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Le “Ali d’angelo” del figlio di Franco Franchi: intervista a Massimo Benenato

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Massimo Benenato, nel suo nome l’eco di una memoria familiare, nel suo talento la luce di un’individualità inconfondibile. Nato a Palermo il 10 maggio 1965, Massimo è il figlio di Franco Franchi (Francesco Benenato), il celebre comico che, insieme a Ciccio Ingrassia, ha segnato la storia del cinema italiano. Cresciuto in un ambiente ricco di creatività e umanità, egli ha sviluppato una sensibilità che lo ha portato a esplorare il mondo attraverso la scrittura e ha saputo trasformare l’eredità paterna, quel guizzo comico e quella capacità di osservare l’umanità con uno sguardo penetrante, in una penna che scava nell’anima.

I suoi romanzi sono viaggi interiori, esplorazioni dell’animo umano, dove la risata si stempera in riflessione e la leggerezza si fa profondità.

Con “Ali d’angelo”, il suo ultimo romanzo pubblicato da Spazio Cultura Libreria Macaione, Massimo Benenato ci conduce in un territorio inesplorato, un luogo dove la realtà si fonde con la spiritualità, dove i confini tra il visibile e l’invisibile si fanno labili. Il suo protagonista, Angelo Cherubino, è un Ulisse dei tempi moderni, un uomo in cerca di se stesso, che intraprende un viaggio di trasformazione interiore, un’odissea dell’anima.

In questa intervista, Massimo ci svela i segreti di questo viaggio, ci accompagna tra le pagine del suo romanzo, ci fa partecipi delle sue riflessioni. Un dialogo che è un invito a guardare oltre l’apparenza, a scoprire le ali che ognuno di noi custodisce nel profondo del cuore.

Massimo Benenato vive e lavora a Roma, dove continua a dedicarsi alla scrittura e alla promozione della cultura.

Buongiorno Massimo, è un grande onore avere la possibilità di parlare con lei oggi. La sua carriera, che spazia dalla scrittura alla cultura in senso ampio, riflette una sensibilità rara e preziosa. Mi permetta di iniziare con una domanda che va oltre il suo lavoro letterario: da molti anni si dedica con passione alla divulgazione culturale e all’arte, ambiti che richiedono una percezione sottile e profonda della realtà. Come descriverebbe il suo rapporto con la cultura, e quale ruolo ricopre nella sua vita quotidiana?

Per me la cultura è di fondamentale importanza per la propria crescita ed evoluzione. Sapere il più possibile di ciò che ci circonda e soprattutto di noi stessi, sta alla base di una vita produttiva e significativa. Conoscere e conoscersi è la strada giusta per poter arrivare alla comprensione. L’importante è che la cultura non sia fine a se stessa ma venga condivisa con gli altri.

La sua sensibilità artistica emerge chiaramente nella sua scrittura, che si distingue per una raffinata capacità di evocare emozioni. Parlando d’arte, c’è qualche movimento, periodo o autore che l’ha particolarmente ispirata nel suo percorso di scrittore, e che sente di dover citare come fonte di ispirazione fondamentale per la sua penna?

Quando ero ragazzo non leggevo molto, nonostante i libri mi attraessero tantissimo. A scuola mi assegnavano da leggere classici importanti che però, a quell’età, non riuscivo ad apprezzare appieno, visto che non rispecchiavano il mio spirito avventuroso e sognatore. Così decisi di andare in una grande libreria e, quando scoprii i romanzi fantasy, fu amore a prima vista. Ne divorai a decine, tanto che a un certo punto nella mia camera non ci fu più spazio dove sistemarli. Erano letture leggere ma appassionanti, fondamentali per lo sviluppo del linguaggio e della fantasia. Crescendo sono passato a generi più concreti e impegnativi, spaziando dai romanzi storici alle biografie, dalle filosofie orientali ai testi a tema spirituale. Due libri mi hanno segnato in modo particolare, sia come uomo che come scrittore: Siddharta di Hermann Hesse, e Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda.

Rimanendo sul tema delle emozioni, come definirebbe l’essenza dell’arte narrativa? Qual è, a suo avviso, il compito fondamentale della scrittura, specialmente in un’epoca come la nostra, dove sembra che l’immagine prevalga sulla parola e la comunicazione si faccia sempre più visiva e rapida?

