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Gioco d’azzardo online. Sicilia ai vertici anche nel 2023: nella classifica anche Termini Imerese e Trabia

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Il secondo Libro nero dell’azzardo realizzato da CGIL, Federconsumatori e Fondazione Isscon, basato sui dati 2023 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, confermano purtroppo che la Sicilia è una delle Regioni in cui si scommette di più in Italia.

Già l’anno scorso la prima edizione del nostro report aveva aperto uno squarcio inquietante sulla situazione del gioco in Sicilia, ma quest’anno la situazione è persino peggiore con quasi tutti i valori in crescita.

Il gioco d’azzardo online ormai è costantemente sopra a quello fisico per valore complessivo e la Sicilia è costantemente ai vertici della maggior parte delle classifiche, che vengono stilate sia per totale giocato che per totale annuale pro capite, sia per provincia che per capoluogo e per singoli comuni oltre i 10.000 abitanti.

Nella classifica provinciale per totale giocato nel 2023, Palermo è quarta in Italia con 2,8 miliardi di euro dopo Roma, Napoli e Milano. Catania è sesta con 2,1 miliardi.

Nella classifica del totale giocato nei soli comuni capoluogo di provincia, invece, Palermo è quarta con 1,49 miliardi e Catania è quinta con 723 milioni.

Passando alla classifica per spesa pro capite, invece, la Sicilia occupa tutto il podio: la provincia di Messina è prima (3.245 euro pro capite), quella di Palermo è seconda (3.244 euro) e quella di Siracusa è terza (3.203 euro).

Addentrandoci nelle giocate pro capite dei singoli comuni oltre i 10.000 residenti, poi, si scoprono numeri ancora più preoccupanti. Come i 5.144 euro di giocata media annuale a Patti, che sono persino superati dai 5.183 euro di Ficarazzi. Nella triste classifica anche Termini Imerese con 3.191,32 euro e Trabia con 3.178,93 euro di giocate procapite.

“Non possiamo che ribadire la nostra preoccupazione per queste dinamiche – commenta il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – e il nostro sospetto che dietro alcuni picchi di valore giocato ci siano dietro dei giocatori professionisti che, in alcuni casi, riciclano denaro per conto terzi. A volte anche per conto della mafia”.

Nelle due tabelle allegate:

Comuni in Sicilia con almeno 10.000 residenti (età 18-74 anni) con giocate online superiori ai 3.000 euro pro capite – Fonte Federconsumatori su dati ADM e Istat.

Raccolta pro-capite online (età 18-74 anni) nei comuni con più di 10.000 residenti nelle prime 3 province con un giocate superiori o uguali a 3.000 euro. Anno 2023. Fonte: Federconsumatori su dati ADM e Istat.

 

Spiritualità, Rituali Religiosi e Pratiche di Guarigione

La storia delle religioni si interseca assai spesso con quella della medicina, poiché una delle funzioni tradizionalmente attribuite alla religione – e prima che ad essa alla magia – è stata quella di assicurare la salute degli individui e il benessere delle comunità. Nelle religioni primitive il rito sacro e il rito medico presentavano ampie possibilità di interscambio e l’azione del sacerdote – o dello sciamano, o dell’uomo della medicina – era più o meno la stessa, sia che volesse proteggere la comunità dalla carestia o dai nemici, sia che intendesse tutelare la salute dell’individuo o del gruppo.

Alle chiese e ai sistemi religiosi organizzati sono state da sempre attribuite numerose funzioni che superano ampiamente i limiti puramente religiosi. È stato evidenziato, per esempio, come essi abbiano una funzione di supporto sociale, di istituzioni politiche, di fattori di cambiamento sociale. Tra tali funzioni, una di quelle predominanti, sin dalle origini dei sistemi religiosi stessi, è stata quella di costituire “istituzioni terapeutiche” con particolare riferimento alla salute mentale, anche se non solo a quella. È evidente che col tempo si è assistito a un progressivo sganciarsi dell’attività scientifica da quella religiosa e stabilito un principio di non-interferenza tra il sacro e il profano, tranne che in materia morale. Ma esistono eccezioni. Uno degli esempi più eclatanti è stato, per esempio, la Christian Science di Mary Baker Eddy, un movimento fondato nel XIX secolo che a tutt’oggi conta un numero non esiguo di adepti nel mondo. Il precetto religioso è, in questo caso, strettamente connesso a quello sanitario: convinzione della Christian Science è che la malattia non esista, perché Dio nella sua infinita bontà non può averla creata. Quella di essere malati è quindi una sensazione umana, che deriva semmai da pecche e debolezze morali.

Pratica religiosa e pratica medica sono strettamente interrelate: entrambe hanno una forte caratterizzazione rituale, in grado di mediare il rapporto tra medico, paziente e malattia specialmente nel contesto di alcune particolari congregazioni religiose. Una di quelle più attentamente studiate è stata la Jamaica Baptist Union, che ha sede a Kingston, in Giamaica, e conta un migliaio di membri, delle più diverse estrazioni sociali, fondamentalmente neri o giamaicani. Nel 1975 questa chiesa creò un “ministero” della guarigione, fondato sulla premessa che l’essere umano è fatto di corpo, mente e spirito, e che quindi la cura del malato deve tener presente queste tre dimensioni dell’essere. La vulnerabilità dell’individuo, in una di queste tre sfere, discende direttamente dalla sua alienazione da Dio e quindi l’intento finale di ogni approccio medico è la riconciliazione dell’individuo col divino. La prassi clinica della Jamaica Baptist Union è finalizzata a questo progetto di riconciliazione, mediante le cure prestate nelle tre sfere: corporea, psichica e spirituale.

