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Giornale di Cefalù: ‘Ntinna a mare, nasce  nuova associazione

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La tradizione della ‘Ntinna a mare va avanti e si rinnova. Far conoscere la ‘Ntinna al mondo e dare un bel motivo in più per venire a Cefalù. Valorizzare la marina, la sagra del pesce, la scuola: questi i progetti della nuova associazione di promozione sociale. Intervista al presidente Gianfranco D’Anna, al vicepresidente Sandro Gugliuzza e al segretario Giovanni Brocato (nella foto). Fondazione Airc: per la “festa della mamma” vendute tutte le azalee. Un riconoscimento generale del valore della ricerca contro i tumori. Ne parla la responsabile Airc Angela Lombardo. “Vera”: incamminarsi sempre verso l’orizzonte senza fermarsi mai. Il valore dell’utopia. Chi lucra sui migranti? Il perenne traffico delle armi. La lettura di questi grandi temi della giornalista Carmen Lasorella. Regalare scuole ai ragazzi, costruire pozzi nei villaggi del Kenya. Quando si trova a Roma ha nostalgia dell’Africa e quando è in Africa sposta sempre di qualche mese il biglietto di ritorno in Italia. La storia della giovane e timida pianista Clemen: “l’amore non sceglie” dice l’attrice Laura Ephrikian.
Questi i servizi principali del Giornale di Cefalù – anno 42 n.1840 – videonotiziario – web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; dal 15 maggio 2025 su facebook profilo Adriano Cammarata e sul canale you tube Carlo Antonio Biondo. Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.

Cefalù, intervento del Soccorso Alpino Siciliano per soccorrere una turista infortunata sulla Rocca

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Squadre del Soccorso Alpino e Speleologico Siciliano ancora una volta in azione sulla Rocca di Cefalù per soccorrere una turista infortunata. La donna, una settantasettenne tedesca, in questi giorni in vacanza nella cittadina normanna ospite di un’amica, era in escursione sola e, dopo aver raggiunto la cima, stava tornando giù quando, nel tratto tra il castello ed il tempio di Diana, è scivolata sul sentiero finendo rovinosamente a terra e procurandosi un trauma alla caviglia. Accertato che non era più in grado di proseguire a piedi, lei stessa ha telefonato al Numero Unico di Emergenza 112. La centrale del 118, trattandosi di un intervento sanitario in ambiente impervio, ha allertato il Soccorso Alpino che ha inviato subito tre squadre da Palermo e dalle Madonie. Giunti sul posto, i tecnici del SASS hanno immobilizzato il piede della donna, l’hanno caricata in barella e portata a spalle fino alla strada dove ad attenderli c’era un’ambulanza del 118 che ha trasferito la turista all’ospedale “Giglio”.

Solo la scorsa settimana nella stessa zona era stato portato a termine un intervento congiunto con l’82° centro SAR del 15° Stormo dell’Aeronautica Militare per recuperare una sessantunenne olandese che, scivolando, si era procurata un importante trauma ad un arto inferiore.

Il 7 aprile era toccato ad una ventiduenne francese caduta nei pressi del tempio di Diana con la sospetta frattura scomposta della caviglia sinistra, recuperata in elicottero.

Due giorni dopo i tecnici del Soccorso Alpino era intervenuti a piedi per recuperare un turista statunitense sessantenne stroncato da un malore.

Esilarante lettera di una signora di 96 anni alla sua banca: tristemente rappresentativa dei rapporti tra clienti e istituti di credito

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Una signora di 96 anni dopo che si è vista rifiutare il pagamento di un suo assegno ad un idraulico dalla sua banca, dove è cliente da 31 anni, scrive una esilarante lettera all’Istituto Bancario. La nota è tristemente rappresentativa dei rapporti quotidiani tra utenti, spesso impotenti e costantemente umiliati, e gli istituti di credito ogni giorno più arroganti. Con condizioni sempre sbilanciati a favore del primo.

Alla cortese attenzione dell’Istituto Bancario,

desidero ringraziarvi di cuore per aver rifiutato il pagamento del mio assegno al mio idraulico, lo scorso mese.