Per me essenza narrativa significa non restare in superficie ma andare in profondità, catturare l’attenzione del lettore e farlo riflettere con partecipazione sui temi che si stanno trattando, concedendogli il tempo necessario a elaborarli. Per quanto forte e suggestiva, un’immagine esaurisce il suo effetto in fretta, perché il bombardamento visivo a cui siamo sottoposti oggi è talmente rapido e copioso, da non concederci la possibilità di ragionarci sopra. È evidente che l’attuale società abbia imboccato una strada pericolosa, una strada che prediligendo il linguaggio visivo a quello parlato, il virtuale al reale, rischia di condurci in un mondo vuoto, ignorante e superficiale.

Parlando del suo libro “Ali d’Angelo”, edito da Spazio Cultura,  il protagonista affronta un profondo conflitto esistenziale e professionale. Che cosa ha voluto trasmettere attraverso il viaggio interiore di Angelo, e come pensa che i lettori possano rispecchiarsi nel suo percorso di ricerca e di rinascita?

Angelo è un personaggio in cui è facile rispecchiarsi. È un uomo che si trova improvvisamente ad affrontare una situazione difficile e spiazzante, un avvenimento estremamente negativo che non solo lo porta a combattere contro rabbia e impulsività, ma lo costringe a rivedere il percorso di vita che aveva già pianificato: è una situazione con cui prima o poi tutti dobbiamo confrontarci. Attraverso il suo travaglio interiore, ho potuto esprimere un concetto a me molto caro: noi non siamo la mente ma l’essere che si cela dietro. La mente è solo un filtro che crea dubbi, ansie e paure: bisogna osservare i meccanismi che la muovono e imparare a gestirla con intelligenza e determinazione.

Nel romanzo, c’è una particolare filosofia o pensiero che ha guidato la costruzione della trama e che riflette il suo approccio alla vita, alla scrittura e alla ricerca della verità interiore?

Il concetto principale espresso in Ali d’Angelo è molto semplice: non siamo soli. Noi siamo molto di più del mucchietto di carne e ossa che vediamo riflesso nello specchio, corpi mortali abbandonati in un anfratto del Creato. Siamo esseri eterni che stanno sperimentando la realtà materiale alla guida di un sofisticato robot, accompagnati da esseri altrettanto speciali che ci sostengono e proteggono durante tutto il cammino… quelli che comunemente chiamiamo Angeli.

Un aspetto che colpisce profondamente nel suo libro è il ruolo che il dolore e la sofferenza ricoprono come forze trasformative. Come vede lei il dolore nella vita umana? È un ostacolo da superare o una possibilità di crescita, che, se affrontato, può portare a una maggiore consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda?

Per me le situazioni che creano dolore e sofferenza sono enormi opportunità di crescita, occasioni per spronarci a cercare quelle risposte esistenziali che altrimenti rimanderemmo all’infinito. Un’incidente, un tradimento, una morte… sono episodi predisposti dall’universo per farci spostare l’attenzione dall’esterno all’interno, spingendoci a riflettere su cosa sia veramente importante nella vita terrena. Gli ostacoli emotivi vanno superati per maturare come anime, altrimenti possiamo stare certi che si presenteranno  nuovamente.

“Ali d’Angelo” non è solo un romanzo di personaggi, ma anche di luoghi e atmosfere. Qual è l’importanza del contesto in cui si svolgono le vicende? In che modo il paesaggio e l’ambiente circostante influenzano la psicologia del protagonista, e quale ruolo gioca questo nel suo percorso di evoluzione?

Ho scelto il luogo dove si svolge l’intera vicenda con l’intento di far muovere Angelo in un ambiente adatto ad acquietare l’animo, a scacciare la confusione mentale in cui è precipitato in modo da riflettere serenamente. Borgo Celeste è il posto ideale per farlo, un albergo a conduzione familiare immerso nel verde dell’Umbria, dove gli unici suoni udibili sono il soffiare del vento, il mormorio del fogliame e lo scorrere dell’acqua. Quando ci capitano avvenimenti negativi, credo sia importante staccarsi dalla quotidianità e cercare rifugio nel silenzio e nell’energia rivitalizzante della natura. Quando mio padre ha lasciato il corpo, ho passato molto tempo da solo in riva a un lago, e devo dire che mi ha aiutato moltissimo nell’elaborare il lutto.

Ci piacerebbe sapere cosa si augura che i lettori possano portare con sé dopo aver letto “Ali d’Angelo”. Qual è l’ispirazione o la riflessione che vorrebbe restasse con loro, soprattutto in relazione ai temi di identità, sofferenza e speranza che attraversano la narrazione?