Rituali di guarigione

Il “braccio clinico” della Jamaica Baptist Union è costituito dalla West Indian Clinic, nella quale vengono fornite cure spirituali, psicologiche e mediche. Aperta due sere la settimana dalle 17.30 alle 19.30, la clinica è interamente gestita da volontari e i pazienti vengono visti prevalentemente su appuntamento. Nella clinica vengono costantemente rispettati quattro tipi di rituale.

Il primo consiste in servizi devozionali piuttosto brevi, che in genere segnano l’inizio dell’attività della clinica e sono affidati a un gruppo di donne chiamate “compagne di preghiera”. Ad esse è affidata la cura della sfera spirituale e quindi dei problemi dei pazienti in questa area. Esse da un lato hanno il compito di “aprire i lavori” della clinica, dall’altro quello di gestire quanto attiene ai problemi spirituali dei singoli pazienti. Questo consente alle “compagne di preghiera” di assumere la leadership del gruppo di pazienti e gestire del tutto autonomamente il rituale di apertura. Il servizio religioso dura circa dieci minuti, durante i quali vengono cantati inni religiosi, vengono letti passi della Bibbia e vengono recitate preghiere.

In genere il tema della guarigione religiosa è il tema di fondo del rito. Le compagne di preghiera pregano Dio di concedere la guarigione e quindi di migliorare il potere terapeutico dei medici e la possibilità di rispondere ai bisogni individuali dei pazienti. Talvolta le compagne di preghiera si spingono ancora più in là, sino a “imporre le mani” sul corpo dei pazienti, pregando per la loro immediata guarigione.

Al termine del rito di apertura, i pazienti vengono indirizzati alle varie attività proprie della clinica. Ogni paziente ha allora un colloquio con un assistente del medico, che gli spiega quali sono le basi teoriche della clinica e nel contempo richiede al paziente una sua storia anamnestica completa, sia dal punto di vista medico, che da quello sociopsicologico che da quello, naturalmente, religioso. È in base a questa anamnesi che l’assistente decide a quale settore della clinica – medico, psichiatrico o religioso – avviare il paziente, in base alla natura specifica dei suoi problemi. La prassi medica della West Indian Clinic è, per il resto, assolutamente convenzionale. Un’infermiera misura la temperatura, la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, e pesa il paziente, realizzando anche una rapida analisi delle urine per accertarne il contenuto di albumina, glucosio e acetone. Poi il paziente viene visitato dal medico, che a seconda dei casi può richiedere altre analisi o prescrivere una terapia. Nessun medico utilizza strategie mediche non ortodosse, né prega con il paziente o utilizza qualunque altro rituale.

Per quanto riguarda la consulenza psicologica e psichiatrica, essa è curata da specialisti ed è indirizzata alla soluzione dei problemi del paziente tramite una terapia individuale che tiene comunque conto di un modello di vita cristiana. L’approccio è fondato su una prospettiva pragmatica, del tipo problem-solving. Anche l’approccio psicodinamico, che valuta i problemi del paziente da una prospettiva più profonda, è tenuto in considerazione. I disturbi per i quali i pazienti possono rivolgersi agli psichiatri e agli psicologi della clinica sono molteplici: vanno dal disagio esistenziale legato a situazioni obiettivamente difficili, a disturbi di tipo nevrotico, psicosomatico o psicotico.

Alle problematiche specificamente religiose è invece dedicato il “reparto spirituale”. Si tratta di una “stanza della preghiera”, nella quale le sedie sono poste in circolo e che viene occupata sia dai pazienti che dalle “compagne di preghiera”. Si tratta quasi di una terapia di gruppo: i pazienti esprimono pubblicamente le loro esigenze o i loro problemi in questa sfera; poi, spontaneamente, uno o più di loro possono cominciare a cantare o a pregare e il gruppo ha la funzione di sostenerli.

I due settori della clinica più importanti sono quello medico e quello religioso. La divisione psicologica è quella meno prestigiosa e ciò sembra dipendere dalla consuetudine culturale giamaicana di non incoraggiare il riconoscimento individuale delle proprie difficoltà psichiche. I pazienti inoltre sembrano avere spesso la tendenza a considerare il disturbo psichico una conseguenza del problema più generale delle sofferenze esistenziali, e quindi a non comprendere bene l’idea che anche il disturbo psicologico o psichiatrico è un’entità nosografica a sé stante che richiede cure specifiche. La pratica psicologica, quindi, si trova tenuta in scarsa considerazione. Per ogni paziente esiste una prassi con carattere marcatamente ritualistico: la misurazione della pressione, della temperatura, l’analisi delle urine, la visita medica tradizionale – lo stetoscopio viene utilizzato comunemente, così come i passi essenziali della semeiotica: palpazione, percussione e auscultazione –, la prescrizione di farmaci acquistano il valore di veri e propri riti rassicuranti, con i quali i pazienti mostrano un’alta familiarità. Un fattore di potenziamento del rituale consiste nell’assoluta mancanza di commistione con altri riti: medici e infermieri sono granitici nella loro adesione ai modelli medici ortodossi e non partecipano in alcun modo alle attività degli altri settori. Prestano comunque attenzione alle richieste e ai desideri del paziente e non ne deludono le aspettative psicologiche o religiose. Tentano di comprendere cosa crede il paziente e in ogni caso assumono un atteggiamento empatico.

Simile è la situazione della “stanza della preghiera”. Le compagne di preghiera hanno una funzione fondamentale nel regolare i riti religiosi e indirizzarli verso la forma evangelica di Cristianesimo che caratterizza l’attività della clinica. Tra l’altro esse gestiscono il difficile equilibrio tra cristianesimo e altre forme di credenza religiosa e di pratiche magiche largamente presenti in Giamaica. Una delle asserzioni più significative delle compagne di preghiera è infatti che san Luca, medico, derivò il suo potere da Dio, stabilendo così nella mente del paziente una correlazione diretta tra spirito e corpo, e indirizzando l’attenzione su una visione più globale della realtà umana.

