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“Ladro di verità”: l’ultimo romanzo di Roberto Giacchino al Giornale di Cefalù

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Rosaria ha superato l’età da marito. La natura non è stata tanto benevola con lei…, una storia (quanto vera?) di corruzione ed ingiustizia con nobili, religiosi e mafiosi narrata nel romanzo storico “Il ladro di verità” di Roberto Giacchino, alla sua sesta “fatica” letteraria. Negli studi del Giornale di Cefalù – Cammarata l’autore Roberto Giacchino (nella foto).
La Fondazione Giglio ha un nuovo presidente il commercialista Victor Di Maria, designato dal presidente della Regione Renato Schifani, subentra a Giovanni Albano che ha ricoperto il ruolo di presidente dal 2015.
La storia di una donna calabrese spunto per una riflessione sulla condizione delle stesse. “Dissonorata, un ritratto d’onore in Calabria” è il secondo appuntamento, domenica 9 marzo, al Cicero di Cefalù, della rassegna di teatro contemporaneo “Cosa porta il vento”, ideata da Tiziana Giordano. Intervista al regista ed interprete Saverio La Ruina.
Da una raccolta fondi per una scuola in Uganda il progetto “Tardi ti ho amato” che diventa un disco con 10 brani di musica sacra contemporanea, un dialogo tra testi biblici ed eventi di attualità, un viaggio dei migranti, un viaggio alla ricerca di Dio. Interviste al mezzo soprano Maria Russo ed al maestro Nicola Malagugini.
Questi i servizi principali del Giornale di Cefalù – anno 42 n. 1830 – videonotiziario – web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; dal 6 marzo 2025 su facebook profilo Adriano Cammarata e sul canale you tube (https://youtu.be/nPTdPQIrU9g) Carlo Antonio Biondo. Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.

Tribune di Cerda: rubato il busto in bronzo di Vincenzo Florio

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Rubato da mani ignote nelle tribune di Cerda il busto in bronzo di Vincenzo Florio, realizzato negli anni Sessanta del secolo scorso dal grande scultore di Termini Imerese Filippo Sgarlata. Quasi un simbolo che ricordava nella leggendaria Floripoli l’epoca d’oro della celebre gara automobilistica.

Sul furto è intervenuto il Sindaco di Cerda Salvo Geraci, deputato all’Assemblea Regionale Siciliana: “È un oltraggio alla memoria, un gesto vile ed inqualificabile. Esprimo tutta la mia amarezza per l’atto vandalico consumato nell’area delle tribune di Cerda, dove è stato trafugato il busto di Vincenzo Florio, collocato lì da oltre sessant’anni ad imperitura memoria della gloriosa Targa Florio. Mi auguro che i responsabili vengano presto individuati ed assicurati alla giustizia per essere condannati. Stiamo lavorando alacremente, unitamente alla città metropolitana di Palermo, per far tornare ai fasti del passato le strutture paddock di Cerda. Si tratta di un lavoro di recupero non solo strutturale, ma anche culturale, che ci fa essere determinati, convinti di realizzare qualcosa che si lega a doppio filo con la nostra storia. Il Comune di Cerda è pronto anche ad essere parte civile nei confronti di coloro i quali si sono macchiati di questo reato”.

La Città Metropolitana di Palermo presenterà denuncia ai carabinieri per il furto. Il direttore generale della stessa Nicola Vernuccio così si è espresso: “Esprimiamo ferma condanna su quanto accaduto che rappresenta uno sfregio alla storia di questo territorio. La Città Metropolitana ha in carico i lavori per la ristrutturazione di Floriopoli finanziati con fondi nazionali da realizzare entro il 31 dicembre del 2027. Proprio nell’ambito di queste opere, sarà impegno dell’Ente sostituire il busto in bronzo nel più breve tempo possibile e a ricordare doverosamente la memoria di Florio”.

La rivoluzione delle donne nel Rojava: a Palermo incontro promosso da BCsicilia e Casa della Cooperazione

Si terrà venerdì 7 marzo 2025 alle ore 18 in via Ponte di Mare, 45 a Palermo un incontro dal titolo “La rivoluzione delle donne nel Rojava”. Sono previsti gli interventi di Finella Giordano, Docente di Filosofia e Storia che affronterà il tema “La nascita del movimento femminista nella società curda”, a cui farà seguito quello di Virginia Dessy, del Comitato Jineoloji Italia, che parlerà su “Incontri di viaggio in Rojava”. Coordinerà i lavori Cinzia Carraro, del Consiglio Direttivo di BCsicilia di Palermo. L’iniziativa è promosso dalla Casa della Cooperazione e dalla Sede di BCsicilia di Palermo.

