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“Still Feeling Me”, fuori ora il nuovo singolo di Joseph Gristina che segna un’evoluzione nel suo percorso musicale

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Dopo oltre tre decenni dietro ai sintetizzatori e alle console, Joseph Gristina torna a far parlare di sé con Still Feeling Me, il suo nuovo singolo che segna un’evoluzione nel suo percorso musicale. Attivo sin dagli anni ’90, Gristina è uno di quei nomi che non hanno mai smesso di rinnovarsi, mantenendo però intatto il filo conduttore che lega passato e presente: la passione per il ritmo e per le sonorità elettroniche.

Con Still Feeling Me, il produttore Siciliano esplora una dimensione elettrohouse che strizza l’occhio all’elettropop, costruendo un brano che è insieme ipnotico e pulsante, pensato tanto per il dancefloor quanto per l’ascolto in cuffia. Linee di basso marcate, synth avvolgenti e una voce che sembra uscire da un sogno liquido: il pezzo si muove su binari emotivi, tra nostalgia e sensualità elettronica.

Il titolo stesso, Still Feeling Me, prodotto dall’etichetta “INDAKLUBB RECORDS”, è una dichiarazione d’intenti: Gristina non è un nostalgico del passato, ma un artista che continua a far sentire la sua presenza nella scena elettronica, con uno stile che non rincorre le mode ma le anticipa. Il brano si inserisce perfettamente nel panorama contemporaneo, dove l’ibridazione tra generi è la nuova frontiera, ma lo fa con la consapevolezza e la maturità di chi ha vissuto le evoluzioni della club culture dagli albori.

Un singolo che farà parlare di sé, destinato a far ballare e riflettere, con quel tocco inconfondibile che solo un veterano del suono come Joseph Gristina può offrire.

Still Feeling Me è disponibile su tutte le principali piattaforme digitali.

Quattro arresti per droga: base di spaccio un’abitazione a Cerda

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I Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile – Sezione Operativa di Termini Imerese, insieme ai colleghi della Stazione di Cerda, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di quattro persone, rispettivamente un 26enne, un 52enne e, una donna ed un uomo, conviventi, di 45 e 39 anni (uno associato alla casa circondariale “Burrafato” e, degli altri tre indagati, uno destinatario degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e due sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di dimora), ritenuti responsabili – a vario titolo – di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine, effettuata tra ottobre 2023 e dicembre 2024, ha permesso di delineare un grave quadro indiziario, sostanzialmente recepito dal provvedimento cautelare, che ha evidenziato la sussistenza di un’attività illecita e sistematica di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti da parte degli indagati.

In particolare, i Carabinieri – grazie ad una minuziosa attività investigativa – hanno ricostruito numerose cessioni di cocaina e hashish, nell’ambito di un commercio illegale di sostanze stupefacenti che avrebbero avuto quale teatro, l’abitazione dei due conviventi a Cerda, trasformata in un vero e proprio “piccolo hub” della droga sino a luglio 2024.

Nell’ambito della medesima indagine, i militari della Sezione Operativa hanno inoltre documentato l’acquisto a Bagheria, di quasi 100 grammi di hashish destinata alla locale piazza di spaccio di Cerda, rilevando che queste transazioni avrebbero potuto fruttare guadagni considerevoli, alimentando ulteriormente il giro d’affari illegale.

“L’ora dell’amore”: comincia il ministero petrino di Papa Leone XIV

Oggi segna una giornata storica non solo per la Chiesa cattolica, ma per il mondo intero. Alle 10:00, sul sagrato della Basilica Vaticana, Papa Leone XIV ha presieduto la Santa Messa che segna l’inizio ufficiale del suo ministero petrino. È stato un momento carico di spiritualità e di emozione profonda, che ha visto riuniti fedeli, autorità e rappresentanti religiosi da ogni angolo del pianeta. Questa mattina, prima della Santa Messa, Papa Leone ha ricevuto in udienza Dina Ercilia Boluarte Zegarra, Presidente della Repubblica del Perù e Volodymyr Zelenskyy, Presidente della Repubblica di Ucraina. La celebrazione è iniziata con un gesto simvolicamente forte: il nuovo Pontefice, accompagnato dai Patriarchi delle Chiese Orientali, si è infatti recato al Sepolcro dell’Apostolo Pietro, situato sotto l’altare della Basilica. Qui, in un momento di preghiera silenziosa, ha incensato il Trophaeum Apostolico, segno tangibile della continuità apostolica e delle fondamenta su cui si regge la Chiesa.