Secondo le mie stime, la somma sul conto è arrivata circa tre nanosecondi dopo che lui ha presentato l’assegno allo sportello. Capisco, tuttavia, che questo lasso di tempo vi sia risultato inaccettabile, soprattutto considerando che il trasferimento mensile dal mio conto di risparmio – attivo da appena trentun anni – non fosse stato ancora registrato.

Devo ammettere che la vostra prontezza nel cogliere quell’attimo di vuoto sul mio saldo è stata ammirevole, così come lo è stata l’energia con cui mi avete addebitato 30 euro di penale per l’accaduto. Grazie! Mi avete aperto gli occhi su quanto poco attenta sia stata nella gestione delle mie finanze.

Riflettendoci, mi sono accorta di come, negli anni, io abbia sempre risposto alle vostre lettere, alle telefonate, persino agli SMS. Voi invece, avete deciso di farmi parlare solo con robot, messaggi registrati e tasti da premere a caso… una vera dimostrazione di calore umano.

Così ho pensato: perché non adeguarmi anche io al vostro stile di comunicazione impersonale?

Da oggi in poi, i miei pagamenti mensili (mutuo, utenze e prestiti) non saranno più automatici, bensì inviati tramite assegni cartacei, indirizzati esclusivamente a un dipendente in carne e ossa che voi dovrete nominare e comunicarmi per iscritto.

Naturalmente, la busta sarà contrassegnata come riservata e personale, e qualsiasi apertura da parte di soggetti non autorizzati verrà considerata violazione di corrispondenza, ai sensi della legge postale.

Allego inoltre un modulo conoscitivo di 8 pagine da restituire debitamente compilato, in modo da conoscere il vostro dipendente quanto voi avete imparato a conoscere me. Sono richiesti dati personali, situazione patrimoniale, stato di salute certificato da un notaio, e un’autocertificazione sui livelli di stress causati da clienti ottantenni (e oltre).

In seguito, fornirò al vostro incaricato un PIN personale di 28 cifre, che dovrà comunicare ogni volta che interagisce con me. Scusatemi se è lungo, ma l’ho elaborato ispirandomi al numero esatto di tasti che mi tocca premere per ascoltare il saldo del mio conto tramite il vostro servizio telefonico automatico.

E ora, per pareggiare i conti, anche voi dovrete affrontare il mio nuovo sistema telefonico:

Premi 1: Per prendere appuntamento con me.

Premi 2: Per sapere se l’assegno è stato spedito.

Premi 3: Per essere trasferiti in salotto (se ci sono).

Premi 4: Per essere trasferiti in camera da letto (se sto dormendo).

Premi 5: Per essere trasferiti in bagno (se sono… occupata).

Premi 6: Per parlare con me sul cellulare (ma solo se rispondo).

Premi 7: Per lasciare un messaggio criptato sul mio computer. (La password verrà inviata separatamente, solo al mio contatto di fiducia.)

Premi 8: Per ascoltare di nuovo il menu. E pentirvi di aver chiamato.

Tutte le chiamate per reclami o richieste generiche verranno messe in attesa indefinita e gestite da un sistema automatico a pagamento. Sì, avete letto bene: a pagamento.

L’attivazione del mio servizio di risposta prevede una tassa fissa di 50 euro, che vi chiedo gentilmente di accreditarmi ogni volta che cercate di contattarmi.

Con stima e un pizzico di ironia,

Una (non più tanto paziente) cliente di 96 anni.

Si parla dell’epopea dei Dirigibili alla quarta lezione del Corso “1915-18. La Sicilia nella grande guerra”

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Si terrà giovedì 15 maggio alle ore 17 la quarta lezione del Corso “1915-18. La Sicilia nella Grande guerra: inediti aspetti del conflitto” che sarà tenuta dal prof. Alessandro Bellomo, con la presentazione a cura del dott. Alfonso Lo Cascio, Presidente  regionale BCsicilia, dal titolo “L’epopea dei dirigibili: ascesa e tramonto di un mezzo aereo”. Gli incontri si terranno dalle ore 17,00 alle ore 18,30 presso la Sede di BCsicilia in via Giovanni Raffaele, 7 a Palermo. E’ possibile seguire il seminario anche on line. E’ obbligatoria la prenotazione, per informazioni ed iscrizioni: Tel. 346.8241076 – Email: [email protected]. Alla fine del Corso verrà rilasciato un Attestato di partecipazione.