Gioielli e ornamenti dell’Ottocento siciliano al Corso on line promosso da BCsicilia

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Promosso da BCsicilia e dall’Università Popolare si terrà mercoledì 5 marzo 2025 alle ore 17 il settimo incontro del corso on line su “I Gioielli siciliani tra Storia e Arte”. Dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente  regionale di BCsicilia, seguirà la lezione di Maria Teresa Di Blasi, Storica dell’Arte e Presidente della Sede di BCsicilia di Catania, dal titolo “I gioielli e gli ornamenti dell’Ottocento siciliano”. Domenica 9 marzo è invece prevista la visita guidata al Medagliere del Museo archeologico di Siracusa e al Tesoro della Cattedrale di Catania. Le altre visite guidate sono previste  al Tesoro della Cattedrale di Palermo e al Museo Pepoli di Trapani.

Il corso prevede nove lezioni che si terranno tutti i mercoledì e tre visite guidate. Le restanti tematiche  riguarderanno: “I gioielli e gli ornamenti del periodo Liberty in Sicilia” e “I gioielli e gli ornamenti contemporanei in Sicilia”. Obbligatoria la prenotazione. Per informazioni ed iscrizioni: Tel. 346.8241076 – Email: [email protected] Alla fine del Corso verrà rilasciato un Attestato di partecipazione.

Nel cuore del XIX secolo, i gioielli incarnano l’eleganza e lo splendore di un’epoca ricca di raffinatezza e fascino. Nella prima metà dell’800, si punta sull’elaborazione artigiana piuttosto che sull’impiego di grandi quantità di oro e si inventano a questo scopo nuove tecniche: ci si ingegna, più che altro, a realizzare pezzi appariscenti con la minore quantità possibile di materiale, non disdegnando, in mancanza di meglio, le pietre semipreziose (ametiste, topazi, acqua marine) e il corallo. In primo luogo si modifica la montatura “a notte” e si montano le pietre lasciandone scoperto anche il retro (montatura “a giorno”). Non si rinuncia all’argento sul fronte del gioiello, perché questo metallo chiaro esalta lo splendore soprattutto del diamante, però si crea per ogni pietra un leggero supporto di oro giallo, così da rendere tutto più rigido. L’uso del doppio metallo sarà costante per tutto il corso dell’800. A partire dagli anni Trenta la richiesta di gioie è in netto aumento, anche a causa delle innovazioni radicali della moda femminile, i corsetti degli abiti acquistano ora maggiore importanza e ospitano grosse spille spesso a girandola, decorazioni poste al centro della scollatura. L’oro viene ora “colorato” mediante l’aggiunta di rame, che gli dà un tono rossastro, o di argento, che lo fa invece virare sul verde. Prevalentemente adoperato in sottili sfoglie sbalzate, l’oro produce un effetto di pesantezza, come nelle lunghe catene apparentemente massicce, ma in realtà molto leggere. Nell’800 si diffondono moltissimo anche i cosiddetti gioielli “romantici”: pendenti, spille o anelli che racchiudono una ciocca di capelli della persona amata.

Termini Imerese: Carabinieri eseguono due arresti per evasione

I Carabinieri del Reparto Territoriale di Termini Imerese nell’ambito di due diverse attività, predisposte nel corso del consueto controllo del territorio finalizzato alla prevenzione e repressione dell’illegalità diffusa, hanno effettuato due arresti in flagranza di reato.

Nel primo caso, sono stati i Carabinieri della Sezione Radiomobile ad arrestare un 32enne, del luogo, già noto alle forze dell’ordine, accusato di aver violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. L’uomo infatti, durante la notte si sarebbe dovuto trovare all’interno della propria abitazione così come previsto dalla misura emessa dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione. Al momento della verifica da parte dei militari, gli stessi hanno accertato l’allontanamento senza alcuna autorizzazione dell’indagato, il quale – poco dopo rintracciato dagli uomini dell’Arma per le vie del centro abitato – ha tentato di giustificarsi dicendo di essere uscito di casa solo per comprare le sigarette. L’arresto è stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese.