I Riti del nuovo pontificato

Durante la celebrazione eucaristica si sono svolti i riti tradizionali dell’inizio del pontificato. L’imposizione del Pallio, segno del ministero pastorale universale, è stata compiuta dal Cardinale Protodiacono Dominique Mamberti, accompagnata da una preghiera del Cardinale Presbitero Fridolin Ambongo Besungu, O.F.M. Cap, la consegna dell’Anello del Pescatore da parte del Cardinale Vescovo Luis Antonio Tagle. Il rito dell’obbedienza, reso al Papa da tre Cardinali a nome dell’intero Collegio: il Card. Frank Leo (America del Nord), il Card. Jaime Spengler, O.F.M. (America del Sud), e il Card. John Ribat, M.S.C. (Oceania). Riti, ma soprattutto segni visibili che manifestano e fanno comprendere l’importanza della figura del Santo Padre e segnano l’inizio del ministero petrino del nuovo Pontefice.

Visione e tenerezza evangelica

L’omelia di Papa Leone XIV ha ripreso i temi del suo primo discorso al mondo, offrendo una visione chiara e profonda del ministero petrino: una Chiesa fondata sull’amore, al servizio dell’umanità e aperta alla fraternità universale. “Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che desidera farsi servo della vostra fede e della vostra gioia”, ha affermato il Pontefice. Citando il Vangelo di Giovanni, Leone XIV ha spiegato il significato dell’amore agapico – quell’amore gratuito e incondizionato di Dio – come base del ministero di Pietro. Un amore che va oltre la semplice amicizia, rappresentando un dono totale di sé per il bene del gregge. Il Santo Padre non ha esitato a guardare con lucidità e coraggio alle ferite del nostro tempo: guerre, disuguaglianze, paura del diverso, sfruttamento economico e ambientale. “Vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi… E noi vogliamo essere, in questo contesto, un piccolo lievito di unità, comunione e fraternità”, ha detto, invitando il mondo a guardare a Cristo come fonte di riconciliazione e pace. L’omelia di Papa Leone XIV ha poi ripreso i temi del suo primo discorso al mondo, offrendo una visione chiara e profonda del ministero petrino: una Chiesa fondata sull’amore, al servizio dell’umanità e aperta alla fraternità universale. “Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che desidera farsi servo della vostra fede e della vostra gioia”, ha affermato il Pontefice. Citando il Vangelo di Giovanni, Leone XIV ha spiegato il significato dell’amore agapico – quell’amore gratuito e incondizionato di Dio – come base del ministero di Pietro. Un amore che va oltre la semplice amicizia, rappresentando un dono totale di sé per il bene del gregge. Il Santo Padre non ha esitato a guardare con lucidità e coraggio alle ferite del nostro tempo: guerre, disuguaglianze, paura del diverso, sfruttamento economico e ambientale. “Vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi… E noi vogliamo essere, in questo contesto, un piccolo lievito di unità, comunione e fraternità”, ha detto, invitando il mondo a guardare a Cristo come fonte di riconciliazione e pace. Infine, con forza e semplicità, Papa Leone XIV ha concluso la sua omelia con parole destinate a risuonare a lungo: “Fratelli, sorelle, questa è l’ora dell’amore!”. Al termine della Santa Messa, durante il Regina Caeli, Papa Lone XIV ha pronunciato il discorso durante il Regina Caeli, facendo emozionare l’tero popolo di Dio quando ha ricordato dolcemente Papa Franesco: “Durante la Messa – ha detto – ho sentito forte la presenza spirituale di Papa Francesco, che dal Cielo ci accompagna”. Poi, è tornato a chiedere la Pace nel mondo: “Nella gioia della fede e della comunione non possiamo dimenticare i fratelli e le sorelle che soffrono a causa delle guerre. A Gaza i bambini, le famiglie, gli anziani sopravvissuti sono ridotti alla fame. Nel Myanmar nuove ostilità hanno spezzato giovani vite innocenti. La martoriata Ucraina attende finalmente negoziati per una pace giusta e duratura”. Appelli che tutti ci auguriamo vengano ascoltati per porre fine a queste atrocità. Papa Leone XIV ha tracciato la rotta: una Chiesa radicata nell’amore di Dio, unita nella diversità, missionaria e pacificatrice, capace di parlare al cuore dell’umanità e di camminare con tutti, nessuno escluso. Giovanni Azzara

Cefalù, al via le iscrizioni per il Premio Cantautore Siciliano 2025

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L’Associazione Siciliana Musica per l’Uomo annuncia l’apertura ufficiale delle iscrizioni per il Premio Cantautore Siciliano 2025, un concorso che avrà luogo il 1 giugno 2025 all’interno del prestigioso Festival dei Cantautori, che si terrà presso il Teatro Comunale di Cefalù. Questo evento rappresenta un’occasione unica per i cantautori siciliani di emergere sulla scena musicale, portando la loro arte a un pubblico sempre più vasto.