Le restanti lezioni si terranno giovedì 22 e mercoledì 28 maggio ed infine giovedì 5 giugno. Questi gli argomenti che saranno affrontati: “Il Giappone nel Mediterraneo: un inedito aspetto della guerra”, “I campi di concentramento in Italia: la Sicilia”, “Le tragiche conseguenze di un iniquo trattato di Pace”. L’iniziativa è promossa da BCsicilia, dall’Università Popolare e dalla Casa Editrice Don Lorenzo Milani.

Al via “Thunnus Fest”: evento tra cultura, gusto e tradizione nel borgo marinaro di Porticello

Nel borgo marinaro di Porticello, nel golfo di Termini Imerese, nell’incantevole cornice di Piano Stenditore, dal 30 maggio al 1° giugno, si svolgerà “Thunnus Fest”, il Festival dedicato al Tonno rosso mediterraneo, un evento organizzato dal Comune di Santa Flavia con la collaborazione di R&T srl e dell’Associazione La Piana d’Oro.

Nella Thunnus Expò si svolgeranno cooking-show, masterclass, degustazioni che vedranno protagonisti gli chef e i ristoratori del territorio. Si proporranno piatti che esalteranno il Tonno Rosso e il pescato locale, con la combinazione dei prodotti agroalimentari biologici, in un mix virtuoso che unisce gusto e salubrità, cultura marinara e cultura contadina, tratto identitario della storia e della tradizione del comprensorio della Piana di Baaria e della costa dell’ex Baronia di Solanto. Si potrà accedere gratuitamente nel Food Village dove i visitatori potranno assaporare le migliori specialità della tradizione enogastronomica e dello street food siciliano, con una chiara declinazione per i prodotti ittici locali e non solo. Una sezione della manifestazione sarà dedicata a talk-show, seminari, approfondimenti sui temi della pesca sostenibile, del turismo enogastronomico e della cultura del territorio legata alla storia gloriosa delle tonnare, della sostenibilità ambientale e della promozione della piccola pesca artigianale del Tonno Rosso. Spazio alla valorizzazione e promozione delle aziende del comparto enogastronomico e agroalimentare che parteciperanno. Saranno premiati quanti si sono distinti, in questi decenni, nell’azione di promozione e valorizzazione della cultura gastronomica legata al pescato locale nel borgo marinaro di Porticello. Protagoniste le giovani generazioni con il concorso “Tradizione, identità e cultura territoriale” che vedrà la premiazione finale degli alunni dell’Istituto comprensivo Karol Wojtyla del comune di Santa Flavia che si sono cimentati sui temi della pesca sostenibile e della storia della tradizione marinara dei borghi marinari di Porticello, Sant’Elia. Non mancheranno momenti di divertimento e intrattenimento per giovani e adulti. Attenzione anche alla valorizzazione e promozione dei beni culturali di Santa Flavia, con la visita guidata gratuita del Parco archeologico di Solunto che si svolgerà domenica 1° giugno.

“Thunnus Fest” è un evento che si pone l’obiettivo di collegare la valorizzazione del pescato locale e nello specifico del tonno rosso mediterraneo, come simbolo dell’identità territoriale, favorendo la crescita e lo sviluppo delle filiere produttive legate al comparto pesca, legando la storia, la tradizione, la memoria collettiva ai vari settori della vita economica e culturale della Comunità.

Completata posa del ramo est del Tyrrhenian Link: in due mesi posati 490 km di cavo sottomarino tra Termini Imerese e Battipaglia

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E’ stata completata la posa del primo cavo sottomarino del ramo est del Tyrrhenian Link, una delle infrastrutture elettriche di Terna più rilevanti per il Paese, che collegherà la Campania e la Sicilia.

In poco più di due mesi sono stati installati circa 490 km di elettrodotto partendo da Fiumetorto, nel Comune di Termini Imerese (PA), fino a Torre Tuscia Magazzeno, nel Comune di Battipaglia (SA). Nel dettaglio, la posa è stata realizzata in due fasi: la prima, lunga 260 km, si è conclusa a marzo; la seconda, di 230 km, è stata avviata ad aprile.

