La tradizione della ‘Ntinna a mare va avanti e si rinnova. Far conoscere la ‘Ntinna al mondo e dare un bel motivo in più per venire a Cefalù. Valorizzare la marina, la sagra del pesce, la scuola: questi i progetti della nuova associazione di promozione sociale. Intervista al presidente Gianfranco D’Anna, al vicepresidente Sandro Gugliuzza e al segretario Giovanni Brocato (nella foto). Fondazione Airc: per la “festa della mamma” vendute tutte le azalee. Un riconoscimento generale del valore della ricerca contro i tumori. Ne parla la responsabile Airc Angela Lombardo. “Vera”: incamminarsi sempre verso l’orizzonte senza fermarsi mai. Il valore dell’utopia. Chi lucra sui migranti? Il perenne traffico delle armi. La lettura di questi grandi temi della giornalista Carmen Lasorella. Regalare scuole ai ragazzi, costruire pozzi nei villaggi del Kenya. Quando si trova a Roma ha nostalgia dell’Africa e quando è in Africa sposta sempre di qualche mese il biglietto di ritorno in Italia. La storia della giovane e timida pianista Clemen: “l’amore non sceglie” dice l’attrice Laura Ephrikian.
Questi i servizi principali del Giornale di Cefalù – anno 42 n.1840 – videonotiziario – web diretto e condotto da Carlo Antonio Biondo; dal 15 maggio 2025 su facebook profilo Adriano Cammarata e sul canale you tube Carlo Antonio Biondo. Archivio Giornale su cammarataweb; link su tutti i social.
Termini Imerese, “Medioevo: il Castello e le torri”: quarto incontro nell’ambito del ciclo di conferenze promosso da BCsicilia e Circolo Stesicoro
Nell’ambito del Seminario “Termini Imerese Storia di un territorio”, promosso da BCsicilia e Circolo Stesicoro, si terrà venerdì 16 maggio 2025 alle ore 17,30 presso il Circolo Stesicoro in Corso Umberto e Margherita, 68 a Termini Imerese, la quarta conferenza dal titolo “Medioevo: il Castello e le torri”. Dopo la presentazione di Silvana Cipolla, Presidente Circolo Stesicoro, e di Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia, è previsto l’intervento di Antonio Contino, Geologo e Storico del territorio.
Termini medievale era una tipica città costiera siciliana, murata e turrita, i cui abitanti avevano saputo sfruttare sapientemente le caratteristiche geologiche, geomorfologiche ed idrologiche del sito a fini difensivi, esaltando tutte le forme naturali del rilievo e del paesaggio che creavano condizioni di protezione e di barriera nei confronti di qualsivoglia potenziale nemico. Infatti, al vertice della Rocca naturalmente fortificata, si ergevano le imponenti strutture castrensi, dominate dalla possente torre principale o mastio e che disponevano anche di una vasta piazza d’armi che, in caso di assedio, poteva agevolmente essere utilizzata dalla popolazione quale luogo di rifugio. Il Castello, assiso su un promontorio che sino al 1873 si protendeva maggiormente sul mare rispetto ad oggi, era naturalmente difeso da alte balze rocciose che lo cingevano quasi da tutti i versanti, tranne per due valichi di accesso ubicati, rispettivamente, a meridione ed a settentrione, debitamente difesi da porte e strutture fortificate. Grazie alla sua collocazione altimetrica, la fortezza medievale poteva agilmente dominare un vastissimo orizzonte strategico che si apriva sull’intero ampio e lunato golfo di Termini Imerese, nonché su un vasto settore costiero, collinare e montano (dai i Monti di Termini Imerese, Trabia e Bagheria ad O sino alle Madonie ad E). La cinta muraria urbana circondava totalmente l’abitato (che si estendeva anche nell’area dell’attuale Serpentina Paolo Balsamo ed in quella dove sorge il teatro comunale all’aperto) ed era rafforzata da un sistema di torri sapientemente disposte in punti-chiave, la più imponente delle quali si ergeva a protezione della porta che si apriva sulla strada di collegamento tra Termini e Girgenti (odierna Agrigento) e che fu successivamente inglobata nel convento dei Padri Predicatori dell’Ordine di S. Domenico. Del resto, gran parte delle torri civiche, a seguito dei successivi ampliamenti del perimetro murario, furono riutilizzate come torri campanarie ed incorporate in edifici ecclesiastici ed in tal modo, almeno in parte, si sono conservate attraverso i secoli, superando eventi bellici, sismici e demolizioni, rimanendo spesso leggibili nel tessuto cittadino, mentre ampi tratti murari sono stati inglobati negli isolati o sono stati rasi al suolo. Ogni torre, se debitamente interpretata attraverso le fonti documentarie, le evidenze architettoniche ed archeologiche e gli aspetti geologico-geomorfologici del sito su cui insiste, può raccontarci tante storie particolari che, inserite in ragionato quadro complessivo, possono svelarci tanti aspetti inediti della storia di questa città pluristratificata che, per la sua posizione strategica e per essere stata “il granaio di Palermo”, fu particolarmente ambita anche nel Medioevo.