Nella seconda attività, i militari del N.O.R. – Sezione Radiomobile hanno arrestato in flagranza un 43enne, palermitano, noto alle forze dell’ordine e già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, perché ritenuto responsabile di evasione. L’uomo, sebbene ristretto agli arresti domiciliari si era presentato presso la Casa Circondariale di Termini Imerese, affermando di volersi costituire agli agenti della Polizia Penitenziaria e di preferire di gran lunga il carcere al mènage familiare. Il 43enne, dopo essere stato accompagnato in caserma dai Carabinieri e accertato che si sarebbe dovuto trovare presso la propria abitazione poiché sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per plurime violazioni della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno, è stato dichiarato in arresto. Dopo l’udienza di convalida, è stato nuovamente sottoposto agli arresti domiciliari.

Cefalù. A trent’anni della sua morte: si ricorda Padre Nino Ortolano, presbitero, studioso e compositore di musica liturgica

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Il 28 febbraio, nella chiesa di San Nicola a Cefalù, si è tenuto il primo degli incontri ideati dalla Associazione Siciliana Musica per L’Uomo per far conoscere – e contribuire così a diffonderne il valore – la figura di Padre Nino Ortolano, presbitero, studioso e compositore di musica liturgica, ricorrendo il trentennale della sua morte, avvenuta il 13 marzo 1996.

Durante l’incontro, cui ha preso parte il Vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante, la figura umana e sacerdotale di Padre Ortolano è stata delineata da don Francesco Lo Bianco, nel suo intervento dal titolo “Don Nino Presbitero”, mentre il percorso di Ortolano come compositore per la liturgia è stato ricordato da don Domenico Messina.

Infine il professore Mario Macaluso, giornalista, che ricopre la carica di presidente dell’Associazione che ha promosso la manifestazione, ha ulteriormente arricchito il ritratto dell’uomo presentando “Padre Nino nel tessuto sociale di Cefalù”.

Subito dopo il saluto del Vescovo, la manifestazione ha visto un omaggio da parte del coro Maria Elisa Di Fatta, che dell’ Associazione Siciliana Musica Per L’Uomo rappresenta l’anima musicale in senso stretto.

Il prossimo appuntamento a Cefalù il 21 marzo, ancora nella chiesa di San Nicola, per un altro momento di conoscenza e approfondimento della figura di Padre Ortolano; quindi il 9 maggio pomeriggio, nella Basilica Cattedrale, un concerto per ricordarlo con le sue stesse composizioni.

Padre Antonino Ortolano, per i più Padre Nino, era nato ad Aliminusa il 24 ottobre 1924.

La sua ordinazione sacerdotale avviene quando Antonino ha solo 24 anni e rappresenta l’inizio di un servizio durato per tutta la vita attraverso l’educazione (Padre Ortolano ha insegnato all’Istituto Magistrale Parificato Rosmini, in Cefalù) ma soprattutto l’assistenza spirituale e materiale dei fratelli, nelle comunità nelle quali ha operato.

Il suo nome è legato soprattutto alla città di Cefalù, dove ha lasciato un’eredità che ancora oggi risuona nelle melodie da lui composte ma principalmente nell’impronta spirituale che padre Nino ha saputo imprimere alla sua esperienza di sacerdozio.

Gli anni in cui padre Ortolano inizia il proprio cammino sacerdotale sono anni cruciali. Dopo la tragica esperienza della Seconda Guerra Mondiale un processo di rinnovamento sociale e culturale viene avviato in gran parte dei paesi del mondo. La Chiesa cattolica si trova dunque a confrontarsi con una società che lentamente abbandona i vecchi codici e inizia ad abbracciare una modernità che mette in discussione tutti i valori. Anche il panorama culturale si modifica rapportandosi in modo diverso con il passato: gli aspetti della liturgia e della pratica religiosa in genere non sono esenti da tale atteggiamento.

Dopo la scelta di consacrarsi al servizio della Chiesa, Nino Ortolano inizia il proprio percorso di formazione frequentando il seminario di Cefalù per poi proseguire i propri studi a Roma dove affina le sue spiccate doti musicali.

Tornato a Cefalù dopo il completamento degli studi  guida i seminaristi nel perfezionamento delle loro capacità vocali e musicali. La sua pedagogia musicale é improntata al rigore e alla precisione, tenendo però sempre ben presente quella tensione verso la bellezza e la spiritualità che la musica sacra deve esprimere.