Religione e salute mentale

Provvedere alla salute mentale della comunità è stata da sempre una funzione specifica delle chiese in genere, e per secoli le persone affette da disturbi mentali si siano affidate all’aiuto di leader religiosi. Carr, Hinkle e Moss hanno rilevato, in un loro studio del 1981, che il 43 per cento delle persone affette da disturbi emozionali si rivolge prioritariamente a un membro del clero, prima che a uno psichiatra.

Uno degli aspetti culturalmente più tipico di questo universo religioso è quello della chiesa nera americana, nelle sue strette interrelazioni con la vita quotidiana dei suoi fedeli. Essa ha avuto un riconosciuto – e importantissimo – ruolo di supporto sociale e politico. Basti pensare al ruolo che esse hanno assunto per quanto riguarda la lotta contro la segregazione razziale e i diritti civili degli americani di colore (valga per tutti l’esempio di Martin Luther King). Essa ha rappresentato un importante sistema di supporto per i neri che vivono in grandi centri urbani altamente industrializzati, con un alto rischio di depersonalizzazione, di alienazione e di perdita del senso dell’identità personale. Di certo, come è stato rimarcato per esempio da Fauset sin dal 1944 all’interno delle strutture delle chiese nere cristiane, la sicurezza, il senso di identità culturale, la percezione di un senso di identità personale che può essere tratto dal gruppo, insieme alla potente attrattiva carismatica del pastore, hanno molto in comune con la psicodinamica dei gruppi terapeutici.

Tra queste pratiche religiose con finalità terapeutiche esistono delle differenze abbastanza caratterizzanti. Sostanzialmente esse seguono due modelli diversi: nel primo i riti comprendono preghiere e testimonianze alle quali possono assistere solo i diretti partecipanti al rito. Dell’altro modello di rituale invece fanno parte preghiere, testimonianze di preghiere e possessione da parte dello Spirito Santo. Relativamente al primo modello rituale, diversi autori hanno messo in evidenza come l’atto della preghiera e quello di testimoniare la propria fede siano momenti peculiari della chiesa negra e siano caratterizzati da un particolare stile che serve come forza coesiva tra tutti i membri della comunità. È stato anche evidenziato come tale sistema sia molto più efficace sotto l’influenza del carisma di un pastore nero; si tratta di una modalità rituale che è in grado, sul piano psicologico, di spingere una comunità oppressa ad esternare le proprie angosce e a chiedere soccorso a un Dio onnipotente e giusto; e questo modo di vivere l’atto religioso sembrerebbe, tipico della comunità nera in genere.

Il fenomeno della possessione da parte dello Spirito Santo è più specifico. Sembrerebbe una forma di stato alterato di coscienza che produce una scarica catartica e facilita l’esternarsi di desideri repressi comunque profondamente radicati nell’individuo. Secondo lo psichiatra Almond, le healing communities sarebbero una forma di organizzazione sociale universale, (dalla comunità terapeutica degli ospedali psichiatrici, alle “fraternità” terapeutiche africane o degli indiani americani).

Gli incontri del mercoledì notte

Alcune ricerche hanno tentato di capire perché i gruppi e le comunità religiose nere cristiane, nelle aree urbane industrializzate, trovano una risposta ai bisogni di salute mentale e di equilibrio emozionale dei loro fedeli, e perché questi ultimi cerchino la risposta ai loro bisogni psicologici all’interno delle loro chiese e al di fuori dell’establishment ortodosso che si occupa dei problemi della salute mentale. Una ricerca si è basata sull’osservazione di un rituale particolare ed esclusivo, in una comunità urbana del nord-est degli Stati Uniti. In questo tipo speciale di incontro, circa 22 individui (in genere operai, specializzati o meno, con un’istruzione a livello di scuola media superiore o meno) si incontrano e stanno assieme per circa due ore ogni mercoledì notte. I leader della funzione cambiano settimanalmente, così come quelli che partecipano al rituale. Il rito può essere distinto in tre diverse parti. Nella prima parte il gruppo si dedica alla preghiera, condotta da un solo individuo, ma con la partecipazione corale ed episodica degli altri astanti. Le preghiere sono sempre centrate sul ringraziamento a Dio per tutto ciò che di buono ha fatto per i membri del gruppo e per le loro famiglie e sulla richiesta di aiuto per poter essere buoni e fuggire dalle tentazioni. La seconda parte del servizio è invece centrata sulla volontà dei vari individui del gruppo di fornire testimonianza della propria fede. Gli autori della ricerca (Griffith e altri) hanno trovato un modello di testimonianza abbastanza usuale, del quale, oltre a lodi a Dio, ai santi, ai ministri e ai diaconi del culto, fanno parte espressioni di fede: «Ringrazio e lodo Dio per ogni cosa questa notte. Dio ha mostrato Se Stesso nella mia vita. Egli mi libererà da ogni male. Grazie, Gesù. Per le prove e le tribolazioni io ringrazio Dio. Io lo conosco come un amico. Io conosco Lui quando tutte le altre porte sono chiuse. Grazie per la salvezza, Dio. Senza di Lui non sarei nulla. Il mio corpo è stato torturato dal dolore. Ma Egli è il salvatore».

Gli individui che fanno atto di testimonianza invariabilmente terminano la cerimonia in uno stato di trance, posseduti dallo Spirito Santo, e frequentemente “parlano in lingue”. Il ciclo viene ripetuto regolarmente sino a quando la maggior parte dei presenti non abbia recato testimonianza e sia entrata in uno stato di possessione rituale. Al completamento di questa fase, le guide della funzione cedono la conduzione dell’incontro al pastore, che parla per qualche minuto ed evidenzia o rinforza temi che sono stati sviluppati durante la fase della testimonianza. Poi il pastore chiede a tutti nella piccola stanza dove abitualmente si svolge il rito di prendersi per mano mentre dice una preghiera finale e il gruppo canta un inno di ringraziamento conclusivo. A questo punto il pastore invoca lo Spirito Santo e molti dei presenti tornano in uno stato di possessione.