Antonio Contino, geologo, dottore di ricerca in Geologia, è esperto di Geologia Urbana e di Geomorfologia Antropogenica. I suoi attuali interessi di ricerca includono il rilevamento geologico, geomorfologico e idrogeologico, la caratterizzazione di serbatoi in rocce fratturate o in acquiferi multifalda, e lo studio dei cambiamenti climatici del passato, principalmente sulla base di fonti documentarie. Nell’ambito dell’Università di Palermo come Stratigrafo, Geomorfologo e Idrogeologo ha partecipato a diversi progetti di ricerca, relativi a: studi sulla conurbazione di Palermo, cartografia geologica di base della Sicilia centro-occidentale. Come Geoscienziato e geoesperto ha partecipato a ricerche per l’esplorazione di idrocarburi nella Sicilia occidentale, per l’esplorazione geotermica per la ricerca idrogeologica. Nel campo della Climatologia Storica, ha collaborato a progetti internazionali di ricerca (Università di Berna) relativi allo studio degli effetti prodotti da eventi climatici estremi che hanno colpito l’Europa tra il tardo Medioevo e il primo Rinascimento. Nell’ambito della geomorfogia antropogenica ha dettagliatamente studiato diversi esempi di forme antropiche, legate a strutture difensive ricadenti nel comprensorio Termini-Cefalù-Madonie, come le fortificazioni castrensi di Termini Imerese e della Roccella (Campofelice di Roccella). Infine, è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni, tra articoli scientifici e di divulgazione, comunicazioni a convegni, libri, report, spaziando dall’ambito delle Scienze della Terra, alla Storia dell’Arte, alla Linguistica, alla Storia della Comprensorio Termini-Cefalù-Madonie.
Esilarante lettera di una signora di 96 anni alla sua banca: tristemente rappresentativa dei rapporti tra clienti e istituti di credito
Una signora di 96 anni dopo che si è vista rifiutare il pagamento di un suo assegno ad un idraulico dalla sua banca, dove è cliente da 31 anni, scrive una esilarante lettera all’Istituto Bancario. La nota è tristemente rappresentativa dei rapporti quotidiani tra utenti, spesso impotenti e costantemente umiliati, e gli istituti di credito ogni giorno più arroganti. Con condizioni sempre sbilanciati a favore del primo.
Alla cortese attenzione dell’Istituto Bancario,
desidero ringraziarvi di cuore per aver rifiutato il pagamento del mio assegno al mio idraulico, lo scorso mese.
Secondo le mie stime, la somma sul conto è arrivata circa tre nanosecondi dopo che lui ha presentato l’assegno allo sportello. Capisco, tuttavia, che questo lasso di tempo vi sia risultato inaccettabile, soprattutto considerando che il trasferimento mensile dal mio conto di risparmio – attivo da appena trentun anni – non fosse stato ancora registrato.
Devo ammettere che la vostra prontezza nel cogliere quell’attimo di vuoto sul mio saldo è stata ammirevole, così come lo è stata l’energia con cui mi avete addebitato 30 euro di penale per l’accaduto. Grazie! Mi avete aperto gli occhi su quanto poco attenta sia stata nella gestione delle mie finanze.
Riflettendoci, mi sono accorta di come, negli anni, io abbia sempre risposto alle vostre lettere, alle telefonate, persino agli SMS. Voi invece, avete deciso di farmi parlare solo con robot, messaggi registrati e tasti da premere a caso… una vera dimostrazione di calore umano.
Così ho pensato: perché non adeguarmi anche io al vostro stile di comunicazione impersonale?