Cefalù, una delle località più conosciute e affascinanti di Sicilia, è famosa in tutto il mondo per la sua bellezza mozzafiato, le sue tradizioni storiche e la sua atmosfera suggestiva. Con il Festival dei Cantautori, la città si trasforma in un palcoscenico musicale di grande rilievo internazionale, offrendo ai cantautori un’opportunità senza pari per lanciare le proprie canzoni e farsi conoscere. Grazie alla sua posizione privilegiata tra mare e montagna, Cefalù è diventata una meta ambita da turisti e artisti, un luogo dove la cultura musicale si fonde con il paesaggio naturale e storico, creando il contesto ideale per celebrare la musica d’autore.

Il Premio Cantautore Siciliano 2025 è aperto a tutti i cantautori nati o residenti in Sicilia, un’opportunità per esibirsi davanti a una platea di esperti, appassionati di musica e rappresentanti del settore. Questo concorso non ha tematiche predefinite: i partecipanti possono eseguire qualsiasi brano originale, esprimendo liberamente la propria creatività e il proprio stile musicale. L’evento si propone come una vetrina di eccellenza, dove i talenti emergenti della musica siciliana potranno mettersi in mostra e ricevere un riconoscimento significativo per il loro impegno artistico.

Durante il Festival, oltre al Premio Cantautore Siciliano 2025, verrà attribuito anche il Premio Messineo, del valore di 500 euro, che rappresenta un ulteriore stimolo per i partecipanti e un incentivo alla crescita artistica. Il premio sarà un segno tangibile di riconoscimento per l’artista, contribuendo alla sua visibilità e al suo percorso di affermazione nel panorama musicale.

La partecipazione al Premio Cantautore Siciliano 2025 è aperta a tutti ed è gratuita. Per iscriversi, i cantautori interessati dovranno inviare una richiesta di partecipazione via email all’indirizzo [email protected], (Tel. 347.2975402) allegando le proprie generalità e il testo della canzone che intendono eseguire l’1 giugno 2025 al Teatro Comunale di Cefalù.

Il Festival dei Cantautori rappresenta non solo un concorso, ma un’importante occasione di visibilità internazionale per i cantautori siciliani, che avranno l’opportunità di farsi ascoltare da una platea di esperti del settore e da un pubblico entusiasta, pronto ad apprezzare e a supportare nuovi talenti. In un’epoca in cui la musica d’autore si mescola continuamente con le nuove forme di comunicazione, Cefalù, con la sua storia, il suo fascino e il suo amore per la cultura, diventa il punto di riferimento per il mondo dei cantautori che desiderano emergere e raccontare le loro storie attraverso la musica.

Cefalù, con la sua atmosfera unica, offre ai partecipanti un palcoscenico straordinario dove ogni canzone può trovare il suo spazio per brillare. Il festival non solo celebra la musica, ma diventa un’occasione di incontro, di crescita culturale e professionale per tutti i cantautori che vogliono fare un passo importante verso il loro futuro musicale. Con il Premio Cantautore Siciliano 2025, Cefalù diventa il cuore pulsante della musica d’autore siciliana, accogliendo artisti che con le loro canzoni possano raccontare le bellezze, le storie e le emozioni che la nostra isola ha da offrire.

Non approvate quella mozione! Linguisti e dialettologi delle Università siciliane scrivono all’Unione dei Comuni delle Madonie

Il Consiglio dell’Unione dei Comuni delle Madonie il 20 maggio si discuterà se approvare una mozione che chiede alla Regione Siciliana che la lingua siciliana venga riconosciuta come lingua ufficiale della Regione e lingua primaria d’istruzione e quindi insegnata nelle scuole come prima lingua.

I linguisti e i dialettologi delle Università di Palermo, Messina e Catania e il Centro di Studi filologici e linguistici siciliani chiedono al Consiglio dell’Unione dei Comuni di non votare la mozione e di essere auditi sul punto per potere illustrare le proprie posizioni e proposte, frutto di decenni di studio del dialetto e del repertorio contemporaneo e di centinaia di ricerche e pubblicazioni.