È ovvio, hanno concluso Griffith e colleghi, che i temi evidenti nelle fasi della preghiera e della testimonianza sostengono una credenza in Dio che rinforza l’identità personale e l’autostima; l’uso congregazionale della possessione da parte dello Spirito Santo è una risposta adattativa che aiuta la loro lotta contro le crisi della loro esistenza; il gruppo crea insomma uno speciale setting che risponde in maniera esclusiva ai bisogni particolari dei suoi membri. Infine, l’atto di essere posseduti spiritualmente sembra il riconoscimento pubblico del fatto di essere degli eletti, come se chi è posseduto è un “tempio” per lo Spirito Santo.

Preghiera, testimonianza e possessione da parte dello Spirito Santo sembrano elementi vitali mediante i quali il semplice gruppo crea una vera “comunità” e partecipa al carisma di guarigione (secondo il modello formulato da Almond). Come affermò un membro del gruppo intervistato da Griffith: «È un incontro di preghiera e di testimonianza. Ti dà forza. La preghiera cambia le cose».

Di fatto queste pratiche terapeutiche sembrano essere efficaci almeno quanto numerose strategie utilizzate dalla medicina e dalla psichiatria del moderno occidente industrializzato.  E allora? La risposta ci viene suggerita da James E. Dalen, direttore dei prestigiosi Archives of Internal Medicine: “ Se una terapia che proviene dall’esterno del filone della moderna medicina occidentale può superare lo stesso livello di validazione che ci aspettiamo per le terapie convenzionali, essa dovrebbe essere integrata nella conoscenza medica ufficiale e aggiunta all’armamentario terapeutico del medico accademicamente formato e convenzionale”.

E’ un obiettivo ambizioso, sul quale però sarebbe il caso di riflettere.

Giovanni Iannuzzo

 

Due imprenditori denunciati per bancarotta fraudolenta. GIP del Tribunale di Termini Imerese dispone sequestro di circa 360mila euro

Nei giorni scorsi i Finanzieri del Comando Provinciale Palermo hanno dato esecuzione a un provvedimento del G.I.P. del Tribunale di Termini Imerese con cui sono stati denunciati per bancarotta fraudolenta due imprenditori bagheresi ed è stato disposto, nei confronti di uno di questi, il sequestro preventivo della somma complessiva di € 362.373,62, nonché l’applicazione della misura interdittiva all’esercizio dell’attività imprenditoriale.

In particolare, le Fiamme Gialle della Compagnia di Bagheria hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria due persone che avrebbero pilotato il fallimento di una nota azienda operante nel commercio di capi di vestiario e calzature. Le attività distrattive avrebbero generato un passivo pari alla somma di € 1.977.090, rimasto insoluto anche a causa dell’assenza di un patrimonio aggredibile da parte dei creditori.

Le indagini, infatti, avrebbero dimostrato come l’amministratore della società fallita, unitamente al figlio, attraverso una costante vendita sottocosto delle merci e il trasferimento di importanti valori aziendali (tra cui anche l’avviamento e il marchio), avrebbero distratto gran parte dei valori aziendali della fallita verso un’altra società, operante nel medesimo settore. Inoltre, mediante una politica gestionale fortemente imprudente costituita da mirate alterazioni dei bilanci d’esercizio, gli indagati avrebbero evitato per diversi anni la liquidazione giudiziale occultando il valore e la consistenza reale delle perdite.

A esito degli accertamenti svolti, il GIP del Tribunale di Termini Imerese ha disposto il sequestro preventivo diretto per un valore complessivo di € 362.373,62 e l’applicazione della misura cautelare interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali.

Nel corso delle operazioni, che hanno portato al sequestro di diversi rapporti finanziari, un immobile e oggetti preziosi per un valore stimato di oltre 52.000 €, i Finanzieri della Compagnia di Bagheria hanno altresì rinvenuto, presso l’abitazione di uno degli indagati, tre coppe di terracotta che, sottoposte a perizia da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo, sono risultate essere dei manufatti di origine attica risalenti al V-VI secolo a.C..

I reperti, rinvenuti nel 1987 presso il sito archeologico del Monte Maranfusa nel comune di Roccamena e custoditi per anni presso la collezione del Museo Civico, sarebbero stati sottratti in data e luogo imprecisati per poi finire nel salotto dell’indagato, il quale non sarebbe stato in grado di dimostrarne ai militari operanti il legittimo possesso.

Per tali ragioni, i manufatti sono stati sottoposti a sequestro e successivamente riconsegnati alla Soprintendenza. Il responsabile è stato quindi altresì denunciato all’Autorità Giudiziaria anche per il reato di ricettazione di beni culturali. L’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza, in stretto coordinamento con la Procura di Termini Imerese, si inserisce nel quadro delle linee strategiche dell’azione del Corpo volte a rafforzare l’attività di contrasto all’illegalità economico-finanziaria attuata mediante l’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati nonché a garantire la tutela del patrimonio artistico e culturale nazionale, la cui integrità risulta essenziale al fine di preservare l’eredità storica italiana e consentire, attraverso la sua valorizzazione, lo sviluppo economico delle aree rurali ove tali reperti sono stati rinvenuti.