Da oggi in poi, i miei pagamenti mensili (mutuo, utenze e prestiti) non saranno più automatici, bensì inviati tramite assegni cartacei, indirizzati esclusivamente a un dipendente in carne e ossa che voi dovrete nominare e comunicarmi per iscritto.
Naturalmente, la busta sarà contrassegnata come riservata e personale, e qualsiasi apertura da parte di soggetti non autorizzati verrà considerata violazione di corrispondenza, ai sensi della legge postale.
Allego inoltre un modulo conoscitivo di 8 pagine da restituire debitamente compilato, in modo da conoscere il vostro dipendente quanto voi avete imparato a conoscere me. Sono richiesti dati personali, situazione patrimoniale, stato di salute certificato da un notaio, e un’autocertificazione sui livelli di stress causati da clienti ottantenni (e oltre).
In seguito, fornirò al vostro incaricato un PIN personale di 28 cifre, che dovrà comunicare ogni volta che interagisce con me. Scusatemi se è lungo, ma l’ho elaborato ispirandomi al numero esatto di tasti che mi tocca premere per ascoltare il saldo del mio conto tramite il vostro servizio telefonico automatico.
E ora, per pareggiare i conti, anche voi dovrete affrontare il mio nuovo sistema telefonico:
Premi 1: Per prendere appuntamento con me.
Premi 2: Per sapere se l’assegno è stato spedito.
Premi 3: Per essere trasferiti in salotto (se ci sono).
Premi 4: Per essere trasferiti in camera da letto (se sto dormendo).
Premi 5: Per essere trasferiti in bagno (se sono… occupata).
Premi 6: Per parlare con me sul cellulare (ma solo se rispondo).
Premi 7: Per lasciare un messaggio criptato sul mio computer. (La password verrà inviata separatamente, solo al mio contatto di fiducia.)
Premi 8: Per ascoltare di nuovo il menu. E pentirvi di aver chiamato.
Tutte le chiamate per reclami o richieste generiche verranno messe in attesa indefinita e gestite da un sistema automatico a pagamento. Sì, avete letto bene: a pagamento.
L’attivazione del mio servizio di risposta prevede una tassa fissa di 50 euro, che vi chiedo gentilmente di accreditarmi ogni volta che cercate di contattarmi.
Con stima e un pizzico di ironia,
Una (non più tanto paziente) cliente di 96 anni.
Si parla dell’epopea dei Dirigibili alla quarta lezione del Corso “1915-18. La Sicilia nella grande guerra”
Si terrà giovedì 15 maggio alle ore 17 la quarta lezione del Corso “1915-18. La Sicilia nella Grande guerra: inediti aspetti del conflitto” che sarà tenuta dal prof. Alessandro Bellomo, con la presentazione a cura del dott. Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale BCsicilia, dal titolo “L’epopea dei dirigibili: ascesa e tramonto di un mezzo aereo”. Gli incontri si terranno dalle ore 17,00 alle ore 18,30 presso la Sede di BCsicilia in via Giovanni Raffaele, 7 a Palermo. E’ possibile seguire il seminario anche on line. E’ obbligatoria la prenotazione, per informazioni ed iscrizioni: Tel. 346.8241076 – Email: [email protected]. Alla fine del Corso verrà rilasciato un Attestato di partecipazione.
Le restanti lezioni si terranno giovedì 22 e mercoledì 28 maggio ed infine giovedì 5 giugno. Questi gli argomenti che saranno affrontati: “Il Giappone nel Mediterraneo: un inedito aspetto della guerra”, “I campi di concentramento in Italia: la Sicilia”, “Le tragiche conseguenze di un iniquo trattato di Pace”. L’iniziativa è promossa da BCsicilia, dall’Università Popolare e dalla Casa Editrice Don Lorenzo Milani.
