Il 10 ottobre segna l’anniversario della nascita di monsignor Mercurio Maria Teresi, venuto al mondo nel 1842 a Montemaggiore Belsito, in provincia di Palermo. Uomo di profonda fede e vasta cultura, Teresi seppe unire alla sua vocazione religiosa una sincera attenzione per la crescita spirituale e civile della comunità. La sua figura, radicata nella storia della Chiesa siciliana ma aperta ai fermenti del suo tempo, continua a parlare di dedizione, intelligenza e umanità a chi ancora oggi ne custodisce la memoria.
Quel giorno d’autunno, del 1842 la casa di Cruciano Teresi e di Margherita Nasca si riempì di gioia: un bambino veniva alla luce, e con lui, senza che alcuno potesse immaginarlo, anche un destino di santità. Nello stesso giorno il neonato ricevette il battesimo dallo zio, don Antonino Teresi, quasi a suggellare, fin dal principio, un legame profondo con la Chiesa e con la vocazione sacerdotale che avrebbe segnato tutta la sua vita.
L’infanzia di Mercurio si svolse sotto l’occhio vigile di due figure decisive: gli zii sacerdoti, don Antonino e don Filippo Teresi. Fu grazie a loro che il giovane imparò ad amare la preghiera, il silenzio e lo studio, sebbene quest’ultimo, almeno in un primo momento, sembrasse essergli difficile. Le cronache tramandano infatti che il ragazzo, pur mostrando una pietà singolare, faticasse a comprendere le lezioni e si sentisse inferiore ai suoi coetanei. Ma un giorno, pregando intensamente davanti alla statua della Madonna dell’Udienza, sentì — così racconta la tradizione — una mano posarsi dolcemente sul suo capo. Da quel momento la sua mente si schiarì come un cielo dopo la tempesta, e la luce dell’intelletto parve risvegliarsi in lui.
Fu così che, a soli diciotto anni, il giovane Mercurio Maria scrisse la sua prima opera sull’Immacolato Concepimento di Maria, seguita da una seconda a vent’anni appena. Da allora, la devozione mariana divenne il filo d’oro che avrebbe legato ogni suo passo.
Nel novembre del 1762 si trasferì al Seminario di Cefalù, dove perfezionò gli studi teologici. Tre anni dopo, il 21 settembre 1765, ricevette l’ordinazione sacerdotale a Polizzi Generosa dalle mani del vescovo Gioacchino Castelli. Subito dopo, il giovane sacerdote fu chiamato a insegnare Teologia morale e a dirigere spiritualmente il seminario vescovile di Cefalù.
Ma il suo cuore ardeva per qualcosa di più grande: non gli bastava insegnare, desiderava predicare, portare la Parola di Dio dove la fede languiva o il dolore era più acuto.
Due anni dopo l’ordinazione, lasciò Cefalù per dedicarsi alle Sante Missioni popolari. Da quel momento, per quasi quarant’anni, le strade polverose e i villaggi sperduti della Sicilia divennero la sua casa. Predicò a Geraci Siculo, Nicosia, Mazzarino, Terranova, Sperlinga, e poi nelle diocesi di Cefalù, Messina, Catania, Siracusa, Agrigento, Mazara, Caltagirone, Monreale e Palermo. Dovunque arrivasse, le chiese si riempivano, i peccatori si convertivano, i poveri trovavano conforto e i potenti tremavano di fronte alla sua parola ferma e sincera.
Non mancarono, tuttavia, le opposizioni. Nel 1791 si scatenò contro di lui una campagna diffamatoria: libelli anonimi, pieni di menzogne, circolarono per l’isola e giunsero persino a Roma. Ma il sacerdote non si difese con l’ira né con la superbia. Scrisse invece un testo intitolato “L’Autodifesa”, in cui, con umiltà e forza, smontava ogni accusa e riaffermava la purezza del suo ministero.
La sua integrità non passò inosservata: l’anno successivo, l’arcivescovo Ferdinando Sanseverino lo chiamò a Palermo, riconoscendo in lui un vero servo di Dio.
Nel 1797, dopo tanti anni di apostolato itinerante, don Mercurio tornò al suo paese natale come parroco di Montemaggiore Belsito. Vi rimase per cinque anni, amato e rispettato come un padre.
Fu in quegli anni che la sua fama giunse sino alla corte di Ferdinando III di Borbone e della regina Maria Carolina, che lo vollero a Palermo. Il re gli chiese di predicare le Sante Missioni a palazzo, mentre la regina, toccata dalla sua saggezza e mitezza, lo scelse come confessore personale. Anche quando si trovava lontana, a Vienna o a Napoli, Maria Carolina continuò a scrivergli per ricevere consigli spirituali.
La stima verso di lui crebbe sino ai vertici della Chiesa. Il 24 maggio 1802, papa Pio VII lo nominò arcivescovo metropolita di Monreale. La consacrazione avvenne il 13 giugno dello stesso anno, alla presenza del re e della famiglia reale, per mano del vescovo di Cefalù, monsignor Francesco Vanni, con la partecipazione dell’arcivescovo Alfonso Airoldi e del vescovo di Catania Gabriele Maria Gravina.
Pochi mesi dopo, il 28 settembre 1802, l’arcivescovo Teresi incoronò con un atto d’amore la sua terra natale, consacrando a Basilica la chiesa Madre di Montemaggiore Belsito, che aveva tanto amato e servito.
Il suo episcopato fu breve, appena tre anni, ma intenso e luminoso come una fiaccola nel buio.
Il 18 aprile 1805, a Monreale, il vescovo santo rese l’anima a Dio. E la tradizione racconta che, proprio nell’ora della sua morte, le campane della chiesa Madre di Montemaggiore — quella stessa che egli aveva elevato a Basilica — suonarono da sole, annunciando ai fedeli il suo trapasso.
Il suo corpo fu sepolto a Monreale, ma il cuore e la lingua, simboli del suo amore e della sua predicazione, vennero portati a Montemaggiore, dove sono custoditi con venerazione.
Nel 1905, in occasione del centenario della sua morte, furono ricogniti quei sacri resti; poi, il 28 aprile 1926, le sue spoglie mortali tornarono definitivamente al paese natale, accolte da una folla commossa.
Papa Pio XI, nella bolla con cui elevava la cattedrale di Monreale a Basilica minore, ne lodò la santità scrivendo: “La fama di santità di Mercurio Maria Teresi in questi ultimi tempi si è accresciuta ed estesa dappertutto.”
Il 24 ottobre 1931, a Montemaggiore Belsito, prese avvio il primo processo di beatificazione, che però non ebbe seguito perché la sede competente era Monreale, luogo della sua morte.
Nel 1961 il processo fu riaperto a Monreale, con una terza ricognizione delle sue reliquie, ma anche allora i lavori si fermarono.
Bisognò attendere il 1983, quando si aprì a Montemaggiore il processo canonico diocesano, sostenuto dal nuovo Comitato Pro Causa di Beatificazione.
Il 17 aprile 2005, il vescovo di Cefalù, monsignor Francesco Sgalambro, istituì ufficialmente il Tribunale ecclesiastico per concludere l’inchiesta.
Nel 2006 la fase diocesana fu finalmente chiusa, e il 18 marzo 2021, papa Francesco riconobbe le virtù eroiche del Servo di Dio, dichiarando venerabile Mercurio Maria Teresi.
Santi Licata
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