di moda attribuire tutto allo stress, parola magica che, in effetti, può essere responsabile di un buon numero di malesseri; ma proprio lo stress (almeno quello che si accumula quotidianamente per adeguarsi ai ritmi della vita moderna) dovrebbe essere efficacemente contrastato da un soggiorno in un ambiente confortevole, quale appunto la casa. Se ciò non accade, e così è nella maggior parte dei casi, è allora opportuno spostare l’attenzione verso altri fattori di disturbo. E perché non pensare prima di tutto all’abitazione?
La medicina dell’habitat sostiene proprio questo, cioè che il luogo nel quale si abita, il modo in cui una casa è arredata, la disposizione delle stanze e dei mobili possono avere sulla salute un effetto benefico o, al contrario, provocare dei danni. Le basi teoriche di questa nuova disciplina si fondano su una serie di ricerche che hanno fornito risultati veramente interessanti. Si sa, innanzitutto, che l’uomo – e tutto l’ambiente nel quale vive – è costantemente sottoposto a un bombardamento di energie: campi elettromagnetici, raggi di origine cosmica, campi di forza galattica e così via.
Inoltre, è stato sostenuto che l’uomo è soggetto anche all’azione di una particolare forma di energia che si irradia dalla stessa terra: si tratta di correnti telluriche, i cui effetti vengono avvertiti sottilmente dall’organismo, specialmente se tali correnti – insieme ad altre energie di natura cosmica – interferiscono, producendo delle risonanze, con l’acqua.
Una pericolosa rete invisibile
Il prezioso liquido, infatti, è in grado di accumulare queste energie, riproiettandole all’esterno: tutto ciò si ripercuote sulla salute delle persone che, per esempio, vivono in prossimità di acque sotterranee, vere e proprie «pile» cariche di energie capaci di provocare degli squilibri nell’organismo.
Queste energie telluriche si trovano su tutta la superfice del globo e disegnano una sorta di rete invisibile. Il dottor Ernst Hartmann, dell’università di Heidelberg, uno studioso pioniere dell’argomento, le descrive come una serie di griglie reticolari, sovrapposte tra loro, formate da «linee di forza» che rappresentano quasi dei muri invisibili. Nei punti queste linee geometriche si forma un «nodo», cioè una zona nella quale esiste un eccessivo irraggiamento di energie provenienti dall’interno della terra e dal cosmo, in grado di danneggiare l’organismo. In base a questa teoria, risulta chiaro perché in certe abitazioni si sta male, ci si stanca, non ci si ricarica: evidentemente si tratta di ambienti nei quali si risente particolarmente della presenza di questi «nodi geopatogeni».
Naturalmente più «a rischio» sono le stanze in cui si soggiorna a lungo, come la camera da letto, lo studio o l’angolo lavoro. Qui, la nostra esposizione all’azione delle energie geobiologiche diventa prolungata e può dare origine a disturbi più o meno gravi, quegli stessi che, spesso erroneamente, vengono ricondotti allo stress.
Gli studi di geobiologia, comunque, non forniscono solo dati teorici sull’influenza delle energie sull’organismo; permettono anche di intervenire con soluzioni pratiche. Infatti, con le informazioni oggi acquisite sull’argomento, è possibile strutturare una casa ideale, che sia veramente un luogo nel quale rilassarsi e ricaricarsi, che abbia insomma delle caratteristiche genuinamente ecologiche.
Come orientarsi per scegliere un’abitazione e come modificare in base a essi la propria casa? Ecco una serie di consigli pratici.