Innanzitutto, mi auguro che nel leggere Ali d’Angelo, le persone possano trascorrere un po’ di tempo in tranquillità, divertendosi ed emozionandosi insieme ai miei personaggi. Purtroppo, la società in cui viviamo è diventata molto pesante e concede sempre meno spazio alla leggerezza. Poi spero che i tanti argomenti trattati nel romanzo, possano diventare interessanti spunti di riflessione, soprattutto quelli che riguardano la sfera spirituale. Credo che mai come oggi sia importante trovare equilibrio tra corpo e anima e sarei felicissimo se Ali d’Angelo fosse fonte d’ispirazione per questo.

Parlando di ispirazione, non possiamo non menzionare la sua figura paterna, Franco Franchi, un attore comico indimenticabile e un uomo di straordinaria forza, la cui presenza ha segnato intere generazioni. Lei ha avuto la fortuna di vivere accanto a lui, di goderne delle qualità sia come padre che come esempio ispiratore. C’è un ricordo particolare che conserva di lui, qualcosa che rappresenta per lei non solo l’attore, ma anche l’uomo e il padre che le ha trasmesso valori e forza d’animo? Come ha influito la sua figura nel plasmare la sua visione della vita e del lavoro, e quale impatto continua ad avere sulla sua esistenza?

Mio padre ha avuto un impatto enorme sulla mia esistenza, sia in corpo che nello spirito. Avere come esempio un artista che sapeva recitare, suonare, dipingere, cantare… è stato fondamentale per farmi innamorare dell’arte, per invogliarmi a cimentarmi prima nella musica, poi nella pittura e infine nella scrittura. Se a questo aggiungiamo che papà fosse un uomo di sani principi, dalla notevole profondità di pensiero, dedito al lavoro e alla famiglia, si capisce facilmente quanto possa avere influito nel mio percorso terreno. In più, è riuscito a indirizzarmi anche spiritualmente attraverso dei contatti soprannaturali molto intensi, episodi al limite della credibilità che non solo mi hanno portato a stravolgere la mia concezione di realtà, ma mi hanno altresì confermato quanto fosse speciale. Con lui ho moltissimi ricordi, dalle nottate estive passate a scrutare la volta celeste alle divertenti sfide con i cruciverba, dalle chiacchierate sulle sue vicissitudini di gioventù ai duetti musicali con chitarra e foglie d’edera, momenti d’intimità tra padre e figlio che custodisco gelosamente nel cuore.

Per concludere questa nostra piacevole conversazione siamo curiosi di sapere di più sui suoi attuali impegni culturali. È coinvolto in qualche progetto che le sta particolarmente a cuore in questo momento? E quali sono i suoi programmi futuri, sia come scrittore che come attivista culturale, nei quali intende proseguire il suo cammino?

Ultimamente sono impegnato su diversi fronti. Ho appena fondato la Franco franchi S.r.l., società di edizione, produzione ed eventi. Ho un romanzo Fantasy e un cd musicale con le più belle canzoni di papà che verranno pubblicati entro l’anno. Ho Battibecchi d’amore, una commedia teatrale che sto portando in giro per l’Italia e sto finendo di scrivere il nuovo romanzo. Inoltre, sto progettando il premio Franco franchi, un riconoscimento letterario e artistico da assegnare ogni anno a chi si è distinto nel proprio settore. Incrociamo le dita.

Infine, domanda di rito, c’è qualcosa che non abbiamo ancora detto, un pensiero che le piacerebbe condividere con i lettori, o un messaggio che ritiene importante trasmettere in questo momento?

Viaggiamo amando incondizionatamente, perché l’amore è il più grande potere che esista, perché donarlo genera felicità perenne e ci rende speciali agli occhi di Dio.

Salvina Cimino

Pesca illegale di neonata: Guardia Costiera di Termini Imerese sequestra 40 kg. di prodotti ittici

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Nell’ambito della quotidiana attività di vigilanza pesca coordinata dal 12° Centro di Controllo Area Pesca della Direzione Marittima della Sicilia Occidentale, è stata eseguita una mirata attività di controllo, sia in mare sia a terra, nel territorio e nello specchio acqueo dei comuni di Termini Imerese e Trabia con l’obiettivo di prevenire, individuare e contrastare qualunque forma di illegalità che possa pregiudicare in maniera significativa gli stock ittici e alterare il principio di leale concorrenza sul mercato.