Negli anni ’70 anche la Diocesi di Cefalù si trovava a dover fare i conti con il post-concilio Vaticano II, e don Ortolano ha svolto un ruolo fondamentale nell’accompagnare questa transizione, mantenendo sempre intatta la tradizione musicale della Chiesa, ma arricchendola con elementi di modernità che hanno reso la sua musica unica. Nella musica come nella vita Ortolano ha saputo cogliere l’essenza della tradizione liturgica per poterla mantenere intatta nella contaminazione, inevitabile, con le istanze della musica contemporanea, dando vita a un repertorio unico che è stato ed è tuttora molto apprezzato dai fedeli come dalle gerarchie

Il culmine del suo impegno musicale si è verificato quando Ortolano riceve l’incarico  di dirigere la Corale Diocesana per le liturgie più significative che si tengono nella Cattedrale di Cefalù. Celebrandosi, nel biennio 1982/84 il ventennale del Concilio Vaticano II, Don Nino si trova coinvolto, nel suo nuovo ruolo, in un’importante serie di eventi celebrativi.

Questo periodo segna la consacrazione definitiva della sua figura come maestro di cappella e compositore, dal momento che proprio le sue musiche venivano eseguite in occasione delle celebrazioni più solenni: un’occasione unica per Ortolano di far conoscere le sue composizioni ad un pubblico molto ampio, proveniente da tutte le parrocchie della Diocesi.

Particolarmente significativo è stato nella vita di padre Ortolano il legame con il Vescovo di Cefalù Emanuele Catarinicchia, il quale, sempre molto attento alla valorizzazione delle risorse interne della Diocesi, ha visto in padre Nino un uomo di grande valore spirituale e musicale insieme, capace di arricchire la liturgia e la vita della comunità con la sua arte e la sua profonda devozione. Si instaura così, fra presule e presbitero, un rapporto di reciproca stima e collaborazione.

Don Nino, che già conosceva la Diocesi e le sue necessità, comincia a prendere parte a incontri periodici con il Vescovo, durante i quali condivide le sue idee ma anche le sue composizioni musicali.

Il 14 luglio 1984, in occasione di una diretta RAI dalla Basilica Cattedrale di Cefalù, durante la messa, celebrata dal Vescovo Catarinicchia, vengono eseguite alcune delle composizioni di Padre Nino. Questo evento, che viene seguito in tutta Italia, rappresenta un’altra occasione in cui la figura musicale di Ortolano riceve infine il riconoscimento che meritava.

Padre Ortolano ha lasciato un’impronta indelebile nella musica sacra e per la liturgia. La sua influenza si è estesa ben oltre i confini locali : le sue composizioni per il Natale, la Pasqua e le celebrazioni più solenni hanno continuato ad essere eseguite a distanza di anni, e la sua figura rimane un punto di riferimento per tutti coloro che desiderano fare della musica una via di servizio a Dio e alla comunità.

La sua natura riservata e modesta gli impedì di ricercare in alcun modo la notorietà. La sua vita sacerdotale era impegnata nel servizio dei fratelli e nello studio e mai cercò gloria personale per il suo lavoro, preferendo lasciare che la sua musica parlasse da sé.

Padre Nino Ortolano è stato soprattutto una persona di grande umanità. La sua vita si è contraddistinta per un generoso impegno verso chiunque avesse bisogno di aiuto. La sua disponibilità nei confronti dei più deboli e dei malati, è stata una costante nella sua esistenza: una carica di carità fraterna espressa nei gesti quotidiani che è stata una delle sue caratteristiche più apprezzate. Per questo la sua eredità va oltre la musica.

La sua memoria vivrà quindi nelle opere del maestro compositore, ma soprattutto nel ricordo di coloro che lo hanno conosciuto ed hanno potuto essere ispirati dal suo amore incondizionato verso Dio e verso il prossimo.

Barbara De Gaetani

Cefalù: dopo 10 anni cambio di guardia alla Fondazione Giglio: Victor Di Maria nuovo presidente

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E’ il commercialista Victor Mario Di Maria il nuovo presidente della Fondazione Giglio di Cefalù. Si è insediato, stamani, unitamente al consiglio di amministrazione che vede riconfermati per l’Asp6 di Palermo, Simona Vicari, e per il Comune di Cefalù, Giuseppe Guercio.

Di Maria già presidente del collegio sindacale del Giglio, classe 60, è laureato in Giurisprudenza e Scienze dell’Amministrazione con master in “Economics and Complexity” conseguito alla Facoltà di Economia dell’Università di Salerno. Si è specializzato, nella sua professione, nell’analisi economica dei sistemi complessi. Subentra a Giovanni Albano che ha ricoperto il ruolo di presidente dal 2015.