Interurbane paranormali ovvero le «telefonate dai morti»
«Fino allo scorso ottobre 1968 ho avuto un amico intimo. Lee Epps ed io eravamo come fratelli, e si può dire che quando lui non era a casa nostra noi eravamo da lui… Alle dieci e trenta di sera, il 26 ottobre 1968, mentre io ero fuori, giunse una telefonata urgente di Lee. Mia moglie rispose ed immediatamente riconobbe la sua voce. Quel poco che disse, o il modo in cui lo disse, la sconvolsero. Tentò di chiamarlo dopo alcuni minuti, ma non ebbe risposta. Il messaggio che lui diede era il seguente: “Sis, dì a Don che sto realmente male. Non mi sono mai sentito così. Digli di mettersi in comunicazione con me appena arriva. È importante, Sis”. Il messaggio sconvolse me non meno di mia moglie. Feci il suo numero ma non ebbi risposta. Chiamai più volte e sempre invano. Seppi più tardi che, quella sera stessa, Lee si trovava in coma al Mercy Hospital a meno di sei isolati da casa nostra. Morì alle 10,30 di sera, l’ora in cui aveva telefonato. Mia moglie parlò con lui e riconobbe la sua voce; su questo non c’è dubbio; Lee fece realmente quella telefonata ».
Come tante volte accade in questo campo di fenomeni sconosciuti, il caso sembra essere tratto dalla sceneggiatura d’un film sensazionalistico; esso è realmente accaduto ad un lettore di Fate, una nota rivista popolare americana che tratta di argomenti ignoti e misteriosi, mister Don D. Owens di Toledo, nell’Ohio.
Fatti come questo, raccolti qua e là, indussero due studiosi americani, Scott Rogo e Raymond Bayless ad approfondire l’argomento. Comunque, i due scoprirono anche casi più impressionanti. Vediamone un altro, così come venne loro raccontato da una attrice americana, che viene citata con lo pseudonimo di Patricia Adams: «Quando avevo circa otto anni, vivevo nel Texas. Mia madre aveva una amica carissima la cui figlia era in collegio. Questa figlia tornava a casa ogni anno verso il principio dell’anno. Il terzo anno, durante il viaggio di ritorno, rimase uccisa in un incidente di automobile. Dopo un paio di anni, il giorno del Ringraziamento, che era una delle festività in cui questa fanciulla era solita tornare a casa, ci trovavamo in casa dell’amica di mia madre. Squillò il telefono. Io ero nell’età in cui si va gironzolando attorno quando gli adulti sono riuniti nel soggiorno e andai a rispondere. Udii la voce della centralinista che diceva: “Ho qui una telefonata a carico del ricevente”. E fece il nome dell’amica di mia madre e quello della figlia (in altre parole, la telefonata era diretta alla madre e la centralinista disse alla signora Adams che proveniva dalla figlia defunta). Questo mi stupì un tantino, per quanto fossi una bambina, e dissi: “Un momento, prego”. Andai a chiamare l’amica di mia madre, che venne al telefono. Io rimasi ad ascoltare perché avevo udito il nome e pensavo che qualcuno stesse facendo uno scherzo a me od a lei, o cose del genere. Ella ascoltò, impallidì e cadde svenuta. Più tardi seppi quello che era successo. La cosa fu messa a tacere, ma venni a sapere che lei aveva udito la voce di sua figlia, morta da due o tre anni, che le parlava dicendo le stesse parole che era solita dire quando tornava a casa: “Mamma, sono io. Mi occorrono venti dollari per tornare a casa”. La madre le mandava sempre venti dollari per le spese di viaggio. Disse di avere riconosciuto la voce. Si rivolsero alla compagnia dei telefoni, ma nessuna telefonata era stata registrata».
Sono casi impressionanti, sulla scorta dei quali Scott Rogo e Bayless hanno intuito di trovarsi di fronte ad un nuovo fenomeno che avrebbe potuto fornire una qualche prova dell’esistenza della sopravvivenza o, molto più probabilmente, di uno stranissimo tipo di azione ‘psichica’ sulla materia. Ma è pur vero che per esso valgono tutte le riserve che possono essere espresse su fenomeni che sembrano indicare una azione della mente sulla materia non mediata da forze fisiche note. Perfettamente consci dell’ambiguità di simili casi e della loro capacità di coinvolgere emotivamente gli stessi scopritori del fenomeno scrissero: «Nella scienza non vi è posto per il dogma. È nostra intenzione continuare a raccogliere casi di telefonate dei morti, di ogni magnitudine e varietà. Alla fine potremmo anche riuscire a risolvere definitivamente il mistero. Ma quel giorno è lontano, molto lontano ».
Anche questo fenomeno, infatti, appartiene ad una categoria di fenomeni incerti, dove le uniche prove della loro stessa esistenza sembrano provenire dalle proprie convinzioni personali. È lecito a questo punto chiedersi come valutare simili eventi in modo realistico.