I militari operanti della Guardia Costiera di Termini Imerese hanno individuato e sottoposto a controllo un venditore ambulante nel comune di Trabia, accertando la presenza di 7 kg di novellame di sarda – la cui pesca, detenzione e trasporto sono vietati dalla normativa comunitaria e nazionale in quanto il prelievo di esemplari allo stato giovanile determina un grave pregiudizio per l’ecosistema marino e la risorsa ittica – e di ulteriori 35 kg di prodotti ittici vari esposti per la vendita in assenza di qualsivoglia documentazione di tracciabilità, oltre che delle corrette informazioni da fornire al consumatore finale. In considerazione delle violazioni accertate, venivano quindi sequestrati 42 kg di pescato e irrogate al trasgressore 2 sanzioni amministrative per un totale di 2000 Euro.

Il prodotto ittico sequestrato, sottoposto a controllo del servizio veterinario dell’ASP 6 di Termini Imerese – che ne ha attestato l’idoneità al consumo umano – è stato interamente devoluto in beneficienza a enti caritatevoli.

L’attività di contrasto alla pesca di specie vietate si è estesa anche a mare, ove la Motovedetta CP 889, costantemente dispiegata per attività di vigilanza nell’area marittima di giurisdizione al fine di verificare il corretto esercizio della pesca marittima, ha sottoposto a controllo unità da pesca professionale e sportiva; contestando, in un caso, a un diportista, la mancanza dei prescritti documenti di bordo e comminando una sanzione amministrativa pari a 130 Euro.

Frane, in gara i lavori per mettere in sicurezza il centro storico di San Mauro Castelverde

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La Struttura di contrasto al dissesto idrogeologico, guidata dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, interviene a San Mauro Castelverde per consolidare il versante della frazione di Borrello, e porre fine a una situazione di criticità che si trascina da oltre trent’anni. È stata pubblicata dagli uffici diretti da Sergio Tumminello la gara per l’assegnazione dei lavori, con un importo a base d’asta di 17,7 milioni di euro. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata al prossimo 23 aprile.

I primi movimenti franosi in quest’area, che ha la più alta classificazione di rischio e di pericolo, si registrarono negli anni novanta, con danni importanti alle abitazioni, alle reti di servizi e alle infrastrutture, ma anche alle arterie viarie e ai muri che costeggiano la carreggiata della Sp52, unica via di accesso al paese.

L’intervento interessa il sito che si sviluppa in corrispondenza delle pendici occidentali del rilievo di Pizzo Naturo che presenta livelli di pendenza, molto alti. Le infiltrazioni di acqua e la mancanza di una corretta canalizzazione sono tra le principali cause del fenomeno di dissesto, che porta a cedimenti del terreno e all’instabilità generale del versante.

Prevista dal progetto la realizzazione di pozzi drenanti costituiti da pali in cemento armato, posti in circolo e spinti sino alla profondità di venti metri. Saranno inoltre collocati dei tubi in acciaio su tre diversi livelli in modo da captare le acque da convogliare all’interno dei pozzi. Si procederà, infine, con la sistemazione del manto stradale e con la ricostruzione dei muri di contenimento.

«Intere zone risultano da lungo tempo inibite alla fruizione dei residenti – commenta il presidente Schifani – e questo non è solo di grave pregiudizio per l’incolumità delle persone, ma penalizza la vivibilità di molti Comuni. Il nostro impegno è rivolto a recuperare e a riqualificare i centri storici e i lavori di messa in sicurezza permettono di riscoprirne funzionalità e bellezza».

Giornale di Cefalù: coordinatore della locale sezione Giancarlo Barracato eletto delegato al congresso nazionale

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Intervista al coordinatore della sezione di Cefalù Giancarlo Barracato eletto delegato al congresso nazionale della Lega del 5 e 6 aprile a Firenze. Quattro incontri di formazione interparrocchiale per i giovani-adulti di Azione Cattolica: ne parla Claudia D’Antoni. A 50 anni dalla morte di Pasolini. In teatro dalla “ricotta” agli “stracci” – intervista al regista ed interprete Gigi Borruso.
La sua esistenza si deve ad Enrico Medi, uno dei padri della Costituzione: osservatorio geofisico di Gibilmanna, storia e sviluppo. Ne discutiamo con Enzo Garbo, presidente fondazione Mandralisca; Gioacchino Fertitta, responsabile Istituto Gibilmanna; Pino D’Anna, associato di ricerca. Speciale Carnevale: ogni “idea” vale: confronto con Francesco Matassa, Concetta Vinci e Adriano Cammarata.
Questi i servizi principali del Giornale di Cefalù – anno 42 n.1832 – videonotiziario – web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; dal 20 marzo 2025 su facebook profilo Adriano Cammarata e sul canale you tube (https://www.youtube.com/@carloantoniobiondo171) Carlo Antonio Biondo. Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.