Il neo presidente è stato designato dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, “che ringrazio – ha detto Di Maria – per l’importante compito affidatomi”.

Nel delineare gli indirizzi della nuova governance, Di Maria “ha ringraziato il presidente uscente e ha manifestato, unitamente al consiglio di amministrazione, la volontà di imprimere un nuovo slancio alla Fondazione Giglio nel segno di una sanità sempre più efficiente e vicina ai bisogni del territorio e dei siciliani.

Ci ispireremo – ha poi aggiunto – a principi di sussidiarietà, legalità e trasparenza nell’azione amministrativa con il fine di migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria.

Obiettivo di questa governance – ha anticipato Di Maria – sarà anche l’integrazione tra attività clinica e alta formazione con l’ingresso nel board del Giglio, nella prossima seduta del Cda, della Saint Camillus International University of Health Sciences (Unicamillus)”.

Nella giornata odierna si è anche insediato il Collegio Sindacale composto da Orazio Mammino,  Sofia Paternostro e  Giovanbattista Oranges. Il collegio ha nominato presidente Sofia Paternostro.

Il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale restano in carica tre anni.

Nella seduta odierna il Consiglio di Amministrazione, nelle more di definire, a breve, la governance gestionale, ha riconfermato, temporaneamente, il direttore sanitario Santi Mauro Gioè e il direttore amministrativo Gianluca Galati, attribuendo a quest’ultimo anche le funzioni di direttore generale.

Termini Imerese, si inaugura presso la Casa degli Artisti la mostra dedicata a Pino Concialdi

Si inaugura domenica 9 marzo 2025 alle ore 17,00, presso la Casa degli Artisti in via Gisira, 45 a Termini Imerese, la mostra dedicata Pino Concialdi. L’esposizione, curata da Giulio Adelfio, dal titolo “Cercando Pino Concialdi” è stata dedicata all’artista termitano in occasione del decennale della morte.
In seguito, la mostra, sempre con ingresso gratuito, sarà aperta i giorni 15-16 e 22-23 marzo, dalle ore 17,00 alle 21,00.
Cercando “Pino Concialdi” su Google, Wikipedia propone una pagina in inglese, francese, danese o egiziano, ma non in italiano. Eppure si tratta di un artista siciliano. I suoi autoritratti, realizzati sui supporti più disparati, svelano la vita interna di un artista che, posando uno sguardo consapevole su sé stesso, non si limita a specchiarsi, ma mette in atto una profonda ricerca interiore che finisce per cambiare costantemente la definizione di sé.  Morto nel Novembre del 2015 all’età di sessantanove anni, ha lasciato un’eredità artistica e culturale unica, che la Casa degli Artisti, a distanza di dieci anni dalla morte, ha accettato di raccogliere e mostrare a tutti.
Tramite una selezione di più di duecento opere, che spaziano dalla pittura alla ceramica, nonché un’installazione multimediale a tema, i visitatori potranno interfacciarsi con la produzione del prolifico artista siciliano.

“Letteratura medianica” e sopravvivenza dopo la morte: esiste una prova inconfutabile?

Da sempre l’uomo si pone una domanda che a volte assume toni ossessivi: cosa avviene dopo la morte? Permane qualcosa dell’uomo dopo il suo decesso fisico, o tutto ineluttabilmente viene annientato?

Si tratta di una domanda che ammette solo due risposte: una affermativa, fondata sulla fede sulle personali credenze, e l’altra negativa, anch’essa fondata su convinzioni personali. E’ una storia che continua da millenni, dal momento stesso nel quale i nostri più remoti progenitori si posero la domanda, seguendo le linee di quel dibattito tra fede e ragione, credenze  religiose e razionalità scientifica che sembra proprio caratterizzare il pensiero umano. D’altra parte, con l’evoluzione delle conoscenze e del pensiero stesso, si sono stabiliti dei limiti precisi, dei confini fra credenze religiose e scienza, che non posso essere travalicati. La scienza si deve occupare dell’immanente, la religione del trascendente. Punto e basta. Per parafrasare Sciascia, “a ciascuno il suo”. Ma, questa regola ferrea fu trasgredita nella seconda metà dell’Ottocento, quando un gruppo, piuttosto vasto e composito, di studiosi, di tendenze filosofiche spiritualistiche – un vero e proprio ‘movimento’, decise di tentare di dimostrare scientificamente la sopravvivenza dell’anima. Le denominazioni che vennero date di questo movimento, al di fuori o dentro lo stesso, furono ‘spiritismo’, ‘ricerca psichica’, ‘metapsichica’. Ma cosa studiare? E come?

