Palermo: caos intenzionale o espressione di una tendenza globale

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Degrado urbano a Palermo: un problema complesso e con diverse sfaccettature. Per decenni l’incuria, la mancanza di manutenzione, l’eccessivo carico di rifiuti hanno portato a problemi di vivibilità, igiene, e sicurezza prevalentemente nei quartieri periferici come lo ZEN o Brancaccio.

Tuttavia, la mancanza di manutenzione delle aree pubbliche, i palazzi fatiscenti e i cumuli di rifiuti sono una realtà tangibile anche nel centro città e in quella porzione di essa quotidianamente meta di migliaia di visitatori. Una manna scesa dal cielo, dal trono dell’alto paradiso, per dirla con Puccini; una fonte incredibile di ricchezza che sembra non aspettarsi tanto colpevole abbandono, perché altrimenti non sceglierebbe la città come destinazione vacanziera e non scenderebbe dalle navi che fanno rotta nel porto.

Ma è veramente così?

Questo strano contrasto tra la carenza di decoro e una continua e persistente domanda che è sotto I nostri occhi con numeri sempre più importanti ha dell’incredibile, a meno di non spiegarla, invece, con la tendenza generale a vedere una città che è stata per secoli, ed ancora è, una fucina culturale come un immensa fiera del kitsch in cui divertirsi con le trovate carnevalesche e i personaggi trash che sempre più la popolano, sia nei mercati sia nelle più  frequentate aree monumentali.

Palermo è diventata nell’ immaginario collettivo, quantomeno di una parte del pubblico, un paese dei balocchi in cui tutto è lecito, esente da regole e buon senso, dominato dagli eccessi e dal pessimo gusto?

É diventata, questa città, una sorta di frontiera della liberazione dalle norme del vivere civile, in cui scatenarsi e fare quello che altrove non si può fare?

Le piazze e le strade del centro storico sono il palcoscenico di performer di ogni genere; chioschetti improvvisati e rivendite di cibo e bevande proliferano ad ogni angolo e le stesse attività regolari di vendita e ristorazione hanno invaso completamente la strada che viene contesa a tutte le ora anche da veicoli elettrici e a motore. Laddove vi sarebbe lo spazio per tutti é, piuttosto, una sofferta conquista del più piccolo – ma non trascurabile – margine di superficie per poter almeno avanzare. In effetti fermarsi per decidere, eventualmente, di consumare è arduo, sembra più verosimile venire risucchiati da uno dei locali a caso, come dentro a un buco nero in cui si finisce rotolando nell’ atmosfera in assenza di gravità.

Ci viene il dubbio che qualcuno abbia cavalcato l’onda, sicuramente aggravata dalle annate della pandemia, del cinismo, e che torniamo così a un medioevo in cui i poveri, di cultura prima che di mezzi economici, tornino ad essere l’inconsapevole strumento della criminalità che cerca sempre nuove opportunità per prosperare, meglio se con il consenso della massa che pare gradire.

E qui veniamo al vero problema in tutta la sua gravità ed emergenza, perché l’altra faccia del degrado è proprio la sua perfetta idoneità a favorire la proliferazione di attività illecite, a cominciare dal furto e dallo spaccio di droga, rendendo le aree urbane sempre meno sicure per gli stessi residenti.

Chi c’è, dunque, veramente dietro questa svolta?

Se il rischio di disincentivare il turismo non sembra, al momento, essere sostanziale, resta quello di una drammatica contrapposizione tra chi si oppone e chi invece è a favore di una tale deriva; se il degrado urbano genera problemi di vivibilità per i residenti, esposti a una giungla di sopraffazioni in cui ogni diritto viene sistematicamente violato, quello culturale non è meno grave perché il non poter dialogare e comprendersi peggiora il conflitto fino a fargli assumere i contorni di una lotta per la sopravvivenza.

È il caso di chiedersi se i turisti, complici di questa situazione, ne siano in qualche modo consapevoli o se non siano, invece, uno strumento per accelerare l’urto sociale che si delinea sempre più tragico all’orizzonte.

E soprattutto è il caso di chiedersi se ne siano consapevoli coloro ai quali spetta per mandato il compito di attuare un piano di azioni mirate ad evitare che l’esasperazione e il senso di frustrazione di chi non si sente tutelato diventi la miccia che innesca una bomba altamente pericolosa

Dalla civiltà del disordine all’età della pietra il passo è breve.

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