Una casa salubre, geobiologicamente parlando, non deve essere posta al di sopra di corsi d’acqua sotterranei, come già accennato. Se invece lo è, alcuni dettagli permettono di scoprirlo. Innanzitutto la presenza di crepe sui muri (che compaiono, secondo gli studiosi di geobiologia, quando «sotto» scorre un corso d’acqua a forte portata); poi le macchie d’umidità che si manifestano specialmente dopo piogge e temporali e che compaiono alla verticale di corsi d’acqua poco profondi. All’interno di questi alloggi insalubri l’aria è umida e appiccicosa, i vetri d’inverno grondano acqua, anche in presenza di un riscaldamento adeguato, e sulle tappezzerie e dietro i mobili si formano delle macchie nerastre, costituiti da funghi microscopici. Anche all’esterno dell’edificio, macchie d’umidità possono essere accompagnate da funghi nerastri o da muschi, specialmente nelle zone meno soleggiate.
Inoltre, questi ambienti sono pervasi da una tipica puzza di muffa e tendono a trattenere a lungo qualsiasi altro odore.
Elettrodomestici lontano dal letto
Un fattore di disturbo nell’abitazione può essere rappresentato dalle fonti di energia esterne (linee di alta tensione, ripetitori radio, radar, eccetera). Recenti ricerche, inoltre, hanno dimostrato un effetto inquinante delle onde elettromagnetiche: un motivo in più per «tenerle lontane» dalla nostra abitazione.
Ma non finisce qui. L’inquinamento elettromagnetico può essere anche interno all’ambiente, e non per questo meno nocivo: apparecchiature come caldaie, frigoriferi, lavatrici, scaldabagni, televisori e computers non dovrebbero stare, quindi, nelle stanze nelle quali trascorriamo la maggior parte del nostro tempo domestico. La stessa regola vale per la sistemazione di grosse strutture ferromagnetiche (recipienti metallici, casseforti, automobili): il loro effetto sul potenziale elettrico dell’aria va a sommarsi alle eventuali azioni geopatogene della zona, rendendo tutt’altro che ecologico l’habitat.
Un altro fattore da tenere in considerazione è la disposizione dei cavi elettrici: la corrente elettrica all’interno dei muri ionizza, in misura più o meno elevata, l’aria contenuta negli alveoli dei mattoni e all’interno degli isolanti. Questa ionizzazione può anche estendersi a intere pareti e provocare, se la permanenza nell’ambiente è prolungata, uno stato di eccitazione del sistema nervoso che può comportare cefalee e insonnia. Gli stessi fenomeni possono essere causati da radio o televisori. Categoricamente da evitare quindi la collocazione di questi apparecchi nella camera da letto. Per precauzione, comunque, è sempre bene tenere il letto lontano almeno 40 centimetri dalla parete. L’ideale sarebbe poter «isolare» gli ambienti nei quali si soggiorna più a lungo (in particolare la stanza dove si dorme) dai locali presumibilmente inquinati da onde elettromagnetiche, quelli cioè con molti apparecchi inquinanti. In ogni caso, una messa a terra corretta, il collegamento tra i ricevitori e le parti metalliche degli apparecchi, l’allontanamento delle apparecchiature elettriche dalla zona «notte» della casa e una accurata disposizione delle canaline dell’impianto elettrico fuori dall’area occupata dai letti sono i mezzi consigliati per limitare questa forma subdola di inquinamento.
Nella casa «ecologica», l’arredamento deve essere impostato in modo tale da consentire un uso funzionale dei locali e una certa mobilità delle persone: bisogna quindi limitare il numero dei mobili, sceglierli semplici e poco ingombranti (ideali allo scopo gli armadi a muro), lasciare il più possibile spazi aperti (per intenderci, sul modello giapponese tradizionale). Anche la disposizione dell’arredamento, comunque, deve tener conto delle caratteristiche geobiologiche del luogo: la poltrona dove ci si siede per guardare la televisione non dovrebbe, per esempio, essere posta su un «nodo». In ogni caso è consigliabile una certa versatilità, vale a dire un arredamento in grado di cambiare funzione – e quindi necessariamente semplice – per assecondare con naturalezza le proprie sensazioni e i propri stati d’animo. Da tenere in maggiore considerazione è, anche in questo caso, la camera da letto. Prima di tutto va controllato l’orientamento: deve essere rivolte verso est. La levata del sole, infatti, ha effetti energetici vitalizzanti (ne troviamo in effetti testimonianza anche nelle antiche tradizioni). L’ideale sarebbe poter abitare in un luogo nel quale si possa assistere al sorgere del sole; possibile forse in campagna, ma non certo in città. Di rigore comunque la posizione della camera verso oriente.