Pubblichiamo il testo integrale diffuso dagli studiosi con primo firmatario Giovanni Ruffino (nella foto), Accademico della Crusca, linguista e dialettologo di fama internazionale e presidente del Centro di Studi filologici e linguistici siciliani.

A PROPOSITO DEL SICILIANO COME “LINGUA UFFICIALE” E DELLE MOZIONI COMUNALI

  1. Disperdere e recuperare

Chi non vorrebbe preservare la “lingua addotata dai patri”, come cantava Ignazio Buttitta? Le dichiarazioni che in questi ultimi decenni abbiamo raccolto nei progetti sociolinguistici ci dicono che intere famiglie siciliane, insegnanti, gente comune, hanno rinunciato alla trasmissione del dialetto e dei dialetti: un po’ per obbligo, un po’ per vergogna, un po’ per senso di inutilità, un po’ per esterofilia. Nel frattempo, i corsi accademici delle tre università siciliane – riconoscendo il valore dell’enorme patrimonio linguistico-culturale formatosi nei millenni nella più grande delle isole del Mediterraneo – hanno controbilanciato questa emorragia e questo velato fastidio proponendo corsi di dialettologia storica, di usi sincronici delle varietà dialettali, conoscenza e analisi degli autori della più grande tradizione letteraria, promuovendo convegni, laboratori sul campo, corsi di formazione per docenti, ricerche lessicografiche, onomastiche, geolinguistiche, collane editoriali sulle singole varietà dialettali e sulle varietà alloglotte (albanese e gallo-italico). E tutto questo spesso nel silenzio e nel disinteresse delle stesse istituzioni. Oggi si raccolgono quasi porta a porta i toponimi dialettali, ultimi relitti del rapporto fra parlanti e paesaggio siciliano, riscontrando entusiasmi non scontati anche nelle giovani generazioni. Il Centro di studi filologici e linguistici siciliani fu il promotore dei tre volumi apparsi nella prestigiosa collana “Meridiani” della Mondadori con la ricostruzione filologica dei testi della scuola di Federico II, testi in gran parte toscanizzati e su cui si fondò il fraintendimento del giudizio di Dante e si fondano tutt’oggi alcune delle “panzane a ruota libera” sulle lingue (per citare il grande linguista Tullio De Mauro) che possiamo leggere su giornali e social network. Una trasmissione radiofonica venne condotta con il fine di ripristinare una conoscenza documentata e consapevole e di preservare quanto costruito nei secoli: il compianto Roberto Sottile ne fu l’ideatore e il trascinatore, coinvolgendo decine di artisti e studiosi anche non siciliani.

  1. False valorizzazioni di una lingua che non c’è

Dovremmo, dunque, essere contenti e gratificati da quanto sta accadendo in questi mesi in alcune realtà politico-amministrative che all’unanimità hanno approvato un documento “per la tutela e la valorizzazione del patrimonio linguistico siciliano”? Addirittura, circola un Disegno di legge regionale (disignu di liggi reggiunali?) a firma Lombardo, Di Mauro, Carta, Balsamo per il riconoscimento della “lingua siciliana” (riconoscimintu di la lingua siciliana?). Si parta da questa etichetta classificatoria: lingua. Posto che per i linguisti ogni codice verbale assume dignità di lingua e posto che ai promotori politici di questa avventura poco culturale e molto ideologica disdice l’uso della parola dialetto, si comprende dalla lettura della mozione che non si intende preservare affatto la ricchezza dei patrimoni locali e della trasmissione orale, ma si vuole imporre una alchemica lingua scritta (si parla di adozione di “un modello linguistico”), forgiata probabilmente sull’italiano attraverso un proliferare ovviamente finanziato di opere “in siciliano, con pellicole cinematografiche, programmi e serie televisive, trasmissioni radiofoniche, quotidiani, fumetti e libri”, imposta a scuola e veicolata dalle istituzioni pubbliche. Viene richiesta persino l’istituzione di “un comitato, in conformità alla Parte IV della CELRM, incaricato di pianificare, attuare e monitorare le misure previste” e, guarda caso, proprio la CELRM esclude proprio i dialetti e le lingue migranti.