La conclusione delle operazioni di posa del collegamento si è svolta al largo della costa campana di Battipaglia a bordo della nave Leonardo Da Vinci di Prysmian, che nel 2021 si è aggiudicata il contratto quadro per la progettazione, la fornitura, l’installazione e il collaudo di oltre 1.500 km di cavi. Sono intervenuti durante la presentazione Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna, e Raul Gil, EVP Transmission BU di Prysmian.

“Il completamento della posa del cavo sottomarino tra Sicilia e Campania è un importante traguardo, per Terna e per il Paese, nel processo di decarbonizzazione delineato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Le grandi infrastrutture marine rappresentano la risposta sostenibile dell’azienda alla costante crescita della richiesta di energia, attraverso soluzioni innovative, efficaci e a ridotto impatto ambientale. La tratta est del Tyrrhenian Link è il collegamento sottomarino più lungo mai realizzato da Terna, con circa 490 km di cavo in corrente continua ad una profondità massima di 1.560 metri. Anche grazie al supporto di Prysmian, possiamo confermare l’entrata in esercizio di questo tratto dell’opera nel 2026”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna. “Per il progetto, Terna ha ricevuto un finanziamento di 500 milioni di euro nell’ambito del programma REPowerEU. Il Tyrrhenian Link, opera abilitante per la transizione energetica nazionale, rafforzerà il ruolo dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo”.

“Prysmian è al cuore delle trasformazioni energetiche e digitali  italiana ed europea. Siamo orgogliosi di collaborare ancora una volta con Terna in questo ambizioso progetto che rafforza l’infrastruttura elettrica italiana e promuove la transizione energetica. Con il Tyrrhenian Link, una delle interconnessioni più lunghe al mondo, e la nostra nave posacavi Leonardo da Vinci, abbiamo raggiunto nuovi traguardi tecnologici e operativi, stabilendo nuovi standard mondiali (record di installazione a 2150 metri di profondità). Siamo impegnati ogni giorno a garantire reti elettriche più sicure e sostenibili, investendo costantemente in innovazione, sostenibilità e capacità produttiva”, ha aggiunto Raul Gil, EVP Transmission BU, di Prysmian.

Il Tyrrhenian Link, per il quale Terna prevede un investimento complessivo di 3,7 miliardi di euro, comprende due collegamenti in corrente continua a 500 kV: il ramo est tra Campania e Sicilia e il ramo ovest tra Sicilia e Sardegna. L’infrastruttura si estenderà per circa 970 km di tracciato in cavo marino, con una capacità di trasporto di 1.000 MW per ciascuna tratta. Il completamento dell’opera è previsto per il 2028.

Grazie alla sua capacità di trasmissione, il Tyrrhenian Link contribuirà significativamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. L’infrastruttura, fondamentale per la sicurezza della rete elettrica italiana ed europea, favorirà grazie al rinforzo dell’interconnessione elettrica delle tre regioni coinvolte, Campania, Sicilia e Sardegna, l’incremento della capacità di scambio e contribuirà a migliorare l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale.

Contestualmente alla posa marina, procedono le opere civili nei siti che ospiteranno le stazioni di conversione a Eboli e a Termini Imerese. In Campania, l’infrastruttura sarà collegata all’approdo di Torre Tuscia Magazzeno attraverso un elettrodotto interrato di circa 15 km, progettato per minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico. Analogamente, in Sicilia, la stazione sarà connessa all’approdo di Fiumetorto con un percorso in cavo interrato di circa 10 km.

Papa Leone XIV ai giornalisti: “Voi siete alleati della verità, disarmiamo le parole”

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Un incontro storico e simbolico: il primo discorso ufficiale del nuovo Pontefice è rivolto ai media internazionali

In un gesto carico di significato, Papa Leone XIV ha aperto il suo pontificato con un incontro ufficiale riservato ai giornalisti. Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il nuovo Vescovo di Roma ha rivolto un discorso ai rappresentanti della stampa mondiale, scegliendo la comunicazione come primo ambito in cui manifestare la sua visione pastorale.