L’Ipogeo di Hal Saflieni e la Gurfa di Silvana Braida

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L’Ipogeo di Hal Saflieni a Malta (3600-2400 a.C.) è una impressionante e raffinatissima opera di scavo, su tre livelli, con ambienti comunicanti, per circa 10 metri di profondità dal livello attuale. Si trova a Paola, vicino ai templi di Tarxien (Malta). Dalle datazioni risulta più antica di Stonehenge e delle Piramidi. Scoperto casualmente nel 1902. L’Ipogeo è stato dichiarato Patrimonio UNESCO nel 1980. Come gli altri importanti templi megalitici maltesi è stato con certezza costruito come luogo di culto ed il suo “Sancta Sanctorum” è orientato in modo da ricevere luce durante il solstizio d’inverno. All’interno dell’Ipogeo sono stati ritrovati i resti di circa 7.000 scheletri, alcuni di questi con deformità al cranio simili a quelli ritrovati sulle Ande o nell’antico Egitto. I reperti archeologici dell’Ipogeo (amuleti, perline, ceramiche, animali scolpiti e figurine umane fra le quali celebre è la “Dormiente”) si trovano nel Museo Archeologico Nazionale, a Valletta. Pare certa la cronologia delle tre fasi di scavo: primo livello della Fase Ġgantija della preistoria maltese (3600 – 3300 a.C.), con una grande stanza centrale e camere funerarie ai lati; seconda fase detta di Saflieni (3300 – 3000 a.C.), con le caratteristiche più note dell’Ipogeo, con la “Camera Principale” ad impianto circolare con pitture murali in ocra rossa ed elementi architettonici scolpiti; c’è collegata la “Stanza dell’Oracolo”, rettangolare, con una nicchia bucata verso la camera centrale, in grado di amplificare l’acustica, che serviva quindi per qualche funzione nel rito stesso, con una cisterna; ancora a lato si trova il “Sancta Sanctorum”. Il terzo livello è della Fase Tarxien (3300 – 2400 a.C.). Nel corso del tempo queste stanze sono state probabilmente convertite come silos per il grano.

Curiosamente è questo l’aspetto “frumentario” che accomuna l’Ipogeo di Hal Saflieni con quello della “nostra” Gurfa di Alia; poi c’è anche il riferimento diretto fra i due ipogei che ne fece, attorno al 1982, l’architetto Silvana Braida quando invitò ufficialmente per un sopralluogo alla Gurfa il professor J. D. Evans, archeologo di fama dell’Institute of Archaeology di Londra, che proprio ad Hal Saflieni aveva scavato … Visita e studi che purtroppo non si fecero. Sarebbe interessante capirne il perché, a futura memoria anche perché Evans rispose alla Braida dicendosi disponibile a venire e la Braida si adoperò nel merito; abbiamo la sua risposta cordiale su carta intestata (Fig. 3)

Fig. 1 – Ambiente circolare dell’Ipogeo di Hal Saflieni.

Fig. 2 – Statuina della “Dormiente” rinvenuta nell’Ipogeo. Probabilmente è l’attestazione del rito della Catabasi nel “Sonno di Incubazione”.

La imbarazzante “questione Gurfa” era già allora largamente sottovalutata. Tra l’altro il sito era di fatto una struttura agricola in piena attività. Ri-leggiamoci l’essenziale dal carteggio con il prof. Evans: “… Questo importante reperto archeologico è quasi sconosciuto. … una località chiamata Gurfa … ho potuto constatare che la maggior parte non le conosceva o qualcuno le aveva sentite nominare come grotte da attribuire all’epoca bizantina, evidentemente non le aveva mai viste. … Per poter valorizzare questo importante bene … programmare un Convegno, dove la Sua partecipazione sarebbe determinante, …con l’ausilio delle Sue osservazioni ho potuto spiegare la presenza dei ‘fori per le corde’ (rope holes) che anche qui si trovano …nel grande ambiente scavato a ‘tholos’ … che ricordano molto l’ipogeo di Hal Saflieni… Negli ambienti al piano superiore sono di notevole richiamo all’ipogeo di Hal Saflieni le nicchie a parete …la tecnica di scavo, i corridoi le porte di passaggio … ricordano moltissimo il su citato ipogeo. … Interrogati gli archeologi locali sono stati tutti in difficoltà a dare una attribuzione a questa ‘tholos’. … sono proprio per chiederLe il Suo intervento al Convegno che si terrebbe quando Lei sarà disponibile, sempre che la cosa possa interessare, e con la preghiera di dare la Sua opinione se possibile … la Sua visita … sarebbe indispensabile per poter finalmente collocare questo reperto nella giusta angolazione storica. … Silvana Braida Santamaura (nov. 1981)”.

Il 23 marzo 1982, su carta intestata dell’Istituto di Archeologia-Università di Londra, il Prof. Evans si dichiarò “contento” della segnalazione e disponibile per il seguito. … che inspiegabilmente ‘non ebbe mai più seguito’. Quel carteggio attesta l’interesse di Evans per l’Ipogeo Gurfa. Lo pubblicai nel 2004 nel mio “Sulle tracce di Minosse”. Lo ripubblico adesso, per memoria di un impegno culturale e civile sul tema, rimasto nell’oblio dell’invisibilità mediatica a cui la Braida voleva porre rimedio. Non ci fu verso; amarezza e cose difficili da spiegare … Ulteriore “mistero della Gurfa”: perché non si fece quella visita del prof. Evans alla Gurfa di Alia nel 1982?

Fig. 3 – Risposta del Prof. Evans all’invito della Braida.

Fig. 4 – Luce dell’Equinozio primaverile nella thòlos della Gurfa.

Per altre notizie su Hal Saflieni

https://viaggimalta.it/ipogeo-hal-saflieni/

Carmelo Montagna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Castelbuono, al via la 25° edizione del “Concorso Nazionale di Fotografia”

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Il Concorso Nazionale di Fotografia Città di Castelbuono compie 25 anni. La prima edizione risale infatti al 2000. Nel 2020 è stata decisa la sospensione di quella edizione sostituita dall’evento: “Fotoriflettendo: ritorno al presente. Mostra Antologica del Concorso Nazionale di Fotografia Città di Castelbuono”.