Il dott. John Beloff, noto psicologo accademico inglese presso l’Università di Edimburgo ed uno dei più autorevoli studiosi del mondo di fenomeni paranormali scrisse in proposito:
“Prima di leggere Rogo e Bayless il solo caso di telefonata dai morti da me incontrato era un caso romanzato e precisamente quello scritto da Anthony Burgess nel suo recente romanzo Beard’s Roman Women. Poiché credo di aver una conoscenza abbastanza estesa della letteratura psichica, questo mi suggerisce che tali devono essere estremamente rari.
Naturalmente questi casi possono non essere così rari come supponiamo. Può darsi che le loro relazioni siano state sistematicamente soppresse appunto perché sono così bizzarri e invitano all’incredulità e allo scherno anche più che le tradizionali prove di sopravvivenza. Se è così, dobbiamo congratularci con gli autori per aver messo in luce tante prove, e forse, ora che il fenomeno si è palesato, altri saranno incoraggiati a parlare. Certo la rarità di questi casi non deve essere presa a pretesto per liquidarli. Essi resisteranno o cadranno a seconda della forza delle testimonianze che potranno essere addotte a loro conferma”.
E aggiunse: «…poiché ogni testimonianza umana è sospetta, questi casi non si trovano evidentemente in una condizione peggiore di ogni altro fenomeno psichico spontaneo».
Ancora più severo fu Palmer, uno psicologo americano considerato uno dei più brillanti e creativi studiosi del sul paranormale negli anni ’80 del ‘900: Scrisse infatti:
“I casi che costituiscono l’essenza del libro… mi colpiscono per essere piuttosto deboli dal punto di vista dell’evidenza del paranormale.
Tale debolezza è attribuibile in gran parte alla natura stessa di questo tipo di fenomeni. Come la maggior parte dei casi di psi spontanea, le «telefonate dai morti» avvengono di rado e in momenti in cui sono inattese. La gente di solito non si aspetta una telefonata da un parente defunto. Così, contrariamente agli esperimenti di laboratorio e ad alcuni fenomeni spontanei ricorrenti come i poltergeist, non è verosimile che vi sia sottomano un investigatore esperto quando avvengono. Questo impone un tremendo fardello alla memoria e alla capacità di interpretazione di testimoni generalmente inesperti che devono riferire con esattezza non solo l’evento stesso (che probabilmente fu traumatico) ma anche altri eventi che possono aver peso sulla sua interpretazione. I testimoni, in genere, sono pregati di rievocare questi eventi settimane o anche anni dopo che avvennero, cosa che aumenta la difficoltà del loro compito. Ho trovato che i casi di questa raccolta dipendono quasi esclusivamente dalla testimonianza retrospettiva di coloro che ricevettero o iniziarono la telefonata, o che erano presenti al momento. Sebbene le relazioni di questi casi siano certamente suggestive e degne di seria attenzione scientifica, non hanno certo quel tipo di «solida evidenza» che la scienza richiede”.
Quali criteri i casi spontanei debbano presentare prima di poter essere considerati evidenti, è cosa discussa dai parapsicologi fin dal secolo diciannovesimo. Molti parapsicologi, in particolare Louisa Rhine, hanno concluso che anche i migliori casi spontanei non possono essere nulla più che suggestivi dal punto di vista scientifico. Altri ricercatori non sono così pessimisti, ma adottano criteri di «autenticità» piuttosto rigorosi per i casi spontanei. (sia detto per inciso, non sono stati solo i casi di telefonate dai morti a essere ostacolati da questi criteri).
“Tra i più importanti criteri applicati ai casi spontanei di Percezione Estrasensoriale – continua Palmer – vi è quello che il percipiente faccia un’esposizione della sua esperienza o si metta in contatto con un investigatore prima di effettuare una verifica dell’evento. Naturalmente non tutte le «telefonate dai morti» portano informazioni sconosciute al percipiente, così che questo principio non si può applicare universalmente. Tuttavia in questi casi in cui, per esempio, il ricevente sospetta, al momento, che la telefonata sia paranormale e gli porti informazioni (per esempio sul fatto che il comunicatore sia morto) non conosciute da lui normalmente, egli renderà un gran servigio alla parapsicologia scrivendo la sua esperienza, comunicandola a un amico fidato e, se possibile, mettendosi in contatto con un investigatore prima cercare di verificare l’informazione. In ogni caso il ricevente dovrebbe subito interpellare la compagnia dei telefoni o il centralino per stabilire se è stata fatta una “reale” telefonata.