“Un viaggio tra sogno, realtà e arte”: intervista al pittore Benedetto Poma che apre uno studio nel centro di Cefalù

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“Come il canto delle sirene persuadeva i navigatori a fermarsi, così ci sono luoghi in cui abbiamo sempre avuto la sensazione di appartenere. Luoghi dove ti lasci sopraffare dalla sua poetica bellezza, dove la natura sovrasta i paesaggi con la sua arcaica magnificenza, dove storie che si perdono nella notte dei tempi vengono sussurrate dalle onde del mare. Dove ho sempre desiderato piantare il seme di un sogno. Per me, questo piccolo grande sogno era approdare nella bellissima città di Cefalù”. Con queste parole Benedetto Poma annuncia il suo approdo a Cefalù in maniera permanente, non più una mostra temporanea come in passato ha avuto modo di realizzare, ma un luogo dove le sue opere saranno permanentemente in esposizione, dove il pubblico potrà visitare lo spazio e godere delle opere . L’Art studio di Poma a Cefalù sul Corso Ruggero 51, che sarà inaugurato sabato 22 marzo, alle ore 18,00, è uno spazio che il maestro ha fortemente desiderato e voluto e lo definisce “un viaggio tra sogno e realtà, arte e immaginazione”, un luogo fisico dove ci sarà spazio per il suo laboratorio dove egli creerà e dipingerà le sue atmosfere. Dieci anni fa in occasione di una collettiva, per la prima volta, la città di Cefalù ha ospitato il maestro, poi successive mostre e collezioni lo hanno visto tributare la sua Sicilia e la Città Normanna con i suoi tesori : Le Sinfonie del tempo nel 2015, Le Sirene di Ulisse nel 2016, Un Regno nel sole nel 2018, Incanto mediterraneo nel 2023 e infine, La felicità della Luce lo scorso settembre – ottobre 2024; mostre che ha seguito e curato per Cefalù la dott.ssa Rosalia Liberto che sarà presente in Art Studio per poter condurre i visitatori dentro la meravigliosa pittura di “luce” di Poma. Un progetto e un sogno che si realizza nella città che in questo decennio ha ispirato narrazioni pittoriche e poetiche atmosfere dell’arte dei Benedetto Poma.

Quando hai sentito di iniziare a dipingere?

Non c’è un momento esatto,  ne la definirei carriera, io sento di dipingere ed è un continuo divenire di pensieri, forme, sogni e momenti della mia vita , della storia presente e passata che traduco nei miei dipinti.

Quali le correnti che hanno ispirato il tuo percorso artistico?

Durante il mio percorso universitario ho indagato la pittura di Morandi, le sue nature morte,  sono rimasto affascinato dalle sue forme e dal modo in cui la luce le accarezza; successivamente ho avuto modo di osservare e studiare le luci e i colori dei macchiaioli, poi di Egon Schiele, Kandinsky e il suo “cavaliere azzurro”, infine,  Mondrian. Nell’età più adulta Chagall ha certamente colpito la mia creatività donandomi spunti e riflessioni cromatiche.

Cosa rappresenta per te la Sicilia?

La Sicilia è presente in ogni maniera nelle mie opere: dall’oggetto che può essere riconducibile all’artigianato artistico per esempio le giare, le sedie, gli oggetti della vita quotidiana, agli elementi architettonici, che firmano e sono la cifra stilistica delle mie opere. La natura siciliana ha certamente un posto privilegiato nella mia pittura, la flora e la fauna sono spesso presenti.  La Sicilia del mito e della Magna Grecia è presente nella collezione “le Sirene di Ulisse” e “Incanto mediterraneo” , il periodo Ruggeriano e Federiciano è fortemente espresso nelle opere della collezione di “Un Regno nel sole”  e nella più recente collezione del 2024 “La felicità della Luce” vi è rappresentata la Sicilia con le sue ricchezze, meraviglie e contraddizioni. Il comune denominatore delle mie opere è qualcosa che non è materiale, ma “illumina” forme e colori è la luce della mia terra!