Lo staff di Fotoriflettendo, con il suo presidente Vincenzo Cucco, per ricordare il 25° anniversario di un evento caratterizzato da una rilevante qualità delle fotografie, di grande successo di pubblico e dalla partecipazione di giornalisti, critici, fotografi e photoreporter, di fama nazionale ed internazionale, che di anno in anno hanno fatto parte della Commissione Giudicatrice, ha ritenuto opportuno dedicare all’Arte del Teatro il tema di approfondimento, chiudendo così il cerchio con la stessa tematica “il Teatro” a cui è stata dedicata la prima edizione.

A questa si aggiungono quelle tradizionali. Il tema “Libero”, sia nella sezione colore che b/n, e “Castelbuono ed i suoi volti sia fisico che paesaggistico tra passato e presente” (sono ammesse foto d’epoca / sezione unica).

L’evento, stabilmente inserito fra le manifestazioni estive di grande rilievo, è sostenuto dalla Presidenza e Assemblea della Regione Siciliana, dall’Assessorato al Turismo Sport e Spettacolo e dall’Assessorato ai Beni Culturali e della Identità Siciliana della Regione Siciliana, Università degli Studi di Palermo, dall’Accademia di Belle Arti di Palermo, dal Comune, Museo Civico di Castelbuono, Espero/rivista, Associazione D.L.F. Palermo, Cangemi Ottica, CTA Fauni Comunità Terapeutica Assistita, Ceramiche De Simone, Banca Mediolanum, Printandgo e dall’imprenditoria privata castelbuonese rappresentata da Tumminello biscotti, Abbazia Santa Anastasia, Masseria Rocca di Gonato, Paradiso delle Madonie Hotel, Fiasconaro, Giardino di Venere / ristorante, Il Fiore di Ippolito.

Al Concorso possono partecipare tutti coloro che amano la fotografia, sia dilettanti che professionisti, liberi di partecipare a qualunque sezione o solo ad alcune. Tutti i dettagli in merito sono evidenziati nel “Regolamento di Partecipazione” che insieme alla “Scheda di Partecipazione” sono scaricabili dal sito o dalla pagina facebook, da dove sarà possibile anche attingere elementi utili  al tema di approfondimento.

L’Associazione assegnerà dei premi consistenti in targhe d’argento, coppe o denaro che la Giuria, composta da professionisti di grande prestigio, alle opere giudicati meritevoli.

Anche quest’anno la selezione delle fotografie da ammettere alla mostra, avverrà attraverso un contest che si avvierà sulla pagina facebook ufficiale. Il popolo dei social avrà modo di votare attraverso i like la foto che preferisce: le prime 20 che avranno ricevuto più like per ciascun tema e  sezione saranno ammesse alla mostra, che saranno esposti all’interno dello spazio “Auditorium Crucis” dal 29 luglio al 4 agosto, le altre resteranno sul web.

La premiazione è prevista per sabato 3 agosto nell’Atrio dell’ex Convento di Santa Venera (Badia), nel contesto di una performance teatrale.

Il Concorso Nazionale di Fotografia Città di Castelbuono, con l’Associazione “Fotoriflettendo”, continua a sostenere l’Associazione “A Cuore Aperto Onlus”, presidente prof. Giovanni Ruvolo (Direttore U.O.C. Policlinico Tor Vergata di Roma) per l’iniziativa “Un cuore per Ipogolo” (Tanzania). A tal proposito sarà opportuno attenzionare l’art. 16 del Regolamento di partecipazione al Concorso e l’articolo “SOS Tanzania” nel sito www.fotoconcorsolagrua.it.

I files dovranno essere inviati entro il giorno 30 giugno p.v., tramite posta elettronica –  https://wetrasfer.com – all’indirizzo mail: [email protected]

Il “Regolamento” e la “scheda” di partecipazione potrà essere visionato e scaricato direttamente dal sito #www.fotoriflettendo.com e/o dalla #https://www.facebook.com/fotoriflettendo/ info: dott. Vincenzo Cucco – cell. 3294516427  –  [email protected]

Gangi, i premiati del 18esimo concorso di pittura nelle scuole promosso dall’Istituzione Gianbecchina

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Si è svolta venerdì scorso, nell’aula polifunzionale sotto piazzetta “Vitale”, a Gangi la cerimonia di premiazione del 18esimo concorso di pittura nelle scuole promosso dall’Istituzione Gianbecchina e dal comune di Gangi.

I disegni premiati sono stati realizzati dagli alunni dalle scuole di: Gangi, Campofelice di Roccella, Castelbuono e S. Stefano di Camastra.

A consegnare i premi e le pergamene di partecipazione sono stati il sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello, il presidente dell’istituzione Gianbecchina Rosanna Migliazzo e Alessandro Becchina figlio del compianto maestro Gianbecchina.

I Premi, per la scuola dell’Infanzia, sono andati ai plessi Don Bosco, Gaspare Vazzano e Santa Maria del “Francesco Paolo Polizzano” di Gangi (buono acquisto di 50 euro).

Per la scuola primaria alla Classe VA Plesso Don Bosco (100 euro) e agli alunni Salvatore Pinello e Melissa Virga ( menzione- targa) dell’Istituto Comprensivo Francesco Paolo Polizzano Gangi.

Per la scuola secondaria di primo grado a Giulia Langona (125 euro) e Gaia Salvo (menzione-targa) dell’Istituto Comprensivo Francesco Paolo Polizzano di Gangi; Viola Vaccaro (menzione-targa) dell’istituto Comprensivo Campofelice di Roccella; Laura Bartolini e Anna Di Maggio (menzione-targa) dell’Istituto Comprensivo Francesco Minà-Palumbo Castelbuono:

Il premio alunni scuole secondarie di secondo grado per il biennio è andato a Zoe Klimova (125 euro) del Liceo Artistico Regionale “Ciro Michele Esposito” di Santo Stefano di Camastra; per il triennio a Giuseppina Sutera (150 euro) dell’ISIS Salerno di Gangi.