Il ‘movimento’ decise di occuparsi di spiritismo e sedute spiritiche, entrambe in quel momento storico in gran voga. Attraverso i medium, che sostenevano di essere in contatto col mondo dell’aldilà pensarono si potessero ottenere prove scientifiche della sopravvivenza della personalità umana. Durante le sedute medianiche veniva riferita la produzione di imponenti fenomeni fisici (a cominciare dalle celebri levitazioni del tavolo attorno al quale sedevano i partecipanti alle sedute), ma anche comunicazioni che si sosteneva pervenissero dall’aldilà.

I medium spesso sembravano fornire prove impressionanti del loro potere. Era abbastanza facile in quegli anni a strabilianti casi di materializzazioni di fantasmi durante le sedute; ma, ovviamente, tali pretesi fenomeni suscitavano, al di fuori del cerchio dei ‘credenti’, un forte scetticismo nell’opinione pubblica e nel mondo scientifico in particolare, anche perché in un buon numero di casi ricercatori scettici avevano scoperto trucchi clamorosi. Insomma, come si dice, avevano sorpreso i medium con le mani nel sacco. Altra cosa invece erano invece le ‘comunicazioni’ che sembravano giungere dall’aldilà. Le più frequenti erano relative a contatti con parenti defunti dei partecipanti, spesso impressionanti visto che di fronte ad esse anche scienziati famosi, che si accostavano per curiosità a queste pratiche ne rimasero talmente sconvolti da diventare ferventi spiritisti (valga per tutti il caso del celebre psichiatra Cesare Lombroso, che dopo aver ottenuto una comunicazione della madre defunta di venne un formidabile sostenitore dello spiritismo). Ma c’errano anche comunicazioni molto più complesse: intere opere letterarie venivano ‘ricevute’ attraverso i medium.

Il medium e Dante

Un caso molto interessante è avvenuto proprio in Italia, alcuni decenni fa, negli anni ’70 del Novecento. Nel corso d’una serie di sedute medianiche, i membri di una associazione spiritica, il Centro «Lux in Tenebris» di Camerino, in provincia di Macerata, ottennero da una entità definitasi «Dante Alighieri», la dettatura della prima cantica di un poema intitolato «Dalla terra al cielo». In esso la presunta entità del poeta espone le sue esperienze vissute nel post-mortem.

E, in effetti, a leggere quei versi non si può sfuggire almeno alla suggestione del tocco poetico tipico del grande fiorentino.

«O popol che t’appresti al grande passo/ per superar la soglia della morte/ non cadere nel tragico collasso / de li peccata e fa che tu sia forte:/ fuggi quindi l’invito e quinci il ghigno/ accioché tu possa salir festoso/ nel regno di Colui giusto e benigno». Sono i primi nove versi della cantica (in totale 91 versi), che sembravano non poter essere usciti che dalla penna del «divin poeta».

Sempre con dettatura medianica l’equipe di Camerino, diretta dal professor Raoul Bocci, ha ottenuto il commento alla cantica; commento a cura di Giambattista Giuliani, famoso dantista che ricoprì nella seconda metà dell’800 la cattedra dantesca all’Istituto Superiore di Firenze. Il commento perveniva per via medianica  al termine d’ogni seduta alla quale interveniva «l’entità Alighieri». Note e poema destano stupore, almeno al primo impatto, nel lettore medio, ma pongono una serie di domande. Ad esempio: chi ha potuto dettare questi versi? Dovremmo dedurre che sia stato realmente Dante Alighieri. E a questa conclusione sono giunti alcuni studiosi di letteratura che hanno analizzato l’opera. Il professor Bocci, principale protagonista delle comunicazioni, esclude l’ipotesi che possa trattarsi d’un qualche messaggio psichico. Per lui la soluzione è una soltanto, e talmente evidente da non avere bisogno di commenti.