“La pace comincia da ognuno di noi, dal modo in cui guardiamo, ascoltiamo e parliamo degli altri”, ha detto con fermezza Papa Leone XIV, mettendo subito al centro il potere trasformativo del linguaggio. Ha invitato a rigettare la “guerra delle parole e delle immagini”, esortando a un’informazione non dominata dall’aggressività o dalla competizione, ma guidata dalla verità cercata con amore.

Un momento particolarmente toccante è stato quando il Papa ha espresso solidarietà verso i giornalisti incarcerati nel mondo per aver svolto il proprio lavoro: “La sofferenza di questi giornalisti interpella la coscienza delle Nazioni. Solo i popoli informati possono fare scelte libere.” Parole forti, che riaffermano l’impegno della Chiesa per la libertà di stampa come pilastro della democrazia e della dignità umana.

Durante l’incontro, Leone XIV ha riconosciuto il ruolo cruciale che i media hanno avuto nel raccontare le recenti vicende della Chiesa: “Avete accompagnato con rispetto e intelligenza la morte di Papa Francesco, e narrato con lucidità lo spirito del Conclave. Avete saputo cogliere l’essenziale di ciò che siamo.”

Il Pontefice ha anche affrontato le sfide più urgenti dell’era digitale. “La comunicazione non è solo trasmissione di dati, ma costruzione di cultura e di ambienti umani e digitali aperti al dialogo.” In riferimento all’intelligenza artificiale, ha invitato a un uso responsabile delle nuove tecnologie, perché siano al servizio del bene comune.

Infine, un invito chiaro: “Disarmiamo le parole. Solo così potremo disarmare anche la Terra.” Un appello a un giornalismo non urlato, ma attento, umano, capace di amplificare le voci dei più deboli e di generare spazi di comprensione.

Con questo primo, potente discorso, Papa Leone XIV si presenta come un leader spirituale profondamente inserito nella contemporaneità. La sua scelta di incontrare per primi i giornalisti è un messaggio forte: la Chiesa vuole dialogare con il mondo, e il dialogo passa, prima di tutto, dalle parole.

L’enigma del Gattopardo: Maria Antonietta Ferraloro e i segreti di un romanzo senza tempo

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Esistono opere che, come bussole nel labirinto della storia, ci guidano attraverso le epoche, svelando la complessità dell’animo umano e contemporaneamente i mutamenti della società. “Il Gattopardo”di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è una di queste, un romanzo che, grazie all’acuta e appassionata analisi di Maria Antonietta Ferraloro, massima conoscitrice, continua a risplendere nel presente.

In un’epoca in cui la critica letteraria si confronta con nuove sfide e nuovi approcci, il lavoro di Ferraloro si distingue per la sua capacità di coniugare rigore filologico e sensibilità interpretativa. La sua analisi del “Gattopardo” non si limita a una lettura tradizionale del testo, ma si apre a nuove prospettive, esplorando i legami tra la vita dell’autore e i luoghi descritti nel romanzo, e offrendo nuove interpretazioni dei personaggi e dei temi centrali dell’opera.

Docente e saggista, con un dottorato di ricerca in Storia della cultura, collabora con il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania e si occupa della formazione degli insegnanti di Lettere.

Tra le sue opere:  “Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo” (Pacini Editore, 2014) e “L’opera-orologio. Saggi sul Gattopardo” (Pacini Editore). Il libro “Il Gattopardo raccontato a mia figlia” (La Nuova Frontiera Junior, 2017), con il quale ha avvicinato il classico di Tomasi di Lampedusa alle nuove generazioni.

In questa intervista, esploriamo insieme a lei i momenti salienti del suo percorso di studiosa, le sfide e le soddisfazioni della ricerca letteraria, e il ruolo fondamentale della letteratura nella formazione della nostra identità culturale.

Desideriamo esprimere la nostra più sentita gratitudine a Maria Antonietta Ferraloro per averci concesso il privilegio di questa intervista. La sua erudizione, la sua passione e la sua capacità di illuminare i meandri della letteratura siciliana e del Gattopardo hanno arricchito la nostra comprensione di un’opera fondamentale, e ci hanno offerto spunti di riflessione preziosi.