  1. Iniziative didattiche e pericolose imposizioni sperimentali

La prima domanda è: perché? Le lingue si preservano in famiglia e negli usi quotidiani, fornendo le ragioni per non vergognarsene e per affiancarle a tutti gli altri codici necessari ad esprimersi e a vivere liberamente le proprie scelte in un mondo in trasformazione; si preservano grazie a tanti artisti che sono tornati in maniera creativa e non folklorica all’uso del dialetto nelle loro produzioni e in esso riconoscono un codice affettivo, ma anche di rivalsa sociale. Grazie ad un lavoro costante e consapevole dei corsi di linguistica, dialettologia e filologia delle Università siciliane, si sono formate generazioni di insegnanti che promuovono e incoraggiano a svolgere lavori comparati, che attuano con intelligenza ed equilibrio la L.R. 9/2011, nonostante le difficoltà riscontrate in questi anni. Nessuno di loro, però, reclama l’ora di dialetto e men che meno lo studio grammaticale del dialetto. E poi in quale varietà dialettale dovrebbero essere scritti i libri di testo? Qui sorge una contraddizione che gli entusiasti promotori non considerano: come si fa a preservare un patrimonio di differenze e di specialità attraverso un modello? E quale modello dovrebbe assurgere a siciliano-tipo? Il castelbuonese? Il castelterminese? Il galatino? Oppure si pensa di annullare tutte le differenze reali in nome di una lingua costruita a tavolino? La proposta che associazioni prive di autorevolezza scientifica chiedono che i comuni facciano propria, sarebbe la condanna a morte delle parlate locali, sacrificate sull’altare di convenienze ideologiche avulse da ogni conoscenza dei cambiamenti linguistici, dell’importanza delle percezioni dei parlanti, della trasmissione naturale all’interno delle comunità. La storia della Sicilia è storia di integrazioni, inclusioni, ma anche differenziazioni tra aree: qui è lo straordinario miracolo della sua bellezza e il senso della sua tutela. Se si crede – come noi crediamo – che la lingua sia il bacino in cui possono trovarsi tutti gli strati storico-linguistici che ci hanno plasmati, essa va conosciuta e apprezzata senza rivendicare forzature che la snaturerebbero. Ma vi è un’altra ancor più preoccupante contraddizione di tipo sociale: il testo della mozione allarma sul declino della lingua e sul fatto che non ci sia nessuno che la sappia leggere e scrivere, ma subito dopo incita all’uso del siciliano come lingua di istruzione primaria. Ciò significherebbe che i bambini, tutti i bambini, dovrebbero imparare contemporaneamente un nuovo idioma e a leggere e scrivere causando, come sottolinea continuamente l’UNESCO, uno spaventoso aggravio dei processi di alfabetizzazione, soprattutto nei contesti plurilingui come i nostri. Il sistema scolastico ha già troppe fragilità per sottoporlo ad ulteriori sperimentazioni. E siamo convinti che le famiglie apprezzerebbero che i loro figli studino la grammatica di un dialetto (quale?), in una scuola in cui i test INVALSI ci dicono di tante difficoltà con le lingue straniere e con lo stesso italiano? Cosa ne pensano le associazioni di insegnanti? Conoscendo gli assetti sociolinguistici, siamo propensi a credere che, potendo avere alternative, molti trasferirebbero i propri figli in una scuola in cui il siciliano non sia L1.

  1. Passi futuri

Quando si costruisce una strada si chiede la progettazione ad un ingegnere, quando si deve diagnosticare una malattia si chiede l’intervento di un medico specialista, quando si ritiene di dare centralità ad un sistema linguistico sarebbe bene se non seguire le indicazioni, almeno ascoltare gli specialisti e sapere cosa è stato fatto in questi anni. Chiediamo quindi a tutti i Comuni che hanno già approvato la mozione di ritirarla in autotutela e a quelli che si accingono a dibatterla di avviare un dibattito che coinvolga tutti, istituzioni, scuola, università, società civile. Noi ci impegniamo a promuovere entro l’anno un convegno in cui possano trovare voce anche altre realtà territoriali, nazionali e internazionali, dal titolo “Parliamo di dialetto siciliano, tra scuola, rivendicazioni identitarie, perdita e nuovi usi”. Se questo processo non diventerà motivo di un serio confronto scientifico, culturale, sociale, didattico, sorge, inevitabile, una seconda domanda: cui prodest?