Il letto, come già detto, deve essere tenuto lontano dalle pareti e non appoggiato come avviene generalmente. Dal locale dove si dorme andrebbero aboliti gli specchi, poiché sembra che, per le loro qualità riflettenti, possano amplificare gli effetti delle onde presenti nell’ambiente.
Seguendo questi criteri ecologici, dettati dalla medicina dell’habitat, si evita di cadere nella pericolosa rete H. Ma come è possibile individuare in un’abitazione l’eventuale presenza di nodi geopatogeni, che possono col tempo provocare qualche danno al nostro organismo?
Come identificare le zone buone
Naturalmente, la soluzione migliore sarebbe quella di rivolgersi a un esperto in grado di rilevare una mappa geobiologica con l’uso di particolari apparecchiature, ma figuriamoci: se ai tempi d’oggi è difficile trovare un idraulico e un elettricista, figuriamoci quanto lo possa essere trovare un esperto di geobiologia! Però qualche metodo semplice ed efficace a nostra disposizione ci potrebbe essere.
Per prima cosa bisognerebbe «ascoltare» le proprie sensazioni di benessere o malessere negli ambienti che abitiamo: chi dorme, per esempio, sembra sia attratto istintivamente verso le zone neutre, non perturbate dalla rete di Hartmann; se il letto è attraversato dai raggi tellurici, si tarda ad addormentarsi, ci si rigira continuamente sul dorso o sul ventre, si soffre d’insonnia soprattutto tra la mezzanotte e le due del mattino (che è il periodo durante il quale la rete tellurica registra la sua massima attività), si è soggetti a crampi o si prova una sensazione di elettrizzazione agli arti. Tutti questi fenomeni inducono spesso a spostarsi in un’altra zona della casa. Quindi, se si soffre di un’insonnia con simili caratteristiche, conviene, tra una camomilla e una tisana, cambiare la posizione del letto o addirittura stanza. Un altro metodo di rivelazione si basa sulle diverse reazioni che hanno gli animali nei confronti della rete di Hartmann. I gatti, per esempio, prediligono i posti della casa caratterizzati dalla presenza di un nodo geopatogeno, in quanto sono capaci di neutralizzare e di equilibrare queste radiazioni per mezzo delle «fusa». Infatti durante questi miagolii emettono spontaneamente delle microonde di frequenza variabile tra 1,5 e 6 gigahertz, che contrastano quelle geopatogene. Ecco perché, secondo la tradizione popolare, non si deve dormire in camera con un gatto.
Anche le formiche ricercano i nodi geopatogeni, sui quali spesso costruiscono dei grossi formicai, mentre il cane li evita accuratamente. Un altro segnale di zona pericolosa può essere fornito dalle piante verdi: nelle vicinanze dei nodi e nelle vicinanze di un nodo di Hartmann o comunque in un ambiente perturbato ingialliscono e cominciano ad appassire.
Particolarmente sensibili alle influenze geopatogene sono il capelvenere e il prezzemolo che possono quindi fungere da ottimi «detectors».
Per quanto empirici, questi metodi possono aiutarci – dicono gli esperti – a creare un ambiente più favorevole alle nostre esigenze fisiche e psichiche, in attesa che vengano messi a punto, accanto ai misuratori di radioattività, dei rilevatori di «geopatogenità». Che poi, ohibò!, dovremmo però decidere dove collocare, visto che si presuppone che possano emanare campi magnetici anch’essi…
Giovanni Iannuzzo
Mario Liberto torna in libreria con il suo nuovo libro: “Frutta secca. Mercato, valorizzazione, storia e salute”
Lo scrittore e giornalista Mario Liberto ritorna nelle librerie con un’opera che esplora un tema affascinante e fondamentale per la nostra alimentazione: la frutta secca. Il suo nuovo libro, intitolato Frutta Secca. Mercato, valorizzazione, storia e salute, edito da Agra di Roma, è un viaggio attraverso la cultura alimentare italiana, l’evoluzione del consumo di questi alimenti e le straordinarie qualità nutrizionali che offrono.