C’è un luogo che è presente nelle tue opere in maniera intensa e perchè?

Il luogo che sento “mio” e che ad esso sono fortemente legato è l’Etna, luogo dove vivo e che osservo ogni giorno. Esso per me rappresenta una forza ambivalente, all’interno un luogo  accogliente ma che conserva il fuoco, la carica vitale e all’esterno terra fertile e feconda dove gli uomini, anche se, nelle avversità della sua precaria stabilità resistono . Etna è resilienza come lo siamo noi siciliani.

Quale è il tuo rapporto con l’Arte contemporanea come la interpreti?

L’arte contemporanea , proprio perché di contemporaneità si tratta necessita del “tempo”. Oggi si rincorre spesso la visibilità social. La creazione artistica per me resta libera e legata a un percorso mio personale di ricerca; di temi da affrontare e tradurre. Ciò che il mito o la storia ci raccontano ritengo debba essere indagato, dunque, il mio lavoro sta proprio, mediate i miei dipinti, di poter contribuire alla comunicazione del sapere, di valori universali che ieri come oggi vanno conservati e trasmessi. Sarà il tempo a svelarci chi ha davvero contribuito alla crescita e alla formazione mediante l’arte e alla valorizzazione della nostra Sicilia.

Sappiamo che ormai da circa nove anni sei presente a Catania con il tuo Art Studio. Quali sono i progetti per il tuo futuro?

Con l’apertura a Cefalù di un nuovo Art Studio sarò presente anche sul territorio della Sicilia Occidentale e la prossima una mia installazione artistica verrà inaugurata ad Agrigento Capitale della cultura 2025. E’ in cantiere anche un progetto a Palermo che ancora non posso svelare per ragioni organizzative.

 

Benedetto Poma nasce a Catania nel 1968. Inizia a dipingere giovanissimo spinto dal suo precoce amore per la pittura. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Catania e si laurea in Architettura presso l’Università degli Studi di Reggio Calabria nel 1999. Dal 1981 partecipa a importanti mostre nazionali ed internazionali, ha collaborato ed esposto presso importanti musei e istituzioni pubbliche e private. La sua arte è il racconto della vita umana attraverso simboli universali, dal mito alla storia, alle architetture, ai viaggi o agli scorci della Sicilia. Attraverso la sua rappresentazione pittorica Poma narra l’esistenza umana e ciò che la circonda, nella sua magnifica bellezza e nel suo equilibrio sospeso.

Himera Colonia greca: secondo incontro nell’ambito del ciclo di conferenze  promosso da BCsicilia e Circolo Stesicoro per conoscere il passato della città

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Nell’ambito del Seminario “Termini Imerese Storia di un territorio”, promosso da BCsicilia e Circolo Stesicoro, si terrà venerdì 21 marzo 2025 alle ore 17,30 presso il Circolo Stesicoro in Corso Umberto e Margherita, 68 a Termini Imerese, la seconda conferenza dal titolo “Himera Colonia greca”. Dopo i saluti di Silvana Cipolla, Presidente Circolo Stesicoro, di Domenico Targia, Direttore Parco archeologico Himera Solunto e Iato e la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia, è previsto l’intervento dell’archeologa Elena Mango.

Nella conferenza si parlerà della colonia greca di Himera, fondata nel 649 a.C., e teatro di due grandi battaglie storiche tra Greci e Cartaginesi (480 e 409 a.C.).

La posizione geografica di Himera come colonia greca più occidentale della Sicilia (al momento della sua fondazione), la sua proiezione sul Tirreno, il suo contesto etnico e culturale – in territorio sicano e in prossimità delle città cartaginesi di Solunto e Palermo – sono elementi fondamentali per comprendere la storia di questa polis situata all’incrocio di varie sfere di interessi e di culture. Grazie alla pluridecennale ricerca archeologica ad Himera ed il suo territorio si è in grado di ricostruire un quadro vivido di questa città, che non smette di stupirci.