Il Presidente, i Componenti del Consiglio Direttivo e del Consiglio Scientifico del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, i Docenti di Linguistica italiana e Dialettologia delle Università di Palermo, Catania e Messina.

https://www.csfls.it/res/

Palermo, 17/05/2025

IL PRESIDENTE DEL CENTRO DI STUDI

FILOLOGICI E LINGUISTICI SICILIANI

Giovanni Ruffino

Il vicesindaco di Cerda Giuseppe Amodeo nominato vice commissario della Lega per la provincia di Palermo

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Giuseppe Amodeo, 35 anni, di Termini Imerese, laureato in Scienze Politiche e da sempre impegnato in politica, è il nuovo vice commissario della Lega per la provincia di Palermo. Vice Sindaco di Cerda, Amodeo è un giovane amministratore radicato nel territorio che ha saputo dimostrare passione, competenza e visione politica.

Amodeo con un solido background politico maturato nel Palermitano non è un neofita della scena locale. La sua familiarità con le dinamiche territoriali, acquisita “sul campo” come egli stesso sottolinea, rappresenta un elemento di indubbio valore aggiunto in un momento in cui la connessione con le realtà locali diviene cruciale per ogni forza politica ambiziosa.

Le prime dichiarazioni del neo vice commissario Amodeo tracciano una linea programmatica chiara: “La Lega sta dimostrando di essere una realtà ben consolidata. L’impegno che metterò al servizio del partito – afferma Amodeo – va nella direzione di allargare il consenso e di coinvolgere quante più persone attorno al nostro progetto politico”.

L’inedita convergenza del ruolo amministrativo a Cerda con la responsabilità provinciale nella Lega conferisce ad Amodeo una prospettiva privilegiata. Egli si configura potenzialmente come un ponte tra le istanze concrete dei cittadini e le strategie del partito a livello più ampio. La sua esperienza nella gestione della cosa pubblica a livello locale potrebbe tradursi in una maggiore sensibilità verso le problematiche reali del territorio e la scelta di affidare un ruolo di rilievo a un giovane amministratore come Amodeo potrebbe essere interpretata come una precisa volontà di rinnovamento e di parlare un linguaggio più vicino alle esigenze delle nuove generazioni e delle comunità locali.

In un contesto politico in continua evoluzione, la capacità di un partito di rinnovarsi e di sintonizzarsi con le specificità del territorio rappresenta spesso la chiave per una crescita solida e duratura. La nomina di Amodeo – ha dichiarato il deputato regionale e capogruppo Lega all’ARS Salvatore Geraci – è un riconoscimento al lavoro svolto e un investimento sul futuro della Lega in provincia di Palermo”.

Salvina Cimino

Un laboratorio del gusto sulla Carota Novella di Ispica IGP. Per gli studenti del “Ferraris” di Ragusa un’esperienza formativa unica

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Si è svolto presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Galileo Ferraris” di Ragusa, il secondo dei quattro seminari organizzati dal Consorzio della Carota Novella di Ispica IGP, al fine di raggiungere al meglio e con delle sessioni dedicate più tecniche, gli operatori del settore del canale Ho.Re.Ca. nel territorio di produzione della carota. Gli studenti del “Ferraris” hanno fatto un’esperienza formativa unica: un laboratorio del gusto dedicato alla Carota Novella di Ispica IGP, guidati dal dott. Giovanni Marino, responsabile del laboratorio sensoriale del CoRFiLaC (Consorzio per la Ricerca nel settore della Filiera Lattiero-Casearia e dell’agroalimentare), panel leader ed esperto di riferimento nel settore. “Gli studenti hanno avuto l’opportunità di avvicinarsi al mondo dell’analisi sensoriale, disciplina innovativa ed intercettiva valutando la Carota Novella di Ispica IGP attraverso i 5 sensi – sottolinea  Marino – concentrandosi in particolare sui quattro attributi fondamentali della qualità sensoriale: colore, odore, aroma e croccantezza. Un’attività coinvolgente – conclude – che ha stimolato il gusto e la consapevolezza sensoriale degli studenti”. “Questo evento – dichiara il Dirigente Scolastico Prof. Ing. Rosario Biazzo dell’Istituto di istruzione superiore “Galileo Ferraris” di Ragusa – si inserisce a pieno titolo in un vasto programma di attività didattiche che accompagnano l’attività formativa offerta dal nostro Istituto e la completano, al fine di dare ai nostri ragazzi quelle competenze e quelle abilità oggi richieste da un mercato sempre più competitivo. Abbiamo sempre creduto in una formazione quanto più rispondente alle richieste del mercato e, per questo motivo, continuiamo ad investire in una formazione in aula e fuori aula con esperienze lavorative sempre più professionalizzanti per lo sviluppo di un tessuto relazionale con il nostro territorio e, soprattutto – conclude Biazzo – con realtà di eccellenza quali il Consorzio di tutela della Carota Novella di ispica IGP”. Il Prof. Rosario Mauro, docente di Orticoltura e floricoltura all’Università di Catania, nel corso del suo intervento, ha riservato uno spazio alle principali peculiarità qualitative della Carota Novella di Ispica, sia sotto il profilo organolettico, sia sotto quello nutrizionale ed igienico-sanitario, evidenziando come “tali caratteristiche derivino dal profondo legame tra la coltura e il suo ambiente di coltivazione, che ne influenza in modo determinante l’unicità e il pregio”. Massimo Pavan, presidente del Consorzio di Tutela IGP che raggruppa tutti i produttori e confezionatori della Carota Novella di Ispica evidenzia che “la bontà, la croccantezza e il sapore sono alcune caratteristiche molto apprezzate della Carota Novella di Ispica IGP. Il consumatore rimane entusiasta quando l’assaggia, poiché sente veramente il profumo della terra, la fragranza erbacea della carota. Grazie a questo territorio – aggiunge Pavan – riusciamo ad ottenere un prodotto veramente buono da mangiare. Inoltre, grazie anche ai sali minerali che sono presenti nei terreni dell’areale della Carota Novella di Ispica IGP, rispetto ad altri areali, abbiamo decisamente una marcia in più e il consumatore lo riconosce perché vediamo che ogni anno il Consorzio aumenta le vendite del prodotto”.