Lei è una figura di spicco nel panorama della critica letteraria italiana, e la sua profonda analisi della letteratura siciliana ha ulteriormente rivelato la sua straordinaria ricchezza e complessità. Quale evento, ricordo, incontro o lettura ha dato origine a questo profondo interesse?

La ringrazio molto per le parole generose che ha nei miei confronti. La verità è che sono stata un’allieva mediocre sino al momento in cui, alle Medie, l’incontro con un grande maestro, il professore Giuseppe Celona, non mi ha educato al piacere e alla bellezza della lettura. Da quel momento in poi, ho iniziato a non potere più fare a meno dei libri. Leggerli e studiarli è diventato una parte essenziale di me.

Il suo lavoro di studiosa ha gettato una luce nuova sull’opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, rivelando sfumature e connessioni che arricchiscono la nostra comprensione del “Gattopardo”. La sua dedizione a questo capolavoro della letteratura italiana è evidente. Potrebbe raccontarci come è nata questa passione e quali sono stati i momenti chiave che l’hanno portata a dedicarsi allo studio del “Gattopardo”?

Sino ai 19 anni ho vissuto in un piccolo paesino nebroideo che si chiama Ficarra. Qui, nella lontana estate di guerra del 1943, Tomasi di Lampedusa giunse, insieme alle donne della sua famiglia, la madre e la moglie. Non aveva, naturalmente, ancora scritto niente se non tre articoli letterari passati nel più assoluto silenzio. Era uno sfollato come tanti altri, ed era già un principe decaduto. La fortuna economica della sua casata si era ormai dissolta quasi del tutto.

Eppure, un uomo come lui non poteva passare inosservato. Era intelligentissimo e colto; trovò presto una cerchia di amici di riferimento. Nel frattempo, l’orrore della guerra lambì anche la piccola comunità, rimasta, sino ad allora, al riparo di eventi bellici eclatanti. Ci fu un bombardamento violento; ed uno scontro a fuoco tra soldati del Reich e quelli Alleati, durante il quale, come ho potuto dimostrare dopo anni ed anni di ricerche, trovò la morte il giovane militare tedesco che ha ispirato la figura e l’episodio del soldato borbonico che don Fabrizio troverà morto nel proprio giardino, nella I parte del Gattopardo e così centrale per l’architettura dell’intero romanzo.

Lei ha dedicato particolare attenzione all’analisi dei personaggi del “Gattopardo”. Quali figure, a suo avviso, incarnano le contraddizioni e le complessità dell’animo umano?

Il Gattopardo è un libro che amo rileggere. Magari, nel passato, le avrei indicato altri personaggi. Ma le ultime suggestioni che ne ho ricavato mi portano a individuare in Angelica una delle figure più complesse e contraddittorie di questo capolavoro. Cresciuta dal padre come preziosa merce di scambio, come controparte di un qualche conveniente contratto matrimoniale, non lo delude. L’amore per Tancredi sembra però redimerla, correggere quella certa selvatichezza della famiglia d’origine che le è rimasta comunque addosso, come una puzza intollerabile: non a caso, (omen/nomen) suo nonno è un individuo così spregevole da essere stato soprannominato dai compaesani Peppe Mmerda. Quella certa selvatichezza che somiglia ad un difetto di fabbrica e che lascia intravvedere, appena sotto la maschera di una bellezza straordinaria, un volto nudo dai tratti sgradevoli – si pensi alla risata sguaiata, in un pranzo dei Salina, che ne svela l’intima, oscura natura; gela il sangue di Concetta; incupisce il Principe.

Il “Gattopardo” è un’opera che continua a suscitare interesse e dibattito. Lei ha esplorato a fondo i legami tra la vita di Tomasi di Lampedusa e i luoghi descritti nel romanzo. Quali sono le scoperte più significative che ha fatto in questo percorso di ricerca?