A tutti i concorrenti è stata consegnata una pergamena di partecipazione.

Termini Imerese, Lega del Filo d’Oro apre le porte ai propri sostenitori

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Si è celebrata nei giorni scorsi la XV edizione della Giornata del Sostenitore, importante appuntamento che la Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS dedica ogni anno ai tanti sostenitori, per ringraziarli per l’affetto e il supporto importante che dimostrano nei confronti di chi non vede e non sente. La loro vicinanza è infatti fondamentale per garantire accoglienza e sostegno alle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali e alle loro famiglie in tutti i Centri e Sedi Territoriali della Fondazione presenti sul territorio nazionale e per riempire di vita e di sogni il nuovo Centro Nazionale di Osimo, punto di partenza del percorso educativo-riabilitativo di bambini e adulti sordociechi.

Nelle giornate di venerdì 24 e sabato 25 maggio, circa un centinaio di sostenitori della Fondazione sono stati accolti nel Centro Sanitario di Riabilitazione Residenziale di Termini Imerese, punto di riferimento in Sicilia, dove hanno potuto vivere una giornata accanto alle persone sordocieche e alle loro famiglie e incontrare tutte le figure impegnate quotidianamente accanto agli utenti. Attraverso video, testimonianze, racconti, incontri e piccoli laboratori sensoriali, i sostenitori hanno avuto l’occasione di conoscere la realtà della Lega del Filo d’Oro da più vicino, scoprendone il metodo riabilitativo adottato, che permette di trovare quel canale unico e particolare per entrare in relazione con chi non vede e non sente. L’iniziativa è finalmente tornata dal vivo, dopo lo stop imposto dalla pandemia, che ha costretto le ultime edizioni a svolgersi nella modalità a distanza attraverso una visita virtuale.

“Con questa iniziativa, vogliamo ringraziare i tanti sostenitori che negli anni ci hanno permesso di dare un supporto concreto a sempre più persone e famiglie e senza i quali tutti i nostri sforzi non sarebbero possibili – ha dichiarato Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro – Quest’anno la Lega del Filo d’Oro celebra un anniversario importante ed  è grazie alla solidarietà e alla generosità di tanti se, in 60 anni di attività, siamo riusciti ad aumentare e differenziare i nostri interventi, mantenendo alto lo standard dei servizi che da sempre contraddistingue il nostro operato”.

Quello dei sostenitori privati è un contributo fondamentale che permette alla Lega del Filo d’Oro di poter proseguire nelle attività e pianificare risposte sempre più efficaci per i propri utenti, garantendo servizi di qualità. Consente inoltre di volgere lo sguardo agli obiettivi futuri non solo attraverso la crescita delle competenze e dei servizi erogati, ma anche mediante una presenza sempre più capillare sul territorio grazie all’apertura di nuove Sedi. Sono stati oltre 460.000 i donatori attivi che nel corso del 2023 sono stati accanto alle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. Le attività svolte vengono finanziate solo in parte da fondi pubblici, mentre quasi l’80% delle entrate derivano dalle risorse donate da privati, individui, aziende o fondazioni.

In particolare, la rete dei sostenitori privati oltre a supportare l’erogazione dei servizi diagnostici, riabilitativi ed educativi, rende possibile attività quali la ricerca scientifica in ambito educativo-riabilitativo; il monitoraggio dei bisogni degli utenti per l’evoluzione degli interventi; le attività di sollievo alle famiglie; la formazione e lo sviluppo delle competenze del personale e dei volontari; la creazione di reti territoriali per l’autonomia e l’inclusione sociale degli utenti; la relazione con gli Enti e le Organizzazioni sul territorio.

La Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Ente Filantropico è da 60 anni il punto di riferimento nazionale per le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali e le loro famiglie; grazie proprio a quel “filo d’oro” che si snoda in tutta Italia attraverso Centri, Sedi e Servizi Territoriali, la Fondazione può raggiungerle là dove esse vivono, fornendo risposte sempre più adeguate ai loro bisogni. Tra gli obiettivi principali della Fondazione c’è, infatti, quello di potenziare la propria presenza a livello territoriale sia nell’aspetto quantitativo, aumentando il numero delle attuali undici Sedi, sia dal punto di vista qualitativo, potenziando i servizi offerti. Per questo è fondamentale il contributo del 5 per mille, un gesto semplice e gratuito che si traduce in un #aiutoprezioso per chi non vede e non sente. Basta inserire nella dichiarazione dei redditi nel riquadro “Sostegno agli Enti del terzo settore” il codice fiscale 80003150424 e apporre la propria firma.

I proventi del 5 per mille garantiscono la crescente capillarità della presenza della Lega del Filo d’Oro sul territorio nazionale, che nel 2023 si è concretizzata con l’apertura della nuova Sede Territoriale in Abruzzo, a San Benedetto dei Marsi. Ma la Fondazione ha già in programma la realizzazione delle nuove Sedi Territoriali in Calabria e in Sardegna, per arrivare in aree dove ancora non è presente, e l’apertura di un nuovo Centro nel Lazio, regione in cui l’Ente è già presente con la Sede Territoriale di Roma, attiva dal 1993. Inoltre, grazie al 5 per mille, la Fondazione potrà dare continuità ai percorsi educativo-riabilitativi personalizzati creati al Centro Nazionale di Osimo sulla base della diagnosi iniziale, garantendo una rete di servizi che possa migliorare la quotidianità delle persone che non possono vedere né sentire e delle loro famiglie; rafforzare ed ampliare i servizi già esistenti, garantendo gli alti standard qualitativi di sempre; stringere collaborazioni nell’ambito della ricerca, con il mondo scientifico e con le Università, per migliorare la quotidianità di chi non vede e non sente attraverso soluzioni in ambiti come la comunicazione e le tecnologie assistive.