Elena Mango, dal 2011 professore ordinario di archeologica classica all’Università di Berna ha studiato Archeologia classica, Storia dell’arte medievale e moderna e Informatica alle Università di Zurigo e Losanna in Svizzera. Ha inoltre insegnato alle università di Zurigo, Montpellier e Berna. E’ direttrice dell’istituto di archeologia di Berna e presidente di varie commissioni archeologiche, direttrice di progetti di ricerca, autore ed editrice di numerose pubblicazioni. Ha diretto scavi e survey in Grecia ed Italia e dal 2012 dirige il progetto urbanistico interdisciplinare sulla colonia di Himera (Università di Berna in collaborazione con il Parco archeologico di Himera).

Trabia, la Comunità Masci per due giorni a Piana degli Albanesi

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La Comunità Masci di Trabia, nel contesto delle proprie programmate iniziative, ha effettuato un pernottamento a Piana degli Albanesi. Le giornate sono state improntate nel solco delle Tre “C” del Masci, Creato, Cuore e Città, punti fermi dello scoutismo per adulti e sono state vissute in diverse “Tappe”.

Un primo momento è stato dedicato gioiosamente alla c.d. “Festa della Donna” e gli uomini hanno, fra l’altro, regalato un omaggio floreale a tutte le donne della comunità.

La prima tappa a Portella della Ginestra, per un momento di riflessione e preghiere comunitarie, per ciò che lì è successo  il primo maggio del 1947; ovvero l’eccidio di molti contadini per mano criminale. Ad oggi ciò che è successo si può ben definire la prima strage di stato…e lì è stata lasciata una pietra, con dedica, da parte della Comunità.

La seconda tappa si è svolta interamente nella cittadina di Piana degli Albanesi dove vive la più grande comunità albanofana in Sicilia, e vi ha sede l’Eparchia di rito bizantino; la sua cultura musicale e canora è riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Essa è situata al margine della Riserva di “Serra della Pizzuta” ed è prospiciente al lago omonimo.  In accordo con la Pro Loco, e con l’ausilio di una guida si è effettuato un trekking urbano e giro turistico/culturale che ha dato modo di apprezzare le ricchezze monumentali, spirituali, artistiche e gastronomiche di Piana. L’itinerario è iniziato con la visita alla grande scultura di Georgius Castriotus Scanderbecus, che è stato un condottiero, patriota e principe albanese. Sono seguite le visite nelle chiese di San Giorgio, la cattedrale di San Demetrio Megalomartire (ove si è recitato il Padre Nostro sia in lingua albanese che in italiano), ricche delle splendide icone e delle bellissime immagini pittoriche nelle pareti.

Visitato anche il Museo Civico “Nicola Barbato” che ospita, fra l’altro, esemplari dei costumi tipici di Piana. Visita didattica, altresì, nel laboratorio di un noto artista iconografo. Una gradita e poco impegnativa “camminata” ha condotto i partecipanti a scoprire il vecchio centro storico (quartiere Sheshi) pieno di apprezzati murales e di particolari arredi urbani ! Un percorso di rigenerazione urbana che si è fatto apprezzare… Non è mancata, ovviamente, la tappa del “Cannolo Experience”, effettuato presso uno dei migliori locali laboratori artigianali, che ha mostrato operativamente tutta la preparazione del “Cannolo di Piana”, conclusasi con la naturale degustazione del gustoso prodotto finito; il Cannolo di Piana…

La sera è trascorsa presso la struttura dell’ex monastero Basiliano del SS. Salvatore (Sklizza), dove il gruppo ha partecipato alla Santa Messa, celebrata in rito bizantino, dall’anziano sacerdote Papas Kola, assistente ecclesiastico del gruppo scout AGESCI di Piana.

È seguito un momento di musica colta eseguita dalla nota giovane fisarmonicista Matilde Cassarà, che ha suonato brani musicali tipici della cultura arberesh abbinati alla declamazione di poesie in dialetto albanese. Con la cena comunitaria ed un gioioso “fuoco di bivacco”, con tema “La felicità e la speranza”, si è conclusa la giornata.

La domenica è stata dedicata alla scoperta del territorio della Riserva “Serra della Pizzuta”. Con la collaborazione tecnica di una locale guida escursionista si sono percorsi i sentieri “Pozzillo” ed “Argomazet” (che in più punti si sono incrociati con il “Sentiero Italia” del CAI e con “l’Itenerarium Rosaliae”…).