Se questo tipo di casi fosse pienamente documentato e pubblicato in un giornale scientifico rispettabile saremmo già un pezzo avanti quanto alla credibilità delle telefonate dei morti, credibilità che credo essi meritino. In realtà uno dei più importanti contributi di questo libro è di avvertire il pubblico che questi casi sono di interesse scientifico, che coloro che hanno esperienza delle telefonate dei morti non sono pazzi, e che queste esperienze dovrebbero essere riferite il più presto possibile a investigatori qualificati”.
Insomma, ci si trova di fronte nel caso delle ‘telefonate paranormale’ agli stessi problemi relativi a tutti quei fenomeni paranormali che sembrano suggerire la sopravvivenza della personalità umana dopo la morte. Anzitutto c’è il problema di distinguere questa eventualità da eventi psicologici assolutamente naturali, dovuti all’emergere, improvviso e afinalistico, di fenomeni di percezione extrasensoriale. Poi, ed è ancora più importante, capire se si tratti di semplici fatti suggestivi, di false percezioni, di illusioni o autoinganni, dei quali il protagonista del fenomeno non è assolutamente consapevole. Un’altra bella matassa da dipanare, anch’essa per ora semplicemente depositata sugli scaffali di quell’enorme deposito di impicci che sembra essere la ricerca parapsicologica moderna.
Giovanni Iannuzzo
Completata posa del ramo est del Tyrrhenian Link: in due mesi posati 490 km di cavo sottomarino tra Termini Imerese e Battipaglia
E’ stata completata la posa del primo cavo sottomarino del ramo est del Tyrrhenian Link, una delle infrastrutture elettriche di Terna più rilevanti per il Paese, che collegherà la Campania e la Sicilia.
In poco più di due mesi sono stati installati circa 490 km di elettrodotto partendo da Fiumetorto, nel Comune di Termini Imerese (PA), fino a Torre Tuscia Magazzeno, nel Comune di Battipaglia (SA). Nel dettaglio, la posa è stata realizzata in due fasi: la prima, lunga 260 km, si è conclusa a marzo; la seconda, di 230 km, è stata avviata ad aprile.
La conclusione delle operazioni di posa del collegamento si è svolta al largo della costa campana di Battipaglia a bordo della nave Leonardo Da Vinci di Prysmian, che nel 2021 si è aggiudicata il contratto quadro per la progettazione, la fornitura, l’installazione e il collaudo di oltre 1.500 km di cavi. Sono intervenuti durante la presentazione Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna, e Raul Gil, EVP Transmission BU di Prysmian.
“Il completamento della posa del cavo sottomarino tra Sicilia e Campania è un importante traguardo, per Terna e per il Paese, nel processo di decarbonizzazione delineato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Le grandi infrastrutture marine rappresentano la risposta sostenibile dell’azienda alla costante crescita della richiesta di energia, attraverso soluzioni innovative, efficaci e a ridotto impatto ambientale. La tratta est del Tyrrhenian Link è il collegamento sottomarino più lungo mai realizzato da Terna, con circa 490 km di cavo in corrente continua ad una profondità massima di 1.560 metri. Anche grazie al supporto di Prysmian, possiamo confermare l’entrata in esercizio di questo tratto dell’opera nel 2026”, ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna. “Per il progetto, Terna ha ricevuto un finanziamento di 500 milioni di euro nell’ambito del programma REPowerEU. Il Tyrrhenian Link, opera abilitante per la transizione energetica nazionale, rafforzerà il ruolo dell’Italia come hub energetico del Mediterraneo”.
“Prysmian è al cuore delle trasformazioni energetiche e digitali italiana ed europea. Siamo orgogliosi di collaborare ancora una volta con Terna in questo ambizioso progetto che rafforza l’infrastruttura elettrica italiana e promuove la transizione energetica. Con il Tyrrhenian Link, una delle interconnessioni più lunghe al mondo, e la nostra nave posacavi Leonardo da Vinci, abbiamo raggiunto nuovi traguardi tecnologici e operativi, stabilendo nuovi standard mondiali (record di installazione a 2150 metri di profondità). Siamo impegnati ogni giorno a garantire reti elettriche più sicure e sostenibili, investendo costantemente in innovazione, sostenibilità e capacità produttiva”, ha aggiunto Raul Gil, EVP Transmission BU, di Prysmian.