Un fenomeno altrettanto impressionante, e correlato alla letteratura medianica, è quello delle «corrispondenze incrociate», nel quale uno stesso messaggio proveniente da una sola, presunta entità viene ottenuto attraverso gli scritti automatici di diversi medium. Questo particolarissimo fenomeno sembra che sia stato « inventato» dallo stesso Myers, grande grecista e pioniere della ricerca psichica inglese. Circa tre mesi dopo la sua morte, avvenuta nel 1901, una medium inglese, Mrs Varral, ottenne una comunicazione medianica attraverso scrittura automatica. Subito dopo presso altri automatisti in Inghilterra, in USA, in India, saltarono fuori motivi simili, o allusioni agli scritti ottenuti medianicamente dalla Varral. Si trattava fondamentalmente di frammenti di poesia classica, greca e latina, che si intromettevano negli scritti di altri automatismi in maniera assolutamente incomprensibile. «Si dava l’impressione», scrisse lo psichiatra Nils Jacobson, «che qualcuno volesse dimostrare la propria identità facendo un “puzzle” classico, e precisamente con un metodo che ci si sarebbe aspettato da Myers». Si potrebbero citare decine di altri casi simili. Lo stesso fondatore dello spiritismo, il francese Hyppolite Rivail, più noto come Allan Kardec sostenne di aver ottenuto medianicamente persino il testo di un “Vangelo secondo gli spiriti”.  Ma la domanda fondamentale è sempre la stessa: questa straordinaria, complessa, “letteratura medianica” prova inconfutabilmente che la sopravvivenza esiste?

Il caso Gordon Davis

In realtà, la credibilità dei messaggi medianici fu, già ai primi del Novecento, compromessa da un altro caso, passato alla storia della parapsicologia col nome di «caso Gordon Davis». Durante una serie di sedute compiute dal noto ricercatore psichico inglese Samuel Soal con una medium inglese, Blanche Cooper, lo studioso vide presentarsi un’entità che dichiarò d’essere suo fratello, Frank Soal, morto in Francia a diciannove anni per le ferite riportate nel corso d’una azione di guerra il 5 settembre 1918.

Dopo qualche tempo «l’entità Frank Soal» agì come l’intermediario per chiamare un’altra entità, un tale Gordon Davis, vecchio compagno di scuola di Samuel Soal, ritenuto morto in guerra. Davis nel corso di alcune sedute pregò Soal di fare avere sue notizie alla moglie, indicandone con una certa esattezza l’indirizzo e descrivendo alcuni particolari della casa con una precisione inconfutabile. Davis si esprimeva addirittura con forme idiomatiche tipiche del suo modo di parlare. Insomma, sembrava che si trattasse realmente del soggetto in questione. Soal rintracciò la moglie e il figlio di Gordon. Andò a trovarli, poiché l’entità sembrava sperare che il parapsicologo si prendesse cura della loro sorte. Il caso sembra non avere alcuna particolarità degna di nota. Tranne una: al momento dei messaggi Gordon Davis era vivo e vegeto e progettava di trasferirsi con la famiglia nel Southend. Ma se Davis era vivo da dove provenivano i messaggi? Il caso si tentò di spiegare in vari modi. Si pensò addirittura che Gordon Davis avesse avuto al momento delle sedute una esperienza fuori dal corpo e che, ritenendosi morto, si fosse presentato in seduta. Ma i fatti non concordano con le speculazioni. Rimane un fatto: Davis era vivo. Questo basta ad evidenziare la scarsa attendibilità dei messaggi medianici. Essi non possono dimostrare in alcun modo la realtà della sopravvivenza. C’è la necessità, quindi, d’un approccio più scientifico al problema.

Stati di coscienza

Se qualcosa sopravvive, questo qualcosa deve essere presente nel vivente. Se esiste nei viventi deve essere osservabile. Dalle esperienze registrate in oltre un secolo di ricerca psichica, sembrerebbe che ciò che sopravvive sia la coscienza. Studiamo allora la coscienza nei viventi tentando di scoprire quali sue caratteristiche potrebbero sopravvivere nel post-mortem e come esse potrebbero evolversi. Ma sorge a questo punto un problema: quale coscienza sopravvive? L’uomo ha vari tipi di coscienza. C’è la coscienza di veglia, cioè quella normale; c’è la coscienza onirica, che si manifesta nei sogni; c’è la coscienza alterata, ovvero quella particolare condizione psichica nella quale esiste un impedimento alla comunicazione col mondo esterno (esempi di stato alterato di coscienza sono dati per esempio dagli effetti delle droghe allucinogene, da particolari tecniche meditative). La ‘trance’ medianica è uno stato alterato di coscienza. In questi stati ‘altri’ si può evidenziare capacità creative straordinarie, caratterizzate da una sensibilità finissima e da una percezione del mondo assolutamente diversa da quella che avviene nello stato di coscienza normale. Possono aversi anche frequenti esperienze mistiche.