Come le dicevo, ho dedicato a Tomasi lunghi anni di studio e ricerche. Ho ripercorso la sua intera opera che, contrariamente a quanto si dice, non si limita solo al Gattopardo.  Ho letto e riletto i meravigliosi Racconti; le sue suggestive Lezioni. E ho interrogato compulsivamente scritti occasionali e carteggi anche inediti – grazie alla generosa amicizia di Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo del principe. Questo mi ha permesso di definire meglio alcuni dei legami intertestuali più rilevanti nel celebre romanzo. Ad esempio ho ricostruito il rapporto che lega lo scrittore ad un modello di riferimento qual è Virginia Woolf. Molte sorprese, però, me le ha riservate anche l’indagine che stavo conducendo “sul campo”. Ho potuto ricostruire un periodo quasi del tutto sconosciuto eppure rilevante della biografia umana e letteraria di Tomasi. Inoltre, la cartografia dei luoghi del Gattopardo, grazie ai miei studi, ha potuto infatti accogliere finalmente il borgo messinese di Ficarra. Come ho già accennato, sono riuscita a dimostrare che questo paese ha donato al romanzo sia personaggi che episodi importanti.

“L’opera-orologio. Saggi sul Gattopardo” è un altro dei suoi saggi lampedusiani. Ci parli di quali aspetti ha voluto approfondire in questo volume, e delle nuove interpretazioni che offre ai lettori.

Tomasi di Lampedusa sosteneva che sia possibile smontare un’opera letteraria esattamente come si fa con un orologio. Tuttavia, puntualizzava anche, che in certe opere, ‒ i capolavori dei grandi maestri, per intenderci ‒ per quanto possiamo osservare da vicino i meccanismi vi è pur sempre un quid irrazionale. Possiamo incaponirci quanto vogliamo. Il segreto del suo funzionamento rimane saldamente nelle mani del suo artista-creatore.

Seguendo però certe suggestioni insite nel metodo critico tomasiano, ho potuto rileggere l’opera del Principe da angolazioni diverse.  Mi interessava in particolar modo soffermarmi sull’ineffabile mistero del processo creativo; sul rapporto tra critico e testo; e sul valore della pietas e della compassione, sentimenti su cui tanto insiste Tomasi e così necessari al nostro inquieto presente.

Con “Il Gattopardo raccontato a mia figlia”, lei ha avvicinato un classico della letteratura italiana ai giovani lettori. Quali sono le sfide e le soddisfazioni nel trasmettere la passione per la letteratura alle nuove generazioni?

Ho scritto questo libro per mia figlia. L’ho immaginata come una lettera che avrei voluto consegnarle per il suo nono compleanno. Desideravo parlarle del mio profondo amore per i libri ed in particolare del legame viscerale con Il Gattopardo, del quale già mi stavo occupando già da tempo. Ed invece, proprio perché i libri, allo stesso modo dei figli, fanno ciò che vogliono, si è trasformato ben presto in un libro che continua riservarmi non poche sorprese. A metà aprile, ad esempio Feltrinelli mi ha chiesto di parlarne durante la festa per i settant’anni della propria nascita.

Io credo, ce lo confermano i dati che abbiamo in nostro possesso, che i ragazzi in età scolastica leggano e anche parecchio. La disaffezione nei riguardi della lettura nasce negli anni successivi. Questo mi porta ad una considerazione principale: è necessario ripensare a un nuovo modo di fare didattica nelle scuole. Fare in modo che il tesoretto di letture accumulato in questi anni non solo non vada perso , ma continui nel tempo ad espandersi sempre di più.

In un suo recente approfondimento su Focus Junior, lei sottolinea come la lettura e la scrittura abbiano avuto un ruolo determinante nell’evoluzione umana, differenziandoci dagli altri esseri viventi. In un’epoca dominata dalla tecnologia digitale, come possiamo riscoprire il valore della lettura per preservare la nostra umanità, e in che modo questa riflessione può legarsi alla sua analisi del ‘Gattopardo’, in considerazione del fatto che si tratta di un’opera che racconta la trasformazione di un’epoca?

Leggere è un’avventura di cui non possiamo fare a meno. Le neuroscienze lo dimostrano in maniera inequivocabile. L’uomo, infatti, è l’unico animale che racconta storie. Gli servono per comprendere se stesso e il mondo; per  pensare, intessere o sciogliere relazioni; per  immaginare. Gli servono, insomma, per vivere.