Il Tyrrhenian Link, per il quale Terna prevede un investimento complessivo di 3,7 miliardi di euro, comprende due collegamenti in corrente continua a 500 kV: il ramo est tra Campania e Sicilia e il ramo ovest tra Sicilia e Sardegna. L’infrastruttura si estenderà per circa 970 km di tracciato in cavo marino, con una capacità di trasporto di 1.000 MW per ciascuna tratta. Il completamento dell’opera è previsto per il 2028.
Grazie alla sua capacità di trasmissione, il Tyrrhenian Link contribuirà significativamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. L’infrastruttura, fondamentale per la sicurezza della rete elettrica italiana ed europea, favorirà grazie al rinforzo dell’interconnessione elettrica delle tre regioni coinvolte, Campania, Sicilia e Sardegna, l’incremento della capacità di scambio e contribuirà a migliorare l’adeguatezza e la flessibilità della rete elettrica di trasmissione nazionale.
Contestualmente alla posa marina, procedono le opere civili nei siti che ospiteranno le stazioni di conversione a Eboli e a Termini Imerese. In Campania, l’infrastruttura sarà collegata all’approdo di Torre Tuscia Magazzeno attraverso un elettrodotto interrato di circa 15 km, progettato per minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico. Analogamente, in Sicilia, la stazione sarà connessa all’approdo di Fiumetorto con un percorso in cavo interrato di circa 10 km.
Papa Leone XIV ai giornalisti: “Voi siete alleati della verità, disarmiamo le parole”
Un incontro storico e simbolico: il primo discorso ufficiale del nuovo Pontefice è rivolto ai media internazionali
In un gesto carico di significato, Papa Leone XIV ha aperto il suo pontificato con un incontro ufficiale riservato ai giornalisti. Questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il nuovo Vescovo di Roma ha rivolto un discorso ai rappresentanti della stampa mondiale, scegliendo la comunicazione come primo ambito in cui manifestare la sua visione pastorale.
“La pace comincia da ognuno di noi, dal modo in cui guardiamo, ascoltiamo e parliamo degli altri”, ha detto con fermezza Papa Leone XIV, mettendo subito al centro il potere trasformativo del linguaggio. Ha invitato a rigettare la “guerra delle parole e delle immagini”, esortando a un’informazione non dominata dall’aggressività o dalla competizione, ma guidata dalla verità cercata con amore.
Un momento particolarmente toccante è stato quando il Papa ha espresso solidarietà verso i giornalisti incarcerati nel mondo per aver svolto il proprio lavoro: “La sofferenza di questi giornalisti interpella la coscienza delle Nazioni. Solo i popoli informati possono fare scelte libere.” Parole forti, che riaffermano l’impegno della Chiesa per la libertà di stampa come pilastro della democrazia e della dignità umana.
Durante l’incontro, Leone XIV ha riconosciuto il ruolo cruciale che i media hanno avuto nel raccontare le recenti vicende della Chiesa: “Avete accompagnato con rispetto e intelligenza la morte di Papa Francesco, e narrato con lucidità lo spirito del Conclave. Avete saputo cogliere l’essenziale di ciò che siamo.”
Il Pontefice ha anche affrontato le sfide più urgenti dell’era digitale. “La comunicazione non è solo trasmissione di dati, ma costruzione di cultura e di ambienti umani e digitali aperti al dialogo.” In riferimento all’intelligenza artificiale, ha invitato a un uso responsabile delle nuove tecnologie, perché siano al servizio del bene comune.
Infine, un invito chiaro: “Disarmiamo le parole. Solo così potremo disarmare anche la Terra.” Un appello a un giornalismo non urlato, ma attento, umano, capace di amplificare le voci dei più deboli e di generare spazi di comprensione.
Con questo primo, potente discorso, Papa Leone XIV si presenta come un leader spirituale profondamente inserito nella contemporaneità. La sua scelta di incontrare per primi i giornalisti è un messaggio forte: la Chiesa vuole dialogare con il mondo, e il dialogo passa, prima di tutto, dalle parole.