Lo chef Peppe Giuffrè ha proposto piatti prelibati dove la Carota Novella di Ispica IGP, è stata la protagonista indiscussa, passando dal “dolce” al “salato”, dalla cassata al tramezzino. “La cucina è passione e dedizione – afferma Giuffrè – ma la cucina è anche entusiasmarsi con una carota. Poi se questa carota è la novella di Ispica IGP, vi ho detto tutto. Oggi la mia grande emozione è di avere fatto qualcosa con dei grandi personaggi che sono questi ragazzi che si approcciano a questo mondo del food”.   Questo ortaggio dalle caratteristiche peculiari, viene promosso dal Consorzio di Tutela IGP attraverso il progetto “La carota novella d’Ispica IGP in Ho.Re.Ca.” finanziato dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF). I prossimi seminari si svolgeranno il 16 maggio a Palermo e si concluderanno il 20 maggio a Enna.

Nella foto (da sinistra): Giovanni Marino, Massimo Pavan, Rosario Biazzo e Rosario Mauro.

A settembre inizieranno le riprese del film dedicato al giornalista termitano Cosimo Cristina

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Inizieranno subito dopo l’estate le riprese del film dedicato alla vita del giovane giornalista termitano Cosimo Cristina, ucciso dalla mafia il 5 maggio del 1960 nella galleria ferroviaria di contrada Fossola tra Trabia e Termini Imerese.

La casa di produzione e distribuzione cinematografica “CinemaSet” continua la sua ascesa nel panorama cinematografico italiano ma, soprattutto, internazionale, con la presentazione ufficiale del suo nuovo progetto filmico, “L’Insabbiato” al 78° Festival di Cannes 2025, all’interno del prestigioso Italian Pavilion presso l’Hôtel Majestic Barrière. Una selezione di grande rilievo che ha visto la partecipazione del regista Rosario Petix, della giovane attrice veneziana Gioia Biraku, del produttore e distributore catanese Antonio Chiaramonte e dei coproduttori Sileo Productions e VeniSet, a dimostrazione della solidità produttiva del progetto. “L’Insabbiato” è tratto dal libro “Gli Insabbiati” di Luciano Mirone, con prefazione di Rita Borsellino. Ambientato in Sicilia tra gli anni ’50 e ’60, il film racconta la vera storia del giovane giornalista Cosimo Cristina, assassinato per aver osato denunciare i rapporti tra mafia e politica. Un film civile, una denuncia, ma anche un atto d’amore verso il giornalismo, la memoria storica e la verità. Un cast eccezionale darà corpo e voce a questa storia dimenticata: Fabrizio Ferracane, Alessio Vassallo, Manuela Ventura, David Coco, Lucia Sardo, Filippo Luna, Giovanni Alfieri, accanto alla giovanissima Gioia Biraku e a molti altri interpreti siciliani. “Negli anni CinemaSet ha costruito un’identità forte e riconoscibile, grazie a un team compatto, collaboratori di valore e un vivaio di talenti che abbiamo saputo coltivare ha commentato Antonio Chiaramonte, produttore e anima di “CinemaSet” – Tanti progetti indipendenti, spesso ignorati dal circuito distributivo, hanno trovato in noi un alleato credibile. La nostra partecipazione a Cannes è anche un gesto d’amore verso la Sicilia, che abbiamo rappresentato con orgoglio. Promuovere il mio o meglio ancora il nostro territorio è parte integrante della nostra missione: le sue bellezze uniche meritano di essere vissute e raccontate anche attraverso il Cine-Turismo.” Dopo i due premi ricevuti alla Mostra del Cinema di Venezia (2021 e 2022) con due progetti filmici meravigliosi, oltre al Taormina Film Fest 2013 e al Concerto di Natale in mondovisione con la Rai, sempre nel 2013, la presenza al 78° Festival di Cannes, segna una nuova pietra miliare nella crescita di “CinemaSet”. Un percorso coerente, etico e rivolto ai giovani. “Il futuro non parte più da noi ma dai giovani – sottolinea Chiaramonte – Ed è su di loro che dobbiamo investire. Questa è sempre stata la mia premessa.” L’Insabbiato sarà girato dopo l’estate di quest’anno, quasi interamente in Sicilia, con alcune sequenze previste a Roma. Una produzione che unisce memoria, verità e visione, pronta a raccontare al mondo, una pagina dimenticata della nostra storia.