Particolarmente apprezzati la vegetazione boschiva, le essenze del sottobosco, il rifugio Pozzillo ed il centro visite, realizzato dal restauro di una antica masseria nella valle di San Giorgio. Durante i percorsi non sono mancate soste di riposo, canti Scout, tempi di “Silenzio” , recite comunitarie di preghiere e del Rosario…

Rientrati a Sklizza, i partecipanti hanno gustato il pranzo , al quale, dopo un po’ di relax, è seguita la verifica comunitaria di tutti i momenti e le “tappe” di “Piana degli Albanesi Experience” (che a dire di tutti) è stata assolutamente positiva,

Nel pomeriggio cerchio di chiusura, scorta di buon pane (fatto con lievito madre), di cannoli (per parenti ed amici), di formaggi tipici, e rientro a Trabia.

Festeggiato in Vaticano il giubileo delle città del Crocifisso: presenti anche Geraci Siculo e Lascari

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L’Associazione nazionale delle Città del Crocifisso guidata dal presidente Giovanni Papasso (sindaco di Cassano all’Ionio) ha celebrato, nella Città del Vaticano, il Giubileo con una delegazione di circa 150 pellegrini provenienti dalle cinquanta municipalità che seguono il percorso associativo, accompagnati dai primi cittadini, parroci e amici ambasciatori. Diverse le città siciliane presenti ai festeggiamenti, Caltanissetta  con il sindaco Walter  Tesauro, Pietraperzia con il sindaco Salvuccio Messina, Barrafranca con il sindaco Giuseppe Lo Monaco, Licodia Eubea con il sindaco Santo Randone, Lascari con il Presidente del Consiglio Helga Renzino e l’Assessore Francesco Fatta, Geraci Siculo con il sindaco Luigi Iuppa, che riveste anche il ruolo di vice presidente dell’Associazione e la consigliera comunale Ilenia Maggio.
Venerdì 14 la delegazione è stata accolta in piazza Pia alle ore 16 da parte dai volontari del comitato nazionale del Giubileo, quindi, il corteo processionale si è snodato per via della Conciliazione con il passaggio della Porta santa della basilica di San Pietro. La delegazione ha partecipato al solenne pontificale presieduto dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica di San Pietro.

Sabato 15 marzo invece dell’udienza speciale con papa Francesco alle ore 11.30, in San Giovanni Laterano, la delegazione ha partecipato all’incontro con il vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma, mons. Baldassarre Reina, per presentare il percorso associativo e consegnare i doni per il Santo Padre, tra cui le offerte per la carità.

“Si è trattato di una esperienza edificante – afferma il sindaco di Geraci Siculo e Vicepresidente dell’associazione – dobbiamo fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con fiducia. In un ottica di complementarietà con la Chiesa e le altre Istituzioni chi gestisce la cosa pubblica deve dare forma alle speranze della propria comunità, trasformando le idee in azioni concrete, in un processo di costruzione del futuro della comunità amministrata insieme ai cittadini”.

“Striscia la notizia” a Ventimiglia di Sicilia per una strada chiusa da un anno

La strada provinciale 6, che collega Ventimiglia di Sicilia alla costa di Trabia, è chiusa da circa un anno a causa di un masso caduto sulla carreggiata. Gli abitanti sono costretti a lunghi percorsi alternativi, con disagi soprattutto per studenti e pendolari. Per recarsi da Ventimiglia a Termini Imerese sono costretti a fare un giro enorme perdendo circa un’ora. Dopo un anno di rimpalli tra Città metropolitana e comune, a seguito dell’intervento di Capitan Ventosa, le istituzioni sembrano finalmente pronte a risolvere il problema.

Montemaggiore Belsito: finanziata la ricostruzione di un ponte sulla Sp 117

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La Regione Siciliana ha finanziato la ricostruzione del ponte sul Vallone Raffo, al chilometro 15,5 della strada provinciale 117, nel territorio di Montemaggiore Belsito, nel Palermitano. Il progetto esecutivo, redatto dal Dipartimento regionale tecnico dell’assessorato delle Infrastrutture e approvato lo scorso gennaio dalla Città metropolitana di Palermo, prevede il ripristino della sede stradale e la regimentazione delle acque del vallone.

«Per l’esecuzione dell’intervento – spiega l’assessore regionale Alessandro Aricò – con decreto del dirigente generale del dipartimento delle Infrastrutture abbiamo stanziato la somma di 850 mila euro, a valere sui fondi del Programma operativo complementare (Poc) 2014/2020. Si tratta di un’opera strategica per la viabilità interna del territorio che servirà a migliorare l’accesso ai terreni agricoli dell’intero comprensorio».