Leggere modifica il nostro cervello e potenzia le nostre capacità intellettive, cognitive ed affettivo-emotive, ma è anche essenziale per coltivare un pensiero profondo e autenticamente umano. In un’epoca dominata dalla tecnologia digitale, riscoprire la lettura è una priorità per preservare la nostra stessa umanità.

Il rapporto con i Classici, la loro importanza, è presto detta. Come sottolinea una delle più grandi neuroscienziate viventi, Maryanne Wolf, il «cervello che legge» nutre il «cervello che pensa». Il linguaggio scritto possiede infatti una natura «profondamente generativa». Tutto questo vuol dire che pensiamo bene solo se leggiamo bene. Nessuna lettura nutre il nostro cervello quanto un Classico.

La peculiarità di questi libri, a cui Il Gattopardo appartiene a pieno diritto, risiede nella loro ineffabile natura di libri capaci di oltrepassare le barriere del tempo e dello spazio, È come se parlassero una lingua tutta loro, che tutti, proprio tutti possono intendere. E, al di là delle storie che raccontano, riescono a venire incontro alle grandi domande di senso alle quali nessuno di noi può sottarsi – sulla vita, sulla morte, sui legami affettivi, sulla piccolezza e miseria umana, come sulla sua grandezza.

Tu apri questi libri e ne vieni letteralmente rapita. E capisci che hai bisogno della loro sapienza o del turbamento e del disorientamento che suscitano in te, per comprenderti meglio e per capire meglio la condizione umana.

La ricerca letteraria è un lavoro entusiasmante, ma anche impegnativo. Quali sono le sfide e le soddisfazioni che ha incontrato nel suo percorso di ricerca, e quali sono i progetti futuri che la appassionano maggiormente?

Disciplina e rigore sono sicuramente due compagni fedeli e irrinunciabili di chiunque desideri intraprendere un percorso di ricerca, sia essa o meno letteraria. Sono sempre più convinta che scrivere sia infatti un’attraversata in solitaria. Tuttavia lungo il percorso accidentato che ci porta a confrontarci con le nostre passioni e con le nostre ossessioni basta imbattersi anche in minuscole pepite d’oro perché tutti i sacrifici che si fanno abbiano finalmente un senso.

La bellezza di ogni ricerca risiede nella sua imprevedibilità. Per quanto hai pianificato, non sai mai dove ti condurrà realmente. Io, di sicuro, non pensavo di trovare, alla fine del mio lungo cammino, il Tomasi inedito che ho trovato.

Dopo questo grande maestro della Modernità letteraria, ho trovato una linea di ricerca altrettanto appassionante nella didattica della lettura e della letteratura; e, soprattutto, nella neurodidattica. Il grande sviluppo che nell’ultimo decennio hanno conosciuto le neuroscienze ci permettono di comprendere meglio i processi d’apprendimento e il ruolo centrale che l’intelligenza emotiva assume al loro interno. Ci permettono di offrire strumenti e percorsi didattici adatti ad una scuola che i tempi nuovi chiamano a sfide inedite. Naturalmente, questo continuo aggiornamento-studio, mi porta fuori dalla mia vecchia comfort zone legata esclusivamente alla scrittura  e mi chiama, in giro per le scuole, a fare molta formazione

Credo, comunque, che la mia sia stata una reazione abbastanza naturale. Dopo quasi 15 anni di studi dedicati al Principe palermitano avvertivo l’esigenza di un cambio di rotta radicale. Mi era impossibile proseguire sul solco della pura critica letteraria.

La nostra conversazione è stata ricca e appassionante e permetterà senz’altro ai nostri lettori di approfondire la sua visione della letteratura siciliana e del ‘Gattopardo’. C’è qualcosa che le sta particolarmente a cuore, un messaggio o una riflessione che desidera condividere con i nostri lettori, e che non abbiamo ancora avuto modo di esplorare?

Mi piacerebbe che i ragazzi non smettessero mai di comprendere, intuire, sapere, e sentire quanto leggere renda liberi. Quanto leggere nutra il nostro animo. Ne lenisca il dolore; ne esalti la gioia.

Salvina Cimino