Concluso il workshop internazionale del programma Erasmus. Acqua Geraci partner per lo sviluppo urbano sostenibile

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Lunedì 12 maggio si è concluso, dopo cinque intensi giorni di attività, il workshop internazionale “Territorial Innovation – Urban Amplifiers”, promosso nell’ambito del programma Erasmus+ BIP – Blended Intensive Programme. L’iniziativa ha visto la partecipazione di studenti e docenti provenienti da sette prestigiose università europee: Università degli Studi di Palermo, Leibniz University Hannover, College of Arts and Design of Barcelona, Estonian Academy of Arts, TU Delft, University of Ljubljana e Università Politecnica delle Marche.

Durante il workshop, organizzato dal Dipartimento di Architettura, i partecipanti hanno esplorato la complessità della realtà urbana di Palermo, confrontandosi con le sue sfide sociali, economiche e ambientali, tipiche delle città mediterranee. In un clima di cooperazione e scambio culturale, i gruppi di lavoro – composti da studenti di tutte le università partecipanti – hanno elaborato proposte progettuali innovative per la rigenerazione del centro storico del capoluogo siciliano.

Le idee presentate hanno interessato quattro ambiti urbani strategici: Vucciria, Kalsa, Gran Cancelliere e Albergheria, puntando a interventi mirati di rigenerazione urbana e umana.

Alla Vucciria, i progetti hanno affrontato il tema della riconnessione urbana, proponendo il riutilizzo creativo degli spazi in attesa di trasformazione e l’elaborazione di una nuova brand identity attraverso il design.

Alla Kalsa, l’equilibrio tra abitanti e turismo è stato il fulcro per ripensare piazza Magione, l’ex Collegio di Santa Maria della Sapienza e le aree abbandonate, con l’obiettivo di creare una rete urbana connessa e funzionale.

All’Albergheria, i progetti hanno messo al centro il mercato di Ballarò, cercando di coniugare le sue potenzialità turistiche con nuove funzioni e servizi per la comunità, promuovendo inclusione e qualità degli spazi pubblici.

Nell’area del Gran Cancelliere, via del Celso e piazza delle Vergini, le proposte hanno valorizzato le connessioni tra luoghi storici e servizi culturali e formativi, riscoprendo il ruolo dell’acqua nella rigenerazione urbana e nella ricostruzione delle comunità locali.

A supporto dell’iniziativa, Acqua Geraci ha affiancato le attività del workshop in qualità di partner territoriale. L’intervento si inserisce nella più ampia strategia di responsabilità sociale e ambientale di Acqua Geraci, da sempre attenta a sostenere progetti di innovazione, crescita culturale e sostenibilità. Questa collaborazione nasce in linea con l’Obiettivo 11 dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, volto alla costruzione di città e comunità inclusive, sicure, resilienti e sostenibili, e in coerenza con i principi ESG (Environmental, Social, Governance), che incoraggiano sinergie tra aziende, università e istituzioni pubbliche per affrontare insieme le sfide del futuro.