Ecco una descrizione delle proprie percezioni fatta da uno studente della Duke University negli USA, Blue Harary che, negli anni ’70 del secolo scorso, si sottopose ad esperimenti sugli stati alterati di coscienza:

«… Intorno a me potevo vedere pianeti e particelle minori in un movimento ritmico. La mia visione sembrò infine focalizzarsi davanti a me e nello stesso tempo coprire un raggio di 360°. Tutti i miei sensi funzionavano in maniera analoga. Potevo udire una meravigliosa armonia che sembrava accompagnare ogni particella. Sentivo una corda suonare dall’interno della totalità del mio essere… sentivo di non star solo sperimentando la natura; io ero la natura. Ovunque c’era il movimento incredibilmente armonioso e bilanciato dell’universo…». In alcune esperienze di meditazione (caratterizzate da stati alterati di coscienza) il soggetto ritiene, analogamente, di potersi identificare con tutto lo spazio e il tempo. Questa sensazione viene chiamata FC, campo di coscienza. Se poi diamo uno sguardo alle comunicazioni medianiche ci rendiamo conto di come quasi tutte ci dicano che nel post-mortem si realizza la fusione con le forze dell’universo, con tutta la natura, una fusione che permea di sé tutto l’essere. conosciuto…. Non è difficile scorgere analogie con le dichiarazioni del giovane Harary.

Sembra, insomma, che la coscienza possa esistere lungo una scala di valori che vada da una coscienza ristretta ad una molto ampia. Sull’ultimo gradino, il più basso, starebbe la nostra coscienza normale, quella che ci permette di agire nella realtà.

Alcuni soggetti, dotati di capacità particolari, potrebbero riuscire a percorrere molti altri gradini verso l’alto, sulla scala della coscienza, sino ad attivare in se stessi una capacità creativa a loro stessi sconosciuta. Questo, forse, potrebbe spiegare il fenomeno della letteratura medianica. E il forse, è d’obbligo…

Giovanni Iannuzzo

Inizieranno il 20 aprile le operazioni di recupero del Bayseian: il relitto sarà trasportato a Termini Imerese

Dopo un rinvio di quattro mesi, finalmente dovrebbe essere arrivato il momento del recupero del relitto del Bayseian, affondato lo scorso 19 agosto 2024 nei fondali marini al largo di Porticello, dopo essere stato colpito da un violento temporale.

Le operazioni di recupero secondo varie fonti di stampa, sono state programmate dal 20 aprile al 10 maggio 2025. Il piano, che prevede prioritariamente il taglio e l’emersione dell’albero maestro di 72 metri per facilitarne il sollevamento, e a seguire il recupero dell’imbarcazione di circa 56 metri, del peso di 534 tonnellate e con ancora il carburante a bordo, è stato messo a punto da una ditta specializzata scelta dai proprietari del veliero ed è in fase di approvazione da parte della Capitaneria di Porto e della Procura di Termini Imerese.

Il Bayesian, una volta emerso, sarà trasportato al porto di Termini Imerese, dove gli inquirenti potranno procedere ai rilievi dettagliati per chiarire la dinamica del naufragio e conoscere le cause e le responsabilità della tragedia. I costi del complesso intervento che richiede precisione e attenzione all’impatto ambientale, sono interamente a carico dei proprietari. All’interno dello scafo si trovano circa 10.000 litri di gasolio, ma il piano di recupero non prevede lo svuotamento dei serbatoi prima che inizino le operazioni di sollevamento dello scafo, che saranno eseguite con una grande gru e sarà necessario costruire un grande pontile galleggiante, operazione che porterà via la maggior parte del tempo necessario a completare l’operazione di recupero.

Nella tragedia persero la vita sette persone tra cui il magnate britannico Mike Lynch, sua figlia Hannah e altri cinque passeggeri dei ventidue presenti al momento della tempesta che colpì il Bayesian. L’inchiesta, che al momento vede indagati per omicidio plurimo e naufragio colposo il comandante James Cutfield, l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton e il marinaio Matthew Griffith, dovrà stabilire se l’affondamento sia stato causato da errori umani o dalle condizioni meteo estreme.