Oggi la Lega del Filo d’Oro è presente in undici regioni e segue oltre 1200 utenti provenienti da tutta Italia svolgendo le sue attività di assistenza, educazione e riabilitazione delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali nei Centri e Servizi Territoriali di Osimo (AN), Sede principale dell’Ente, Lesmo (MB), Modena, Molfetta (BA) e Termini Imerese (PA) e nelle Sedi Territoriali di Novara, Padova, Pisa, Roma, San Benedetto dei Marsi (AQ) e Napoli. Per maggiori informazioni visita: www.legadelfilodoro.it

Fsc 2021-2027, per la Sicilia 6,8 miliardi. Firmato a Palermo l’accordo tra governo nazionale e Regione

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La Sicilia potrà contare su 6,8 miliardi di euro per portare avanti lo sviluppo infrastrutturale, economico e sociale del territorio nei prossimi anni. È il frutto dell’accordo per il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) 2021-2027 tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Presidenza della Regione Siciliana firmato questo pomeriggio al Teatro Massimo di Palermo, alla presenza dei sindaci di tutta l’Isola e di autorità civili, religiose e militari.

L’intesa garantisce con 5,5 miliardi la copertura finanziaria a 580 interventi in nove diversi ambiti e con ulteriori 1,3 miliardi il cofinanziamento regionale al progetto della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, ponendo la Sicilia al primo posto tra le regioni per risorse assegnate.

Nel dettaglio, la parte più consistente delle somme, 2,5 miliardi è destinato ad “Ambiente e risorse naturali”: agli 800 milioni previsti per la realizzazione dei termovalorizzatori si aggiungono, tra gli altri, finanziamenti per risorse idriche (527 milioni), rifiuti (164 milioni) depurazione (354 milioni), interventi per il contrasto al dissesto idrogeologico e all’erosione costiera (circa 700 milioni).

All’ambito “Trasporti e mobilità” è assegnato 1 miliardo di euro, di cui 710 milioni serviranno a interventi di manutenzione stradale e per nuove infrastrutture viarie. A “Competitività imprese” vanno 548 milioni; a “Sociale e salute” 392 milioni, di cui 271 milioni includono investimenti in strutture e attrezzature sanitarie; a “Riqualificazione urbana” 100 milioni; alla “Cultura” 182 milioni.

Per “Istruzione e formazione” sono previsti 80 milioni; per il settore “Energia” 67,5 milioni; infine alla linea di azione “Capacità amministrativa-assistenza tecnica” andranno 89 milioni.

Inoltre, 331,9 milioni di risorse Fsc 2021-2027 sono destinati al cofinanziamento dei Programmi europei della Regione Siciliana.

A questi fondi si aggiungono 234 milioni di euro di anticipazione Fsc.

La Regione Siciliana nella definizione della programmazione riguardante il Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 ha beneficiato del supporto di Cassa depositi e prestiti.

Lascari, “A piccoli passi… mi guardo intorno”: conclusa la terza edizione delle Giornate della legalità

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Si è conclusa la terza edizione del percorso “A piccoli passi… mi guardo intorno”, proposto dal Comune di Lascari, in collaborazione con l’I.C. Campofelice-Lascari. Le attività previste (incontri tematici, visite guidate, eventi, laboratori di riscoperta e valorizzazione delle tradizioni popolari, ecc.), hanno coinvolto gli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria, in esperienze di conoscenza e approfondimento di tematiche come l’affermazione dei diritti, la conoscenza del fenomeno mafioso, la memoria delle vittime della mafia, la riscoperta dell’identità culturale. A piccoli passi, perché i passi fanno pensare a un movimento, i passi che la comunità, i bambini e ragazzi in special modo, compiono, nel divenire cittadini consapevoli, all’interno di un ambizioso progetto che vuole promuovere una diffusa cultura della legalità nel nostro territorio. Importante è stato il contributo della scuola, delle Forze Armate (Arma dei Carabinieri, Esercito Italiano, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale) della Polizia Municipale, del WWF Sicilia, del CAI sez. di Cefalù, dell’A. S. D. Basket Cefalù, del Consorzio Madonita per la Legalità e lo Sviluppo, dell’associazione Libera, del Parlamento della Legalità Internazionale, della Consulta Giovanile, dei volontari, delle associazioni locali che convergono nel Forum delle associazioni di Lascari.

Montemaggiore Belsito:  l’ASD Belsitana promossa in Prima Categoria

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Un sogno che si avvera! L’ASD Belsitana è promossa e vola in Prima Categoria. La vittoria è stata conquistata nella finale dei play-off disputata in casa contro l’ASD Club Finale. La partita si è conclusa con un sontuoso 4 a 2 per la Belsitana, presso il comunale  J. F. Kennedy a Montemaggiore Belsito.
L’ASD Belsitana è una società calcistica con sede a Montemaggiore Belsito, che adesso milita nel Campionato di 1ª Categoria Girone B Sicilia. Questo traguardo rappresenta un’importante svolta per l’undici montemaggiorese e per tutta la comunità locale.
Complimenti a tutta la squadra giallo rossa. Un immenso grazie va anche a tutti i tifosi che hanno sostenuto i loro beniamini fino al traguardo. Il loro supporto è stato fondamentale per raggiungere questo successo storico.
Ricordiamo e ringraziamo tutto l’Undici giallo-rosso, il mister: Mario Panzarella, il presidente Giuseppe Cascio, il vice presidente Alfonso Spera, il direttore sportivo Antonio Castiglia, il vice allenatore Giangaetano Panzarella e tutto lo staff con i preparatori, i dirigenti e l’accompagnatore.
Ad maiora ASD Belsitana! La squadra ha dimostrato determinazione, passione e spirito di squadra, valori che continueranno a guidarli nelle prossime sfide. Che questa promozione sia solo l’inizio di un percorso ricco di soddisfazioni e successi futuri.
Santi Licata