La frutta secca, che include una varietà di frutti come noci, mandorle, nocciole, pistacchi, pinoli, castagne, carrube, è da sempre parte integrante della tradizione gastronomica del nostro Paese. Considerata soprattutto un cibo invernale, spesso consumata durante le festività o nelle occasioni conviviali, negli ultimi anni ha visto una riscoperta che ha superato le stagioni, grazie alla crescente attenzione per i suoi benefici nutrizionali.
Nel libro, Liberto approfondisce il contenuto in proteine, acidi grassi insaturi, antiossidanti, fibre e sali minerali che caratterizzano questi tesori in guscio, ponendo in risalto il loro potenziale come superfood. Non solo alimenti dalle elevate proprietà nutritive, ma anche elementi con effetti benefici comprovati sulla salute umana. I nutrizionisti consigliano infatti il consumo quotidiano di frutta secca per contribuire al benessere generale.
Il libro, però, non si limita a esplorare gli aspetti nutrizionali e salutistici della frutta secca. Mario Liberto dedica ampio spazio al mercato di questo prodotto, analizzando la sua crescita costante e l’andamento positivo, che ha superato il tasso annuo di crescita del 10%. Il settore ha visto un’espansione che lo ha portato a diventare un mercato da quasi 1 miliardo di euro, grazie anche all’importante ruolo dell’export.
Liberto descrive anche le molteplici modalità di consumo della frutta secca, che oggi non si limitano più solo agli snack tradizionali, ma si estendono a utilizzi più creativi, come spuntini energetici post-allenamento o come sostituto di pasti leggeri. Inoltre, la frutta secca è sempre più presente nella cucina gourmet, utilizzata come ingrediente versatile in preparazioni culinarie, panature e pasticceria, offrendo nuovi spunti per innovare nelle ricette tradizionali e moderne.
Il libro offre un altro spunto di lettura riguardante l’importanza dell’utilizzo degli oli che se ne ricavano dalla frutta secca apprezzati per le loro proprietà idratanti, addolcenti ed emollienti e impiegati nell’ambito della cosmesi. Da soli o mescolate con altri alimenti, miele, panna, ecc. sono utilissimi per preparare maschere per le pelli molto secche o come ammorbidenti, detergenti, antisettici e astringenti.
L’ultimo capitolo è riservato all’utilizzo della frutta secca in cucina con la presenza di 40 ricette. La frutta secca ha una grande versatilità: da sola o in compagnia riesce sempre a esprimere le sue doti gustative e decorative. Si abbina benissimo con le creme di verdura, dà un tocco croccante ai sughi, alla pasta e ai timballi, ottima per i ripieni. Per non parlare dell’accostamento con carni delicate di pesce come quelle di una spigola o di un’orata cotte al forno o, se preferite, di una noce di vitello o di scaloppine di maiale. Accostamento perfetto è anche con il carrello di formaggi, dai freschi ai più stagionati. Con i dolci il loro utilizzo è fantastico.
Frutta Secca. Mercato, valorizzazione, storia e salute è un libro che si rivolge a chiunque sia appassionato di alimentazione sana, sostenibilità e chi ricerca la qualità. Un’opera che non solo celebra la frutta secca come alimento dalle innumerevoli virtù, ma che si propone di valorizzarne ulteriormente l’importanza economica e culturale. Non perdere l’occasione di scoprire un mondo ricco di storia, salute e opportunità, tutto custodito in un piccolo guscio.